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D'Ovidio News

by IC D'Ovidio CB

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Anno XX, numero unico
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Giovedì 25 marzo 2021
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D'Ovidio News
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Eccoci, siamo tornati per Dante!
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di M. Donatella Lettino e Giuseppina Raviele
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E come poteva tacere il nostro glorioso giornalino di fronte all’anniversario celebrativo della morte del sommo poeta?

Bentornati, lettori di D’Ovidio News! Quest’anno il giornalino d’Istituto si presenta in una veste inedita ed è fruibile soltanto online. Purtroppo la pandemia ha condizionato fortemente l’attività scolastica e di conseguenza anche la realizzazione dei progetti extrascolastici. Ma la redazione ha voluto tenacemente garantire l’annata del D’Ovidio News e sfidare il Covid con “virtute e canoscenza” proprio nell’anno in cui ricorrono i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Così è nata l’idea di un numero monotematico dedicato al sommo poeta. Nella stesura degli articoli sono stati coinvolti gli alunni delle classi seconde che per la prima volta si sono avvicinati allo studio della Letteratura e quindi di Dante. Il giornale si apre con una serie di interviste impossibili ad alcuni dei personaggi più noti ed affascinanti della Divina Commedia, per poi proseguire con articoli dedicati ad alcuni temi di carattere storico e di costume. Naturalmente non mancano le rubriche sui film, la musica da ascoltare, le app e altro ancora. Buona lettura a tutti!
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Le interviste impossibili!
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"..fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"
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Inferno, Canto XXVI, vv. 118-120
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Sensazionale scoop della redazione di D’Ovidio News!
I nostri giornalisti sono riusciti a intervistare nientepopodimeno che Dante, Virgilio, Beatrice e altri grandi della Divina Commedia. 

Come hanno fatto?
Beh, è bastato leggere i versi di Dante, raccogliere un po’ di informazioni (come tutti i bravi giornalisti) e lasciarsi trasportare dall’immaginazione…
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Anno XX, numero unico
Giovedì 25 marzo 2021
D'Ovidio News
Dante e Virgilio: due grandi a confronto
Comic Panel 1
di Marco Ranallo
Immagine, fonte: internet
Buongiorno signor Alighieri, la ringrazio per avermi concesso un po’ del suo tempo, permette alcune domande?
Certamente
Com’era la Firenze del suo tempo?
La mia Firenze era complicata e dinamica, contava circa 90.000 abitanti, che per l’epoca erano tanti! Purtroppo, la mia città era anche corrotta dalle smanie di potere e lacerata da continue lotte interne.
E come ci si vestiva a quei tempi?
Noi uomini indossavamo un abito lungo fino ai piedi e coprivamo il capo con dei cappucci che di solito gli uomini del popolo non portavano. Anche le donne indossavano abiti lunghi di lana o di seta. Certo gli abiti erano importanti, ma era molto più importante fare parte di corporazioni, partecipare alla vita politica, spendersi per il proprio Comune come ho fatto io.
Così si è fatto anche molti nemici… Chi considera il suo peggior nemico?
Beh, non mi faccia fare nomi. Già mi sono esposto abbastanza con i miei versi, non le pare? Comunque le posso dire che se penso a Papa Bonifacio VIII… Grrrrr! Non me lo faccia ricordare che già mi ribolle il sangue nelle vene!
Nonostante sia stato un periodo difficile, lei durante l’esilio ha scritto la sua più grande opera LA DIVINA COMMEDIA. Prima di scegliere Virgilio come sua guida ha esaminato altri candidati?
In verità ci ho pensato un po’. Di grandi nel passato ce n’erano tanti, ma ho scelto Virgilio in quanto poeta ideale e modello da seguire per i suoi poemi epici, per la sua statura morale. Insomma mi ha convinto! In particolare il suo racconto della discesa agli inferi di Enea mi è stato molto utile!
È felice di aver dedicato l’intera vita alla poesia?
Certo, ma non è andata proprio così, poiché sono stato anche un cavaliere e un politico. Ho combattuto, sa. La gloriosa battaglia di Campaldino… 
E invece sono vere le dicerie sull’amata Beatrice?
Quali dicerie?
Di non aver mai avuto il coraggio di parlarle dal vivo ma di essersi limitato a scriverle poesie.
Emmm, signor Alighieri, è sicuro di star bene? Per quale motivo non risponde?
Dante sviene [N.d.R.]

