 Il viaggio verso l'isola che ci sarà

Già! Tante avventure su quell'isola. Conoscevano tutto quello che si possa vedere e che si possa immaginare. L'isola non aveva più segreti!

Ah i segreti... I segreti sono il seme dell'avventura, del gioco, della fantasia... I segreti a volte sono circondati dal buio e fanno paura... Ma se ci si avvicina e si osserva meglio intorno a loro c'è tanta polvere magica...

E il mondo oltre a quell'isola era pieno di segreti.

Non mi ha mai chiesto:”Ma tu, cosa vuoi fare da grande?” Questo è molto strano, tutti i genitori lo fanno in continuazione. Mi è venuto il dubbio che anche mia mamma avesse un orologio e una bussola strana. Io credo di essere un po' Peter Pan, mi piace giocare e ridere sempre. Gli adulti ho sempre cercato di imitarli, ma ho sempre sbagliato modo e parole. Che poi se sono le parole che usano loro, non so qual è il mio errore.&nbsp; Che confusione!

E allora sono venuto qui, per capire meglio dove devo andare. Io non potrò essere Peter Pan, questo nome è già occupato, ma posso sempre essere un bambino sperduto. Non preoccupatevi del mio orologio, saprò seguire il vostro. Non preoccupatevi della mia bussola, seguirò i vostri passi. Ma ricordatevi che vi potete ﬁdare del mio orologio e della mia bussola. In centro hanno la lettera A , di Amore. Ovunque io vi porterò, lo farò con Amore.

Peter continuò il suo cammino verso la spiaggia. Strada facendo tirò su la palma anziana, che da tempo aveva mal di schiena. Mosse le foglie degli alberi ed fece cadere la rugiada su quei fili d'erba tanto assetati. Sembrava che agli alberi non importasse di loro e prendevano per sé tutta la luce e la rugiada: anche la pioggia forte, però.&nbsp;

Lì davanti a lui apparve la grande roccia appuntita che anche oggi sembrava volesse toccare il sole. Aveva lo sguardo fiero, sempre verso l'alto, anche dopo dure battaglie contro la pioggia e il vento. -Ciao grande roccia, cosa mi racconti? -Ciao Peter, oggi è un altro giorno ed io cercherò di toccare il sole. -Già! Come al solito! -Buongiorno fiori!-urlò Peter. Il campo era pieno di fiori gialli e bianchi vicino alla roccia. Si vedeva che i colori del sole facevano fatica ad attraversare il corpo ruvido e duro della roccia.

-Buongiorno Peter! A te il nostro più buon profumo! Peter respirò con tanto piacere il solito profumo.

Qualcuno parlava di isole "in gamba" e subito qualcuno pensava fosse la sua isola.

Era come se le isole si conoscessero bene.

1 La mia isola Nell'isola che non c'è ha bussato un nuovo giorno. Peter si svegliò presto e voleva fare il solito giro sulla spiaggia. Dovette aprire il piccolo cancello che tanto tempo fa aveva costruito con i bambini sperduti. Non era vecchio, né brutto, ma Peter ebbe l'impressione che gli stava antipatico. Così lo spinse forte e il piccolo cancello sospirò per il dolore. Subito gli corse davanti uno dei bambini sperduti:

&nbsp;-Buongiornoooo! Come hai dormito Peter? -Bene, come al solito! &nbsp;-Certo che sì, hai il letto più comodo che si possa immaginare! Un'amaca riempita di piume morbide e di tutti i colori.&nbsp; -Già! Sempre quello ho. E tu, come hai dormito? &nbsp;-Noi bambini sperduti abbiamo dormito benissimo. Siamo carichi per una nuova avventura. Oggi vogliamo giocare e ridere tutti insieme.&nbsp; -Già, come al solito!

-Oggi voglio trovare un nuovo posto dove nascondermi. Dentro alla cascata del ﬁume, dove quel vecchio abete da tempo ci aiuta ad entrare con i suoi rami. &nbsp;-Quello è un vecchio nascondiglio!

