Noi 14 lei 71

Secondo: grazie all'equilibrio tra le forze; nessun partito aveva una maggioranza assoluta e non poteva quindi decidere da solo la forma dello Stato e i suoi principi. Il socialismo, il comunismo, il liberalismo, avevano punti di vista molto diversi sulla società che si sarebbe dovuta costruire, ma tutte si sforzarono di trovare un accordo sui principi generali senza rinunciare ai valori in cui credevano.

Terzo: tutti accettarono di scrivere regole generali che garantissero il rispetto dei diritti di tutti e non regole che potessero aiutare una parte e danneggiarne un'altra. Questo dipendeva dal fatto che nessuno poteva prevedere chi in futuro avrebbe avuto il maggior potere.

Questa è la storia di un libro che ha in sé mondi interi. E' l'avventura di un pugno di pagine unite da un progetto grandioso: costruire un Paese libero, abitato da persone uguali nei diritti e nelle opportunità senza distinzione di sesso, razza, religione o opinioni politiche; dove la dignità, la pace, la felicità siano diritti di tutti e dove tutti lavorino insieme per raggiungerli e mantenerli. E' il racconto di una passione capace di donare alle idee una forza straordinaria. E' la ''Costituzione della Repubblica italiana'', che nacque settantuno anni fa e che continua a parlare con noi, per noi e di noi, di chi siamo e di chi vogliamo diventare.

Leggi il codice per vedere il video

Una Costituzione è la legge fondamentale dello Stato, alla quale si devono ispirare tutte le leggi ordinarie; un patto di lealtà tra cittadini. La Costituzione italiana è entrata in vigore il 1 gennaio 1948 in sostituzione dello Statuto Albertino; essa è stata redatta dall'Assemblea Costituente eletta due anni prima a suffragio universale poiché, per la prima volta nella nostra storia, avevano preso parte al voto anche le donne.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Realizzato da: Sara Carminucci, Giulia Curzi e Laura Argiuolo

I Principi fondamentali della Costituzione Italiana

PIERO CALAMANDREI E LA COSTITUZIONE | MILANO 26/01/1955 | GRASSOBBIO IN COMUNE 05/07/2016

Uguali, anche se diversi. Tutti i cittadini italiani sono uguali: sono uguali anche se sono diversi per sesso o per razza; sono uguali anche se professano religioni diverse e hanno opinioni politiche diverse, sono uguali anche se hanno menomazioni fisiche o psichiche, sono uguali anche se sono diversi per lavoro svolto e per possibilità economiche. Ma che cosa vuol dire che tutti sono uguali? Due cose: 1.&nbsp;che la legge è uguale per tutti; 2. che tutti devono essere trattati allo stesso modo. A ogni cittadino viene riconosciuta un'uguaglianza formale di fronte alla legge, cioè viene escluso che ci possano essere privilegi o discriminazioni, nessuno può essere escluso dal godimento di un diritto o dall'adempimento di un dovere perché ritenuto inferiore o superiore agli altri.

A ogni cittadino viene però riconosciuta anche un'uguaglianza sostanziale nella società.H anno funzioni e ruoli diversi, ma sono socialmente pari l'imprenditore e l'operaio, l'analfabeta e il grande scrittore, il marito e la moglie, il proprietario terriero e il bracciante ecc. La rimozione degli ostacoli. E' chiaro però che la casalinga relegata in casa, l'analfabeta, il povero, l'emarginato, la persona con disabilità finiranno per trovare grossi ostacoli a partecipare alla vita sociale, economica e politica del paese. La Costituzione perciò impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano e impediscono la libertà e l'uguaglianza dei cittadini attraverso specifiche leggi. Ciò vuol dire mettere tutti nelle condizioni di studiare, di curarsi, di avere i mezzi per sostenersi ecc.