Buongiorno signor Virgilio, permette qualche domanda?
Certamente!
È contento che Dante l’abbia scelta come sua guida dall’inferno al purgatorio?
Beh, certo che lo sono! Mi sarebbe piaciuto visitare anche il paradiso ma in quanto pagano non posso entrarci. Comunque ho lasciato Dante in ottime mani insieme alla bella Beatrice.
A proposito di Beatrice, il suo caro amico Dante qualche minuto fa è svenuto. Sappiamo che anche durante il viaggio con lei gli è capitato spesso. È vero? Come mai?
Beh sì. Dante sveniva molto spesso, soprattutto nell’inferno e io con tanta pazienza lo dovevo rialzare e dargli un po’ di coraggio. È un caro ragazzo, ma è un po’ emotivo, un po’ delicato. Se fosse vissuto ai miei tempi, si sarebbe fortificato.
Perché? Com’erano i suoi tempi?
Ah, ragazzi! La Roma imperiale! Che splendore, che bellezza! Ma che fatica vivere ed affermarsi. Io ho studiato, mi sono fatto conoscere… È stata dura!
Bene signor, Virgilio, è stato un piacere parlare con lei.
Abbiamo già finito? 
Avrei voluto farle altre domande ma le consiglio di andare a dare un’occhiata al suo amico Dante che sembra essere ancora privo di sensi.
Accidenti! 
Virgilio corre in soccorso 😊 [N.d.R.]
Anno XX, numero unico
Giovedì 25 marzo 2021
D'Ovidio News
Beatrice, una guida perfetta!
di Florina Timis
A tu per tu con Caronte, il traghettatore infernale
Beatrice, partiamo dal presente. Lei è una delle donne più citate nella storia della letteratura e della scuola. Tutti i professori fanno domande su di lei ai loro studenti. Questo le fa piacere oppure no?
Ormai mi sono abituata a far parte dei libri, anche se a volte tutta questa notorietà un po’ mi infastidisce. Per quanto riguarda gli studenti, spero che si facciano una buona opinione di me. Sono una donna, non solo la musa di Dante…
Eccoci arrivati subito al punto: allora cosa pensa di Dante Alighieri? In tutta sincerità…
In tutta sincerità? Beh, penso che sia un uomo con un cuore nobile e gentile, oltre che un bravo scrittore.
Scrivendo di lei, Dante ha parlato dei vostri incontri fatti di sguardi. Lei cosa ricorda di quegli sguardi?
Preferisco non rispondere. Posso dire solo che per molte donne della mia epoca era importante rispettare le convenzioni. 
Come si è sentita nel fare la guida di Dante nel paradiso?
Ero felice di svolgere un ruolo così importante.
Ci può dire almeno come le è sembrato Dante durante il percorso?
Molto curioso e desideroso di conoscere e di sapere. Una bella persona, forse un po’ ansioso... 
Le piace guidare le persone? C’è qualcuno che vorrebbe guidare? Perché?
Mi è piaciuto fare la guida di Dante, perché mi piace mostrare agli altri la bellezza di certe cose. Sì, lo rifarei volentieri con chiunque fosse interessato all’armonia, alla bellezza.
Se lei vivesse nel 2021 cosa le piacerebbe fare?
Mi piacerebbe molto sentirmi libera, ballare per le strade e scegliere liberamente la mia vita.
Allora quale consiglio darebbe ad una ragazza del 2021?
Consiglierei di non ascoltare chi ti critica troppo, chi ti chiede di cambiare e quindi di rinunciare alle tue idee per piacere alla maggioranza. 
Grazie Beatrice, seguirò il suo consiglio! E spero che lo seguiranno anche le nostre lettrici.
Intervista radiofonica di Nicola Maria Pasqualone
Mi trovo qui sulle sponde del fiume Acheronte, nei pressi dell’Inferno per incontrare Caronte, uno dei più conosciuti e temuti personaggi della Divina Commedia, al quale farò qualche breve domanda per soddisfare le curiosità dei nostri ascoltatori. 
Mi addentro con la troupe in questo antro oscuro e maleodorante sperando di poterlo incontrare in una breve pausa dal suo lavoro. 
Non nascondo di avere anche io un po’ di paura per tutto quello che si è detto e sentito su di lui e soprattutto mi spaventa quella targa sopra la porta su cui è scritto “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
Ecco, lo vedo che si avvicina minaccioso, provo a chiamarlo a voce alta visto il vociare assordante

