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A SPASSO PER CIVITATE

by 1^C - Fiani Leccisotti

Pages 2 and 3 of 37

A spasso
per
Civitate
Progetto di Educazione Civica
1^C – ISISS Fiani Leccisotti
a.s. 2020/2021
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La nostra amata Daunia ci ha sorpreso ancora una volta!
Ci ha, inaspettatamente, regalato un altro anfiteatro romano, un’altra pagina di storia che, a gran voce, chiede di essere letta, reperto per reperto, perché ha qualcosa da svelarci sul passato davvero antico del nostro territorio.
Come non incuriosirci e cercare a fondo? Come non interrogare la terra che ci ha visto nascere, ci vede crescere e ci chiede di essere adottata, di essere promossa e lanciata in un futuro, forse, molto più vicino di quanto immaginiamo?
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L’Agenda 2030, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, come ben sappiamo, si articola in 17 Goal per lo Sviluppo Sostenibile ed, entrata in vigore con l’inizio del 2016, costituisce un grande programma di azione da realizzare nell’arco di quindici anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
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L’ Italia, per la sua storia e per il suo patrimonio, ha da sempre mostrato sensibilità per la tutela dei beni naturali e culturali.
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Difatti, è il Paese con il maggior numero di proprietà inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO (con 47 siti culturali e 4 naturali), ha all’attivo molte iniziative turistico-culturali come, ad esempio, i “Borghi più belli d’Italia”, supporta associazioni no-profit come il FAI, il Touring Club Italiano e Italia Nostra.
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Nel definire i contenuti per lo Sviluppo Sostenibile, la comunità internazionale è richiamata ad un’azione globale di salvaguardia del patrimonio, che sappia tener conto dell’elevato valore sociale e politico che lo caratterizza.
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È, inoltre, una delle poche nazioni al mondo in cui la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale è sancita dalla stessa Costituzione che, all’art. 9, così recita:
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Il Goal 11, dedicato proprio alla tutela delle città e delle comunità sostenibili, nel suo 4° target, esorta a:
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Rafforzare le azioni per la protezione e promozione del patrimonio culturale e naturale, indicandolo come elemento che contribuisce alla creazione di città e territori inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”.
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L’ Italia, per la sua storia e per il suo patrimonio, ha da sempre mostrato sensibilità per la tutela dei beni naturali e culturali.
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Difatti, è il Paese con il maggior numero di proprietà inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO (con 47 siti culturali e 4 naturali), ha all’attivo molte iniziative turistico-culturali come, ad esempio, i “Borghi più belli d’Italia”, supporta associazioni no-profit come il FAI, il Touring Club Italiano e Italia Nostra.
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È, inoltre, una delle poche nazioni al mondo in cui la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale è sancita dalla stessa Costituzione che, all’art. 9, così recita:
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1.     La Repubblica promuove lo sviluppo e la ricerca scientifica e tecnica.
2.   Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Il comma 2, in particolare, richiama il valore dell’ambiente inteso come bene primario, valore assoluto cui si collegano interessi non solo naturalistici e sanitari, ma anche culturali, educativi e ricreativi. Così come per l’ambiente, anche per i reperti storico-artistici è sottolineata la loro tutela e la loro integrità.
 
In questa cornice internazionale e nazionale che ci esorta, dunque, ad un alto senso di responsabilità e di cooperazione, ci è sembrato utile ed interessante promuovere la conoscenza di questo sito archeologico, per sentirci parte attiva di un progetto più grande di noi sì, ma cui possiamo contribuire con piccoli gesti. Sono proprio i piccoli gesti che, fatti da tutti, rendono possibili le grandi azioni.
 