L'Italia è una Repubblica democratica,fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo ,che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.&nbsp;

La nostra Costituzione non si limita a descrivere i rapporti con la Chiesa cattolica ma riconosce la libertà a tutte le confessioni religiose. Le comunità religiose hanno proprie regole, propri culti, proprie credenze e obblighi particolari. Ad ognuna viene riconosciuto il diritto di organizzarsi in base alle proprie norme. Lo Stato regolerà, di volta in volta, i rapporti con le diverse comunità religiose attraverso specifiche intese. E' necessario tuttavia che gli statuti (cioè i regolamenti interni) di ciascuna confessione non siano contrari alle leggi dello Stato italiano.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.&nbsp;

Realizzato da: Giulia Cordisco, Carla Fioroni, Ludovica Carboni e  Rebecca Alemanno

Martina Achille Samuele Aiello Rebecca Alemanno Daniele Amato Laura Argiuolo Leonardo Barelli Martina Campitelli Pier Biagio Carano Ludovica Carboni Sara Carminucci Andrea Castagnani Giulia Cordisco Giulia Curzi Luca Del Moro Matteo Di Giammichele Tommaso Felici Carla Fioroni

Realizzato dalla classe 3G a.s. 2018/2019:

Francesco Gavilanez Anna Graci Tommaso Grelli Alexandru Ionita Sofia Marzonetti Simone Maurizi Martina Minuto Carlo Perosa Filippo Maria Petrone Sofia Straccia Angelica Ulissi

Con la collaborazione delle Professoresse: Loriana Capocasa Catia Cichetti Manuela Federici Claudia Torretta

I costituenti decisero di riconoscere la validità dei Patti Lateranensi per non rischiare di rompere la pace religiosa faticosamente raggiunta con il Concordato del 1929 e per regolare con chiarezza i rapporti dello Stato con il Vaticano e con la Chiesa cattolica. La Basilica di San Pietro e i palazzi vaticani costituiscono lo Stato del Vaticano. Esteso solo 0,44 kmq, garantisce alla Chiesa l'indipendenza e la libertà, permettendo al Papa di svolgere la sua funzione di capo della Chiesa Cattolica.

Realizzato da: Carlo Perosa, Francesco Gavilanez e Leonardo Barelli

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.&nbsp;

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Realizzato da: Tommaso Felici, Tommaso Grelli, Matteo Di Giammichele e Filippo Petrone

Realizzato da: Sofia Marzonetti, Angelica Ulissi e Martina Achille

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.&nbsp;

Alla sua stesura parteciparono 556 deputati, rappresentanti di tutte le forze politiche che avevano fatto la Resistenza, combattendo insieme contro il fascismo (democristiani, comunisti, socialisti, liberali, repubblicani). Essi lavorarono per 18 mesi, dall'estate 1946 al dicembre 1947, confrontando le loro diverse posizioni, discutendo animatamente per raggiungere su ogni articolo un compromesso accettabile da tutti. Il dibattito, infatti, era basato su uno spirito di collaborazione sincera, nell'interesse della nazione. Uno dei padri costituenti disse: “Abbiamo cercato di trovare un'unità, individuando il terreno comune sul quale potevano confluire correnti politiche diverse. La Costituzione non è dell'uno o dell'altro partito, non dell'una o dell'altra ideologia, ma è la Costituzione di tutti gli italiani, di tutta la nazione”. Il 22 dicembre 1947 l'Assemblea Costituente approvò la Costituzione, che venne promulgata

a Palazzo Giustiniani dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore – come abbiamo detto - il 1 gennaio 1948. La Costituzione consta di 139 articoli e si apre con l’elenco dei principi fondamentali che regolano la vita civile ed in seguito si articola in due grandi Parti, la prima delle quali disciplina i diritti e i doveri dei cittadini, mentre la seconda si occupa dell’ordinamento della Repubblica. Chiudono la Costituzione diciotto disposizioni transitorie e finali.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.&nbsp;

