Esperienza residenziale educativa per i giovani dai 12 ai 14 anni presso il centro di psicomotricità AISFI Villa Aulina Castel Gandolfo

Il corpo in gioco

Parchment

Vogliamo raccontarvi la meravigliosa avventura educativa residenziale presso il Centro di Psicomotricità AISFI nella magnifica cornice di Villa Aulina a Castel Gandolfo, che ha visto 25 ragazzi dai 12 ai 14 anni delle scuole del Lazio impegnati in attività laboratoriali varie nel progetto “Il corpo in gioco”, finanziato dalla regione Lazio (Avviso pubblico “Soggiorni estivi 2022. Contributi per le scuole superiori di primo e secondo grado” della Regione Lazio in attuazione del Programma Operativo della Regione Lazio Fondo Sociale Europeo Plus -FSE +, 2021-2027 Obiettivo di Policy 4 “Un’Europa più sociale“ – Regolamento -UE, n. 2021/1060 Regolamento- UE n. 10577) in collaborazione con AISFI, ANPE, I.C. Alberto Sordi di Roma e il Comune di Castel Gandolfo.

Laboratorio pedagogico - Mediazione e Inclusione di Monica Lecchini

Grazie all’utilizzo di metodologie pedagogiche quali il circle time, il brain storming, la narrazione e il role playing, sono state condotte interessanti riflessioni partendo dal considerare il corpo e la personalità quali parti fondanti di sé. Le competenze acquisite dai partecipanti sono riconducibili alla socializzazione, alla motricità, alla comunicazione, all’emotività e alla relazionalità raggiungendo il riconoscimento e l'espressione della propria identità, il saper comunicare ed esprimere efficacemente le proprie emozioni, il rispettare sé e gli altri, nonché il condividere le regole sociali.

Laboratori Pedagogici di Clara Sardella

Accoglienza: Chiamati per Nome!

La solitudine attraverso gli occhi degli adolescenti

La solitudine

La paura

Progetto residenziale educativo "Il corpo in gioco" - Regione Lazio - ANPE

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Centro estivo 2022

Con i laboratori si è proposta la gestione di situazioni ancorate alla vita reale per la valorizzazione dell’apprendimento cooperativo. Inoltre, si è partito dall’esperienza personale e dalla rappresentazione individuale, per arrivare alla generalizzazione, fino all’acquisizione di un modello teorico.

Il corpo diventa la scena, lo sfondo davanti al quale manifestare la difficoltà nel non riconoscersi più . Quel corpo “imperfetto” può essere il palco entro cui le emozioni insostenibili e incontrollabili possono rappresentarsi. Quando il controllo interno non riesce più a contenere le paure, le insicurezze e il vuoto, si tenta allora il controllo dall’esterno: il corpo oggetto da ingabbiare e che ingabbia. L’approccio psicomotorio nell’adolescenza può aiutare a trovare un modo per rispondere non tanto alla domanda : “Chi sono?” , bensì : “Chi mi sento di essere?” L’obiettivo di tutto il lavoro è familiarizzare con questo corpo che cambia, imparare a padroneggiare la consapevolezza delle proprie sensazioni&nbsp;per andare ad incidere sulla primitività della costituzione del sé. L’essere consapevoli del proprio corpo attraverso il movimento creativo rende possibile dire “io sono” nel mondo, nel trascorrere del tempo e nei cambiamenti che la vita ci propone ogni giorno. Ascoltare il proprio passo, il proprio percorso, il proprio posto per rispondere al bisogno\necessità\ desiderio di avere un punto di partenza. L’approccio psicomotorio fortemente connotato dalla relazione utilizza un setting in continuo movimento, creato appositamente per quel gruppo, per poter lavorare nello spazio/tempo attraverso la comunicazione non verbale, l’ascolto, lo sguardo, nella vicinanza/lontananza rispetto all’altro. Nella pratica psicomotoria, il setting e la sua gestione fluida nel tempo e nello spazio, le regole, l’ascolto attivo,favoriscono la creazione di un ambiente che faciliti il desiderio di crescere. Attraverso il corpo che diventa mediatore di esperienze e relazioni, si manifesta la capacità di esprimere desideri, che permettano la messa in gioco del Sé, che permettano di vedere la paura, di guardarla e di poterla vivere, di sentirla meno distruttiva, di poter riconoscere il proprio muro e di raccontarlo.

Anche dalle stesse testimonianze dei ragazzi si evince questo sommovimento interiore che li ha portati ad aprirsi nel profondo a comunicare le proprie paure, i propri stati d’animo, le proprie incertezze…nella consapevolezza di essere accolti, ascoltati, accompagnati, guidati.

Con questo progetto i ragazzi hanno avuto preziose occasioni per scoprire le proprie capacità creative, sono riusciti a sperimentarle e a svilupparle in gruppo e all’aria aperta. Adulti competenti e formati li hanno accompagnati in questo meraviglioso viaggio.

Laboratori di psicomotricità di Michaela Huber

Un corpo che cambia, un corpo che parla L’adolescenza, intesa come “terra di mezzo”, è il momento complicato in cui il corpo e la mente in quel tutt’uno definito persona prende nuovi aspetti e aspettative. Il mondo ovattato e protetto dell’infanzia si allontana, mentre quello osservato e forse amato/odiato degli adulti si avvicina. L’adolescenza è il caos psicomotorio, il corpo cresce si modifica, si sviluppa e si trasforma. Le conquiste, i desideri e bisogni dell’infanzia lasciano il posto alla domanda: “ma io chi sono”?. Quel corpo si trasforma spesso in una pelle stretta che diventa costrizione, una pelle forata che non riesce a contenere, un corpo che nella sua repentina trasformazione non permette di sapere più nulla di sé stessi. Non è facile riconoscersi in un corpo che cambia e che non presenta ancora nessun elemento definitivo con cui poter familiarizzare. Ma se non è possibile riconoscersi, se non ci sentiamo più noi stessi, chi potremmo essere? E soprattutto cosa possiamo diventare? Ecco che a questo punto nasce il desiderio e il bisogno di essere altri da sé, assomigliare, apparire come, diventare come, e le immagini entrano nel desiderio. Questa distanza tra il corpo reale e il corpo immaginario crea una crepa che fa sentire il vuoto, che fa male perché fa sentire il dentro, il sé scoperto e nudo.&nbsp;

I ragazzi, hanno sperimentato la gioia dello stare insieme, immersi nella natura, sperimentando la coscienza del proprio corpo in evoluzione e cambiamento, la gestione delle emozioni e la forza creatrice delle relazioni, con gli educatori e tra di loro.

Movimento e gioco hanno contribuito a creare competenze sociali come lo sviluppo del senso di appartenenza, di fiducia, il senso di responsabilità, il rispetto reciproco...

Visita a Castel Gandolfo - Laboratorio Botteghe Artigiane

Le competenze apprese dai ragazzi nei laboratori pedagogici, sono state soprattutto relazionali: hanno imparato a confrontarsi, a rispettare le esigenze di ognuno e di tutti, a sapersi gestire in autonomia e con responsabilità, a ritenere la diversità una grande ricchezza. Inoltre hanno sperimentato la gestione delle proprie emozioni, la gioia di esprimere e condividere i propri sentimenti, l’importanza della comunicazione non verbale, il valore comunicativo del proprio corpo, del mettersi nei panni dell’altro per una maggiore empatia in un’atmosfera serena, gioiosa e a contatto con la natura. Le tecniche utilizzate sono state: il world-café, il lego serious play, la narrazione di gruppo attraverso il silent booK "Mirror"

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