Signor Caronte, Signor Caronte! Buongiorno [si fa per dire!], sono venuto fin quaggiù per l’intervista che aveva promesso di rilasciare ai nostri ascoltatori che la seguono da sempre, dai banchi di scuola. 
Buongiorno a lei e buongiorno a tutti gli ascoltatori, anche se non so se è giorno…
La ringrazio per aver deciso di dedicarci un po' del suo tempo. So che lei è molto impegnato.
Eh già! Non posso fermarmi molto altrimenti le anime di questi dannati mi sfuggono! Capisce bene che nessuno di loro ha voglia di andare all’Inferno e così appena mi distraggo, qualcuno cerca di fuggire, ma io lo raggiungo a bordo della mia barca e percuotendolo con il remo, lo riporto indietro. Questo è il mio lavoro.
Innanzitutto ci dica Signor Caronte qualcosa di lei e delle sue origini.
Sono figlio di Erebo e Notte e le mie origini risalgono dagli Etruschi fino ai Greci e ai Latini. Il mio nome significa “ferocia illuminata” e lo dimostro dagli occhi infuocati. Da sempre traghetto le anime dei morti negli Inferi e per questo ho accumulato un bel patrimonio, poiché ogni defunto porta con sé una moneta, che nel passato veniva posta sotto la lingua, con cui pagare il viaggio nella mia barca.
Le è mai capitato di far salire qualche persona viva?
Oh sì, certo! Non mi era mai capitato, finché un giorno si presentò un tale Dante Alighieri, un tipo strano che diceva di voler visitare i tre Regni dell’Aldilà. Pare fosse un poeta e anche molto famoso tanto che lo chiamano il Padre della Lingua italiana. Io comunque, dopo non ne ho più sentito parlare.
Cosa prova nel fare questo lavoro così particolare?
Di sicuro non provo nessuna pietà per le anime dei dannati. Devo però essere sempre attento a raccoglierle, urlo continuamente e questo mi fa arrivare a fine giornata veramente stanco.
Signor Caronte pensa di voler continuare a svolgere questo lavoro ancora per molto tempo?
 Certamente, anche perché non so fare altro. Oramai sono vecchio e con la barba bianca ma ho fatto sempre questo lavoro e mi piace farlo. No, non lo lascerei mai, anche perché non ci sono state altre persone nella storia che abbiano fatto questo mestiere. Per tutti io sono l’unico vero inimitabile “TRAGHETTATORE “. Ora mi scusi me devo proprio andare. Come le dicevo non posso distrarmi, si è formata una lunga fila di anime che mi attende urlando e piangendo. Accidenti, si lamentano sempre!
Bene ringraziamo il nostro Signor Caronte e lo lasciamo al suo impegnativo lavoro. È stato un incontro davvero emozionante. Così spero anche per i nostri ascoltatori.
Alla prossima! 
Anno XX, numero unico
Giovedì 25 marzo 2021
D'Ovidio News
Manfredi: Intervista con la storia
di Angelica Di Niro e Sara Sabella
Sto studiando la Divina Commedia e nella mia mente scorrono le immagini di alcuni personaggi che Dante ha inserito nei diversi gironi: Paolo e Francesca, Pier delle Vigne, il Conte Ugolino...Manfredi! Faccio una breve ricerca sulla sua storia.
