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Il libro della I A - IC Vigone

by Ilaria Sarà

Pages 4 and 5 of 93

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È un pomeriggio di aprile caldo e tranquillo, sono in cortile sdraiata sull’amaca mentre osservo felice ma malinconica il paesaggio. Le strade di tutto il paese sono deserte, perfino la ciclabile, una volta molto affollata, adesso è silenziosa e desolata. 
Tutto il giorno c’è un silenzio strano un po’ inquietante, tranne alle 18, quando tutti si mettono a suonare e cantare dai balconi cercando di portare felicità e speranza. 
Ovunque noto cartelloni e bandiere appese alle case, guardandoli cerco di crederci, credere che andrà tutto bene. 
In questi giorni ho capito l’importanza di cose che prima ritenevo scontate e trascuravo, come andare a scuola, uscire con gli amici, abbracciarsi. 
Ho capito che queste azioni non sono scontate e mi mancano e ho capito che sono fortunata quando posso farle. Dalla finestra vedo campi estesi, che sembrano infiniti. 
Vorrei stare lì fuori a divertirmi e, quando guardo quei campi, ho la sensazione di correre senza fermarmi mai. Mi sento come se questo periodo fosse finito. Spero che accada davvero quello che penso, che il virus finisca ora. 
Vedo anche le montagne, alte e meravigliose. Ci sono degli alberi sui quali si posano piccoli uccellini che cinguettano felici. In alcuni momenti in cui sconforto e noia mi turbano, vado in cortile a giocare con i cani e con la palla e i pensieri negativi scompaiono dando spazio al divertimento.
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Prima consideravo la mia casa come un posto piccolo in cui non c’era nulla da fare, ma ora ho scoperto che è qualcosa di più: la nostra casa ci protegge ma ci collega anche con il mondo esterno. Ad esempio, ogni tanto vado sul balcone e guardo il paese tranquillo, tutto è silenzioso e io mi rilasso. Sento come se fossi lì, tranquilla a passeggiare, come una volta. Le nostre case sono cambiate, sono i posti in cui sentirci sicuri e protetti e che ci collegano al mondo esterno. Anche noi stiamo cambiando: quando tutto sarà finito sarò cambiata anche io, avrò imparato molte nuove cose importanti. 
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Mi mancano i miei amici, le mie passioni e le abitudini di prima. Osservare il paese così è strano e insolito, non ho mai visto le strade così silenziose e senza gente che le percorre. La mia casa è un po’ come uno scudo che mi protegge da questo virus. Rimanendo a casa ho imparato a guardare il mondo da un’altra prospettiva, capendo che non sempre va tutto alla perfezione ma ci sono dei momenti in cui bisogna adattarsi a ciò che succede.
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Prima consideravo la mia casa come un posto piccolo in cui non c’era nulla da fare, ma ora ho scoperto che è qualcosa di più: la nostra casa ci protegge ma ci collega anche con il mondo esterno. Ad esempio, ogni tanto vado sul balcone e guardo il paese tranquillo, tutto è silenzioso e io mi rilasso. Sento come se fossi lì, tranquilla a passeggiare, come una volta. Le nostre case sono cambiate, sono i posti in cui sentirci sicuri e protetti e che ci collegano al mondo esterno. Anche noi stiamo cambiando: quando tutto sarà finito sarò cambiata anche io, avrò imparato molte nuove cose importanti. 
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Mi mancano i miei amici, le mie passioni e le abitudini di prima. Osservare il paese così è strano e insolito, non ho mai visto le strade così silenziose e senza gente che le percorre. La mia casa è un po’ come uno scudo che mi protegge da questo virus. Rimanendo a casa ho imparato a guardare il mondo da un’altra prospettiva, capendo che non sempre va tutto alla perfezione ma ci sono dei momenti in cui bisogna adattarsi a ciò che succede.