Il mare si era addormentato e la nave proseguiva tranquilla. Peter a prua guardava l'orizzonte. Guardava lontano lontano, là, doveva esserci qualche isola che gli sarebbe piaciuta.&nbsp; Ce n'era una vicino&nbsp;e Peter non mancò di visitarla.&nbsp; Qui parlare con gli abitanti non era per niente facile! Parlavano in una lingua strana, diﬃcile, senza senso, anche se si capivano tra di loro.&nbsp;Anche Peter ci provò, chiese il nome dell'isola e come si chiamasse un albero che aveva dei frutti succosi, ma non capì le risposte. Meglio ripartire! La polvere magica però fece solletico al naso di Peter, che iniziò a pensare come chiedere se qualcuno voleva partire con loro. Fatica inutile, un bel po' di bambini erano già sulla nave!

Prima di partire si accorse che in quest'isola c'erano dei bambini “strani”, bambini “colorati”. Peter ne fu entusiasta, tanta fantasia e immaginazione dovevano avere...&nbsp;&nbsp; Anche se... le bambine erano convinte che avessero bisogno di sapone...

Il viaggio proseguiva, la nave rincorreva l'orizzonte in cerca di una nuova isola. I bambini giocavano e correvano sulla nave e non stavano tanto attenti. Così mentre si spingevano l'un l'altro andarono a ﬁnire sul timone e&nbsp;l'ho ruppero.

Il vento li accompagnò verso un'altra isola... ebbene sì, misteriosa... Misteriosa perché era troppo ordinata. Qui abitavano i bambini ordinati, studiosi, educati. Bisogna dire che si stava bene sull'isola, riuscivi a capire molto facilmente dove dovevi andare grazie a tutti i cartelli che c'erano, ma... Ma Peter non ce la poteva fare, non c'era fantasia, avventura! Anche qui però la polvere magica aumentò e prese più colori, e quindi chi volesse seguire Peter era il benvenuto!

Vicino a quest'isola ce n'era un'altra tutta disordinata, bambini birichini che tiravano frutti e parole verso gli altri. Erano convinti e sicuri di essere nel giusto. Già, nella loro immaginazione forse? &nbsp;Anche se la polvere magica aveva bisogno di un po' di immaginazione.

La sua isola... &nbsp;Ah, quanti ricordi...&nbsp; quante avventure...

Quante feste avevano fatto? Musica e fantasia...

Magari con l'aiuto di un amico super potente....

Magari con un pizzico di magia...

Avevano fatto amicizia con ogni creatura....

Avevano visitato e colorato ogni angolo di quell'isola...

Isole divertentissime...

Questo libro è frutto del progetto "L'insieme degli insiemi". Il ﬁore della vita, simbolo di rinascita, gioia e speranza, simbolo di culto per i popoli primitivi e di armonia per quelli più moderni, è stato scelto per la creazione di una mappa.&nbsp;Questo ﬁore è composto da diversi cerchi che si incontrano in perfetta armonia. Gli alunni sono stati invitati a compilare queste mappe descrivendo persone, animali o oggetti diversi.

Descrivendo persone diverse, gli alunni hanno usato spesso gli stessi aggettivi.&nbsp;Forse perché per quanto possiamo essere diversi, avremo sempre tante cose in comune. &nbsp;Sono proprio queste uguaglianze a tenerci stretti... &nbsp;Sono proprio queste diversità a farci volare... Sono proprio queste uguaglianze a testimoniare quant'è é piccolo il mondo... Sono proprio queste diversità a testimoniare che c'é tanto da conoscere...

Girò tutta la nave ma del signore nemmeno l'ombra. Anche tutti gli altri bambini si misero a cercare, ma non lo trovarono. Tutti confusi tra essere felici per l'isola e tristi per non riuscire a trovare quel caro signore si rivolsero a Peter... -Cosa facciamo adesso? Peter iniziò a parlare con quella voce diversa, più sicura e più matura. Sembrava che ogni parola portasse sulle spalle le storie di ogni isola conosciuta.

