Progetto multidisciplinare "La Favola" - Classi prime scuola secondaria di primo grado  IC A. Moro Capriolo

FAVOLE DAL MONDO

Pencils border

Pink polka dot border

Paper stack border

Conoscete la guerra di Troia? Più di trenta secoli fa, Paride, figlio del re di Troia, rapisce la bella Elena, moglie di Menelao, un re greco. Per vendicarsi, i Greci fanno la guerra a Troia per più di dieci anni. La nostra storia avviene in un pollaio dove vivono due galli in pace. Ma un giorno, una gallina arriva ed è subito battaglia. Proprio come a Troia, l'amore provoca la guerra. Per diversi giorni, i galli combattono. La notizia si diffonde in tutto il vicinato. Tutti gli animali del pollaio vengono ad assistere allo spettacolo. Dopo un po' di tempo, a forza di colpi duri, uno dei due contendenti vince. Come premio per la vittoria, riceve la compagnia, l'ammirazione e l'amore di tutte le Elene dalle belle piume. Lo sconfitto scompare. Si nasconde in un angolo buio del pollaio. Piange sul suo destino. Ha perso l'onore e i suoi amori preferiscono il suo rivale. Che vergogna! Vede l'altro e la sua rabbia monta. Si allena ogni giorno per prepararsi alla rivincita. Affila bene il becco e le sue ali e i suoi fianchi sono duri come la roccia. Spinto dalla gelosia, diventa un temibile avversario. Ma tutti questi esercizi non serviranno a niente.

Green polka dot border

Orange polka dot border

Il bue e le pecore Gruppo 1 - 1A

C'era una volta un gregge di pecore che tentò di entrare nel recinto del bue a rubargli l’acqua. Ci riuscirono e il bue se ne accorse: “Cosa ci fate dentro il mio recinto?” E le pecore dicendo una bugia risposero: “Volevamo visitare il recinto”.&nbsp;&nbsp; Il bue le lasciò, intanto le pecore iniziarono a prendere tutta l’acqua. Dopo un po' le pecore cominciarono a sprecare l’acqua che il bue aveva a disposizione. Il bue si voltò e le scacciò. Non avendone più, il&nbsp;padrone diede al bue acqua nuova, intanto le pecore, scacciate dal bue non trovarono più dell’acqua.&nbsp; La favola dimostra che chi troppo vuole nulla stringe.&nbsp; David Bargan-Lorenzo Delussu-Luca Volpones-Omar Kaouri&nbsp;&nbsp;

Bunting border

Un cane della razza Dulau, amichevole e fedele al suo padrone, una volta aveva visto un suo vecchio amico, Juju, un cucciolo a macchie, che dal giardino era stato portato in casa, e che adesso sta su un tappeto morbido e guarda fuori con orgoglio.&nbsp;&nbsp; “Juju, come stai amico?” gli chiese il cane muovendo la coda, che tra i cani è un segno di rispetto.&nbsp; “Grazie, mon cher”, rispose Juju. “Sto bene, dormo, mangio, corro e rotolo. Ma dimmi, come stai tu?”.&nbsp;&nbsp; “Io sono lo stesso di sempre. Sopporto la fame, la pioggia e il gelo facendo la guardia, dormo vicino ai cancelli con i cavalli, e dagli chef spesso prendo calci. Ieri anche il figlio mi ha tirato calci, perché non avevo abbaiato in tempo. Ma tu Juju, con quale favore hai ottenuto un successo così grande? Cosa offri al tuo padrone essendo così piccolo?”.&nbsp; “Io, mi sorprende la tua domanda, ballo come persone su due piedi, agisco con astuzia” Morale: anche tra le persone c’è chi ottiene successo con furbizia.&nbsp;

Grey polka dot border

Un giorno caldo d’estate, in un recinto di pecore entrò uno sconosciuto rompendo la staccionata con la sua enorme corporatura.&nbsp; Il capo gregge spaventato chiese timidamente: “Buongiorno signor bue, di cosa ha bisogno?”.&nbsp; Il bue rispose con arroganza: “Voglio tutta l’acqua che avete a disposizione!”.&nbsp; Il capo ribatté: “Se hai molta sete possiamo darti un po' della nostra acqua, non tutta, perché anche noi ne abbiamo bisogno con questo caldo”.&nbsp; Ma il bue non voleva saperne e così le pecore si avvicinarono tra loro e riuscirono a spingere il bue fuori dal loro recinto, e il bue rimase a bocca asciutta.&nbsp; Questa favola dimostra che chi troppo vuole nulla stringe.&nbsp; &nbsp; Luca Volpones&nbsp; &nbsp;&nbsp;

Blue polka dot border

Una favola albanese: Plaku dhe pema e ullirit

Traduzione: Cervello intelligente

C'era una volta un uomo molto intelligente, sapeva tutto e si ricordava tutto. Poteva recitare tutte le poesie. Poteva in due ore pensare a come costruire una casa, poteva ricordarsi tante cifri difficili, ad esempio se tu gli avessi chiesto quanto avrebbe fatto 37.458 bambine più 8.169 maschi, lui rispondeva in un attimo. Ma lui non tanto contento. Perché? Pensava sempre che non aveva figli e quando lui sarebbe morto non sarebbe rimasto nessuno con il suo talento. Passa un mese, ne passano due, passa un anno e un giorno gli viene un'idea, cioè inventare un cervello, non come il suo, ma più grande. Fece fatica per due settimane, poi però ci riuscì. Ma lui aveva paura che il suo gatto potesse passare di fianco al suo cervello e con la coda buttarlo giù, così pensò di chiudere il cervello in una scatola. Tutti i giorni lui insegnava al cervello ad essere più intelligente di tutti. Aveva anche pensato di chiamare tutti i suoi parenti, i suoi amici e vicini di casa per trasferire al cervello le loro conoscenze, così arrivarono gli uomini da lui per comunicagli tutto ciò che vedevano e sognavano. Così è nato il cervello intelligente che ad oggi si chiama computer

