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Testi: alunni della classe 1^B della Scuola Secondaria di Primo GradoDisegni: alunni delle classi prime della Scuola Primaria
Copertina: Giacomo F.
Casa Editrice: Istituto Comprensivo Martino Anzi di Bormio
Anno di pubblicazione: maggio 2023
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Miti e leggende del contado di BormioLA VALLE DELL’ACQUA SANTA
LA VALDIDENTRO È RALLEGRATA DAL TORRENTE VIOLA CHE SCENDE DA UN LAGO CIRCONDATO DALLE ALTE ROCCE DEL DOSDÈ E ATTRAVERSA PICCOLI PAESINI. INTORNO AGLI ANNI 1539/40 CI FU UNA TERRIBILE SICCITÀ CHE COLPÌ OGNI COSA; PER PIÙ DI VENTI MESI DAL CIELO NON CADDE UNA GOCCIA D’ACQUA, IL SOLE CONTINUAVA A SPLENDERE ED A BRUCIARE LA TERRA. UN VECCHIO CONTADINO, DETTO IL PONT, CHE VIVEVA AD ISOLACCIA ED ERA RITENUTO MOLTO SAGGIO, DECISE DI CARICARE LE SUE COSE, IL BESTIAME, E LA FAMIGLIA SU CARRI E TRASFERIRSI, ATTRAVERSO LA VIA DEL BRAULIO, IN ENGADINA, DISPOSTO A PERDERE TUTTO PUR DI SALVARE I SUOI CARI. DOPO DUE GIORNI DI DURO CAMMINO, GIUNSE IN VAL MURANZA, VICINO IL PAESE DI SANTA MARIA, QUANDO ARRIVO’ UN TREMENDO TEMPORALE; VISTO UN CASOLARE, EGLI CHIESE OSPITALITÀ AI PROPRIETARI CHE CORTESEMENTE ACCOLSERO LUI, I SUOI GENITORI E TUTTI I CARRI. ACCESERO IL FUOCO E TUTTI SI AVVICINARONO PER ASCIUGARSI; L’ANZIANO SE NE STAVA CON LE SPALLE CURVE E CON LA TESTA BASSA, QUANDO, IN MEZZO A LEGNA E ROTTAMI, ACCATASTATI IN UN ANGOLO, VIDE BRILLARE TRE BELLE STATUE DI LEGNO CHE RAFFIGURAVANO LA MADONNA E I SANTI ROCCO E SEBASTIANO. STUPITO, CHIESE AL PADRONE IL PERCHÉ LE AVEVANO GETTATE VIA; IL PADRONE, CHE NON CREDEVA NELLA MADONNA E NEI SANTI, LO INSULTÒ E LO MINACCIÒ DI COLPIRLO CON L’AIUTO DEI PARENTI. IL PONT, NON SOPPORTANDO QUESTA OFFESA A DIO, OFFRÌ, IN CAMBIO DELLE TRE STATUE, IL SUO BESTIAME ED I CARRI. L’OFFERTA VENNE ACCETTATA.
LA MATTINA, IL CONTADINO PARTI’ PER TORNARE A CASA CON I FIGLI CHE PORTAVANO A SPALLE LE STATUE. QUANDO ARRIVARONO AL PONTE DELLA MURANZA, ALCUNE PERSONE DI RELIGIONE PROTESTANTE LI ASSALIRONO E LE STATUE CADDERO NEL FIUME.
NON AFFONDARONO, ANZI SI DRIZZARONO IN PIEDI E RIMASERO IMMOBILI IN MEZZO AI MULINELLI CHE, COME PER INCANTO, SI ERANO PLACATI. I PROTESTANTI FUGGIRONO E, RECUPERATE LE STATUE, PONT E LA SUA FAMIGLIA RIPRESERO IL CAMMINO VERSO ISOLACCIA. PASSATE LE TORRI DI FRAELE E PRESA LA STRADA PER IL PEDENOSSO, IL PONT NON RIUSCIVA A VEDERE LA VALLATA CHE ERA AVVOLTA DA UNA FITTA NEBBIA, POI UNA LEGGERA PIOGGIA COMINCIÒ A CADERE. INTANTO IN PAESE, SI ERA SPARSA LA VOCE DEL SUO RITORNO E TUTTI GLI ANDARONO INCONTRO, SENZA PREOCCUPARSI DELLA PIOGGIA CHE ORMAI CADEVA A DIROTTO. LE STATUE FURONO PORTATE FINO ALLA CHIESA E QUI LE LASCIARONO, LA MADONNA DIVENNE LA VERGINE DELL’ACQUA ED A LEI SI CHIEDE AIUTO ANCORA OGGI IN CASO DI SICCITÀ; SE PERÒ PIOVE TROPPO, CI SI RIVOLGE AI SANTI DEL SOLE CHE VIVONO A SEMOGO.