-Io non voglio fermarmi su quell'isola! Noi non possiamo essere solo un'isola! Noi non siamo mai stati solo un'isola. Noi dobbiamo unire le isole! Ognuna di loro è diversa e per questo bellissima, insieme formano il nostro mondo, il NOSTRO mondo! Le vele portarono la nave dove spingeva il vento. La nave non si fermò ma continuò a navigare nei mari mossi.

Isole di gran compagnia...

La mia mamma era molto preoccupata per questa grande confusione che ho in testa, così spesso mi portava da dei signori molto ordinati, signori seri in giacca e cravatta. O signore... senza cravatta!&nbsp; Loro tutti erano d'accordo: sembrava che il mio orologio non facesse tic-tac. Sembrava che facesse tic-tac-tuc-toc-tec quando gli piaceva e gli pareva.&nbsp;

A dire la verità io non ho visto nessuno che controlli il suo orologio per capire se è mattino o sera, o controllare la sua bussola per sapere come andare a scuola, al parco o al lavoro. Ma la mamma diceva che era importante aggiustare il mio orologio e la mia bussola, lei ci teneva tanto.

Lei era convinta che per diventare qualcuno, bisognava essere uguale agli altri.

Parlavano anche di una certa bussola, sembrava che la mia non fosse uguale a quella degli altri. Sarà mica colpa di questa bussola che a volte non so dove andare?

A volte basta un piccolo schermo per tuffarsi all'avventura...

Altre volte basta vedere le cose da un altro punto di vista... Strambo...

Quella sera ogni bambino volò sulla sua isola... e su quella nave più isole si trovarono a viaggiare insieme... verso un'altra isola...

Il mattino dopo non tardò a venire. Peter aprì gli occhi ancora un po' bagnati e provò ad alzarsi e ci riuscì. Provò&nbsp;a parlare e una voce “diversa” lo salutò! Non sembrava essergli nemica, ma aveva dei toni prepotenti. Non era più bella e innocente, sembrava che gli schiaﬃ delle onde l'avessero colpita e resa così graﬃante e ribelle.&nbsp;Dopo un po' di stupore Peter si riprese e cercò di essere soddisfatto di averla, in fondo era la sua voce. Guardò l'orizzonte e non lontano vide un'isola bellissima, l'isola perfetta per l'ISOLA CHE CI SARA'.&nbsp;Così, senza pensarci un attimo corse a trovare il signore per chiedergli cosa ne pensasse.

Alla ricerca dell'isola che ci sarà La nave viaggiò per diversi giorni nel mezzo dell'azzurro. Poco alla volta tutti iniziarono a perdere un po' di allegria, erano curiosi ma anche timorosi.&nbsp;Il mare spesso si gonﬁava e starnutiva, faceva paura. Così la polvere magica stava perdendo forza e la nave si muoveva piano dove la portava il mare.&nbsp; Un giorno il vento discusse con il mare sulla linea dell'orizzonte: il vento diceva che doveva stare più in giù e spingeva il mare per abbassarlo;&nbsp;il mare, arrabbiato, alzava le onde per schiaﬀeggiare il vento.

La nave non riusciva più a trovare la linea giusta dove stare.&nbsp;Tutti erano spaventati e nessuno aggiungeva forza alla polvere magica. Un'onda amica spinse la nave verso un'isola.

Ma il signore tranquillo continuò a parlargli: -Peter, Peter, ricordati di osservare sempre gli occhi dei tuoi amici, ricordati di ascoltare le loro storie.&nbsp; E mentre si allontanava, continuava a parlare a se stesso... &nbsp;Ma quel parlare aveva un ritmo, sembrava una canzone.

A volte era buffa e divertente...

Un altro giorno passò... Un altro giorno di un viaggio insieme. &nbsp;Il tramonto puntuale tornò a bussare e il sole andò a riposare. &nbsp;E al tramonto, ancor una volta, il signore invitò i bambini al solito posto, là sotto l'albero del Parrocchetto , a raccontarsi le storie...

