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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO:CAUSE E EFFETTI
La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. L’atmosfera, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale.
Cambiamenti climatici ci sono
sempre stati, nella storia del
pianeta ma il riscaldamento
climatico a cui assistiamo da
circa 150 anni è anomalo
perché innescato dall’uomo e
dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni.
A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas.
Cambiamenti climatici ci sono
sempre stati, nella storia del
pianeta ma il riscaldamento
climatico a cui assistiamo da
circa 150 anni è anomalo
perché innescato dall’uomo e
dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni.
A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas.


dei livelli preindustriali, rendendola la principale fonte di emissioni nella storia umana. In assoluto il petrolio
è la seconda fonte di emissioni, avendo prodotto nel
2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2.Rispetto
ai livelli preindustriali la temperatura media
del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi
e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa
prevedere che, in mancanza di interventi,
potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il
2050. L'impatto del riscaldamento globale
è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all'anno dal 1870.
è la seconda fonte di emissioni, avendo prodotto nel
2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2.Rispetto
ai livelli preindustriali la temperatura media
del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi
e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa
prevedere che, in mancanza di interventi,
potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il
2050. L'impatto del riscaldamento globale
è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all'anno dal 1870.



GHIACCIO MARINO ARTICO:

Nel 2019, le fonti fossili erano
responsabili dell’ 83% delle
emissioni totali di CO2 e la sola
produzione di elettricità attraverso
il carbone incideva per il 36%.
Nel 2020 poi per effetto della
responsabili dell’ 83% delle
emissioni totali di CO2 e la sola
produzione di elettricità attraverso
il carbone incideva per il 36%.
Nel 2020 poi per effetto della




pandemia dal Covid-19 - le emissioni sono poi scese drasticamente. È stato stimato che l'attuale tendenza delle emissioni di CO2 dovute alla combustione del carbone è responsabile di circa un terzo dell'aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali,al di sopra

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO:CAUSE E EFFETTI
La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. L’atmosfera, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale.
Cambiamenti climatici ci sono
sempre stati, nella storia del
pianeta ma il riscaldamento
climatico a cui assistiamo da
circa 150 anni è anomalo
perché innescato dall’uomo e
dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni.
A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas.
Cambiamenti climatici ci sono
sempre stati, nella storia del
pianeta ma il riscaldamento
climatico a cui assistiamo da
circa 150 anni è anomalo
perché innescato dall’uomo e
dalle sue attività. Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra portando la quantità di CO2 presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni.
A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas.


dei livelli preindustriali, rendendola la principale fonte di emissioni nella storia umana. In assoluto il petrolio
è la seconda fonte di emissioni, avendo prodotto nel
2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2.Rispetto
ai livelli preindustriali la temperatura media
del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi
e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa
prevedere che, in mancanza di interventi,
potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il
2050. L'impatto del riscaldamento globale
è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all'anno dal 1870.
è la seconda fonte di emissioni, avendo prodotto nel
2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2.Rispetto
ai livelli preindustriali la temperatura media
del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi
e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa
prevedere che, in mancanza di interventi,
potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il
2050. L'impatto del riscaldamento globale
è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all'anno dal 1870.



GHIACCIO MARINO ARTICO:

Nel 2019, le fonti fossili erano
responsabili dell’ 83% delle
emissioni totali di CO2 e la sola
produzione di elettricità attraverso
il carbone incideva per il 36%.
Nel 2020 poi per effetto della
responsabili dell’ 83% delle
emissioni totali di CO2 e la sola
produzione di elettricità attraverso
il carbone incideva per il 36%.
Nel 2020 poi per effetto della




pandemia dal Covid-19 - le emissioni sono poi scese drasticamente. È stato stimato che l'attuale tendenza delle emissioni di CO2 dovute alla combustione del carbone è responsabile di circa un terzo dell'aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali,al di sopra

