L'arte: identità di un popolo. Giornata della Memoria 2021

Quello del trafugamento di migliaia di opere d’arte, sottratte a famiglie ebree, durante l’Olocausto, è oggi tema di scottante attualità.
Restituire quei beni ai legittimi proprietari significa rendere giustizia dell’ennesimo oltraggio subito da un popolo, che ha rischiato di essere cancellato dalla Storia, anche attraverso la distruzione della Cultura, che aveva prodotto e custodito.

Per non dimenticare...

Hitler y Goebbels con opere d'arte rubate.

Il regime nazista non fu soltanto responsabile di crimini contro l'umanità e dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ma anche di una colpa che la storiografia non ha ancora approfondito a dovere. I nazisti furono dei veri e propri predatori d'arte per un valore ancora oggi difficilmente stimabile.
Potremmo definirlo un prolungato saccheggio di beni culturali da ogni territorio conquistato: quadri, lingotti d'oro, mobili antichi, sculture, pezzi da museo. Dipinti dei più importanti autori sono passati nelle mani dei gerarchi nel silenzio della dittatura. La mancanza di documenti dettagliati e di un inventario ufficiale rende attualmente le ricerche di questi oggetti “perduti” molto difficoltose.

Il 20 agosto 1943, un comunicato stampa emesso dal Dipartimento di Stato degli USA annunciava la creazione dei Monuments Man, una Commissione americana per la protezione e il salvataggio dei monumenti artistici e storici in Europa; tale Commissione era stata proposta dal segretario di Stato Cordell Hull, il quale nel mese di giugno aveva presentato al presidente Roosevelt un memorandum, ricevendone parere positivo.
Nell'amministrazione Roosevelt, 'OK' di FDR su un documento era considerato il consenso presidenziale per l'azione proposta nel documento.

Il Memorandum approvato è costituito da quattro pagine.
Nell'immagine, la prima pagina.

Oro e oggetti d'arte scoperti dall'esercito americano nella miniera di sale di Merkers nell'aprile 1945.

Il generale Dwight D. Eisenhower ispeziona le opere d'arte rubate dai nazisti.
Sono raffigurati anche il generale Omar N. Bradley e il tenente generale George S. Patton, Jr.

Il camion sta trasportando dipinti recuperati dall'esercito americano a Firenze, in Italia.

La Madonna col Bambino, San Giovannino e Due Angeli è un dipinto rinascimentale realizzato, tra il 1480 ed il 1485, da Jacopo di Arcangelo detto del Sellaio. L'opera, eseguita con tecnica ad olio, raffigura la Vergine Maria con in braccio suo figlio, ancora bambino, Gesù Cristo. In secondo piano, sono presenti anche due angeli, mentre sul lato sinistro in basso vi è la figura di Giovanni Battista da piccolo, chiamato per questo motivo "San Giovannino". Tutti i personaggi sembrano rivolgere il loro sguardo a Gesù Cristo, con la madre che, guardando leggermente più in basso, focalizza i suoi occhi sui piedi del figlio.

JACOPO DI ARCANGELO, detto DEL SELLAIO
Madonna col Bambino, San Giovannino e Due Angeli, 1480-1485
Olio su tela, 89 x 59,8 cm

Il dipinto, appartenente a Gustav Arens, fu ereditato dalla figlia maggiore Ann Arens, sposata con Friedrich Unger il quale, essendo di origine ebraica, si vide sequestrare dalle autorità naziste tutta la sua intera collezione artistica, corredata anche dell'opera di Jacopo del Sellaio.
Dietro il pagamento di un cospicuo riscatto, i due coniugi riuscirono a recuperare l'opera. Successivamente, durante le persecuzioni naziste, l'opera sparì di nuovo senza lasciar tracce.
Nel 1974 il dipinto riapparve misteriosamente sul mercato, per poi finire in un'asta nel 1985, dove fu acquistato da un mercante italiano, il quale lo vendette in seguito ad un certo Francesco Federico Cerruti.
Nel 2018 la Fondazione Cerruti riuscì a risalire agli attuali eredi del dipinto, identificati nella famiglia di Grete Unger Heinz, figlia minore di Ann e Friedrich Unger, e nei figli di sua sorella Gitta Unger Meier, Karen Reeds, Andrea e Alan Meier.
Con l'istituzione del nuovo polo museale di Villa Cerruti, gli eredi della famiglia Unger hanno acconsentito all'esposizione della Madonna col Bambino, San Giovannino e Due Angeli di Jacopo del Sellaio presso l'istituzione torinese.

Michelangelo, Testa di Fauno

Nella notte tra il l 22 e il 23 agosto del 1944, un manipolo di soldati tedeschi fece irruzione nel castello di Poppi e, armi in pugno, esplosi alcuni colpi, si impadronì di un gran numero di casse contenenti opere d’ arte custodite al pian terreno del maniero. Erano state trasferite dalla città di Firenze, per essere preservate dai bombardamenti Si trattava di sculture, dipinti, arredi.
Molti di quei preziosi oggetti furono di seguito restituiti, al termine della Seconda Guerra Mondiale e sono oggi esposti nei musei di tutto il mondo, eppure dal tesoro recuperato sparì una scultura di Michelangelo, un capolavoro mai più ritrovato, la celebre scultura della Testa di Fauno.

Diverse le ipotesi: forse trattenuta nel caveau di una banca svizzera o tra le opere sequestrate dall' Armata Rossa come pagamento per i danni di guerra, è uno dei beni trafugati in Europa dai nazisti e non ancora restituiti: l’elenco è lunghissimo.
Non sono mai tornati nel nostro Paese almeno 1500 pezzi: ottocento dipinti, sculture, arazzi, mobili, violini Stradivari, centinaia di manoscritti. Qualcosa sicuramente è stato distrutto dai bombardamenti, ma molte opere probabilmente viaggiano clandestinamente