Il gallo e il gatto Gruppo 4 - 1A

Una mattina un gallo andò a pescare e dopo poco arrivò un gatto che si mise a pescare anche lui; quando il gallo pescò un pesce molto grande, il gatto fu geloso, perciò, il gallo cercò di aiutare il gatto e gli disse: “Lo possiamo condividere” Il gatto non accettò perché voleva mangiare un pesce pescato da lui, quindi attese... Dopo molto tempo, finalmente, riuscì a pescare un pesce molto più grande di quello che aveva pescato il gallo.&nbsp; La morale della favola dimostra che chi fa da sé fa per tre.&nbsp; Alice, Delia, Aaron, Simone, Edoardo.&nbsp;

Purple polka dot border

C'era una volta in un prato, una tartaruga che stava cercando provviste per l’inverno. Mentre cercava le provviste, vide che si stava facendo buio, quindi cominciò a tornare a casa. Cercando il sentiero di casa incontrò un gatto che le chiese: “Ehi tartaruga, che cosa ci fai qui a quest’ ora? Ti sei persa?” La tartaruga rispose: “Sì, mi sono persa, potresti aiutarmi a cercare la via di casa?” Il gatto le disse: “Certo, seguimi!” Durante il cammino, la tartaruga e il gatto cominciano a fare amicizia, anche se il gatto aveva già pianificato di farla cadere nel lago. Arrivati al lago, la tartaruga chiese: “Si può aggirare il lago? Sono una tartaruga di terra, non so nuotare!” Il gatto rispose: “No, ma non è tanto profondo, dai vieni!” La tartaruga rifiutò, e il gatto la spinse dentro. La tartaruga innocente affogò davanti agli occhi di quel gatto malvagio e falso.&nbsp;&nbsp; Morale: meglio soli che male accompagnati.&nbsp;&nbsp; Nina e Giada

Craft paper border

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Il termine favola, come anche fiaba, deriva dalla parola latina fabula, che indica semplicemente un “racconto”&nbsp;

La favola nasce dal piacere di raccontare ed è un elemento ricorrente nella cultura di ogni paese.&nbsp;

Le favole parlano dei vizi e delle virtù dell’uomo e vogliono sempre insegnarci qualcosa.&nbsp;

Fin dall’antichità la favola ha suscitato l’attenzione degli scrittori che, non solo raccolgono e utilizzano le favole popolari, ma ne creano anche di nuove.&nbsp;

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Una favola senegalese: Diamala bu bari titar

Traduzione: Il pescatore e il pesciolino

Un pescatore, dopo aver gettato in mare la rete, ne trasse su un pesciolino. Poiché era piccolo, il pesciolino lo pregava di non prenderlo, ma di lasciarlo andare nel mare, visto che era così minuscolo. "Poi, quando sarò cresciuto", aggiunse, "e sarò diventato grande potrai prendermi, in quanto ti sarò anche di maggiore soddisfazione". E il pescatore gli disse: "Sarei davvero uno sciocco se lasciando andare un guadagno che ho già in mano, sia pur piccolo, sperassi in uno di là a venire, anche se fosse grande."

Traduzione: Il contadino intelligente

Un contadino doveva attraversare il fiume.&nbsp; Aveva con sé un leone, una capra e un mucchio di erba.&nbsp; Per attraversare il fiume c’era una barchetta su cui potevano salire solo due persone alla volta, quindi il contadino inizia a pensare, cosa dovrei fare?&nbsp; Se porto prima il leone, la capra si mangia l'erba, se porto prima l’erba, il leone si mangia la capra.&nbsp; Dopo aver pensato, trovò una soluzione: portò prima la capra, poi ritornò indietro a prendere il leone e si portò indietro la capra, portò l’erba e infine la capra. La morale insegna: usare un po’ di astuzia serve molto.&nbsp;

ਬਘਿਆੜ ਅਤੇ ਲੇਲਾ

C'erano una volta una pecora e una mucca che vivevano insieme in una stalla. La stalla, però, aveva un difetto, ovvero che due animali così grossi non ci stavano. La pecora e la mucca, infatti, litigavano sempre; perciò, la notte non riuscivano a dormire, dal momento che erano troppo vicine tra loro e se non dormivano, il giorno dopo continuavano a litigare. Ogni giorno la stessa storia! Cominciava la mucca: “Devi mangiare di meno pecora, altrimenti non ci stiamo nella stalla.” “ Tu mucca, invece, mangi poco?.” “ Sì.” Rispondeva la mucca. E la pecora ribatteva: “ Non è assolutamente vero, mangi anche tu e tanto!!!” Una notte alla pecora venne in mente un’idea, così, la mattina dopo, disse alla mucca: “Mucca, ho un’idea: perchè la notte non ci alterniamo, ovvero una notte io dormo fuori dalla stalla e la notte successiva dormi fuori tu?” La mucca accettò e la notte seguente cominciarono a fare così. Da quel giorno non litigarono più.&nbsp;&nbsp; Morale:&nbsp;Patti chiari, amicizia lunga.&nbsp;&nbsp;&nbsp; Sofia, Giorgio e Julia

Una favola in rumeno: valduva si piticul

Un jour, le coq vainqueur se perche sur le toit pour chanter sa victoire. Un vautour passe par là. Il entend le chant du coq. Alors, il attaque le fanfaron et l’emporte dans ses serres. Adieu la gloire, adieu l’amour, bonjour vautour !&nbsp; Voyant cela, le coq perdant sort de sa cachette. Et grâce à la bonté du destin, il s’en va faire le coquet auprès de ces dames, les poules.&nbsp; Elles le saluent et elles le fêtent parce que c’est lui leur nouveau maître.&nbsp; Le hasard aime bien faire des coups pareils. Les vainqueurs qui se vantent risquent de s’attirer des problèmes. Il faut faire attention et, après une victoire, il faut rester toujours modeste.&nbsp; &nbsp;&nbsp; Jean de La Fontaine&nbsp;

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… e una favola in inglese&nbsp;