Realizzato da: Martina Campitelli, Martina Minuto, Sofia Straccia e Anna Graci

Realizzato da: Luca Del Moro, Daniele Amato e Pier Biagio Carano

Il tricolore repubblicano. Con il referendum del 2 giugno 1946 l'Italia è diventata una repubblica e ha adottato il tricolore come simbolo nazionale. Ma perchè le caratteristiche della nostra bandiera vengono descritte con precisione nella Costituzione? Per impedire che qualcuno (movimento o partito politico) ci possa sovrapporre i propri simboli, rendendo patrimonio di una parte politica un simbolo che appartiene a tutti i cittadini. L'Italia ha una bandiera “rivoluzionaria”, ma, non avendo mai fatto la rivoluzione, l'ha presa in prestito dalla Francia. Il tricolore italiano è infatti figlio di quello francese, con la variante del verde al posto del blu.&nbsp; Il tricolore fu usato probabilmente per la prima volta da Napoleone nel 1796, come vessillo per le legioni arruolate nel suo esercito durante la sua campagna in Italia.

L'anno dopo fu usato dalla Repubblica Cispadana e dalla Repubblica Cisalpina e divenne il simbolo dei rivoluzionari italiani che volevano realizzare in Italia gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità della Rivoluzione francese. Il tricolore fu adottato dai patrioti carbonari, dai mazziniani e dalle truppe garibaldine. Anche Carlo Alberto, re del Piemonte, adottò il tricolore, aggiungendovi al centro lo stemma sabaudo. In questa forma il tricolore è diventato la bandiera del Regno d'Italia proclamato nel 1861. Con l'avvento della Repubblica italiana, dal tricolore è stato tolto lo stemma dei Savoia. Nella bandiera della marina, sia mercantile che militare, sul tricolore vi è anche lo stemma delle antiche repubbliche marinare.

Straniero è chi ha una cittadinanza diversa da quella italiana o non ne ha alcuna. In quest'ultimo caso lo straniero viene definito “apolide”. In base all'articolo 2, la Costituzione riconosce i diritti inviolabili a tutti e, quindi, anche agli stranieri. La situazione degli stranieri di fronte alla legge italiana può essere diversa a seconda dei rapporti e dei trattati esistenti tra il paese di provenienza dello straniero e l'Italia. Per esempio, se ha commesso un reato, può essere giudicato in Italia o essere “estradato” nel suo paese, se tra i due Stati c'è un accordo sull'estradizione*. Allo straniero che nel suo paese non godesse delle libertà che gode in Italia, se fosse per esempio perseguitato per motivi politici, la Repubblica garantisce il diritto di asilo, cioè di restare nel nostro paese, acquisendo lo status di rifugiato. Il diritto di asilo spetta anche ai profughi, cioè a persone che sono scappate dai loro paesi per sfuggire ai pericoli della guerra, di rivolte o di epidemie.&nbsp;

Uno straniero che nel suo paese fosse stato condannato per reati politici non può essere estradato, cioè restituito alle autorità del suo paese. La tendenza è quella di equiparare gli stranieri regolarmente presenti in Italia ai cittadini italiani per quanto riguarda i diritti umani e sociali, ma non per quelli politici. Naturalmente gli stranieri hanno dei doveri, prima di tutto quello di rispettare le leggi, anche quelle fiscali. *Estradizione: è una forma di collaborazione tra due Stati per la lotta alla criminalità. Consiste nella consegna di un individuo da parte di uno Stato a un altro che ha avviato contro di lui un procedimento penale o lo ha condannato per un reato commesso nei propri confini.