ACCORDI INTERNAZIONALI
Gli accordi internazionali per rimediare sono stati tanti: Il primo in assoluto è stato il Protocollo di Kyoto (1997) che prevedeva un impegno concreto e giuridicamente vincolante da parte dei Paesi sviluppati a diminuire le proprie emissioni. Poi c'è stata La Bali Road Map (2007)
piano che ancora oggi struttura
le negoziazioni in quattro
temi principali: mitigazione,
adattamento, finanza climatica
e tecnologia, il terzo accordo
internazionale riguardò l'Aiutare
i Paesi in via di sviluppo (2008), L'Accordo
di Copenaghen (2009) invece fu la prima
volta in cui si parlò di cercare di contenere
l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C, in seguito abbiamo Un nuovo accordo universale (2011) dove si capisce l’importanza di dare un nuovo taglio alle negoziazioni internazionali sul clima, rendendole meno centralizzate, e lasciando ad ogni Paese
piano che ancora oggi struttura
le negoziazioni in quattro
temi principali: mitigazione,
adattamento, finanza climatica
e tecnologia, il terzo accordo
internazionale riguardò l'Aiutare
i Paesi in via di sviluppo (2008), L'Accordo
di Copenaghen (2009) invece fu la prima
volta in cui si parlò di cercare di contenere
l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C, in seguito abbiamo Un nuovo accordo universale (2011) dove si capisce l’importanza di dare un nuovo taglio alle negoziazioni internazionali sul clima, rendendole meno centralizzate, e lasciando ad ogni Paese

in cui i (pochi) gas a effetto serra emessi vengono completamente riassorbiti da foreste, oceani e da tecnologie di cattura e sequestro del carbonio. Uno dei principali elementi introdotti dall’Accordo di Parigi è la produzione, da parte di


ogni Paese, di una Nationally Determined Contribution (NDC) – cioè un piano da aggiornare e ripresentare ogni 5 anni che delinei in modo chiaro e conciso la strategia che ogni Paese intende adottare per mitigare (ridurre le emissioni) e adattarsi (ridurre gli impatti) ai cambiamenti climatici.



sul clima, da raggiungere entro il 2015,questo si chiamò: Accordo di Parigi.
Paese il compito di stabilire il contributo
che intende dare per limitare
il cambiamento climatico.
I Paesi decidono quindi di
iniziare a lavorare ad un
nuovo accordo universale
che intende dare per limitare
il cambiamento climatico.
I Paesi decidono quindi di
iniziare a lavorare ad un
nuovo accordo universale

L'Accordo di Parigi prevede l’impegno di mantenere l’aumento totale della temperatura ben al di sotto dei 2°C. Per fare questo i Paesi firmatari si impegnano a ridurre drasticamente le emissioni nei prossimi anni per arrivare, nel 2050, a zero emissioni nette, una situazione
ACCORDI INTERNAZIONALI
Gli accordi internazionali per rimediare sono stati tanti: Il primo in assoluto è stato il Protocollo di Kyoto (1997) che prevedeva un impegno concreto e giuridicamente vincolante da parte dei Paesi sviluppati a diminuire le proprie emissioni. Poi c'è stata La Bali Road Map (2007)
piano che ancora oggi struttura
le negoziazioni in quattro
temi principali: mitigazione,
adattamento, finanza climatica
e tecnologia, il terzo accordo
internazionale riguardò l'Aiutare
i Paesi in via di sviluppo (2008), L'Accordo
di Copenaghen (2009) invece fu la prima
volta in cui si parlò di cercare di contenere
l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C, in seguito abbiamo Un nuovo accordo universale (2011) dove si capisce l’importanza di dare un nuovo taglio alle negoziazioni internazionali sul clima, rendendole meno centralizzate, e lasciando ad ogni Paese
piano che ancora oggi struttura
le negoziazioni in quattro
temi principali: mitigazione,
adattamento, finanza climatica
e tecnologia, il terzo accordo
internazionale riguardò l'Aiutare
i Paesi in via di sviluppo (2008), L'Accordo
di Copenaghen (2009) invece fu la prima
volta in cui si parlò di cercare di contenere
l’aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2°C, in seguito abbiamo Un nuovo accordo universale (2011) dove si capisce l’importanza di dare un nuovo taglio alle negoziazioni internazionali sul clima, rendendole meno centralizzate, e lasciando ad ogni Paese

in cui i (pochi) gas a effetto serra emessi vengono completamente riassorbiti da foreste, oceani e da tecnologie di cattura e sequestro del carbonio. Uno dei principali elementi introdotti dall’Accordo di Parigi è la produzione, da parte di


ogni Paese, di una Nationally Determined Contribution (NDC) – cioè un piano da aggiornare e ripresentare ogni 5 anni che delinei in modo chiaro e conciso la strategia che ogni Paese intende adottare per mitigare (ridurre le emissioni) e adattarsi (ridurre gli impatti) ai cambiamenti climatici.



