Sveva Saraceno
Eleonora Eleuteri

Inverno ad Acilia

Edizioni Terza C

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Un vento freddo ma leggero sfiorava le strade piene di foglie secche che cominciavano a
stancarsi di cadere. L'umidità bagnava i fili d’erba e le rondini erano ormai scomparse. Era l’inverno che bussava alle porte.

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Il quartiere era illuminato dalle prime luci natalizie che venivano offuscate dal fumo dei camini delle case. Anche se non nevicava, la gente iniziava a vestirsi con abiti pesanti, lasciando scoperti solo il viso e le mani screpolate dal gelo, il quale sembrava trapassare il corpo da una parte all’altra come una lama tagliente.

Dal tepore del mio cuscino, mi venivano i brividi al solo pensiero di uscire di casa: era così piacevole la sensazione di conforto sotto le coperte del letto che non l’avrei scambiata con nessun’altra cosa al mondo! Nessuna pioggia poteva bagnarmi, nessuna folata poteva attraversarmi, sentivo di essere al sicuro come fossi avvolta da un abbraccio in cui perdermi.

Adesso il buio arrivava prima e già a quest'ora (non era poi tardi...) percepivo una malinconica sensazione di stanchezza, come se avessi portato sulle mie spalle tutta la mia giornata.

Allo stesso tempo però, quella giornata era ormai finita ed iniziava una lunga sera di pace e conforto, tutta per me.

Tutto sembrava in armonia: le luci che facevano capolino dalla finestra, i rumori delle auto della strada, il fruscìo delle chiome degli alberi ridotte a uno scheletro di nude ramificazioni.

L’inverno ad Acilia era la pace e la quiete per me... e contrastava con la frenesìa di ogni altra stagione: l’eccitazione per il mare d’estate, i ritmi senza tregua della ripresa della scuola in autunno, la luce accecante delle giornate di primavera. Ma l'inverno, no...