In linea di massima la Repubblica ha tenuto fede all'impegno di promuovere lo sviluppo della cultura. L'articolo impegna lo Stato a essere parte attiva nello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica. La “tutela”, cioè la salvaguardia e la difesa del paesaggio (bellezze naturali, parchi, giardini) e del patrimonio storico artistico (musei, biblioteche, pinacoteche, palazzi di interesse storico ecc) è affidata al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero per i Beni e le Attività culturali. L'Italia si è trasformata da paese agricolo in un paese industrializzato con un terziario avanzato. Questo enorme progresso è stato possibile grazie alla crescita dell'istruzione e a sua volta ha innescato processi di crescita culturale.&nbsp;

Naturalmente non si tratta di un compito assolto una volta per sempre, ma di un lavorio continuo per assicurare un adeguato sviluppo culturale, scientifico e tecnico alla nazione. Purtroppo lo Stato continua a destinare poche risorse alla ricerca, per questo prosegue la fuga dei migliori cervelli verso altri paesi. In linea di massima la Repubblica ha tenuto fede all'impegno di promuovere lo sviluppo della cultura ma non sempre gli amministratori locali, i governi, i cittadini stessi, hanno dimostrato la giusta sensibilità verso il patrimonio naturale e culturale dell'Italia, basti pensare ai fenomeni di abusivismo edilizio, alla cementificazione delle coste, all'inquinamento ambientale che hanno spesso compromesso in modo irrimediabile il paesaggio e hanno portato al degrado del patrimonio storico e artistico. &nbsp;

L'azione dello Stato naturalmente non riuscirà mai a rimuovere tutti gli ostacoli e a garantire un'effettiva parità a tutti i cittadini. In un certo senso è come se questo articolo assegnasse allo Stato un compito infinito a favore degli svantaggiati. Uno strumento per svolgere questo compito è la legislazione di vantaggio che prevede “azioni positive” nei confronti di categorie di persone che si trovano in un'oggettiva situazione di disuguaglianza (es leggi per le persone con disabilità, per la parità tra uomo e donna, per favorire la presenza femminile nel mondo economico ecc).

3G ISC Centro "Curzi" S.B.T a.s.2018/2019

COMMENTO ARTICOLO 2

L'articolo 2 contiene un principio fondamentale: esistono alcuni diritti (es il diritto alla vita, all'espressione del proprio pensiero, a muoversi, a formarsi una propria famiglia ecc) che sono dovuti a ogni uomo (non solo quindi ai cittadini italiani) dalla nascita e che nessuno può togliere, nemmeno lo Stato. Questi diritti infatti non sono concessi dallo Stato, ma spettano all'uomo, ad ogni uomo ovunque sia nato e dovunque si trovi. La Repubblica italiana si impegna a intervenire (garantisce) se questi diritti vengono messi in discussione o in pericolo. La Costituzione riconosce che l'uomo non è solo un individuo, ma una persona che vive con gli altri nelle “formazioni sociali”: le famiglie, i partiti, le chiese, le associazioni, i sindacati ecc. Lo Stato riconosce questa socialità naturale dell'uomo e tutela anche le formazioni sociali in cui il singolo vive.

Doveri a cui non ci si può sottrarre. Al possesso di questi diritti corrispondono per ogni uomo una serie di doveri a cui non ci si può sottrarre (inderogabili). Si tratta, come per i diritti, di doveri naturali: rispetto della vita altrui, della libertà di movimento altrui, della libertà di parola degli altri ecc. Dovere di rispettare i diritti degli altri, dunque. Ma, aggiunge la Costituzione, c'è anche il dovere di aiutarsi reciprocamente. I doveri previsti dalla Costituzione sono numerosi, di tipo politico e di tipo economico-sociale. I principali doveri politici sono di essere fedeli alla Repubblica, di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato, di difendere la patria, di andare a votare ecc. I principali doveri economico-sociali sono di lavorare, di pagare le tasse, di mantenere, istruire ed educare i figli, di frequentare la scuola dell'obbligo ecc.