A young and impressionable moth once set his heart on a certain star. He told his mother about this and she counseled him to set his heart on a bridge lamp instead. “Stars aren’t the thing to hang around,” she said; “lamps are the thing to hang around.” “You get somewhere that way,” said the moth’s father. “You don’t get anywhere chasing stars.” But the moth would not heed the words of either parent. Every evening at dusk when the star came out he would start flying toward it and every morning at dawn he would crawl back home worn out with his vain endeavor. One day his father said to him, “You haven’t burned a wing in months, boy, and it looks to me as if you were never going to. All your brothers have been badly burned flying around street lamps. Come on, now, get out of here and get yourself scorched! A big strapping moth like you without a mark on him!”&nbsp;

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Si è scelto di farlo attraverso l’approfondimento della favola, un genere letterario presente nella tradizione orale di ogni popolo e quindi uno strumento capace di creare punti d’incontro.&nbsp;

E alla fine, lavorando in gruppo, abbiamo inventato le nostre favole:&nbsp;

LA CIGALE ET LA FOUMI

C’est l’été, le soleil brille et il fait chaud. Comme la saison est belle&nbsp;! On entend le chant charmant de la cigale. Parce que la cigale est une artiste&nbsp;: elle profite du beau temps, elle s’amuse et chante tout le temps. Elle ne se préoccupe pas du lendemain parce qu’elle trouve facilement de quoi manger. Et elle chante et chante encore parce qu’elle est heureuse. De son côté, la fourmi est aux champs. Elle travaille sans s’arrêter. Elle ne se repose jamais. Le repos, c’est une perte de temps&nbsp;! Parce que la fourmi est réaliste, elle travaille pour l’hiver&nbsp;: elle récolte du grain et le ramène dans sa maison en prévision de la mauvaise saison. Mais quand les premiers jours de froid arrivent, la cigale ne trouve plus une seule petite mouche à se mettre sous la dent. La pauvre, elle a très faim. Il faut pourtant manger&nbsp;! Que peut-elle faire&nbsp;? Alors elle va frapper à la porte de la fourmi, sa voisine. Mais la fourmi n’est pas contente de la voir. -Qu’est-ce que vous voulez&nbsp;? dit-elle d’un ton sec. La cigale sourit et demande très poliment&nbsp;:

Una favola cubana - lingua spagnola: La cucarachita Martina

Una volta un nano sposò&nbsp;una ricca vedova che era stata sposata con un grande uomo di stato.&nbsp; Un tempo avrebbe avuto una vita più tranquilla,&nbsp;ma alla fine anche il nano la fa felice...&nbsp; Con lavoro e pazienza,&nbsp;puoi fare quanto uno grande.&nbsp; &nbsp;

Una falena giovane e impressionabile una volta desiderò ardentemente una certa stella. Ne parlò a sua madre e lei le consigliò invece di puntare su un lampione da ponte. "Le stelle non sono compagnie da frequentare", ha detto; "Le lampade sono da avere vicino." "In questo modo arrivi da qualche parte", disse il padre della falena. “Non si va da nessuna parte inseguendo le stelle.” Ma la falena non prestò ascolto alle parole di nessuno dei genitori. Ogni sera al tramonto, quando spuntava la stella, cominciava a volare verso di essa e ogni mattina all'alba tornava a casa, stanca della sua vana impresa. Un giorno suo padre gli disse: «Non ti sei bruciata un'ala per mesi e ho l'impressione che non lo farai mai. Tutti i tuoi fratelli sono rimasti gravemente ustionati volando attorno ai lampioni. Forza, adesso, esci di qui e fatti bruciare! Una falena grossa e robusta come te senza una cicatrice!

C’era una volta un gatto che tutti i giorni girava intorno a uno stagno. Un giorno il gatto vide uscire una tartaruga dallo stagno e le disse: “Ciao, bella tartaruga, cosa ci fai qui?” La tartaruga un po' spaventata rispose balbettando “Ciao, io vivo qui nello stagno. Tu invece cosa ci fai qui? " Il gatto le rispose: “Sono qui per prendere una boccata d’aria, ti andrebbe di fare due passi con me? Ho una proposta da farti!” La tartaruga, curiosa di conoscere la sua proposta gli disse: “Sentiamo, cosa mi devi dire?” Il gatto non ci pensò due volte e disse: “La mia proposta è questa: tu mi prendi qualche pesciolino dallo stagno, siccome è molto tempo che non mangio. Io in cambio diventerò il tuo migliore amico.”&nbsp; La tartaruga ci pensò un po' e poi gli rispose “Mi dispiace, ma io non voglio essere tua amica, perché credo che tu non voglia davvero essere mio amico; tu vuoi solo da mangiare, ma non puoi entrare nello stagno, perché hai paura dell’acqua!”&nbsp; Questa favola ci insegna: meglio essere soli che male accompagnati.&nbsp; Azzurra e Aurora

una favola bosniaca: SELJAK I SINOVI

Classi prime I.C. A. Moro - Capriolo scuola secondaria di I grado

«Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano venuti allo stesso ruscello.&nbsp; Il lupo stava più in alto e, un po' più lontano, in basso, l'agnello.&nbsp; Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cercò una causa di litigio.&nbsp; "Perché - disse - mi hai fatto diventare torbida l'acqua che sto bevendo?&nbsp; E l'agnello, tremando:&nbsp; "Come posso - chiedo - fare quello di cui ti sei lamentato, o lupo? L'acqua scorre da te alle mie sorsate!"&nbsp; Quello, respinto dalla forza della verità:&nbsp; "Sei mesi fa - aggiunse - hai parlato male di me!"&nbsp; Rispose l'agnello:&nbsp; "Ma veramente... non ero ancora nato!"&nbsp; "Per Ercole! Tuo padre - disse il lupo - ha parlato male di me!"&nbsp; E così, afferratolo, lo uccide dandogli una morte ingiusta.&nbsp; Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti.»&nbsp; FEDRO&nbsp;

The moth left his father’s house, but he would not fly around street lamps and he would not fly around house lamps. He went right on trying to reach the star, which was four and one-third light years, or twenty-five trillion miles, away. The moth thought it was just caught up in the top branches of an elm. He never did reach the star, but he went right on trying, night after night, and when he was a very, very old moth he began to think that he really had reached the star and he went around saying so. This gave him a deep and lasting pleasure, and he lived to a great old age. His parents and his brothers and his sisters had all been burned to death when they were quite young.&nbsp; Moral: Who flies afar from the sphere of our sorrow is here today and here tomorrow.

