Il libro della I C - IC Vigone

Oggi sono a casa costretta a essere prigioniera qui dentro, guardo fuori dalla finestra e non vedo la gioia di prima, ma solo pensieri negativi. Ogni persona dice nella propria testa:”Che cosa è successo al mondo, dove sono i bei momenti?”. A me sembra di vivere in un incubo, un sogno brutto! Che cosa sta succedendo al nostro bellissimo mondo?' Lì fuori soffrono per i propri cari, per gli amici, per il proprio paese. Io voglio vedere la gioia di ogni persona, i cuori pieni di felicità, , ogni bambino divertirsi, non una persona che soffre per i propri cari, non è giusto. Adesso desidero che le persone combattano contro il coronavirus con entusiasmo e coraggio! Non siate tristi, siate rispettosi e orgogliosi del nostro Paese e dei dottori che stanno combattendo per il nostro futuro! Questo non significa dimenticare le persone che più amiamo, dobbiamo restare uniti. 

Se vogliamo vedere le persone care chiamiamole, anche se guardiamo attraverso uno schermo non vuol dire che siamo separati, anzi, siamo più uniti che mai. Se desideriamo la compagnia dei prof o dei compagni “chattiamo” con loro, ma soprattutto urliamo di non avere paura del coronavirus! Forza e coraggio Italia!

In questo periodo strano siamo tutti rinchiusi nelle nostre case, non andiamo in giro e tutto ciò che vediamo è dalla finestra. La mia camera ha un terrazzino che si affaccia sui campi e su una stradina dove la gente va sempre a correre, a fare una passeggiata o un giro in bici; di solito si sente anche il rumore delle auto sullo stradone in lontananza. Adesso tutto è diverso: non si vede quasi nessuno e non si sentono le macchine. Io comunque non sto così male, passo molto tempo alla play dove trovo i soliti “amici online” sparsi per il mondo. Immagino che anche loro in questo momento stiano come me, noi nerd alla fine ci assomigliamo, tutti sentiamo le urla dei nostri genitori che ci dicono di smettere, ma noi li ignoriamo e continuiamo a giocare. In questo periodo i miei genitori mi lasciano stare; a parte i compiti, che mi impegnano un’ora circa al mattino e una trentina di minuti al pomeriggio. La sera ogni tanto mangiamo pizza e hamburger. La sera è anche il momento in cui facciamo la videochiamata ai nonni, ma io non so mai che cosa dire. Alla fine, ripeto, non stiamo così male. Spero che anche per le altre persone sia così, ma al TG sento notizie di molte famiglie con familiari che si sono ammalati, non sono stati fortunati come me e questo mi fa stare veramente male. Ci vorrà molto tempo prima di tornare alla nuova normalità.

Dalla mia cameretta guardando fuori dalla finestra vedo le strade vuote, poche macchine e poca gente in giro, mentre sui balconi vedo molte persone che passano il tempo a prendere il sole, a chiacchierare tra loro; anche la mia mamma trascorre alcuni momenti così, quando riesce. Da una parte penso che siamo fortunati ad avere il balcone e anche delle brave persone nel vicinato con cui poter scambiare due parole, è un modo per far passare il tempo e non sentirsi soli. Le finestre ci separano e ci proteggono. Spero che questo periodo passi al più presto, che possiamo vederci, abbracciarci e iniziare una vita nuova, dimenticando questo brutto momento.&nbsp;

Oggi mentre scrivevo questo testo guardavo fuori dalla finestra, osservavo la pista ciclabile vuota e pensavo che mi sembra di vivere in un deserto. Io abito in campagna e questa situazione, che normalmente mi rende triste, in un particolare momento della giornata mi piace, ovvero quando diventa notte: il buio e la mancanza della luce sprigionata dai fari delle auto mi permettono di osservare la natura, vedo le montagne illuminate dalla luce della luna e tantissime stelle. Io amo guardarle e in questi giorni con il mio telescopio riesco ad osservarle molto meglio. Nonostante questo mi sento in gabbia. Mi manca tutto della normalità: gli amici, i miei nonni, la scuola.. anche buttare la spazzatura, cosa che un tempo era sempre motivo di litigio con mio fratello. Come dice il titolo del tema, questa situazione ci rende tutti simili: credo che tutte le persone in questo periodo si sentano come me. Finché non ho vissuto tutto questo sulla mia pelle non capivo quanto fosse bello essere liberi. Mia mamma mi dice che le manca tanto la sua e se ci penso credo che mia nonna, che vive da sola, si senta tanto triste, perché non può vedere le figlie e nessuno dei nipoti può andare a trovarla, in più lei non è neanche una “nonna tecnologica”, le sue giornate saranno eterne! Quando tutto questo finalmente sarà finito al posto di guardare le stelle guarderò la normalità con occhi diversi e la apprezzerò di più.