Nell'articolo 7 si afferma che sia lo Stato che la Chiesa sono indipendenti: la Chiesa è libera e padrona di legiferare sulle questioni religiose; lo Stato è libero e padrone di legiferare sulle questioni civili, politiche, economiche. Nessuno può intervenire nelle questioni interne dell'altro. L'articolo riconosce che i rapporti tra Chiesa cattolica e Stato sono regolati dai Patti Lateranensi del 1929 (modificati nel 1984). I Patti lateranensi possono essere cambiati di comune accordo senza che sia necessario modificare questo comma della Costituzione. Fino al 1870 il Papa esercitava anche potere temporale sullo Stato pontificio, che occupava quasi tutta l'Italia centrale. Questo Stato era stato ridotto al solo Lazio nel 1861, quando le popolazioni di Marche e Umbria chiesero l'annessione al Regno Sabaudo e scomparve del tutto quando Roma fu occupata dalle truppe italiane nel 1870.

Il Papa si dichiarò prigioniero politico e proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica del Regno d'Italia.&nbsp;Questa autoesclusione fu in parte superata quando alcuni cattolici vennero eletti nelle liste liberali (Patto Gentiloni) e terminò con la nascita del Partito Popolare italiano fondato da don Luigi Sturzo nel 1919. La rottura tra lo Stato italiano e la Chiesa rimase però fino al 1929, quando fu firmato un accordo tra la Chiesa cattolica e il Regno d'Italia (Patti Lateranensi). Esso fu sottoscritto da Mussolini e dal cardinale Gasparri, in piena epoca fascista. Quando fu scritta la Costituzione, il fascismo era finito da tre anni e da poco era finito anche il Regno d'Italia ed era stata proclamata la Repubblica. &nbsp;

Perché i membri dell'Assemblea costituente scrissero una bella Costituzione? Primo: perché c'erano uomini e donne di grande levatura morale e intellettuale, alcuni dei quali avevano rischiato la vita nella lotta per la libertà propria e della nazione. Il ricordo della dittatura e delle guerre fece sentire a tutti la responsabilità di elaborare un nuovo patto tra i cittadini che fosse capace di evitare di ricadere in futuro nella stessa barbarie. Tra i protagonisti di quella stagione straordinaria c'erano i leader dei grandi partiti antifascisti, da Alcide De Gasperi a Palmiro Togliatti, da Giuseppe Saragat a Concetto Marchesi all’azionista Piero Calamandrei.

·&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Tra loro c'erano anche 21 donne, 9 Dc e comuniste, 2 socialiste e una del movimento dell’Uomo qualunque, in rappresentanza delle donne che per la prima volta, nella storia italiana, il 2 giugno ’46, avevano esercitato il diritto di voto. Con la scomparsa di Emilio Colombo, nel 2013, abbiamo salutato l’ultimo dei 556 deputati «costituenti».

"Noi 14, lei 71" è il titolo che abbiamo scelto per il nostro progetto sulla Costituzione, un titolo che gioca sulla differenza d’età tra noi alunni e la nostra ‘nonna’ comune, che festeggia quest’anno il suo settantunesimo compleanno. Una nonna ancora giovane e bellissima, senza tempo, come la donna ritratta da Alfons Maria Mucha, astro dell'art nouveau che abbiamo selezionato per la nostra copertina e a cui ci siamo ispirati per realizzare il disegno qui riprodotto.

Lavoro realizzato da: Carla Fioroni, Martina Campitelli, Sofia Marzonetti, Laura Argiuolo, Carlo Perosa, Francesco Gavilanez e Ludovica Carboni

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.&nbsp;

E' forse l'articolo più famoso della Costituzione italiana ed è anche uno degli articoli più belli perché riesce a dire con pochissime parole tutto l'essenziale sullo Stato italiano. L'Italia è la prima parola della Costituzione ed esprime subito la consapevolezza che il popolo italiano ha una propria identità storica e geopolitica. E' una affermazione immediata degli ideali e dei sentimenti risorgimentali, che avevano saputo riconoscere nell'Italia la patria comune, nonostante la divisione della penisola in tanti stati diversi. Il 2 giugno 1946 i cittadini italiani hanno scelto a maggioranza, votando in un referendum, che l'Italia non fosse più una monarchia, con a capo un re, ma una Repubblica. La Repubblica italiana è definita democratica perché la sovranità, cioè il potere di comandare, è attribuito al popolo. Quindi l'Italia è di tutti i cittadini che governano insieme: in altre parole tutti noi formiamo lo Stato italiano e insieme prendiamo le decisioni che ci riguardano.