Ogni bambino iniziò a raccontare della sua isola...

Non passò tanto tempo che tutti i bambini, felici, riuscirono a creare altra polvere magica e così partirono in cerca di nuove avventure. Passarono vicino ad un'isola con tanti colori e tanta bellezza.&nbsp;La curiosità li spinse a fermarsi. Quest'isola era abitata da tante bambine, dominavano il rosa e il fucsia.&nbsp;Peter non ne fu felicissimo! Si accorse però che la polvere magica aveva acquisito più colore, così permise ad alcune bambine di venire con loro.

Solo che... Solo che Peter ebbe tanto da ridire su quest'isola.&nbsp;Era brutta, dominava il grigio e c'erano pochi ﬁori. Gli alberi poi non erano così alti, ma piccoli e robusti. Per non parlare degli abitanti... Gli abitanti di quest'isola avevano la pelle come la grande roccia, con i segni della pioggia e del vento. Non avevano sogni, non avevano fantasia! Non potevano correre, ﬁguriamoci volare. Peter non si avvicinò a nessuno di loro, anche se erano molto ospitali. Nella loro isola era da tanto tempo che non facevano visita bambini, così loro riempirono di coccole i bambini sperduti. &nbsp;E poi quanti dolci...

IO, SONO IO!&nbsp; - Se proprio volete chiamarmi per nome, sceglietene uno a vostro piacere.&nbsp; Se lo gradirò vi risponderò, altrimenti no! Io sono convinto di essere Peter Pan, ma mi hanno detto che questo nome è già occupato. Mi hanno fatto una grande confusione in testa con “nome occupato”, non erano le sedie quelle occupate? O forse sarà occupata la sedia con questo nome?

Ah... La confusione! Io e la confusione siamo grandi amici, io la creo ovunque e poi mi arrabbio perché&nbsp;l'ho creata.

Io e IO&nbsp; La notte passò e un altro giorno si presentò puntuale. Peter stava ancora sdraiato, costretto ad ascoltare ed a riﬂettere per passare il tempo. Girò gli occhi e cosa vide? Alla prua, con le spalle all'orizzonte c'era un signore... &nbsp;Un signore di quelli dell'isola che a Peter non piaceva.&nbsp; All'improvviso si girò verso Peter e con dolcezza gli chiese: -Come stai Peter? Dai, forza ragazzo!

Peter diventò rosso per la rabbia!&nbsp; Ma come si era permesso di salire sulla sua nave? La sua voce stava guidando i bambini sulla nave.&nbsp;Ma lui non era in grado di guidare la nave! Era lento nei movimenti, non poteva salire per sistemare le vele. Non aveva niente in comune con Peter, aveva dato le spalle all'orizzonte.&nbsp; Come si fa a guidare senza guardare l'orizzonte? Era pieno di domande e lo ﬁssava negli occhi in cerca delle risposte.&nbsp;

Bene... Peter adesso era pronto per trovare la sua isola. Aveva tanta polvere magica, il vento era buono, il mare calmo, il cielo chiaro e si poteva vedere lontano nell'orizzonte.

Però i bambini continuavano a litigare tra di loro. -Perché le bambine hanno occupato la poppa? - Ma cosa si dicono tra di loro con quella lingua diversa? - Ma perché alcuni sono colorati e altri no?&nbsp; C'era chi era convinto di sapere tutto e chi non era d'accordo, chi non sopportava le scale e chi si era addirittura dimenticato il perché del litigio.

Improvvisamente la polvere magica iniziò a perdere la brillantezza. Il mare si infuriò, il vento iniziò ad urlare e nuvole arrabbiate nascosero&nbsp;l'orizzonte. La nave iniziò a tremare e a muoversi con forza e prepotenza, sembrava che volesse buttare giù i bambini capricciosi. Il vento gonﬁava le vele e Peter corse a chiuderle, ma una vela lo trascinò e lo colpì con forza.&nbsp; Peter cadde e non poté più rialzarsi.