Manfredi, figlio illegittimo dell’imperatore Federico II e appartenente alla fazione dei ghibellini, nel 1250, alla morte del padre, si proclamò re di Sicilia, in sostituzione del fratellastro Corrado IV, che si trovava in Germania. Morto quest’ultimo, tentò di avere il riconoscimento del piccolo Corradino, figlio del fratellastro, e della propria posizione da parte del papa. Questi gli si mostrò ostile e lo scomunicò. Manfredi s’impadronì del tesoro degli Svevi, in pochi anni riconquistò il Regno di Sicilia contro l’esercito pontificio e, dopo aver diffuso la falsa notizia della morte di Corradino, si fece incoronare re di Palermo. La Chiesa gli si mostrò ancora ostile. Manfredi raggiunse il massimo della sua potenza nella vittoria a Montaperti. Ma il papa Urbano IV offrì il regno a Carlo d’Angiò. Manfredi, nonostante fosse stato abbandonato dai suoi alleati, affrontò Carlo nella battaglia di Benevento, dove fu sconfitto e morì. Il suo cadavere fu disseppellito e, per volontà del papa Clemente IV, i resti furono gettati all’esterno dei confini del Regno di Napoli.
La mia curiosità mi spinge a verificare quanto di vero ho letto. Sempre con la mente, vengo trasportata nell’Antipurgatorio, poco dopo il passaggio di Dante pone, e decido d’intervistarlo. Porto con me Sara. Lo vediamo avanzare tra le anime e lo riconosciamo dalla descrizione fatta dal poeta: bello, biondo, di nobile aspetto e con un ciglio diviso da una ferita. Ci avviciniamo, anche se un po' intimorite, e, dalla sua espressione, capiamo che desidera parlare con noi. La prima domanda la fa lui.
Chi siete?
Siamo due studentesse di II media. Stiamo studiando la Divina Commedia, scritta da Dante, nella quale si parla anche di lei. Possiamo farle qualche domanda?
Accetto volentieri, così avrò modo di far conoscere a tutti la mia vera storia. Ma datemi del tu, fanciulle.
Bene. Prima di cominciare l’intervista ci farebbe piacere se ti presentassi ai nostri lettori.
Molto volentieri. Che dire? Il mio nome è Manfredi e sono il figlio del famoso Federico II di Svevia e di Bianca Lancia. Sono il nipote di Costanza d’Altavilla e dunque, oltre ad appartenere alla famiglia degli Svevi, ho origini normanne. Proprio per questo in me scorre del sangue nobile ed infatti durante la mia vita ho combattuto valorosamente e ho governato grandi territori come la Sicilia o il principato di Taranto. 
A proposito di territori, come ci si sente a governare una terra come la Sicilia? Hai trovato difficoltà?
Quando salii al trono ero molto giovane e mi trovai in una situazione assai difficile per le molte ribellioni scoppiate nel Regno e per l’ostilità di papa Innocenzo IV. A questa situazione reagii con energia per ristabilire il dominio svevo e riuscii a ricondurre all'obbedienza varie città ribelli. Mi feci aiutare da mio zio, Galvano Lancia. Inoltre tentai di giungere a un accordo con Innocenzo, ma non era semplice trovare un punto di incontro con lui...
Quindi com’è stato il tuo rapporto con la Chiesa e con il papa?                                     
Beh, dopo la morte del mio fratellastro, il papa, come sapete, continuava a non vedermi di buon occhio. Dopo la storia con Bertoldo di Hohemburg, a cui Corrado aveva lasciato il suo regno, mi scomunicò. Bel guaio perché questo mi portò vari problemi…
Per quale motivo hai diffuso false notizie sulla morte di Corradino?
Purtroppo la smania di potere spesso ha il sopravvento sulla ragione e sui sentimenti e ti spinge a fare cose che, fino ad allora, credevi in te insospettabili.
Certo la tua posizione da ghibellino ha influito negativamente sulla tua condotta, visto che neanche la scomunica ti ha fermato.
In tal senso non rinnego le mie idee politiche perché sono sempre più convinto che il potere temporale spetta all’imperatore e che il papa deve occuparsi del potere spirituale.