LA MATTINA, IL CONTADINO PARTI’ PER TORNARE A CASA CON I FIGLI CHE PORTAVANO A SPALLE LE STATUE. QUANDO ARRIVARONO AL PONTE DELLA MURANZA, ALCUNE PERSONE DI RELIGIONE PROTESTANTE LI ASSALIRONO E LE STATUE CADDERO NEL FIUME.
NON AFFONDARONO, ANZI SI DRIZZARONO IN PIEDI E RIMASERO IMMOBILI IN MEZZO AI MULINELLI CHE, COME PER INCANTO, SI ERANO PLACATI. I PROTESTANTI FUGGIRONO E, RECUPERATE LE STATUE, PONT E LA SUA FAMIGLIA RIPRESERO IL CAMMINO VERSO ISOLACCIA. PASSATE LE TORRI DI FRAELE E PRESA LA STRADA PER IL PEDENOSSO, IL PONT NON RIUSCIVA A VEDERE LA VALLATA CHE ERA AVVOLTA DA UNA FITTA NEBBIA, POI UNA LEGGERA PIOGGIA COMINCIÒ A CADERE. INTANTO IN PAESE, SI ERA SPARSA LA VOCE DEL SUO RITORNO E TUTTI GLI ANDARONO INCONTRO, SENZA PREOCCUPARSI DELLA PIOGGIA CHE ORMAI CADEVA A DIROTTO. LE STATUE FURONO PORTATE FINO ALLA CHIESA E QUI LE LASCIARONO, LA MADONNA DIVENNE LA VERGINE DELL’ACQUA ED A LEI SI CHIEDE AIUTO ANCORA OGGI IN CASO DI SICCITÀ; SE PERÒ PIOVE TROPPO, CI SI RIVOLGE AI SANTI DEL SOLE CHE VIVONO A SEMOGO.
I CALDEIRON DEL DOSDÈ
MALTRATTAMENTI SENZA REAGIRE. PERCIÒ MERITI UN PREMIO. DIMMI QUELLO CHE DESIDERI ED IO SARÒ LIETO DI ACCONTENTARTI!”. IL MONTE FELICE RISPOSE: “VORREI CHE VENISSE A VIVERE CON ME UNA BUONA CREATURA, PIENA DI SERENITÀ E GENTILEZZA. VORREI CHE MI CANTASSE DOLCI CANZONI, E CHE FACESSE CRESCERE VIOLETTE, GENZIANE E RODODENDRI. INSOMMA! VORREI CHE SI COMPORTASSE COME UN'AFFETTUOSA FIGLIA”. “SOLO QUESTO? BENE! TI ACCONTENTO SUBITO!”, ED APPARVE UNA SPLENDIDA CREATURA. LA CREATURA AVEVA I COLORI DEI RODODENDRI E DEI GINEPRI, LE GENZIANE BRILLAVANO NEI SUOI OCCHI, IL SOLE AVEVA DIPINTO I SUOI CAPELLI, IN MANO TENEVA UN PROFUMATO MAZZOLIN DI TIMIDE VIOLETTE E COSÌ IL DOSDÈ LA CHIAMÒ VIOLA. IL PADRE E LA FIGLIA VIVEVANO SERENI, LUI LA GUARDAVA QUANDO CREAVA LE NUVOLE, QUANDO BALLAVA IN MEZZO AI FIORI, QUANDO PARLAVA CON GLI UCCELLINI QUANDO CANTAVA CON LA SUA VOCE ARGENTINA. INTANTO, CON MOLTI SFORZI I GIGANTI ERANO RIUSCITI AD APRIRE LA GROSSA PALLA E NE ERANO USCITI. VIDERO VIOLA, SENTIRONO IL SUO CANTO E NE FURONO INCANTATI. L’ODIO DEI GIGANTI CONTRO IL MONTE AUMENTÒ, TANTO CHE DECISERO DI RAPIRE VIOLA. LA CATTIVA IMPRESA NON ERA FACILE. VIOLA, APPENA SENTIVA O VEDEVA I GIGANTI, TORNAVA DI CORSA DA SUO PAPÀ CHE LA STRINGEVA TRA LE BRACCIA. UNA SERA, FORSE MOLTO STANCA, VIOLA SI APPISOLÒ
