Il viaggio di Giovanni e del suo amico robotico in un futuro non così lontano.

Missione: Save Humanity

Continuarono il loro cammino e incontrarono un fiore rosso-giallo-viola con dei petali grandi come una finestra. Poi scoprirono un albero carico di frutti che sicuramente potevano contenere delle vitamine. Sul pianeta c’era evidentemente acqua in forma di nubi, pioggia e umidità.

Solo duecento umani erano sopravvissuti. Ora, il grande problema, anzi grandissimo, era organizzare il trasferimento dei sopravvissuti dalla Terra a SIKI. Come fare??? Giovanni e l’uomo robotico per risolvere il problema decisero di andare dal capo della NASA, James Taylor, il quale assicurò loro che gli scienziati si sarebbero messi al lavoro. Giovanni e il suo amico cercarono un posto dove riposarsi. Dormirono per giorni, ancora stravolti per le avventure vissute. Dormirono in un sonno ipergalattico.

La siccità aveva provocato l'estinzione di circa duemila specie di animali. I raccolti di cereali erano distrutti e bruciati. Frutta e verdura erano scomparse. La temperatura media della Terra era di circa quaranta gradi costanti e gli esseri umani vivevano in condizioni spaventose. Fuggiti dalle città trovavano riparo in baracche sudicie costruite in mezzo a montagne di spazzatura. L’atmosfera della Terra era costituita per il novanta per cento da azoto.

Il ritorno sulla Terra fu drammatico. L’acqua degli oceani era evaporata rendendo impossibili le precipitazioni. Gli alberi erano oramai privi di foglie e circondati da sterpaglie secche. 

All'improvviso però si alzò un’enorme tempesta di sabbia rossa come il sangue. Cercarono di scappare, ma quando si trovarono all'interno della tempesta di sabbia videro degli strani animali: sembravano degli insetti con piume e squame e avevano 89 occhi anzi mille. Erano creature spaventose! Se la diedero a gambe ma, mentre stavano ritornando all’astronave, a Giovanni cadde il computer...stava tentando di raccoglierlo quando una di quelle creature mostruose si avvicinò per divorarlo. Al mostro però pensò l’uomo robotico pietrificandolo con una pistola laser. 

Uscirono dalle loro capsule e si avviarono: il suolo, coperto di ghiaccio, rendeva il cammino difficile. Continuarono a camminare e improvvisamente notarono degli strani buchi; vi guardarono dentro e decisero di entrarvi attraverso una specie di cunicolo. Le pareti erano scivolose e così caddero per alcuni metri. Si ritrovarono entrambi su un albero gigante alto come un grattacielo di New York. Si guardarono intorno e capirono di essere finiti in un’unica immensa foresta pluviale. Scesero lentamente dall’albero e si tolsero il casco: la quantità d’ossigeno era certamente superiore rispetto a quella disponibile sulla Terra. 

L’uomo robotico condusse Giovanni alla sua stazione segreta. Entrarono in una stanza piena di computer, carte, mappe. C’era poca luce e odore di chiuso. Si sedettero intorno ad un tavolo sul quale c’erano dei disegni di diversi pianeti&nbsp;e numerosi fogli con alcuni appunti su cui c’erano anche dei nomi: ONUK e SIKI. Il pianeta ONUK era rappresentato come un deserto, rosso come il sangue e SIKI invece come un pianeta quasi interamente coperto di ghiaccio blu. Giovanni indicandoli con la mano chiese: “Sono questi i pianeti che hai scelto per la nostra missione?”. L’uomo rispose: “Sì. ONUK si trova in un’altra galassia vicino alla stella nana G, mentre SIKI si trova non molto lontano dalla stella nana K”.