............................................................ continua
Incoronazione di Manfredi
Immagine, fonte: internet
Anno XX, numero unico
Giovedì 25 marzo 2021
D'Ovidio News
.... continua...

Quando sei stato abbandonato dai tuoi alleati non hai temuto di affrontare da solo lo scontro con Carlo d’Angiò?
Ho confidato molto nelle mie capacità in campo militare. Mi sentivo invincibile e talmente potente da poter affrontare il mio nemico con estrema sicurezza.
Cosa ti ha spinto a chiedere il perdono divino per le tue malvagità?
Sul punto di morte mi sono tornate in mente tutte le mie azioni crudeli ed ho chiesto perdono all’infinita bontà di Dio, unico vero giudice dei comportamenti umani. Ne ho avuto conferma, visto che sono stato collocato nell’Antipurgatorio. Le mie idee sul papato erano giuste: la Chiesa non può condannare gli uomini per motivi politici, ma solo per motivi di carattere spirituale. Infatti la Chiesa mi ha scomunicato, ma l’amore infinito di Dio mi ha perdonato.
 C’è stato qualche evento o azione che ti hanno particolarmente offeso?
Provo ancora dolore perché non vi è stato rispetto per la mia salma che è stata profanata. Sono stato disseppellito e gettato fuori dai confini di Napoli. Questo mi ha molto rattristato.
Cambiamo argomento e parliamo di amore. Raccontaci qualcosa se vuoi.
Mi sono sposato due volte. La prima volta con Beatrice di Savoia, figlia del conte Amedeo IV di Savoia e di Margherita di Borgogna, da cui ho avuto Costanza, figlia diletta che ho chiamato come la mia amata nonna. La seconda, dopo la morte di Beatrice, con Elena Ducas, figlia del despota d'Epiro Michele II, da cui ho avuto cinque figli. In tutto, quindi, ho avuto sei figli.
Hai pensato alla tua amata figlia Costanza e al dolore che le avresti dato con le tue azioni?
Questo è il mio dispiacere più grande, ma ho chiesto a Dante, quel poeta che è passato prima di voi, di riferire a mia figlia che ora mi trovo nell’Antipurgatorio perché in punto di morte ho chiesto perdono per le mie azioni e pertanto le chiedo di perdonarmi a sua volta.
Cosa speri in futuro per la tua anima?
Il mio più grande desiderio è la speranza che, scontata la mia pena, io possa un giorno, vedere le anime danzanti nella beatitudine del Paradiso e gioire della visione di Dio.
Te lo auguriamo con tutto il cuore! Buona fortuna!
Francesca da Rimini: una donna e le sue passioni
di Giulia Castagnoli
Comic Panel 1
Ciao Francesca, sono Giulia. Mi trovo nel mio studio pronta a intervistarti. Ho appena avviato la diretta. Appena sarai pronta possiamo cominciare. Mi senti bene?
Sono pronta, quando vuoi possiamo cominciare. Ti voglio solo comunicare che il segnale dell’inferno non è ottimo, perché va e viene.
Non preoccuparti, sono sicura che ce la faremo. Cominciamo con le domande che molti tuoi fan vorrebbero farti. La domanda più comune: se tornassi indietro ti innamoreresti ancora di Paolo? Rifaresti quello che hai fatto? 
Sì. Rifarei ogni singolo gesto altre migliaia di volte, perché sono stata travolta da una passione mai conosciuta prima. 
Sono felice che adesso tu sia serena, però hai dovuto subire delle conseguenze, tipo quelle di non vedere più tua figlia. Ti è dispiaciuto?
Molto! Non poter vedere Concordia è la cosa che più mi addolora, però mi rasserena il fatto di stare vicino a Paolo.
Quindi presumo che tu adesso sia felice nonostante il tuo destino, giusto?
Diciamo che sono parzialmente felice.
Sappiamo che a far scoccare la scintilla fu la lettura del racconto di Lancillotto e di Ginevra. Cosa rivedi in Ginevra? Perché ti sei immedesimata in lei?
Ho sempre amato molto la lettura. Credo che sia un vero toccasana per la mente e per il cuore. Ginevra in particolare, nonostante fosse regina e moglie di re Artù, si innamorò di un semplice cavaliere. Io ero sposato con Gianciotto, ma il nostro non era vero amore. Anche Paolo era già sposato, ma quando i nostri sguardi si incrociarono capii immediatamente la sua bontà d’animo e mi sentii subito attratta da lui. Quel nostro amore era peccaminoso e quindi siamo stati puniti con la morte.
Quindi già immaginavi quale potesse essere la tua sorte?
