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Alice nel paese del virus sfida il fantasmino Corona V

by marilena vantaggiato

Pages 2 and 3 of 22

ALICE NEL PAESE DEL VIRUS
SFIDA
IL FANTASMINO CORONA V
Illustrazioni
a cura degli alunni della classe
4^ A
Istituto comprensivo
"San Giuseppe da Copertino"
Autrice
Giovanna Politi
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C’era una volta una bimba ricciolina con le gote rosse come mele e una spruzzata di lentiggini che la facevano apparire assai monella. Aveva nove anni e si chiamava Alice.
Alice era una bambina socievole, la sua
allegria contagiava chiunque le
stesse intorno e tutti adoravano
trascorrere del tempo
in sua compagnia.
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Lei era la felicità di mamma e papà che l’avevano lungamente attesa come il più grande dono del loro amore, era la gioia dei nonni che appena la vedevano entrare dalla porta cambiavano subito l’espressione del loro viso, ed era la peperina della scuola con le sue mille idee pensate e le altrettante prontamente realizzate.
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Alice era una bambina impavida
e sprezzante del pericolo:
«Io non ho paura di niente,
né del buio, né dei mostri,
dei fantasmi, delle streghe e dei lupi cattivi»,
ripeteva spesso.
Ma un giorno, all’improvviso il suo mondo magico fu modifico e stravolto da un fantasmino piccolo e pericoloso che lei seppe chiamarsi Corona V.
Corona V era ovunque ma era invisibile e in breve tempo tolse alla bambina tutte le cose che amava di più. Per paura d’incontrarlo lei non poté più andare a scuola, incontrare gli amici e giocare con loro, correre dai nonni per un abbraccio, andare al parco con il monopattino e frequentare la piscina.
Corona V s’infilava dappertutto e se le avesse soffiato addosso, le avevano spiegato mamma e papà, il suo fiato sarebbe stato pericoloso per lei e per gli altri.
Così Alice per difendersi, fu costretta a stare in casa moltissimi giorni, dovette adattarsi a vedere i suoi amici in videochiamata sul cellulare, non poté abbracciare i nonni, né fare quella gara di tuffi in piscina per cui aveva lavorato tanto.
In breve tempo, Alice divenne triste e malinconica, spesso la mamma la trovava seduta dietro la finestra che guardava fuori con gli occhi lucidi di pianto. Le strade erano deserte come non le aveva mai viste, come se tutti gli esseri umani fossero scomparsi dalla terra inghiottiti da un mostro cattivo.
Un giorno chiamò la mamma e le disse: «Mamma, ti ricordi quando dicevo che non avevo paura di nulla?».
La mamma annuì e le fece una carezza sul viso. Alice continuò: «Beh, non è più così mamma! Ho scoperto di aver paura di Corona V.
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