Riuscirono finalmente a salire sull'astronave e ripartirono alla ricerca del pianeta SIKI. Così andarono nello spazio cosmico, viaggiarono per galassie e galassie quando all'improvviso il computer impazzì. La connessione era scarsissima e Giovanni e il robot capirono che si stavano avvicinando alla stella nana infuocata K. L’astronave, dirigendosi verso quella stella, iniziò a non rispondere più ai comandi. I pulsanti non funzionavano più; un brivido di paura percorse i due viaggiatori che così decisero di abbandonare l’astronave. Entrarono nelle capsule di salvataggio alimentate da mini razzi e vagarono nello spazio cosmico. L’ossigeno a disposizione stava per finire quando finalmente avvistarono il pianeta SIKI a poca distanza. Il pianeta SIKI era coperto di ghiaccio blu e una bufera di neve lo copriva interamente. Grazie ai loro mini razzi posti sulla schiena riuscirono ad atterrare sul pianeta.

L’uomo si avvicinò a Giovanni e lo guardò diritto negli occhi: “Ho scelto te per compiere questa missione che chiameremo Save Humanity".

Nuove forme di vita, piante e animali apparvero ai loro occhi. Un uccello tutto colorato che sembrava un pò uno struzzo si avvicinò a loro emettendo suoni mai sentiti prima di allora. 

Un altro animale era una specie di testuggine: sembrava fatta di pietra e aveva delle piante sulla schiena. 

Il primo shuttle partì e abbandonò il pianeta Terra. I primi a salire furono i bambini e gli anziani. Il secondo shuttle partì caricando uomini, donne e animali. Così anche il terzo e il quarto partirono per il nuovo mondo. Una volta arrivati sul pianeta, tutti indossarono delle tute da neve per proteggersi dal freddo. Iniziarono la discesa aiutandosi con dei rampicanti che ricoprivano i cunicoli. La felicità fu immensa nel vedere il nuovo mondo, i più anziani si commossero. Gli uomini si misero subito al lavoro e costruirono delle case sugli alberi in modo da ripararsi dagli animali che non conoscevano ancora. 

Fortunatamente i due avevano nella stiva dello shuttle dei fucili laser, li presero subito. Nel frattempo fecero salire cinquanta superstiti e misero al riparo in una tenda gli altri. Il combattimento fu durissimo, i robot sparavano con delle pistole laser ma le armi dei nostri eroi erano più potenti ed efficaci. I robot così si ritirarono e scomparvero dietro la collina. L'amico robot rivolgendosi a Giovanni disse: "Dovremmo distruggerli tutti, sono un pericolo per noi!". Giovanni rispose: "Non ti preoccupare, tanto faranno una brutta fine! Li faremo esplodere con la TNT!".

La nuova vita sul pianeta SIKI ebbe inizio. L’uomo robotico disse a Giovanni: “É ora di lasciarci. Abbiamo completato la nostra più grande missione: quella di salvare l’umanità, sono fierissimo di te. Adesso noi abbiamo la luce del nuovo Sole”. Così Giovanni salì sulla macchina del tempo per tornare nella sua epoca, convinto che la Terra poteva essere ancora salvata, con la luce del nuovo Sole. Prima di partire Giovanni gli chiese: “E tu? Cosa farai?”. Il robot rispose: “Rimarrò qui a cercare altri possibili sopravvissuti".

Lo scenario davanti ai suoi occhi era questo: un paesaggio pieno di spazzatura abbandonata. Un forte odore di petrolio rendeva l’aria irrespirabile, una nebbia densa copriva il sole. Giovanni chiese all’uomo: “Perché l’ambiente è così inquinato?”. Egli rispose: “Oramai il pianeta sta soffrendo per il surriscaldamento globale provocato dalle attività umane. La siccità è devastante e le risorse alimentari sono quasi finite. La popolazione del pianeta ha raggiunto i 19 miliardi di persone”.

Giovanni aprì gli occhi: per un attimo credette di essere ancora sulla Terra e di avere sognato, ma invece era tutto vero! L'astronave era atterrata su ONUK. Guardò fuori, vide solo dune di sabbia rossa. Si chiese se quel pianeta potesse ospitare forme di vita. Domandò anche all'uomo robotico da quanto tempo erano partiti dalla Terra e l'uomo rispose da quattro anni, due mesi e tre giorni. Non potevano perdere tempo e dovevano cercare altre forme di vita. Giovanni e l'uomo robotico scesero ad esplorare il pianeta: il loro computer rilevava tre forme di vita e loro dovevano cercarle.&nbsp; 