sul clima, da raggiungere entro il 2015,questo si chiamò: Accordo di Parigi.
Paese il compito di stabilire il contributo
che intende dare per limitare
il cambiamento climatico.
I Paesi decidono quindi di
iniziare a lavorare ad un
nuovo accordo universale
che intende dare per limitare
il cambiamento climatico.
I Paesi decidono quindi di
iniziare a lavorare ad un
nuovo accordo universale

L'Accordo di Parigi prevede l’impegno di mantenere l’aumento totale della temperatura ben al di sotto dei 2°C. Per fare questo i Paesi firmatari si impegnano a ridurre drasticamente le emissioni nei prossimi anni per arrivare, nel 2050, a zero emissioni nette, una situazione
AGENDA 2030
WHAT ARE THE POINTS OF GOAL 13?
La lotta contro il cambiamento climatico è il tredicesimo obbiettivo dell'agenda 2030 che è un insieme di linee guida e di azioni firmato nel settembre 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU. «Quest’Agenda è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità» che orienta l’umanità verso uno sviluppo sostenibile attraverso 17 obiettivi. L’impegno maggiore è richiesto ai governi e alle organizzazioni internazionali, ma ogni essere umano sulla Terra può essere parte della soluzione.
1)Strengthen resilience and adaptation
to climate-related hazards and natural
disasters in all countries
2) Integrate climate change measures
into national policies, strategies, and
planning
3) Improve education, awareness, and human and institutional capacity for climate change mitigation, adaptation, impact reduction, and early warning
to climate-related hazards and natural
disasters in all countries
2) Integrate climate change measures
into national policies, strategies, and
planning
3) Improve education, awareness, and human and institutional capacity for climate change mitigation, adaptation, impact reduction, and early warning

ALTRO OBBIETTIVO DELL'AGENDA 2030
TUTTI GLI OBBIETTIVI:

Oltre il goal numero 13 ci soffermeremo
sul goal 6 che punta al garantire la
disponibilità dell'acqua e delle strutture
igienico-sanitarie.
Acqua accessibile e pulita è un aspetto che molti sottovalutano credendo che sia scontato ma in realtà a causa di infrastrutture scadenti o cattiva gestione economica, ogni anno milioni di persone muoiono per malattie dovute ad approvvigionamento d’acqua, servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.
La carenza e la scarsa qualità dell’acqua, assieme a sistemi sanitari inadeguati, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sulle scelta dei mezzi di sostentamento e sulle opportunità di istruzione per le famiglie povere di tutto il mondo. La siccità colpisce alcuni dei paesi più poveri del mondo, aggravando fame e malnutrizione.
Entro il 2050 è probabile che almeno una persona su quattro sia colpita da carenza duratura o ricorrente di acqua potabile.
sul goal 6 che punta al garantire la
disponibilità dell'acqua e delle strutture
igienico-sanitarie.
Acqua accessibile e pulita è un aspetto che molti sottovalutano credendo che sia scontato ma in realtà a causa di infrastrutture scadenti o cattiva gestione economica, ogni anno milioni di persone muoiono per malattie dovute ad approvvigionamento d’acqua, servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.
La carenza e la scarsa qualità dell’acqua, assieme a sistemi sanitari inadeguati, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sulle scelta dei mezzi di sostentamento e sulle opportunità di istruzione per le famiglie povere di tutto il mondo. La siccità colpisce alcuni dei paesi più poveri del mondo, aggravando fame e malnutrizione.
Entro il 2050 è probabile che almeno una persona su quattro sia colpita da carenza duratura o ricorrente di acqua potabile.
