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Una Storia, Tante Storie.Loading...
Presenze ebraiche a Castel San GiovanniTi raccontiamo una storia, anzi, alcune, diverse storie: segmenti, tessere di percorsi, di mosaici...
Ma prima, ringraziamo chi ci ha dato l'occasione di lasciarci coinvolgere in queste storie: Paolo, che ci ha fornito significative tracce sul contesto; Giorgio, che ha raccolto il testimone e che ci chiede di entrare in gioco, di fare la nostra parte, nella staffetta che è la vita.
...ogni storia si colloca in momenti e luoghi precisi, si interseca con la Storia, ci lascia ferite da medicare, sofferenze da lenire, ma anche passione, coraggio e dedizione, moniti e doni da conservare e condividere.
PB
Ma prima, ringraziamo chi ci ha dato l'occasione di lasciarci coinvolgere in queste storie: Paolo, che ci ha fornito significative tracce sul contesto; Giorgio, che ha raccolto il testimone e che ci chiede di entrare in gioco, di fare la nostra parte, nella staffetta che è la vita.
...ogni storia si colloca in momenti e luoghi precisi, si interseca con la Storia, ci lascia ferite da medicare, sofferenze da lenire, ma anche passione, coraggio e dedizione, moniti e doni da conservare e condividere.
PB
GLI EBREI A PIACENZA
La comunità ebraica italiana, la più antica della diaspora, è sempre stata esigua ma continuamente e ininterrottamente presente nella nostra penisola da oltre 2200 anni. (Carla Antonini, Leggi razziali e antisemitismo a Piacenza).
A Piacenza, gli ebrei, che provenivano soprattutto dalla Francia, arrivarono circa 600 anni fa, verso la fine del Trecento. Il cuore della loro comunità era Piazza Borgo, dove vivevano e spesso praticavano l'usura; dunque a Piacenza non c'era un vero e proprio ghetto, ma succedeva spesso che gli ebrei decidessero di vivere vicini. Nel caso di Castel San Giovanni, le notizie più remote di insediamenti ebraici nella città risalgono al XV secolo; le cronache castellane di quegli anni parlano di un clima favorevole per le attività solitamente gestite dagli ebrei, quali appunto l'usura. (Matteo Corradini, Isacco dove sei?; Paolo Brega, Presenze ebraiche a Castel San Giovanni).
Fino al periodo napoleonico, la presenza degli ebrei ha comunque dovuto fare i conti con diffidenze di fondo e con un forte radicamento di istituzioni cattoliche a loro ostili. Solo dopo la conquista della parità dei diritti con l'amministrazione francese di Moreau de Saint Méry, si è avuta una maggiore agibilità civica, che si sarebbe manifestata pienamente nelle vicende risorgimentali. (Paolo Brega, op. cit.).
La comunità ebraica italiana, la più antica della diaspora, è sempre stata esigua ma continuamente e ininterrottamente presente nella nostra penisola da oltre 2200 anni. (Carla Antonini, Leggi razziali e antisemitismo a Piacenza).
A Piacenza, gli ebrei, che provenivano soprattutto dalla Francia, arrivarono circa 600 anni fa, verso la fine del Trecento. Il cuore della loro comunità era Piazza Borgo, dove vivevano e spesso praticavano l'usura; dunque a Piacenza non c'era un vero e proprio ghetto, ma succedeva spesso che gli ebrei decidessero di vivere vicini. Nel caso di Castel San Giovanni, le notizie più remote di insediamenti ebraici nella città risalgono al XV secolo; le cronache castellane di quegli anni parlano di un clima favorevole per le attività solitamente gestite dagli ebrei, quali appunto l'usura. (Matteo Corradini, Isacco dove sei?; Paolo Brega, Presenze ebraiche a Castel San Giovanni).
Fino al periodo napoleonico, la presenza degli ebrei ha comunque dovuto fare i conti con diffidenze di fondo e con un forte radicamento di istituzioni cattoliche a loro ostili. Solo dopo la conquista della parità dei diritti con l'amministrazione francese di Moreau de Saint Méry, si è avuta una maggiore agibilità civica, che si sarebbe manifestata pienamente nelle vicende risorgimentali. (Paolo Brega, op. cit.).
Dunque, nei primi anni del '900 ci fu un processo di ridefinizione di un'identità ebraica italiana moderna. Tale processo fu però interrotto dell'emanazione delle leggi razziali, che portarono moltissimi ebrei piacentini a subire costanti controlli e restrizioni: vennero infatti espulsi dall'esercito e dal Partito, persero la possibilità di frequentare le scuole, il lavoro e la facoltà di amministrare i propri beni. Quando Piacenza cadde sotto il controllo della Repubblica Sociale Italiana, venne messo in atto un inasprimento della legislazione razziale e stabilito l'arresto degli ebrei "in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati."
A Piacenza, dopo aver escluso ammalati gravi e ultrasessantenni, furono sei le persone arrestate: Tina Pesaro, quattro componenti della famiglia Nichtberger e Ada Levi, che riuscì a sottrarsi all'arresto facendosi ricoverare presso l'ospedale psichiatrico. I prigionieri furono tradotti a Fossoli e da lì inviati ad Auschwitz Birkenau. Nessuno di loro si salvò. (Carla Antonini, Leggi razziali e antisemitismo a Piacenza).
A Piacenza, dopo aver escluso ammalati gravi e ultrasessantenni, furono sei le persone arrestate: Tina Pesaro, quattro componenti della famiglia Nichtberger e Ada Levi, che riuscì a sottrarsi all'arresto facendosi ricoverare presso l'ospedale psichiatrico. I prigionieri furono tradotti a Fossoli e da lì inviati ad Auschwitz Birkenau. Nessuno di loro si salvò. (Carla Antonini, Leggi razziali e antisemitismo a Piacenza).
Tante Storie