VICINO AL MONTE DOSDÈ (IL MONTE DI DIO) VIVEVA UNA TRIBÙ DI GIGANTI NATI DAI GHIACCIAI, PRIMI ABITATORI DELLA MONTAGNA. I GIGANTI ERANO MOLTO CRUDELI E SI DIVERTIVANO DA MATTI AD UCCIDERE GLI ANIMALI CON LANCE E TALVOLTA CON LE MANI. IL MONTE AVEVA REGALATO AI GIGANTI DEI PICCOLI DOSSI, CHE ESSI AVEVANO TRASFORMATO IN ENORMI CALDAIE (CALDEIRON) PER CUOCERVI GLI ANIMALI UCCISI. IN CIELO, GLI DEI, STUFI DI STARE LASSÙ, DECISERO SCEGLIERSI DELLE ABITAZIONI IN MONTAGNA: CHI SULL’ORTLES, CHI SUL CRISTALLO, CHI SUL TRESERO. ORMAI RIMANEVANO SOLO POCHE MONTAGNE DISABITATE, COME IL DOSDÈ CHE VENNE SCELTO DA UN DIO AMANTE DEL SILENZIO E DELLA PACE. PER NON ESSERE DISTURBATO, EGLI TRASFORMÒ I DOLCI PENDII IN RIPIDI BURRONI, IN MODO DA NON FAR PASSARE I MALVAGI GIGANTI. MA QUESTI, ARRABBIATI, TENTARONO IN MILLE MODI DI CACCIARLO. TUTTAVIA NON SE LA PRESERO COL DIO, MA CON IL MONTE CHE FU COLPITO DA ROCCE, FRECCE E SOFFRÌ MOLTO. IL DIO, STANCO DI VEDERE IL MONTE SOFFRIRE, SORPRESE I GIGANTI CHE STAVANO LANCIANDO UNA PALLA DI ROCCIA, E INCATENÒ LE LORO BRACCIA, CHE PERSERO OGNI FORZA E FURONO SCHIACCIATI DALLA PALLA. POI SI RIVOLSE AL DOSDÈ: “SEI STATO VERAMENTE BUONO E PAZIENTE, HAI SOPPORTATO IN SILENZIO TUTTI QUEI
MALTRATTAMENTI SENZA REAGIRE. PERCIÒ MERITI UN PREMIO. DIMMI QUELLO CHE DESIDERI ED IO SARÒ LIETO DI ACCONTENTARTI!”. IL MONTE FELICE RISPOSE: “VORREI CHE VENISSE A VIVERE CON ME UNA BUONA CREATURA, PIENA DI SERENITÀ E GENTILEZZA. VORREI CHE MI CANTASSE DOLCI CANZONI, E CHE FACESSE CRESCERE VIOLETTE, GENZIANE E RODODENDRI. INSOMMA! VORREI CHE SI COMPORTASSE COME UN'AFFETTUOSA FIGLIA”. “SOLO QUESTO? BENE! TI ACCONTENTO SUBITO!”, ED APPARVE UNA SPLENDIDA CREATURA. LA CREATURA AVEVA I COLORI DEI RODODENDRI E DEI GINEPRI, LE GENZIANE BRILLAVANO NEI SUOI OCCHI, IL SOLE AVEVA DIPINTO I SUOI CAPELLI, IN MANO TENEVA UN PROFUMATO MAZZOLIN DI TIMIDE VIOLETTE E COSÌ IL DOSDÈ LA CHIAMÒ VIOLA. IL PADRE E LA FIGLIA VIVEVANO SERENI, LUI LA GUARDAVA QUANDO CREAVA LE NUVOLE, QUANDO BALLAVA IN MEZZO AI FIORI, QUANDO PARLAVA CON GLI UCCELLINI QUANDO CANTAVA CON LA SUA VOCE ARGENTINA. INTANTO, CON MOLTI SFORZI I GIGANTI ERANO RIUSCITI AD APRIRE LA GROSSA PALLA E NE ERANO USCITI. VIDERO VIOLA, SENTIRONO IL SUO CANTO E NE FURONO INCANTATI. L’ODIO DEI GIGANTI CONTRO IL MONTE AUMENTÒ, TANTO CHE DECISERO DI RAPIRE VIOLA. LA CATTIVA IMPRESA NON ERA FACILE. VIOLA, APPENA SENTIVA O VEDEVA I GIGANTI, TORNAVA DI CORSA DA SUO PAPÀ CHE LA STRINGEVA TRA LE BRACCIA. UNA SERA, FORSE MOLTO STANCA, VIOLA SI APPISOLÒ
VICINO AD UN GROSSO CESPUGLIO DI RODODENDRI; I GIGANTI LA VIDERO E, AIUTANDOSI CON LE MANI CON I PIEDI SENZA PREOCCUPARSI DELLE FERITE, RIUSCIRONO A SALIRE E AVVICINARSI. UNO DI LORO, ARRIVATO LÌ QUASI VICINO, E VEDENDOLA IN TUTTA LA SUA BELLEZZA, GRIDÒ FORTE.