Una favola albanese: Peshkatari dhe peshku i vogël

Marble

FAVOLE DAL MONDO

CLASSI PRIME I.C. CAPRIOLO, SCUOLA SECONDARIA I GRADO

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La volpe e la lumaca Gruppo 5 - 1A

Un giorno una volpe prudente decise di andare nel bosco a cercare qualcosa da mangiare. Mentre cercava, trovò una lumaca che, non avendo coraggio cercò di nascondersi sotto una foglia, ma vedendo che la volpe l’aveva vista urlò: “Ti prego, non schiacciarmi”. Ma la volpe non la sentì e per non finire nei guai fece finta di non aver visto e sentito la lumaca e la calpestò “per sbaglio”. Nel frattempo, c’era la numerosa famiglia della lumaca che osservava la scena ma non arrivò in tempo, quindi decisero di vendicarsi e strillarono: “La pagherai amaramente!”. Di notte andarono dalla volpe e mentre dormiva strisciarono sui suoi occhi e la accecarono con la loro bava.&nbsp;&nbsp; Morale: A mali estremi, estremi rimedi.&nbsp; Caterina, Awa, Alessio e Anjeza.&nbsp;

Traduzione: L'orso ingannato dalla volpe

Una volta un orso vide una volpe che portava un mucchio di pesci.&nbsp; L'orso pensò tra sé: -Come mai la volpe ha del pesce? É inverno e il lago è gelato!&nbsp; Allora le chiese: - da dove hai preso tutto quel pesce?&nbsp; -L’ho preso dal lago, caro amico!&nbsp; -Ma come hai fatto se il lago è congelato?&nbsp;&nbsp; -Ho scavato un buco nel ghiaccio, vi ho messo la coda e ho aspettato un po'. Così tutti i pesci sono venuti alla mia coda e adesso li ho nelle mie mani.&nbsp; L'orso, sentendo questo, corse al lago. La volpe rise tra sé della stupidità dell’orso e, sorridendo, andò via.&nbsp; L'orso fece come gli aveva detto la volpe, ma non prese neanche un pesce. Rimase ancora un po', poi, vedendo che aveva freddo, si decise di andare via. La coda si era però incastrata nel ghiaccio.&nbsp; Con tanti sforzi riuscì a tirarla fuori, ma purtroppo, non era più intera, vi era solo la metà. Con dolore e rabbia l’orso andò dalla volpe, che era nel buco di un albero ad assaporare i suoi pesci.&nbsp;&nbsp; -Perché tu hai la coda intera insieme ai pesci, invece io non ne ho neanche uno e per giunta ho la coda rotta?&nbsp; -Tu, stupido, credi forse che te lo dirò? Mai!&nbsp; Questa favola ci insegna che la stupidità può trarre in inganno. La favola vuole anche insegnare perché l’orso non ha la coda lunga.&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Traduzione: Il contadino e i figli

Prima di morire, un contadino chiamò i suoi figli e, volendo risvegliare in loro l'amore per la terra, disse: "Figli miei, sto morendo. Cercate nella vigna e lì troverete tutto ciò che possiedo." "Forse lì è sepolto qualche tesoro", pensavano i figli e dopo la morte del padre lavorarono tutto il campo da un angolo all'altro. Non trovarono veramente il tesoro, ma la vigna ben coltivata produsse molta più uva di prima. Il vero tesoro per l'uomo è il lavoro.

Una favola in moldavo: Doi câini

Un lupo affamato vide un agnello che beveva a un fiume e, cercando un pretesto per prendersela con lui, gli disse: “Mi stai sporcando l’acqua, così non posso bere!”.&nbsp; Ma l’agnello disse: "Non è possibile, io sono più a valle di te, l’acqua che bevo io, da te è già passata!”.&nbsp; Il lupo rispose: “L’anno scorso hai insultato mio padre!”.&nbsp; Ma l’agnello di nuovo rispose: “Non è possibile, non ero neanche nato!”.&nbsp; Allora il lupo gettò la maschera e disse: “Puoi avere ragione quante volte vuoi: io ti mangerò lo stesso”. &nbsp; È inutile difendersi a parole da chi vuole commettere un’ingiustizia.&nbsp; &nbsp;

Si racconta che una volta un cane trovò un pezzo di carne fuori da una macelleria.&nbsp; Stava attraversando il fiume con quello in bocca, quando vide il suo riflesso nell’acqua e pensò che fosse un altro cane. Mentre apriva la bocca per mangiare, il suo pezzo di carne cadde nel fiume.&nbsp; L’avidità è una cattiva decisione.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Chi è puntuale, nessun disastro potrà mai fare Gruppo 1- 1B

Una volta, in un bosco, c’erano uno scoiattolo e un ghiro, siccome era autunno, lo scoiattolo, che era molto puntuale, cominciò a faticare per prendere le ghiande sulle alte e maestose querce, così a fine novembre era già pronto per affrontare il freddo e faticoso inverno, anche se in inverno lo scoiattolo dormiva.&nbsp; Invece, il ghiro, che aveva già cominciato a divertirsi già a maggio, ignorava che dopo dicembre le ghiande, le nocciole e le castagne incominciavano a scarseggiare, così ne prese solo qualche etto, quindi, andò a supplicare lo scoiattolo come faceva ogni inverno: - Sono stato troppo imprudente, ti prego, siccome tu di ghiande ne sei pieno fino al collo, dammene almeno qualche chilo, ti giuro che non te lo chiederò mai più!” -.&nbsp; Ma lo scoiattolo, che ne aveva abbastanza di dare al ghiro ogni inverno le sue ghiande, che si era guadagnato faticando, gli tirò una ghianda rinsecchita in fronte e lo fece cadere dal pino in cui lo scoiattolo abitava.&nbsp; Così, dopo circa un mese, il ghiro morì di fame.&nbsp; &nbsp; Morale. Chi è puntuale, nessun disastro potrà mai fare.&nbsp;