In questo momento non possiamo vederci, abbracciarci, osservare i sorrisi sui volti dei nostri amici , tuttavia siamo fortunati, perché possiamo osservare ciò che accade guardando fuori dalla finestra o sbirciando dalla serratura della porta. Io abito vicina alle montagne, infatti quando comincia a tramontare il sole io mi avvicino alla finestra della mia stanza e fuori mi sembra di vedere un disegno: le montagne sono nere, mentre il cielo è di tutti i colori, ad esempio, il lilla, il celeste, il rosso e il giallo … In poche parole è magnifico! In questo periodo siamo fortunati, possiamo dedicare molto più tempo alle nostre famiglie, ai nostri animali domestici e allo studio. Credo sia meglio infatti concentrarci sul “bicchiere mezzo pieno”, guardando quanto è bello stare in casa con i nostri familiari, giocando insieme, aiutando per esempio la mamma nelle faccende domestiche, come stendere i vestiti. 

Ora siamo quasi tutti in casa a chiederci: “Devo essere triste o felice? Che cosa posso fare? Come mi dovrei comportare?”. Non bisogna scoraggiarsi, è necessario essere forti e superare questa situazione, dobbiamo combattere! In tutto questo voglio anche ringraziare tutti i professori che si stanno impegnando affinché i propri studenti continuino ad imparare.

Dalla finestra di casa mia vedo il vuoto, non ci sono più le persone che passeggiano contente per le vie, non vedo più le macchine correre sulle strade, non vedo la felicità di una volta, ma solo campi vuoti, la natura e gli animali che appaiono più liberi; vedo lavorare i proprietari dei terreni, il cielo sembra più aperto, sento il cinguettio delle tortore. Guardando il mondo da questa prospettiva mi sento chiusa, imprigionata, bloccata da uno ostacolo, perché non uscire di casa per più di un mese e non rivedere amici, nonni, cugini, compagni di classe, insegnanti, scuola, è stancante e stressante, c’è solo l’appiglio dello schermo o del cellulare. Sembra che la natura si sia ribellata, ci ha chiusi in gabbia per farci notare che forse abbiamo sbagliato un bel po' di cose. La mia routine in casa non è tanto cambiata, ho la fortuna di vivere in una abitazione con giardino, ho tanti fratelli e quindi le mie giornate sono abbastanza piacevoli e trascorrono velocemente.

 La mia mamma e il mio papà sono sempre stati presenti anche prima di questa epidemia, quindi la vita in famiglia è sempre bella come al solito.

Spero di ritornare a scuola, praticare sport, rivedere amici, parenti, insegnanti di persona, perché sono un pezzo mancante, come dire, una cornice in un quadro perfetto.

Dalla mia finestra vedo gli alberi in fiore, le serre, gli orti, il giardino e i campi di mais. Sono stufo di stare a casa, perché pensare ad uscire e a quello che c’è fuori mi fa ritornare in mente i miei amici, ai momenti in cui per stavo con loro, oppure ripenso ai miei familiari e a quando eravamo vicini. Io sono fortunato: ho un giardino e un fratello con cui giocare, però penso anche a coloro che abitano in un appartamento, che sono figli unici e non hanno un giardino. Io al loro posto sarei disperato! Spero che questa cosa passi presto, per poter riprendere tutto normalmente. Questi sono i miei pensieri, ma allo stesso tempo è ciò che vedo guardando fuori dalla mia finestra: sembra un controsenso osservare la primavera che risveglia e riattiva ogni cosa, mentre tutti noi siamo forzatamente fermi … Ogni giorno mi domando quando tutto questo avrà fine.

Fuori dalla finestra vedo il mio gatto Spupiz e il mio porcellino Biscotto. Biscotto lo vedo fuori dalla mia finestra quando lo liberiamo per fare un po’ di movimento. Stando in casa quello che mi manca di più è la scuola con tutti i miei compagni e i professori, il cinema, le domeniche a fare pranzo da nonno, andare a mangiare la pizza e le passeggiate in montagna. Stando in casa sono felice perché sto con la mia famiglia.

