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23 Novembre 1980: per non dimenticare

by ciro marciano

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Il 23 novembre del 1980 un fortissimo terremoto sconvolgeva il Sud Italia, in una enorme area compresa fra le province di Avellino, Salerno e Potenza, fra le regioni Campania e Basilicata. Il terremoto ebbe una magnitudo 6,9 con epicentro nel comune di Castelnuovo di Conza (Avellino) e causò 2.914 morti, 8.848 feriti e circa 280.000 sfollati. Particolarmente colpita fu l’area dell’Irpinia, e per questo è ricordato come “terremoto dell’Irpinia”, ma l’area interessata si estendeva su una superficie di oltre 17.000 chilometri quadrati.
Per le dimensioni della catastrofe e per il numero di vittime e sfollati, è stato uno dei più disastrosi terremoti che abbia colpito l’Italia nel XX secolo.
In alcune zone l’intensità del terremoto raggiunse il X grado della scala Mercalli (distruzione totale). Venne avvertito con forza anche a Napoli, dove alcuni edifici antichi e fatiscenti crollarono, causando vittime.
Il terremoto avvenne in un’area dell’Appennino Campano-Lucano dove la pericolosità sismica è elevata ed i forti terremoti si verificano con una certa frequenza. Ancora oggi sono evidenti le scarpate di faglia generate da quell'evento sismico.
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Il ritardo nei soccorsi e l'estrema vulnerabilità degli edifici;
Due furono gli aspetti che emersero con evidenza dopo quella catastrofe: l’estrema vulnerabilità delle abitazioni italiane di fronte al rapido succedersi di eventi sismici nel paese, e la totale mancanza di un efficiente sistema di protezione civile, capillare e coordinato a livello nazionale, che garantisse rapidi soccorsi.
Su quest’ultimo aspetto intervenne l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che lanciò una dura accusa per i gravi ritardi nei soccorsi, che in certe zone tardarono giorni a raggiungere le popolazioni colpite. Emblematica fu la prima pagina del quotidiano di napoli "il Mattino", che scrisse a caratteri cubitali: " FATE PRESTO!". 
Pertini intervenne anche in televisione e chiese agli italiani di rimboccarsi le maniche per aiutare i loro connazionali, invitandoli a fare come gli “angeli del fango” che si erano recati nella Firenze alluvionata del novembre 1966 per prestare soccorso. La catastrofe diede un enorme impulso alla creazione del sistema di Protezione Civile italiano, considerato oggi uno dei più efficienti del mondo.