Una favola in latino: Lupus et agnus

Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi.&nbsp; Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.&nbsp; Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit:&nbsp; "Cur - inquit - turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?"&nbsp; Laniger contra timens :&nbsp; "Qui possum - quaeso - facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor."&nbsp; Repulsus ille veritatis viribus:&nbsp; "Ante hos sex menses male - ait - dixisti mihi".&nbsp; Respondit agnus: "Equidem natus non eram!"&nbsp; "Pater, hercle, tuus - ille inquit - male dixit mihi!"&nbsp; Atque ita correptum lacerat iniusta nece.&nbsp; Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.&nbsp; FEDRO&nbsp;

La falena lasciò la casa di suo padre, ma non volò attorno ai lampioni delle strade e non volò attorno ai lampioni delle case. Continuò a cercare di raggiungere la stella, che era distante quattro anni luce e un terzo, ovvero venticinquemila miliardi di miglia. La falena pensava che fosse impigliata nei rami più alti di un olmo. Non raggiunse mai la stella, ma continuò a provarci, notte dopo notte, e quando fu una falena molto, molto vecchia cominciò a pensare di essere davvero arrivata alla stella e andava in giro a dirlo. Ciò le diede un piacere profondo e duraturo, e visse fino a tarda età. I suoi genitori, i suoi fratelli e le sue sorelle erano stati tutti bruciati vivi quando erano molto giovani. Morale: è molto meglio non accontentarsi di una realtà che non ci piace, ma saper seguire i propri sogni e fare di tutto per realizzarli.

Un giorno una rana sciocca in un prato ha visto un bue, tanto grosso come natura l'aveva fatto quel buon bestione. "Ma quanto è bello!" e desidera di tutto cuore, povera creatura, di avere anche lei un pancione grosso e le sue tre dita di pelle comincia a gonfiare. Poi domanda ai girini se lei era più grossa del bue e loro rispondono di no. Allora lei trattiene il fiato, punta i piedi, si riempie di aria e ancora domanda se era grossa abbastanza. Quelli lì intorno dicono tutti "No! No!" Poi lei cerca ormai infuriata di gonfiarsi di più... panf è scoppiata.

Il falco e il gambero Gruppo 2 - 1A

Un giorno un falco, che aveva molto cibo, vide un gambero disperarsi e quindi gli chiese: “Come mai sei disperato?” Il gambero gli rispose:” Non riesco a trovare del cibo, sai dove posso trovarlo?” Il falco impietosito gli rispose:” Guarda, non stare a cercarlo, vieni da me che te ne do un po’ del mio.” I due si avviarono e il gambero tornò a casa con un sacco pieno di cibo. Qualche tempo dopo il falco non riusciva a trovare del cibo; quindi, andò dal gambero che ne aveva molto. Il falco gli chiese: “Potresti darmi un po’ del tuo cibo?” Il gambero ridendo gli rispose:” No. Hai sbagliato a offrirmi il tuo cibo, buffone! Non te ne do neanche una briciola.” Il falco arrabbiato con il gambero se lo mangiò e prese tutto il suo cibo.&nbsp; Sulla via di casa pensò tra sé e sé: “Meglio soli che mal accompagnati.”&nbsp; CHIODINI DANIELE, DIUF ABDOULAYE, ERISA TOMORRI E VIOLA MANSI.&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;

Un re diede un ordine: “chi avesse detto una frase intelligente sarebbe stato premiato con quattrocento monete d’oro”.&nbsp; Un giorno, con i suoi guardiani, stava passando vicino a un contadino che stava piantando un alberello di olive. Il re gli chiese “Perché stai piantando un alberello di olive quando sai che ti darà i frutti tra vent’anni? E si vede che fra poco morirai.” ed il contadino rispose “Quelli prima di noi hanno piantato e noi abbiamo mangiato i frutti e adesso pianto io per quelli che verranno.”&nbsp; Il re disse "Questo è un buon atto ed è una frase intelligente, perciò, ti premio con quattrocento monete d’oro.”&nbsp; Il contadino prese i soldi e si mise a ridere ed il re chiese “Perché ridi?” e il contadino rispose “L’alberello d’olive dà i suoi frutti tra vent’anni invece il mio li ha già dati.”&nbsp; Il re ascoltò e disse “Anche questa è una frase intelligente, perciò, dategli altre quattrocento monete d’oro.”&nbsp;&nbsp; Il contadino prese i soldi e si mise di nuovo a ridere e il re gli chiese “Perché ridi ancora?” e il contadino rispose “Ogni alberello dà i suoi frutti ogni anno invece il mio li ha già fatti due volte.”&nbsp; &nbsp;Il re diede ordine alle sue guardie: “Dategli altre quattrocento monete d’oro e scappiamo al più presto possibile.”&nbsp; Più tardi una guardia chiese al re “Re, perché ha dato l’ordine di scappare al più presto possibile?” e il re rispose “Non avete visto quanto era furbo? Se fossimo stati ancora lì ci avrebbe preso le monete fino alla sera.”&nbsp; Ragazzi e ragazze, la bontà dà sempre i suoi frutti.&nbsp;

Una favola in indi: Budhiman kisava

-Très chère Madame, pouvez-vous, s’il vous plaît, me prêter juste un peu de grain pour pouvoir passer l’hiver. Je n’ai rien à manger. -Non, non, non, répond la fourmi en agitant la tête de gauche à droite. Tout le monde sait que la fourmi n’est pas prêteuse. -Très chère Madame, avant le prochain mois d’août, je vous rends tout votre grain, avec des intérêts, insiste la cigale. Alors, la fourmi a un petit sourire moqueur et dit&nbsp;: -Ma petite demoiselle, moi l’été je travaille, je ne m’allonge pas dans l’herbe tendre pour bronzer au soleil. Et vous, qu’est-ce que vous faites l’été&nbsp;? -Moi l’été, répond simplement la cigale, je chante le jour, je chante la nuit. J’aime la chaleur du soleil au bord de la rivière, le parfum des fleurs des champs et la douceur des nuits étoilées du mois d’août. -Eh bien petite madame, si l’été vous chantez, cet hiver vous pouvez danser, dit la fourmi. Vos plaisirs ne m’intéressent pas et si vous mourez de faim, c’est parce que vous êtes une paresseuse et une irresponsable. Après ces mots, la fourmi rentre dans sa maison et claque la porte derrière elle.