Sbirciando fuori dalla finestra vedo le strade deserte, come se fossero impaurite da questa pandemia: non riesco a riconoscere le persone, tutte nascoste fino agli occhi dalle mascherine, tanti hanno paura persino ad avvicinarsi per parlare, così eccoci chiusi in casa, dove ogni avvenimento strano diventa un pretesto per fare passare il tempo. Ieri ad esempio ci siamo accorti che la tartaruga di terra è più grande di acqua; dopo ore e ore di studio abbiamo capito che la tartaruga di terra è più grande solo perché deve prepararsi per il letargo e, dato che io ho due tartarughe (una di terra e una di acqua) che sono nate nello stesso anno, nello stesso mese, nella stessa settimana, ma non lo stesso giorno, dobbiamo aspettare il 19 marzo per poterle misurare: il 19 infatti è il giorno in cui la tartaruga di terra concluderà il letargo, così finalmente capiremo quale delle due è cresciuta di più. Dalla finestra vedo anche il mio prato e i campi appena seminati: cerco di capire se crescono prima le sementi o l’erba del mio giardino. Per ora sta vincendo l’erba. Credo tuttavia che la pandemia non sia venuta solo per creare confusione, ma potremmo interpretarla come una prova mandata da qualche divinità per vedere se la razza umana è capace di cavarsela dopo tutto questo. Forse in futuro termineranno anche le guerre per mancanza di uomini, oppure si penserà a “quel bruttissimo 2020” e a quanto quell’esperienza ci segnò, così forse ci si chiederà perché uccidere ancora le persone. Un altro aspetto positivo è legato ai miglioramenti decisivi a livello ambientale: chi disboscava la foresta Amazzonica adesso non può uscire da casa, a Venezia l’acqua dei canali è più pulita, a Cagliari sono tornati i delfini e a Milano in un canale si sono rivisti i pesci … Erano circa vent’anni che non capitava!

Dalla mia finestra vedo in lontananza la pista ciclabile e i campi appena seminati: non so ancora che cosa crescerà, di solito seminano granoturco. Vicino alla recinzione del condominio in cui abito ci sono alcune piante da frutta appartenenti alla casa di fronte: sono tutte fiorite, sono sbocciati fiorellini rosa e bianchi e c’è un buon profumo di viole nell’aria. In questo periodo strano ogni giorno scendo un po’ in cortile a giocare a calcio facendo rotolare la palla contro il muro; sovente sento risuonare i calci dati al pallone dal mio amico Marco, che gioca anche lui “in solitaria”. In tempi normali eravamo soliti giocare insieme. Sono sincero, inizio ad essere stanco di questa situazione. Spero vivamente che tra non molto si possa tornare alla normalità, ovvero che guardando fuori dalla finestra io possa vedere le persone camminare per strada, incontrare il mio amico Marco e riprendere le mie partite con lui, prendere la bicicletta per andare a zonzo; forse, se a mamma mancherà il pane, sarò io ad andare a comperarlo! 

Vorrei sentire nuovamente le grida dei bambini che giocano ai giardinetti, adesso non è possibile entrare, un nastro bianco e rosso ne sbarra l’accesso. Non vedo l’ora che si possa tornare alla normalità, a giocare a calcio con gli amici. Spero che il caldo riesca a sconfiggere questo virus che spaventa tutto il mondo.

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Un progetto interdisciplinare Italiano - Prof.ssa Pivaro Arte - Prof.ssa Sarà

„Quando guardate, guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancor più lontano!“ Robert Baden-Powell

Oggi vi racconto le mie emozioni guardando fuori dalla mia finestra: la prima è un senso di distacco, di lontananza, perché non posso vedere i miei amici né uscire a giocare. Oggi vedo dalla mia finestra un bel paesaggio con tanti alberi e tante coltivazioni, prati ricoperti di verde e macchine che corrono distanti. In questo momento, a causa del coronavirus, non posso vedere i miei amici, Cristina e Fabrizio, né giocare a calcio o improvvisare lotte contro zombie immaginari in loro compagnia. Per colpa del coronavirus sono obbligato a stare a casa e a non uscire, io sono fortunato perché oltre alle finestre per guardare fuori posso stare anche nel cortile a svagarmi un po’, ma non è una bella atmosfera, la vita è cambiata, è tutto molto strano. Di notte mi metto a guardare e contare le stelle, ma sono talmente tante che mi rendo conto di quanto sia sciocco questo mio passatempo. Al mattino mi sveglio e apro la mia finestra, guardo fuori e vedo il sole sorgere e i vicini che fanno scorrere le tapparelle: così inizia un nuovo giorno. Nel pomeriggio mia mamma mi dice di portare a termine un elaborato di arte, in cui devo disegnare ciò che vedo fuori dalla finestra di casa mia; io le rispondo che si tratta di un compito facile: guardo fuori in ogni momento! Una volta finito, mi accorgo che il disegno è venuto bene.

Poi inizio a colorarlo e viene meglio di prima, metto il disegno sopra il davanzale e lo confronto con il paesaggio che vedo fuori dalla finestra: non c’è molta differenza! Alla sera mi dico: “Questo giorno è già finito”, ho fatto tante cose, per esempio i compiti, ho studiato e ripassato; poi mi metto a giocare online, l’unico modo che ho per avere un contatto con i miei amici, oltre alle videochiamate. Spero di non dover guardare ancora per tanto dalla finestra o dal cortile, ma di poter iniziare a uscire e vedere tutti.

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