Chi raccontava di isole che si divertivano...

Chi raccontava di isole che soffrivano...

Ma c'era anche chi viveva da solo nella sua isola... Diceva di essere felice e sicuro. Strano allora che fosse salito su questa nave.

Magari, non aveva ancora capito il perché del suo viaggio...

Blue geometrical pattern

Il viaggio verso l'isola che ci sarà

A volte sembrava che parlassero della stessa isola... Tutte le isole sembravano uguali.

Ma anche se avevano tanto in comune erano isole diverse.

Per prima cosa misero tanto amore, poi amicizia, fantasia, curiosità, colori, profumi dei fiori, l'ombra della palma, la forza della roccia... Un velo di polvere magica volò verso la nave: era venuto il momento di partire! Salutarono l'isola e salirono nella nave. Portarono con loro un po' di fiori, un pezzetto della roccia, una foglia della palma, un po' di sabbia... Ma anche tanti ricordi, anche se alcuni di essi rimasero fedeli all'isola, per farle compagnia. Era stata un'ottima amica!

Quando tutti si furono calmati un po', quella voce iniziò a chiedere ad ognuno come si chiamasse. E poi ancora, da dove venisse, con chi vivesse e cosa gli piacesse fare. Poco alla volta ogni voce prendeva un nome,&nbsp;così al tramonto si sedettero tutti per raccontare delle storie. I bambini un po' si vergognavano, così per prima iniziò quella voce a raccontare una storia che veniva da vicino-lontano...

No...! Come si può guidare una nave senza timone? E se Peter fosse riuscito a trovare una bella isola?

c'era chi portava sempre in mano un bastone, chi per parlare usava le mani, e c'era anche un bambino che camminava su due ruote... e le ruote sono nate per fare i timoni...&nbsp;

Per fortuna ne aveva una vecchia che non usava più. Lui e tanti altri si incuriosirono eseguirono Peter sulla nave.

Con l'aiuto delle vele riuscirono ad ancorarsi presso un'isola. Iniziarono ad organizzarsi per costruire un timone, ma non era facile.&nbsp;In quest'isola c'erano abitanti diversi:

All'improvviso si sentì una voce forte e decisa: -Posizionatevi in tutte le parti della barca, cerchiamo di chiudere le vele tutti insieme! Tutti insieme, tenetevi per mano, il vento è forte! &nbsp;Capirono anche i bambini che parlavano&nbsp;un'altra lingua, anche chi per ascoltare guardava le mani. Tutti insieme riuscirono ad abbassare le vele. La nave si muoveva di meno, ma pioveva e faceva freddo. Ancora una volta si sentì la voce: -Qualcuno di voi sa dove ci sono delle coperte? I bambini ordinati conoscevano perfettamente la nave, anche le bambine sapevano come aprirle e posizionarle bene.&nbsp;

Il giorno dopo la stessa voce si sentì forte e chiara: -Bambini, dovete pulire tutta la nave, subito! Ognuno di voi deve aiutare con i lavori sulla nave, nessuno di voi deve impadronirsi dei beni sulla nave. Svuotate le tasche! Non sono ammessi i litigi di nessun genere! Ogni decisione va presa insieme! Dobbiamo anche ringraziare Peter che ci ospita! E... non urlate! Peter non poteva ancora parlare, e meno male... &nbsp;Perché anche lui aveva da dare tanti ordini a chi si nascondeva dietro a quella voce e stava prendendo il comando della sua nave.

L’obiettivo era quello di valorizzare l’unicità di ogni individuo: ognuno è unico e speciale e può donare qualcosa all’altro. In ogni classe abbiamo incontrato bambini e insegnanti unici e ogni classe ha saputo insegnarci qualcosa di nuovo. Grazie! Un grande abbraccio a tutti!