Si, perché il nostro era un amore clandestino e peccaminoso, nato per una reciproca attrazione fisica perché Paolo era un bellissimo giovane.
Perché non amavi tuo marito?
Ho amato mio marito, come una donna deve amare l’uomo scelto per lei ma non ho mai provato per lui quell’attrazione che invece ho subito sentito nei confronti di Paolo. È con Paolo che volevo stare per l’eternità. 
Durante il suo viaggio Dante vi collocò nell’inferno, e scrisse di voi nella Divina Commedia. Sei felice di trovarti in un libro tanto famoso oppure triste perché ora tutti sanno di te?
Non mi piace affatto che tutti ficchino il naso nella mia storia, ma sicuramente non mi pento di ciò che ho fatto. 
Purtroppo ogni causa ha un effetto. Grazie mille Francesca di questa intervista. Hai dimostrato di essere una donna piena di passioni. Un vero esempio di modernità. Spero di poterti intervistare di nuovo!
Anno XX, numero unico
Giovedì 25 marzo 2021
D'Ovidio News
Cronaca di un femminicidio annunciato
di Angelica Di Niro e Sara Sabella
Paolo e Francesca, di Anselm Feuerbach - Opera propria, Pubblico dominio.
Ancora una vittima di femminicidio Si tratta di Francesca di Ravenna, figlia di Guido il Vecchio da Polenta. La fanciulla è stata ritrovata senza vita, alle 10:30 del mattino, dai domestici del castello di Gradara, dove lei viveva, nonché luogo del delitto. Sovrapposto al corpo della ragazza, è stato trovato anche il corpo esanime di suo cognato, Paolo Malatesta. Si ipotizza che Francesca, sposata con Gianciotto Malatesta, figlio deforme del Signore di Rimini, abbia avuto una relazione col cognato Paolo, fratello di Gianciotto. I due amanti, sorpresi dal marito di lei, sono stati trafitti, entrambi, dalla stessa spada. Probabilmente Gianciotto li ha sorpresi mentre si scambiavano un tenero bacio. Responsabile del loro legame amoroso è stata la lettura del libro "Lancillotto e Ginevra", così come Galeotto aveva favorito l'amore tra Lancillotto e Ginevra alla corte di re Artù. Alcuni conoscenti dei due amanti, sapendo dell’accaduto, hanno lasciato delle dichiarazioni sui due ragazzi uccisi, precisando che in paese erano ben visti. Abbiamo chiesto ad Anna, la migliore amica e confidente di Francesca: “Quando sono venuta a conoscenza dell’accaduto, sono rimasta scioccata. Non pensavo che Gianciotto potesse spingersi così oltre. Ero molto legata a Francesca e, adesso che lei non c’è più, la mia vita cambierà completamente. Francesca sicuramente ha sbagliato, ma bisogna tener conto del fatto che è stata ingannata sul matrimonio; lei pensava di dover sposare Paolo, invece, il giorno delle nozze, si è ritrovata all’altare con Gianciotto. Farò di tutto affinché quest’ultimo sia punito”.
Abbiamo chiesto anche il parere di un amico di Paolo, Filippo, che ci ha rilasciato queste parole: “Alla notizia dell’omicidio, non potevo credere alle mie orecchie. Non pensavo che il fratello di Paolo potesse fare una cosa del genere. Mi auguro che Gianciotto sconti una dura pena per quello che ha fatto.” 
Dopo i dovuti rilievi e le testimonianze, sarà la giustizia a fare la sua parte.

“... Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende….

....Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense"

Oggi in Italia i dati sul femminicidio sono ancora allarmanti, nonostante si registri un lievissimo calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel 2019 in Italia le donne vittime di omicidio volontario sono state 111 (quasi una ogni tre giorni), mentre nel 2018 erano state 133. Nella maggior parte dei casi, i motivi che spingono a commettere questi omicidi sono la gelosia patologica e il senso del possesso. Durante il lockdown i casi di femminicidio sono aumentati, soprattutto a causa della lunga convivenza forzata. Riteniamo assurdo ed inconcepibile che nel XXI secolo ci siano ancora questi terribili episodi dovuti al fatto che alcuni uomini si considerino superiori alle donne, ritenendole di loro proprietà. La donna deve avere la stessa libertà dell’uomo e, di conseguenza, poter decidere liberamente con chi stare.
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