Ed allora, a spasso per Civitate, con quanti vorranno seguirci in questo percorso affascinante, poniamoci in ascolto dei resti di un anfiteatro romano che, di recente, è venuto alla luce proprio nei pressi di San Paolo di Civitate, un piccolo centro della Daunia, nella provincia di Foggia, che tanta parte ha avuto nella storia del Tavoliere delle Puglie.
Non è la prima volta, a dire il vero, che la Puglia ci restituisce fonti materiali preziose. Se osserviamo con attenzione la cartina di seguito proposta, che abbiamo elaborato con l’ausilio di alcune app, ci accorgiamo che la nostra regione è costellata di anfiteatri romani.
Non è la prima volta, a dire il vero, che la Puglia ci restituisce fonti materiali preziose. Se osserviamo con attenzione la cartina di seguito proposta, che abbiamo elaborato con l’ausilio di alcune app, ci accorgiamo che la nostra regione è costellata di anfiteatri romani.
Rudiae è un’antica città messapica, fondata in un’area centrale del Salento, nelle vicinanze dell’antica Lupiae (l’odierna Lecce).
L’area archeologica è inserita nel suggestivo paesaggio rurale della Valle della Cupa e, in mezzo agli ulivi secolari, domina l’anfiteatro romano, portato alla luce durante gli scavi avviati nel 2011.
L'anfiteatro romano, insieme al teatro, è il monumento più rappresentativo dell'importanza assunta da Lupiae tra il I e il II secolo d.C.
La loro costruzione fu finanziata da Augusto che, ancor prima di diventare imperatore, aveva conosciuto la città in un momen- to particolarmente turbolento e volle renderle omaggio, dopo l’assassinio di Giulio Cesare, con la realizzazione di due opere monumentali.
Centro pulsante dell’antica Roma, snodo di traffici e commerci grazie al vicino porto, la città di Egnazia sorge sulle rovine dell’antica Gnathia, risalente all’Età del Bronzo, ed è oggi uno dei siti archeologici più importanti della regione, meravigliosamente lambito dal mare.
In epoca romana la città di Egnazia fu attraversata dalla via Traiana, di cui sono ancora visibili i solchi. D’epoca romana sono anche il foro e il cosiddetto anfiteatro, utilizzato probabilmente non per spettacoli ma come piazza del foro.
L’ anfiteatro, sempre di epoca romana, situato alla periferia est della città di Lucera, è tra i più antichi dell'Italia meridionale e testimonia la vitalità di Luceria e l’adesione della comunità al progetto politico dell’imperatore.
Edificato, infatti, nel I secolo d.C. in onore di Ottaviano Augusto, è più antico del Colosseo e si stima che potesse accogliere tra i 16.000 e i 18.000 spettatori.
L'emiciclo dell’anfiteatro di Bari sarebbe stato costruito in epoca romana, quando commedie e tragedie costituivano uno degli svaghi principali e più “democratici”: sulle gradinate sedevano, infatti, patrizi e plebei senza distinzioni e, sia pure per qualche ora, venivano annullate le differenze di censo.
Da un punto di vista strettamente planimetrico, l’anfiteatro presenta una forma semicircolare, quella cioè tipica di un teatro del mondo antico.
L’ anfiteatro, sempre di epoca romana, situato alla periferia est della città di Lucera, è tra i più antichi dell'Italia meridionale e testimonia la vitalità di Luceria e l’adesione della comunità al progetto politico dell’imperatore.
Edificato, infatti, nel I secolo d.C. in onore di Ottaviano Augusto, è più antico del Colosseo e si stima che potesse accogliere tra i 16.000 e i 18.000 spettatori.
L’ultima scoperta, che conferma la centralità della nostra regione in epoca romana, è avvenuta durante gli scavi nell' area dell’antica città di Teanum Apulum, oggi nota come San Paolo di Civitate.
Sono state rinvenute alcune strutture pertinenti ad un anfiteatro di età imperiale (I-II d.C.). Il monumento, collocato ai margini della città antica, era destinato ai tradizionali giochi dei gladiatori. L’edificio, di forma ellittica irregolare, fu costruito ricavando l’arena e la cavea dal pendio naturale del terreno.
L'anfiteatro, un insediamento pluristratificato da collocarsi nei pressi del circuito murario della città romana, risulta costituito da murature imponenti, caratterizzate da un possente nucleo in opus caementicium e paramenti in opus latericium perfettamente conservati. Non permane, purtroppo, l'elevato della cavea, testimoniato dalla sola presenza di sporadici resti delle gradinate inferiori. Si conserva, invece, gran parte di uno degli accessi e la parte terminale della cavea. 
Al momento dell'abbandono, probabilmente in età tardoantica/altomedievale, l'anfiteatro fu distrutto e l'area fu, verosimilmente, riutilizzata come necropoli, come testimonierebbe la presenza di tracce dell'impianto di sepolture nelle zone, un tempo, destinate alle gradinate della cavea. Indagini di più ampio respiro potranno consentire una maggiore comprensione delle dimensioni del monumento nonché della sua capacità.
Al momento è stata riportata in superficie una parte della cavea con sporadici resti delle gradinate inferiori e un passaggio voltato, realizzato in opera cementizia, che consentiva l'accesso all'arena. L'insieme riscoperto occupa un’area di circa mq 442.
Questo edificio era, in genere, di forma ellittica e veniva usato per spettacoli pubblici.
Nell'antichità classica veniva utilizzato per i combattimenti tra gladiatori diversamente armati e per le venationes, ovvero, spettacoli sia in forma di caccia più o meno ritualizzata, sia in forma di combattimento, in cui uomini e/o animali si scontravano fino all’eliminazione fisica dell’avversario. L'origine di questi giochi risale, forse, a quelli che si tenevano in occasione dei riti funebri e che sono ampiamente documentati sin dai tempi più antichi.
Gli spettacoli si svolgevano nell’arena, lo spazio centrale ellittico, coperto di sabbia. Intorno all’arena correva il podio, un muro alto circa 4 metri, destinato ai posti d’onore.
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