Una volpe affamata scorse alcuni grappoli d’uva che pendevano da una vite e volle afferrarli. Ma non riuscì a raggiungerli, e mentre si allontanava, commentava tra sé: "Non sono mica maturi!” Così anche tra gli uomini alcuni, se per la loro incapacità non possono arrivare alla meta, ne danno la colpa alle circostanze.&nbsp; (Esopo)&nbsp;

Traduzione: Il cane e la colazione

Un cane stava cercando la colazione di mattina, trovò un gallo e gli chiese: “Sei te che mi hai mangiato il cibo? Il gallo si svegliò e disse: “Io non rubo le cose degli altri”. E il cane disse: “Ah! Se scopro chi mi ha rubato la colazione lo faccio fuori!”. Il cane stava proseguendo la ricerca della colazione, trovò un gatto pigro con vicino la colazione (dolci, formaggio) e gli chiese: “Sei stato tu a mangiare la colazione?”. E il gatto pigro rispose “No, non sono stato io! Come prima cosa non mi piacciono i dolci, e secondo non mangio il formaggio”. E il cane se ne va via chiedendosi chi possa aver mangiato la sua colazione.

Abbiamo poi analizzato delle favole in italiano:&nbsp;

IL GAMBERO E SUA MADRE&nbsp;

“Non camminare di traverso”, continuava a ripetere la madre al gambero “e smettila di sfregare i fianchi contro le rocce umide!”&nbsp; “Ma se vuoi che impari, mamma” sbottò il figlio “comincia tu a camminare dritto e io, guardando come fai, cercherò di imitarti.”&nbsp; Quelli che rimproverano gli altri devono prima di tutto vivere onestamente e rigare dritto, e solo allora potranno insegnare a fare lo stesso.&nbsp; &nbsp; Esopo, Favole&nbsp;

C’erano una volta una pecora e una mucca che non andavano d'accordo da quando la fattoria in cui vivevano era stata abbandonata. La loro fattoria era in campagna in un prato aperto. Nella fattoria fra i recinti della mucca e della pecora c’era un grosso buco dove la pecora entrava tutti i giorni a prendere in giro la mucca. Un giorno la mucca e la pecora uscirono a pascolare e la mucca le disse: “Se mi prenderai ancora in giro, te la farò vedere io”. Da quel giorno in poi la pecora non prese più in giro la mucca.&nbsp; Morale: Patti chiari amicizia lunga!&nbsp; Gabriele P. e Davide

Il corvo e il passero Gruppo 3 - 1B

C’erano una volta un passero e un corvo che vivevano sullo stesso ramo. Un giorno il passero era affamato e decise di andare a catturare dei vermi da un giardino vicino e, quindi, vedendolo il corvo tornare con un'appetitosa colazione gli disse: "Buongiorno caro passero cosa hai portato di buono?”, e il passero gli rispose: “Ehilà corvo ti piacciono i vermi che ho portato dal giardino qui vicino?”; in quel momento il corvo da perfido amico gli disse: “Perché non lasci qua i tuoi bei vermetti e te ne vai a riposare un po' nella tua tana? Te li controllo io”.&nbsp; E così sentendo quelle parole, il passero gli credette e gli lasciò tutti i vermi e se ne andò a riposare. Però il corvo malvagiamente pensando, iniziò a divorarsi tutti i vermi, ma mentre li stava mangiando, lo vide un falco che aveva fame e perciò iniziò a graffiarlo e gli sottrasse i vermi rubati al povero passero. In conclusione, il corvo finì graffiato e non prese niente.&nbsp; La morale di questa favola è che le bugie hanno le gambe corte.&nbsp;

La tartaruga e la cicogna Gruppo 3 - 1A

C’era una volta una tartaruga sperduta nelle montagne del monte Mida. La tartaruga gridava: “Aiuto! Aiuto!”. Una cicogna la sentì e andò a soccorrerla: la tartaruga mostrò molta gratitudine, la cicogna invece non le rispose ma le diede soltanto un brutto sguardo, la tartaruga invece le diede un sassolino tutto sporco di fango. La cicogna lo prese, ma subito dopo lo buttò e lo prese un coniglio che lo tenne sempre nel portafoglio e dopo qualche settimana con il suo sassolino diventò ricco ma non diede importanza alla sporcizia del sassolino. La favola dimostra che “A caval donato non si guarda in bocca”.&nbsp; Linda, Hafsa, Mohssine, Nathan&nbsp;&nbsp;

Un giorno due scimmioni litigavano per ottenere la mano di una scimmietta. Mentre litigavano per capire chi fosse il più forte, uno scienziato rapì di nascosto la scimmietta e la portò nel suo laboratorio. Durante la notte i due litiganti si accorsero che la scimmia non c’era più; vagarono per tutta la foresta e videro il laboratorio dello scienziato con dentro la loro amata. Allora decisero di riprendersela facendo una statuetta della scimmia con i sassi e le foglie, la scambiarono e scapparono. Essendosi aiutati a vicenda, anche se erano nemici, diventarono ottimi amici.&nbsp;&nbsp; L’UNIONE FA LA FORZA&nbsp; Gallinaro Nicole Vittoria, Zanni Luca, Moraschini Alberto, Zanni Nicolò, Scarabelli Edoardo

Una favola in rumeno: Punguţa cu doi bani&nbsp;

Era odată o babă şi un moşneag. Baba avea o găină, şi moşneagul un cucoş; găina babei se oua de câte două ori pe fiecare zi şi baba mânca o mulţime de ouă; iar moşneagului nu-i da nici unul. Moşneagul într-o zi perdu răbdarea şi zise:&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; – Măi babă, mănânci ca în târgul lui Cremene. Ia dă-mi şi mie nişte ouă, ca să-mi prind pofta măcar.&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; – Da’ cum nu! zise baba, care era foarte zgârcită. Dacă ai poftă de ouă, bate şi tu cucoşul tău, să facă ouă, şi-i mânca; că eu aşa am bătut găina, şi iacătă-o cum se ouă.&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Moşneagul, pofticios şi hapsin, se ia după gura babei şi, de ciudă, prinde iute şi degrabă cucoşul şi-i dă o bataie bună, zicând:&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; – Na! ori te ouă, ori du-te de la casa mea; ca să nu mai strici mâncarea degeaba... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