VIOLA SI SVEGLIÒ E FUGGÌ VELOCE CHIEDENDO AIUTO. I GIGANTI CERCARONO DI INSEGUIRLA MA I LORO PIEDI SI ERANO INFILATI NEL TERRENO COME POTENTI RADICI E DIVENNERO DEGLI ALTI PINI. VIOLA, TREMANTE, SI RIFUGIÒ NELLE BRACCIA DI SUO PADRE, CHE PIANGENDO SI RIVOLSE AL DIO: “TU MI HAI DATO QUESTA STUPENDA CREATURA, MA IO NON POSSO ESSERNE FELICE; È SEMPRE IN PERICOLO E NON SO SE RIUSCIRÒ SEMPRE A DIFENDERLA, NON VOGLIO CHE LE VENGA FATTO DEL MALE, PERCIÒ TI PREGO, RIPRENDITELA”. “NO! MIO BUON SIGNORE” INTERVENNE VIOLA, “IO NON VOGLIO ABBANDONARTI, E TU, OH DIO, PERMETTIMI DI CONTINUARE A VIVERE CON LUI: ANDRÒ NEL CUORE DELLA MONTAGNA DOVE CONTINUERÒ A BALLARE E A VIVERE PER LUI” E COSÌ AVVENNE. PASSARONO I SECOLI, MA LE MAGNIFICHE STOFFE, LE SETE D’ORO, I CANTI, I BALLI NON POTERONO PIÙ RIMANERE NELLE PROFONDITÀ DELLA MONTAGNA, NON VI ERA PIÙ SPAZIO E ANCORA UNA VOLTA INTERVENNE IL DIO E LA TRASFORMÒ. UNA CHIARA SORGENTE CHE SCHIZZA AI PIEDI DEL MONTE E SCENDE VERSO IL PIANO; SULLE RIVE BRILLANO FIORI DI TANTI COLORI, LEGGERE ERBETTE; TIMIDI UCCELLINI CANTANO RINCORRENDOSI, SOPRA LE NUMEROSE CASCATE. IN UN SOLO PUNTO L'ACQUA LE BOLLE E SPUMEGGIA: QUANDO COSTEGGIA I CALDEIRON.
VIOLA SI SVEGLIÒ E FUGGÌ VELOCE CHIEDENDO AIUTO. I GIGANTI CERCARONO DI INSEGUIRLA MA I LORO PIEDI SI ERANO INFILATI NEL TERRENO COME POTENTI RADICI E DIVENNERO DEGLI ALTI PINI. VIOLA, TREMANTE, SI RIFUGIÒ NELLE BRACCIA DI SUO PADRE, CHE PIANGENDO SI RIVOLSE AL DIO: “TU MI HAI DATO QUESTA STUPENDA CREATURA, MA IO NON POSSO ESSERNE FELICE; È SEMPRE IN PERICOLO E NON SO SE RIUSCIRÒ SEMPRE A DIFENDERLA, NON VOGLIO CHE LE VENGA FATTO DEL MALE, PERCIÒ TI PREGO, RIPRENDITELA”. “NO! MIO BUON SIGNORE” INTERVENNE VIOLA, “IO NON VOGLIO ABBANDONARTI, E TU, OH DIO, PERMETTIMI DI CONTINUARE A VIVERE CON LUI: ANDRÒ NEL CUORE DELLA MONTAGNA DOVE CONTINUERÒ A BALLARE E A VIVERE PER LUI” E COSÌ AVVENNE. PASSARONO I SECOLI, MA LE MAGNIFICHE STOFFE, LE SETE D’ORO, I CANTI, I BALLI NON POTERONO PIÙ RIMANERE NELLE PROFONDITÀ DELLA MONTAGNA, NON VI ERA PIÙ SPAZIO E ANCORA UNA VOLTA INTERVENNE IL DIO E LA TRASFORMÒ. UNA CHIARA SORGENTE CHE SCHIZZA AI PIEDI DEL MONTE E SCENDE VERSO IL PIANO; SULLE RIVE BRILLANO FIORI DI TANTI COLORI, LEGGERE ERBETTE; TIMIDI UCCELLINI CANTANO RINCORRENDOSI, SOPRA LE NUMEROSE CASCATE. IN UN SOLO PUNTO L'ACQUA LE BOLLE E SPUMEGGIA: QUANDO COSTEGGIA I CALDEIRON.