Il popolo è sovrano. Il potere di comandare (la sovranità) appartiene al popolo ed è esercitata dal popolo. Il popolo (essendo formato da milioni di persone) deve però esercitare la propria sovranità nelle forme previste dalla Costituzione, cioè seguendo le regole in essa scritte. In base alla Costituzione i cittadini esercitano direttamente il potere con il referendum e indirettamente eleggendo i propri rappresentanti in Parlamento e nelle assemblee regionali, provinciali e comunali. Fondata sul lavoro. Sul lavoro poggia ed è costruita la Repubblica italiana, esso è il valore più importante: tutti i cittadini devono contribuire con il loro lavoro al benessere e al progresso comuni. Dicendo che la Repubblica è fondata sul lavoro si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria e sullo sfruttamento della fatica altrui. &nbsp;

Lavorare è molto importante perchè la mancanza di lavoro crea una condizione di disagio, di necessità, di bisogno che limita il godimento di altri diritti fondamentali come, ad esempio, quello di formarsi una famiglia. Il fatto che i costituenti ci abbiano dedicato un articolo conferma la centralità del lavoro nella Costituzione. Il lavoro è un diritto e un dovere. Tutti i cittadini hanno diritto al lavoro. La Repubblica italiana si impegna a creare le condizioni perchè in Italia ci sia piena occupazione. Si tratta di un diritto difficile da garantire, perchè nei periodi di crisi economica la produzione rallenta e le imprese assumono di meno o licenziano il personale.&nbsp; In questo articolo lo Stato non si impegna a dare direttamente un lavoro ai disoccupati, ma a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto:&nbsp;

impegnandosi attraverso l'assunzione obbligatoria di invalidi, impegnandosi per rendere sicuri i luoghi di lavoro, emanando norme sul collocamento, leggi che tutelino il lavoratore e favoriscano lo sviluppo economico, adeguando le infrastrutture alle necessità economiche e sociali (porti, aeroporti, ferrovie, metropolitane, strade ecc). Lavorare è anche un dovere. Tutti sono tenuti a lavorare, ma ognuno è libero di scegliere a quale attività o funzione dedicarsi: lo Stato non può obbligare, né impedire ad alcuno di svolgere un'attività o una funzione. Se un cittadino non lavora non verrà punito: la Costituzione non prevede alcuna sanzione per il disoccupato o il fannullone. Il dovere al lavoro non è perciò un obbligo giuridico, ma un dovere morale, quello di partecipare attivamente allo sviluppo della società in cui vive.

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

Con questo articolo la Costituzione sottolinea che l'Italia ripudia, cioè rifiuta, la guerra come strumento di offesa: solamente nel caso in cui sia necessario difendere i cittadini e il territorio italiano è possibile il ricorso alle armi. Traspare la consapevolezza che per mantenere la pace è necessario cooperare con gli altri Stati e che per raggiungere tale scopo è consentita la limitazione della sovranità.

Lo stato italiano ha deciso di limitare la propria sovranità aderendo a organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite o l'Unione europea. L'Italia dunque è contraria a qualsiasi tipo di guerra offensiva, conserva però l'esercito per motivi difensivi, anzi la difesa della patria è considerato uno dei doveri fondamentali del cittadino. Anche in caso di guerra difensiva, per entrare in guerra, è necessario il voto del Parlamento, cioè l'organo eletto direttamente dal popolo.&nbsp;

Progetto d'istituto "Alla ricerca della Bellezza nascosta"

Si ringrazia la Dirigente Laura D'Ignazi

Se vuoi sfogliare l'E-Book leggi il codice

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.&nbsp;

Name

Safari may block some audio or video from playing automatically and ‘read to me’ will skip these. You can configure this in Safari’s preferences.