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Raccolta lavori per DANTEDI

by AD Filomena Mafrica

Pages 2 and 3 of 34

Scuola Secondaria 1° Grado Saline Joniche
RACCOLTA DEI LAVORI REALIZZATI IN OCCASIONE DEL
DANTEDI 2021
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Il 25 marzo è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei ministri
La scelta del giorno non è casuale: il 25 marzo è la data che i dantisti riconoscono come l'inizio del viaggio nell'aldilà descritto letterariamente nella "Divina Commedia". Quest'anno il Dantedì ha una valenza simbolica ancora maggiore, perché cade in occasione del settimo centenario della morte del padre della lingua italiana, che in tutta Italia viene celebrato con centinaia di eventi. 
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Il nostro DANTEDI in DAD
Cascino Gabriele Classe 1C
Classe 1C
Intervista immaginaria a Dante

Oggi 25 marzo si celebra il “Dantedì” e in questa occasione ho il piacere e l’onore di intervistare il “sommo poeta”, per conoscerlo meglio e magari sapere qualche curiosità su di lui.
-        Messer Dante, questo è il suo vero nome o un nome d’arte?
Madonna Alessia, tutti mi conoscono con questo nome, in realtà il mio vero nome è Durante di Alighiero degli Alighieri.
-        Come tutti noi anche lei è stato un ragazzo e sicuramente ha studiato tanto per diventare sommo poeta. Quali materie preferiva studiare?
Mi appassionavano tante materie: la filosofia, la grammatica, la retorica, la dialettica, l’astronomia e la teologia, ma soprattutto le studiavo con piacere grazie al mio maestro, Brunetto Latini, che porto sempre nel cuore.
-        Aveva un migliore amico?
 Il primo dei miei amici è stato Guido Cavalcanti, che ho sempre stimato molto. Ma anche Lapo Gianni è stato un grande amico per me.
-        Naturalmente, come ogni ragazzo, anche lei avrà avuto problemi di cuore. Molti versi sono stati scritti per una donna speciale, Beatrice. Perché non si è sposato con lei?
È vero a mia moglie non ho dedicato neppure un verso. È sempre stata Beatrice la mia fonte d’ispirazione. L’ho conosciuta quando avevo 9 anni e lei 8, alla festa delle Calendimaggio. Per me fu amore a prima vista, ma un amore solo platonico e spirituale, non so nemmeno se lei provasse qualcosa per me. E poi all’epoca eravamo tutti e due fidanzati, promessi dai nostri genitori, io a Gemma Donati, che poi sposai, e lei a un ricco banchiere. Povera Beatrice! Morì a soli 24 anni. Per me è stata sempre simbolo di perfezione ed è per questo che mi faccio accompagnare da lei nel “Paradiso”.
 -        Ecco, visto che parla del Paradiso, Come mai ha scritto quest’opera di fama mondiale: “La Divina Commedia”? Cosa l’ha spinta a intraprendere questo viaggio nell’oltretomba?
In realtà io non l’ho chiamata Divina Commedia, ma solo Commedia. L’aggettivo Divina è stato aggiunto successivamente, riprendendo una definizione data da un mio ammiratore, Giovanni Boccaccio, che l’ha definita “divina”. Ho scritto quest’opera per liberare l’uomo dal peccato. Questo mio viaggio non serviva solo per fare da guida agli uomini, facendogli conoscere i peccati, ma serviva soprattutto per me stesso, macchiato dal peccato di superbia intellettuale e per questo dovevo purificarmi.
-        Qual è secondo il sommo poeta il peggior peccato che può commettere l’uomo?
Per me il peccato peggiore è la cupidigia, perché tutti gli altri peccati derivano da essa.
 -        Quale criterio ha utilizzato per dividere i personaggi nell’Inferno nel Purgatorio e nel Paradiso? Mi dica la verità ha scelto in base alla simpatia o all’antipatia che provava per certe persone?
Si, forse mi son tolto qualche sassolino dalla scarpa, ma di sicuro “nel mio viaggio nell’aldilà dico alle anime solo cose che avrei avuto il coraggio di dire loro in vita”.
 -        Di coraggio ne ha sempre dimostrato tanto, soprattutto partecipando alla vita politica. Quali erano le sue idee politiche?
Sono convinto che nella vita bisogna avere sempre il coraggio delle proprie azioni. Io ho avuto sempre delle idee molto chiare a proposito di politica, mi schierai con i Guelfi Bianchi che volevano difendere Firenze dal dominio del Papa Bonifacio VIII il quale si era impadronito della mia città, questo mi costò la condanna all’esilio e il pagamento di una multa mai saldata, per tale motivo fui condannato a morte non potendo rientrare nella mia città.
 -        Sicuramente la sua maggiore sofferenza è stata quella dell’esilio: vivere lontano dalla sua amata Firenze, dove non è più tornato nemmeno dopo la morte. C’è qualcosa che conforta questa sua sofferenza?
Nella mia tomba, a Ravenna, c’è una lampada sempre accesa, che viene alimentata con un olio che miei concittadini mandano dalla Toscana e che emana i profumi della mia terra, dandomi serenità.

-        Purtroppo in quest’ultimo periodo stiamo vivendo un periodo particolare. Una pandemia che non si è riusciti ancora a debellare ci costringe a limitare la nostra vita sociale. È un periodo buio e ancora non si vede via d’uscita. C’è qualcosa che vorrebbe dire ai giovani?
Non bisogna mai perdere la speranza. Dopo le tenebre c’è sempre un cammino di luce che ci aspetta. Viviamo tutti nell’attesa di uscire dal nostro personale Inferno e si uscirà anche da questa pandemia. Presto anche voi potrete rivedere le cose belle della vita e del mondo, potendo finalmente dire, come me e Virgilio: “E quindi uscimmo a riveder le stelle!”. (Divina Commedia - Inferno, Canto XXXIV, v. 139).


Alessia Cuzzucoli
Classe 1C
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