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Racconti...in giallo 3A - 3B 2021/2021

by clelia geremicca

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Racconti... in giallo
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Alunni delle classi III A e III B
L'omicidio teatrale
Era il 26 marzo 2004 in quel di Londra e l’investigatore privato Gabriele Astorino, uomo di 32 anni, di media statura, molto permaloso ma anche molto gentile, era come tutti i giorni insieme al suo assistente Alessandro Colombo. Non si sentivano come colleghi di lavoro ma bensì come migliori amici. Colombo decise un giorno di prendere due biglietti per una rappresentazione al teatro The Royal Opera House nella piazza principale di Covent Garden. Erano entrambi molto entusiasti all'idea perché appassionati di teatro. Arrivata la sera, l’investigatore Astorino e il suo assistente, si ritrovarono davanti all’entrata. Presi i posti, si accomodarono in prima fila. La rappresentazione tardava ad iniziare, quando all’improvviso una donna comparve sul palco in lacrime e urlando:
- E’ morto! E’ morto! E’ morto Giosuè! -
Si scatenò il panico tra gli spettatori e l’investigatore Astorino insieme a Colombo andarono sulla scena del crimine. Arrivarono in un camerino e trovarono lì il corpo disteso di Giosuè Gatti, un attore che aveva da poco iniziato la sua carriera. Aveva all’incirca trent’anni ed era stato ucciso con quindici coltellate alla schiena. Alla testa presentava una ferita profonda e, in fondo alla stanza, spostati in un angolino, Astorino notò dei piccoli frammenti di vetro. Erano di certo un indizio!
Passarono le ore sulla scena del crimine ma non trovano altro. Tornarono a casa e Astorino per tutta la notte non fece altro che pensare a quanto accaduto e a chi potesse essere il colpevole. Il mattino seguente davanti a una tazza calda di caffè lungo, Astorino e Colombo pensarono che la prima persona che avrebbero dovuto interrogare era la moglie. Si prepararono e andarono a casa della giovane vedova, appena entrarono, scoprirono che la moglie della vittima era la stessa donna che era corsa sul palco ad annunciare l’accaduto. La interrogarono con una strategia diffusa nel mondo degli investigatori, dare come sicura una cosa che in realtà è solo ipotetica o possibile, in modo da indurre qualcuno a fare o dire qualcosa che non avrebbe voluto compiere o rilevare. Dall’interrogatorio non emerse niente di rilevante e proseguirono nel sentire tutti i parenti e ogni persona che aveva lavorato nel teatro quella sera. Per il momento nessuno era particolarmente sospettato. Arrivata la sera, i due colleghi, stanchi della dura giornata, tornarono a fare visita alla vedova per tenerla al corrente dell'evoluzione dell'indagine. Prima di uscire però l'investigatore notò sulla mano destra della moglie una grossa ferita. Astorino associò subito i pezzi di vetro posti nel camerino, la ferita sulla testa della vittima, al taglio sulla mano della moglie, e sospettò subito che poteva essere stata lei; si era ferita spaccando sulla nuca del marito una bottiglia di vetro. 
La moglie spiegò che quel taglio se lo era procurata cadendo. I due le credettero e, mentre stavano sorseggiando un caffè, Alessandro, rovesciata la tazza, si macchiò il pantalone. La vedova per aiutarlo a cacciare quella chiazza prese dalla sua borsa un fazzoletto, ma appena la aprì Astorino vide una macchia di sangue impregnata nel tessuto della borsa, ma questa volta non disse niente. Tornarono a casa, e Gabriele rivelò quello che aveva visto al suo aiutante Colombo, erano due gli indizi che portavano a confermare che l’assassino della vittima era proprio la moglie.
I colleghi non fecero altro che pensare in che modo era avvenuto l’omicidio. Il giorno seguente, che era una domenica, Astorino andò come tutte le mattine al cimitero per trovare suo nonno, preso dalla curiosità controllò la lapide di Giosuè, l’attore morto, e vide una signora strana piangere a dirotto. Gabriele la consolò, e facendole un po' di domande scoprì che non era una parente ma bensì un’amica molto stretta.
Astorino non le disse che era un investigatore per non fare scoprire che stava indagando su quel caso, i due si conobbero, e l'uomo avanzò subito la proposta di andare a prendere insieme un tè. La donna accettò l'invito. Nel mentre la donna rivelò ad Astorino che lei e Giosuè avevano da tempo una relazione segreta, l’ investigatore Gabriele molto sorpreso, salutata la donna, chiamò il suo aiutante Colombo per dirgli il fatto scoperto. 
I due si incontrarono e l’ aiutante Colombo comunicò al suo superiore l’idea che si era posto sul caso, secondo lui la moglie aveva scoperto che il marito la tradiva con la donna incontrata davanti la lapide della vittima, e sapendo ciò, si voleva vendicare col marito, quindi, prima dello spettacolo la moglie entrò nel camerino del marito, portandosi con sé una bottiglia di vetro, lo trovò girato di spalle e gli spaccò la bottiglia sulla nuca, lui svenne e lei cominciò ad accoltellarlo sulla schiena. Poi con un qualcosa spostò i pezzi di vetro in un angolino, prese il coltello sporco di sangue e se lo infilò nella borsa, poi scappò sul palco ad annunciare l’omicidio commesso da se stessa. Astorino, convinto dalla fondatezza delle sue supposizioni, interrogò la donna che sotto pressione iniziò a piangere e confessò l’omicidio commesso. Il caso era risolto.
Cristian Astorino
Mattia Amodeo
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