Book Creator

Moda e costume

by Scuola Secondaria di I grado - Ripa

Cover

Loading...
RIPARTIAMO
Loading...
Moda, costume e società
Loading...
L'EDITORIALE

In questo numero ci occuperemo di fenomeni sociali che
hanno a che vedere con le abitudini e i comportamenti delle persone, tra cui il modo di vestire.
Tratteremo stereotipi legati a questo argomento e altre questioni di grande attualità come la violenza di genere, spesso ingiustamente imputata a un certo tipo di abbigliamento, mentre secondo noi le cause dell’aggressività degli uomini nei confronti delle donne vanno cercate altrove e hanno radici culturali e psicologiche.

Parlando di moda non possiamo trascurare cinema e spettacolo, che da sempre sono stati vetrine e fonti d'ispirazione per grandi stilisti.

L'abbigliamento scolastico è stato al centro di numerose discussioni e di vicende di cronaca. In alcuni istituti è stata adottata una divisa e abbiamo analizzato i pro e i contro di questa scelta.

Buona lettura!
NON PUOI NON SAPERE CHE...

Negli anni 50 c'era uno scontro tra le così dette pin-up e le classiche bon-ton in fatto di moda.
Le pin-up erano le ragazze più ''scoperte'', che indossavano vestiti sopra al ginocchio e spalle nude. Mentre le bon-ton erano quelle ragazze che si vestivano come signore di altri tempi.
Due dei più grandi stilisti degli anni 50 erano Dior e Chanel.
La diffusione dello stile che definiamo come bon-ton fu in gran parte merito di Christian Dior. Era solo il 1947 infatti quando venne lanciato il cosiddetto “New Look”. Nonostante il nome, questo stile di nuovo non aveva niente: si trattava infatti di un ritorno all’eleganza e alla raffinatezza degli anni precedenti. I suoi vestiti proponevano delle spalle arrotondate e una vita sottile, con gonna particolarmente ampia che raggiungeva i 20 centimetri dal suolo; il successo fu immediato. Coco Chanel, che per alcuni anni lasciò campo libero a Dior, nel 1954 tornò in modo trionfale sulla scena, nonostante i suoi 71 anni, più agguerrita che mai, affrontando il suo nemico con una frase storica: “Dior addobba poltrone, non veste donne”. Dopo aver lanciato un abito da sera in tenda taffetà, nel 1955 Chanel crea un altro classico con la sua borsetta 2.55, realizzata in pelle trapuntata e munita di tracolla in cuoio e metallo. Piano piano si diffondevano sempre di più i suoi completi caratterizzati da pulizia estrema, con bottoni a forma di testa di leone ed il riconoscibilissimo simbolo con la doppia C, che nel 1959 divenne il logo ufficiale della sua azienda. Era solo l’inizio di quello che sarebbe poi diventato il prét-à-porter.
Negli anni 80, la cura del corpo diviene quasi un culto, fare aerobica e sottoporsi a lampade abbronzanti è la prassi. Lo stile Bodycon, caratterizzato da abiti molto attillati, permette di far risaltare i corpi scolpiti.
Si afferma fra molti adolescenti lo stile punk che esprime una subcultura giovanile originata da una deriva della musica rock.
Nello stesso periodo il prèt a porter italiano conquista il mondo grazie a nomi come Armani, krizia, Gianfranco Ferré, Versace, Dolce e Gabbana.
Le giacche oversize e le spalline smisurate vanno molto di moda, associate al power dressing. Le donne in carriera sono ormai molte e l’abbigliamento di tipo maschile è usato per affrontare il mondo degli affari ad armi pari. Colori accesi come il fuxia, il viola, il turchese, il verde acido, il giallo fluo e il blu elettrico caratterizzano questo decennio e sono spesso accostate in un modo che noi adesso chiameremmo color-blocking…
PrevNext