Prendi un'emozione

Lo scriverò al vento

Beh, sicuramente chi si era preso cura delle isole che c'erano oltre non aveva la fantasia e l'attenzione di Peter. Ma com'era oltre la sua isola? La nave era ferma, non c'era abbastanza polvere magica per farla partire. Ma la voglia era tanta. E allora Peter corse a chiamare i bambini sperduti, corse e mentre correva urlava: -Ci serve la polvere magica! Dobbiamo creare un po' di polvere magica!

I bambini sperduti corsero subito verso Peter che continuava ad urlare: -Dobbiamo creare della polvere magica! Sì, era proprio l'ora di partire in cerca di nuove avventure... Ogni bambino offrì i suoi tesori per creare la polvere magica. Andarono a raccogliere tutto sotto la grande roccia, con tutti i fiori spettatori e la palma che faceva da guardia.

Ogni tanto qualcun altro sale su quella nave: di solito un bambino, ma capita che anche qualche adulto riesca a prenderla e a dirigerla verso nuovi luoghi non conosciuti.&nbsp;Di certo non guarda l'orizzonte in cerca di una bella isola, ma guarda con amore l'equipaggio e capisce dove vuole andare. Peter non si arrabbia se qualcuno prende il comando, in fondo si rende conto che è diventato un po' lento. Però sa raccontare bene le storie e conosce bene il suo equipaggio, ad ognuno parla con amore ed ognuno gli vuole bene! Ah... Il miglior vento è quello degli abbracci...

L'isola che ci sarà&nbsp; &nbsp;Prima che tutti dormissero, il signore si avvicinò a Peter e gli disse: -Sai, tanto tempo fa anch'io ho fatto tanti viaggi. Volevo trovare un'isola come volevo io e stare con chi volevo io. Ma quando mi fermavo in un'isola la nostalgia per l'altra mi soﬀocava e non mi permetteva di essere felice. Così ho capito che dovevo unire le isole...&nbsp; Ma unire le isole è molto diﬃcile, mi serve aiuto! Le cose grandi non si possono fare da soli! Ecco perché sono qua, ho bisogno del vostro aiuto!

Peter sentì qualche bambino piangere, ma non era un pianto di soﬀerenza. Chi faceva un respiro profondo. Sicuramente in tanti si abbracciavano, quel rumore è inconfondibile. È come se un vento caldo venisse a suonarti le più dolci melodie. Poi si sentiva il rumore dei capelli accarezzati da una dolce mano... Peter si toccò la guancia e capì che le lacrime gli stavano facendo compagnia, ed erano bellissime...

In ogni viaggio tanta voglia di giocare...

In ogni viaggio un pizzico di fantasia...

Avevano apprezzato luoghi non conosciuti...

E proprio da quell'isola erano partiti con l'immaginazione verso lo spazio infinito...

Poi andò a salutare il suo vecchio amico granchio che anche oggi stava facendo esercizi di coordinazione. Era talmente buffo che Peter anche se ci era abituato, si mise a ridere. Davanti a lui apparve maestoso il mare, azzurro profondo senza fine. Non si riusciva a capire dove finisse il mare e dove iniziasse il cielo. L'azzurro toccava morbidamente la spiaggia, creando un esercito di archi abbracciati. Il mare si intrufolava dentro la sabbia in cerca di conoscerla bene e ne veniva fuori una schiuma bianca di discorsi allegri. O forse si stavano prendendo il cappuccino laggiù?

Là, in mezzo a questo azzurro infinito, la nave continuava a russare. Era bellissima, le vele bianche amiche dei buoni venti erano stupende. L'albero Maestro, fiero, si alzava verso il cielo aprendo le braccia lunghe per aiutare l'albero del Parrocchetto, posizionato verso la fine della nave, e l'albero del Belvedere, che nella parte anteriore non staccava gli occhi dall'orizzonte. Ma la nave non se ne rendeva conto, lei dormiva, dondolata dalla premura delle acque amiche, che da tanto tempo la stavano ospitando.&nbsp;

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