La missione era pronta ed i nostri eroi si prepararono per l'avventura nello spazio con la loro astronave. Il mezzo aveva una forma triangolare con due grandi ali ai lati e con due motori a propulsione nel retro. Indossarono le tute spaziali e salirono sull’astronave. Attraversarono l’atmosfera terrestre ed entrarono in orbita. Giovanni era stupito, immobile, nonostante fluttuasse nello spazio. L’uomo robotico gli chiese se fosse pronto per l’ipervelocità e Giovanni annuì. Dall’oblò guardava la Terra lontana, tutta malata, circondata da satelliti abbandonati… gli esseri umani erano riusciti ad inquinare anche lo spazio! ONUK era il pianeta più lontano e l'astronave si diresse lì.

Paper texture

Furono finalmente svegliati dal suono del telefono: era il capo della Nasa. Gli scienziati avevano trovato una soluzione. Il progetto consisteva nella costruzione di una grande astronave-shuttle in grado di trasportare cinquanta uomini, donne, bambini e animali alla volta.

Giovanni si sentì molto colpito da queste affermazioni e chiese: “Ma tu hai un piano per salvare l’umanità?”. L’uomo rispose: “Sì, ho un’idea. L’unica soluzione è cercare altri pianeti su cui vivere”. Giovanni ribatté: “Ma al momento non ci sono pianeti nel nostro sistema solare dove l’uomo possa vivere!”. L’automa replicò con decisione: “Sono stati scoperti i primi pianeti super-abitabili distanti 100 anni luce, sono una ventina e sono più ospitali della Terra”. Giovanni rimase stupito: “Uaohhh! E allora? Cosa aspettiamo? Andiamo!”.

Questo libro è stato realizzato nell'ambito del laboratorio annuale di lettura e scrittura. Anno scolastico 2022/23

I.C.S. "Giovanni XXIII" Marchirolo Scuola secondaria di I grado Missione: "Save Humanity" Testo: Giovanni Maio Illustrazioni: le alunne e gli alunni della classe I A

Un uomo fece un’incredibile scoperta: un rinoceronte con il muso lungo, il corno&nbsp;a forma di cubi e tre occhi. L’animale, nonostante l’aspetto terrorizzante, era calmo e buono, quasi un agnellino. 

Mentre camminavano attraverso piante e animali strani trovarono un’astronave abbandonata, a fianco c’erano uno scheletro e diversi oggetti, tra cui un diario. Lo aprirono. In una pagina era scritto che degli scienziati avevano scoperto il pianeta SIKI, ma uno di loro era morto per il morso di un serpente velenoso. Dopo aver esplorato in lungo e in largo, decisero di uscire dal buco che portava al mondo sotterraneo. Salirono sull'astronave per vedere se fosse carica, lo era e partirono. Ritornarono sulla Terra, avevano raccolto dei campioni di insetti e di piante da esaminare.

Lo strano automa aveva con sé una macchina del tempo. Questa era come una grande palla di ferro con delle piccole finestrelle. Giovanni seguì l’uomo e insieme salirono sulla macchina del tempo che corse verso l’anno 2050. Scesero dalla macchina e Giovanni, guardandosi intorno, esclamò: “Questo non può essere il futuro che ci attende!”.

Passarono circa due mesi: lo shuttle era pronto, sembrava un sommergibile, era lungo quattordici metri e largo quattro. Inoltre era in grado di raggiungere quarantasei milioni di chilometri all’ora. Ma, sul più bello, un ingegnere impazzito della Nasa volle distruggere il loro piano. In un sotterraneo aveva addestrato un'armata di robot per impedire la fuga degli ultimi umani rimasti sulla Terra. Mentre Giovanni e l’uomo robotico si occupavano del trasporto, si sentirono dei passi pesanti: era l’armata dei robot...

È&nbsp;difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi. Gianni Rodari

Tanto tempo fa Giovanni si stava godendo la vita riposando sul suo letto, quando all’improvviso arrivò un uomo con braccia e gambe robotiche. Si avvicinò a lui e gli disse: “Abbiamo bisogno di te, seguimi”.

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