COCORICO! Grandi signori&nbsp; Restituite il sacchetto con due soldi!&nbsp; &nbsp; Il signore, molto infastidito dalla sfacciataggine del gallo, arrivato a casa ordinò ad una cameriera di prendere il gallo e buttarlo nel forno.&nbsp; La cattiva cameriera esegui l’ordine del suo padrone. Il gallo, appena visto questo nuovo sopruso, riuscì a rimettere tutta l’acqua che aveva bevuto, spegnendo la carbonella ardente, poi uscito dal forno, cominciò a bussare alle finestre della villa gridando:&nbsp; &nbsp; COCORICO! Grandi signori&nbsp; Restituite il sacchetto con due soldi!&nbsp; &nbsp; Il signore ordinò di buttare il gallo in mezzo alle mandrie di animali della fattoria.&nbsp; Il gallo felice si mise ad ingoiare mucche e buoi, vitelli e cavalli e con la pancia piena continuò a sbraitare:&nbsp; &nbsp; COCORICO! Grandi signori&nbsp; Restituite il sacchetto con due soldi!&nbsp; &nbsp; Il signore arrabbiatissimo ordinò di gettare il gallo nella stanza del tesoro: forse qualche moneta gli andava di traverso.&nbsp; Il gallo ingoiò tutte le monete d’oro e poi:&nbsp; &nbsp; COCORICO! Grandi signori&nbsp; Restituite il sacchetto con due soldi!&nbsp; &nbsp; Finalmente il signore disperato restituì il sacchetto al gallo che tutto contento prese la strada di casa.&nbsp; Tutti i volatili della casa del signore, visto quanto era bravo il gallo lo seguirono.&nbsp; A questo punto il signore era felice di non vedere più il gallo.&nbsp; Arrivato al portone della casa del suo padrone il gallo cominciò a chiamare:&nbsp; COCORICO! COCORICO!&nbsp; Sentito il richiamo del suo gallo, il vecchio corse fuori dalla casa. Il gallo era impressionante: grande come un elefante e seguito da migliaia di oche, galline, anatre, tacchini...&nbsp; Il gallo disse all’uomo di stendere un tappeto in mezzo al cortile, poi movendo le ali lo riempì di alti animali. Il vecchio felice abbracciava il suo gallo.&nbsp; Venne fuori anche la vecchia che invidiosa chiese qualche moneta al vecchio che ricordò il consiglio di picchiare il gallo avuto da lei. La vecchia picchiò la gallina fino alla morte. La vecchia rimase anche senza le uova e non aveva più niente da mangiare.&nbsp; Il vecchio impietosito la nominò guardiana delle sue galline.&nbsp; Quanto al gallo andava in giro insieme al suo padrone con collane di monete d’oro: erano ricchi e benvisti da tutti.&nbsp;

Il pappagallo sventurato Gruppo 3 - 1C

C’era una volta un pappagallo che viveva in un canyon. Un giorno decise di andare in esplorazione nel deserto lì vicino. Sorvolando i cactus notò un imponente cammello che lo fissava dritto negli occhi. Questo cammello era guidato da un indiano chiamato Samir. Il pappagallo planò delicatamente su una roccia e disse: “Ehi tu! Cosa ci fai qui nel bel mezzo del deserto?”. E l’indiano rispose: “Sono qui per una consegna che devo fare a un mio amico”.&nbsp; Il pappagallo ribatté: “Io sono solitario e sono senza famiglia, mi potresti aiutare?”. “Certo! Se vuoi ti posso dare un po’ di frutta”, rispose l’indiano (Samir però teneva segreto al pappagallo il fatto che la mela fosse infettata); il pappagallo annuì contento della generosità dell’indiano e i due strinsero una forte amicizia. Il pappagallo volò alla sua tona per mangiarsi tutta la frutta donata. Mangiando una mela, si accorse che all’interno c’era un verme parassita con all’interno un veleno letale. Il pappagallo già dal primo morso iniziò a sentirsi male e morì nel suo rifugio.&nbsp; LA MORALE È: FIDARSI E BENE, MA NON FIDARSI È MEGLIO.&nbsp; Ferrari Andrea, Corsini Gabriel, Salerno Ruben Manuel, Vezzoli Raffaele, Barbieri Brian

Il corvo e il passero Gruppo 2 - 1B

In un bosco passava spesso un corvo che voleva rubare tutte le scorte di cibo.&nbsp; Un giorno il corvo si dipinse il becco di arancio per sembrare un passero e andò da un piccolo passero gentile e tranquillo che viveva sul ramo di un albero e gli disse: “Mi puoi ospitare? Ho bisogno di riposarmi”. Il passero rispose: “Si, ti ospiterò, ma tu sei un passero, vero?” il corvo gli rispose: “Si sono un passero te lo assicuro”. Allora il passero accolse il corvo pensando fosse un passero come lui; solo dopo poco tempo però il passero vide il corvo rubagli i vermi dalla sua scorta di cibo e lì capì che il passero che aveva accolto era in realtà un corvo. Così gli fece lavare il becco che diventò da arancio a nero. Così il corvo andò in prigione e gli abitanti del bosco non ebbero più problemi.&nbsp; Le bugie hanno le gambe corte.&nbsp;

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di essere ammirata da tutti gli animali, era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: "Guardatemi, io sono la più bella". Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta. Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise ad adularla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa: "Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessun altro animale può giungere..." e così dicendo, la condusse verso la palma della foresta. Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. Il suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto. Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato. Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa: "Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali. La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.