RAE E FLE
TANTO TEMPO FA CANCANO ERA UN PASCOLO FELICE ED UN DEPOSITO NATURALE DI FERRO, UNA COPPIA DI AQUILE, DI NOME RAE E FLE, FECERO IL LORO NIDO POCO PRIMA DI UN BURRONE SOPRA ISOLACCIA. DA LÌ SI AFFACCIAVANO DUE MONDI: QUELLO DELLE AQUILE, SELVATICO E AL SUO STATO NATURALE ED UNO COMPLETAMENTE DOMINATO DAGLI UOMINI. RAE E FLE STAVANO LÌ A VEDERE LO SCORRERE DEGLI EVENTI VIVENDO LE LORO VITE.
GLI UOMINI, ESTREMAMENTE INCURIOSITI DALLA LORO PRESENZA E DAI SEGRETI CHE STAVANO GELOSAMENTE NASCONDENDO, INIZIARONO IMPRESE PIÙ CHE FOLLI PER POTERSENE IMPADRONIRE: SCALATE SU DIRUPI, INNUMEREVOLI TENTATIVI DI VOLARE CON ALI DI CARTONE, BALESTRE UMANE E LA COSTRUZIONE DI UN'IMPONENTE SCALA. CI VOLLERO ANNI DI LAVORO, PER IL CONTINUO FRANARE DEL TERRENO, MA ALLA FINE RIUSCIRONO A CATTURARLE. GUARDARONO LE AQUILE NEGLI OCCHI E VIDERO IL GLORIOSO FUTURO DI CANCANO. SENZA ASPETTARE SI MISERO A COSTRUIRE UN PASSAGGIO IN MEZZO A QUEL BELLISSIMO PAESAGGIO USARONO TUTTO IL FERRO DELLA MONTAGNA PER CONCLUDERE L’OPERA USCITA COME UN CAPOLAVORO. LE DUE AQUILE NON POTEVANO SOPPORTARLO E CHIESERO AIUTO A DIO CHE DECISE DI MANDARE UN FULMINE DOPO L’ALTRO A DISTRUGGERE TUTTO QUANTO, MA L’UOMO NON SI ARRESE ED IL PASSAGGIO RIMASE INTATTO. RAE E FLE SE NE ANDARONO VIA PER SEMPRE E PER RICORDARE TUTTO CIÒ OGGI CI SONO DUE TORRI, LE TORRI DI FRAELE.
GLI UOMINI, ESTREMAMENTE INCURIOSITI DALLA LORO PRESENZA E DAI SEGRETI CHE STAVANO GELOSAMENTE NASCONDENDO, INIZIARONO IMPRESE PIÙ CHE FOLLI PER POTERSENE IMPADRONIRE: SCALATE SU DIRUPI, INNUMEREVOLI TENTATIVI DI VOLARE CON ALI DI CARTONE, BALESTRE UMANE E LA COSTRUZIONE DI UN'IMPONENTE SCALA. CI VOLLERO ANNI DI LAVORO, PER IL CONTINUO FRANARE DEL TERRENO, MA ALLA FINE RIUSCIRONO A CATTURARLE. GUARDARONO LE AQUILE NEGLI OCCHI E VIDERO IL GLORIOSO FUTURO DI CANCANO. SENZA ASPETTARE SI MISERO A COSTRUIRE UN PASSAGGIO IN MEZZO A QUEL BELLISSIMO PAESAGGIO USARONO TUTTO IL FERRO DELLA MONTAGNA PER CONCLUDERE L’OPERA USCITA COME UN CAPOLAVORO. LE DUE AQUILE NON POTEVANO SOPPORTARLO E CHIESERO AIUTO A DIO CHE DECISE DI MANDARE UN FULMINE DOPO L’ALTRO A DISTRUGGERE TUTTO QUANTO, MA L’UOMO NON SI ARRESE ED IL PASSAGGIO RIMASE INTATTO. RAE E FLE SE NE ANDARONO VIA PER SEMPRE E PER RICORDARE TUTTO CIÒ OGGI CI SONO DUE TORRI, LE TORRI DI FRAELE.