Una favola in moldavo: ursul pacalit de vulpe

Abbiamo poi ascoltato delle favole nelle lingue studiate a scuola:&nbsp; una favola in francese

LES DEUX COQS&nbsp;

Connaissez-vous la guerre de Troie ? Plus de trente siècles en arrière, Pâris, fils du roi de Troie, enlève la belle Hélène, femme de Ménélas, un roi grec. Pour se venger, les Grecs font la guerre à Troie pendant plus de dix ans.&nbsp; Notre histoire à nous se passe dans un poulailler où vivent deux coqs en paix. Mais un jour, une poule arrive et c’est tout de suite la bataille. Tout comme à Troie, l’amour provoque la guerre.&nbsp; Pendant plusieurs jours, les coqs se combattent.&nbsp; Le bruit se répand dans tout le voisinage. Tous les animaux du poulailler viennent assister au spectacle. Après un moment, à force de coups méchants, l’un des deux combattants gagne.&nbsp; Pour le prix de sa victoire, il&nbsp;&nbsp; reçoit&nbsp;&nbsp; la compagnie, l’admiration et l’amour de toutes les Hélène au beau plumage.&nbsp; Le vaincu disparaît. Il se cache dans un coin sombre du poulailler. Il pleure sur son sort. Il a perdu son honneur et ses amours préfèrent son rival. Quelle honte ! Il voit l’autre et sa rage monte. Il s’entraîne tous les jours pour prendre sa revanche. Il aiguise bien son bec et ses ailes et ses flancs sont durs comme le roc.&nbsp; Porté par sa jalousie, il redevient un redoutable adversaire.&nbsp; Mais tous ces exercices ne vont servir à rien.&nbsp;

Una favola in dialetto bresciano: La rano e 'l bò

In occasione del 21 febbraio, giornata della lingua madre, si è cercato di dar voce a tutte le lingue presenti nelle nostre classi prime.&nbsp;

Un giorno, il gallo vincitore si sporge sul tetto per cantare la sua vittoria. Un avvoltoio passa di lì. Sente il canto del gallo. Allora, attacca lo sbruffone e lo afferra coi suoi artigli. Addio gloria, addio amore, buongiorno avvoltoio! Vedendo ciò, il gallo sconfitto esce dal suo nascondiglio. E grazie alla bontà del destino, se ne va a fare il civettuolo con le signore galline. Esse lo salutano e lo festeggiano perché è lui il nuovo capo. Il caso ama giocare simili colpi. I vincitori che si vantano rischiano di attirarsi dei problemi. Bisogna fare attenzione e, dopo una vittoria, bisogna sempre restare modesti.

Abbiamo anche ascoltato favole dal mondo che i nostri compagni di classe ci hanno regalato:&nbsp;

Una favola in lingua albanese: Cikada dhe milingona La cicala e la formica

Una cicala canta tutta l'estate, prendendo in giro delle formiche che raccolgono le provviste. Continua nel suo ozio, incurante degli avvertimenti riguardo alla pericolosità dell'inverno, quando non ci sarà niente da mangiare. Giunge l'inverno e la cicala corre dalla formica a chiedere da mangiare, ma è respinta, morendo. La morale dice che non bisogna essere pigri.

Il gatto e il gambero Gruppo 2 - 1C

Un bel giorno un gatto passeggiava per la spiaggia. All’improvviso vide un gambero che usciva dall’acqua e, siccome aveva fame, si gettò contro il gambero. L’inseguimento si prolungò fino al pontile, dove entrambi caddero in acqua. Visto che il gatto non sapeva nuotare, il gambero chiamò i suoi amici per aiutarlo. Una volta fuori, però, il gambero si girò per andarsene, ma il gatto lo prese e se lo mangiò.&nbsp; LA PERFIDIA RESTA SEMPRE LA STESSA, ANCHE SE È FATTA OGGETTO DI MASSIMA BONTA’.&nbsp; Uristani Virginia, Rolli Martina, Guelfo Alessia, Bonfanti Chiara, Lancini Marika, Mohamed Abdelmoghny Nagy Jana

Un giorno, in un prato, c’era una tartaruga che stava camminando. Ad un certo punto arrivò il re dei gatti e le disse: “Tu da oggi sarai la mia serva.” La tartaruga gli disse: “Ok, va bene.” La tartaruga faceva questo lavoro da un po' di tempo, quando gli disse: “Adesso basta, sono stanca di fare questo lavoro, me ne vado”. Allora il gatto le rispose: “Tu non vai da nessuna parte”. La tartaruga, allora, iniziò a scappare più veloce che poté. Il gatto la lasciò correre, perché sapeva che avrebbe trovato qualcuno di migliore della tartaruga. MORALE: Meglio soli che male accompagnati.&nbsp; Martha e Linda

Una favola in moldavo: Creier minune

Una favola in lingua araba:

Traduzione: La coccinella Martina

C'era una volta una coccinella che puliva il portico della sua casa, quando ad un tratto trovò una moneta e pensò:&nbsp;"Cosa mi potrò comprare? Mi comprerò una scatola di caramelle....&nbsp;No, no, che dopo mi dicono che sono golosa! Mi comprerò una bella collana. No, no, perché mi diranno che sono vanitosa. Mi comprerò della cipria per il viso".&nbsp; Quando finì di fare le pulizie, andò in un negozio e comprò la cipria, tornò a casa a farsi la doccia e si truccò. Poi si mise a sedere sotto il portico.&nbsp; Dopo un po' passò un maialino e le disse: "Coccinella Martina, come sei carina! Mi vorresti sposare?".&nbsp;"Ti ringrazio, ma non è vero che sono carina. Cosa fai di notte?".&nbsp; "Mangio e russo, oink, oink”&nbsp; "Allora no, mi spaventeresti!". Il maialino se ne andò.&nbsp; Dopo un po' passò un cane: "Coccinella Martina, come sei carina! Mi vorresti sposare?".&nbsp; "Ti ringrazio, ma non è vero che sono carina. Cosa fai di notte?". "Mangio e abbaio, bau, bau!".&nbsp; "Allora no, mi spaventeresti!". Ed anche il cane se ne andò.&nbsp; Dopo passò un topolino e le disse: "Coccinella Martina, come sei carina! Mi vorresti sposare?".&nbsp; "Ti ringrazio, ma non è vero che sono carina. Cosa fai di notte?".&nbsp; "Mangio e dormo!".&nbsp; La coccinella Martina, tutta contenta, accettò e lo stesso giorno si sposarono. Vissero felici e andarono d'accordo.&nbsp;

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