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Giallo al Castello

by 5B

Pages 2 and 3 of 32

Giallo al castello
Testo scritto dalla classe 5B
Scuola primaria di Campo
A.s. 2020/21
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Personaggi
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Pacomio
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Don Ermenegildo
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Giovanni
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Ada
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Ambrogio
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Luciano
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Bruna
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Amalia
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Zoe
Era un tiepido pomeriggio di settembre. Il castello era all'apice del suo splendore e fervevano i preparativi per l'evento che si sarebbe tenuto in serata. Thea, come ogni anno, aveva organizzato la festa di fine estate. Oltre alla cena la padrona di casa aveva preparato dei giochi per intrattenere i più piccoli.
La castellana era una raffinata artista, si cimentava soprattutto nella scultura. Era molto conosciuta in zona per la sua generosità e gentilezza: ospitava spesso i bambini poveri a giocare nel giardino del castello e faceva loro dei regali. Possedeva inoltre una grande spiritualità. Ogni sera, infatti, Thea si raccoglieva a pregare nella piccola cappella dove era solita recitare il rosario.
La sua pelle era chiarissima e i capelli castani lunghi fino alle spalle, spesso raccolti con delle forcine. Si vestiva sempre in maniera semplice ma allo stesso tempo elegante. Nel 1916, Thea aveva prestato il suo aiuto come crocerossina all'ospedale militare di Milano dove incontrò quello che sarebbe diventato poi suo marito: Giovanni Rasini, che si trovava in quel luogo perchè era stato colpito da un proiettile durante la guerra.
Gli invitati cominciavano ad arrivare. Molti giunsero da Milano, altri da zone più vicine. Per loro erano state messe a disposizione le stanze da letto del loggiato al secondo piano del castello. Arrivarono la dolcissima zia Clara e Luciano, direttore del Museo di Scienze Naturali di Milano che aveva sempre la battuta pronta. Tra gli invitati c'era anche Bruna, impeccabile nel suo completo rosso. Pure don Ermenegildo, finita la sua funzione pomeridiana era in arrivo da Vigo. Ambrogio ancora non si vedeva ma era famoso per essere sempre l'ultimo ad arrivare. Ada, la poetessa, attendeva con ansia le sue vecchie conoscenze che da mesi non vedeva. Lei aveva trascorso tutta l'estate in compagnia della sua amica Thea che le aveva riservato la stanza più bella del castello. 
Era una stanza ad angolo completata da uno splendido erker. La vista era mozzafiato: da un lato si vedeva la chiesa di Vigo, dall'altro il monte Valandro. Ada Negri proprio in quella stanza aveva scritto alcune tra le sue poesie più belle, tra le quali “La statua sul monte Valandro”. Vicino alla sua scrivania si trovava un antico letto in legno. In parte ad esso c'era un comodino sul quale era poggiata una lampada e un libro che Ada leggeva ogni sera prima di coricarsi. Appesi ai muri c'erano vari quadri, molti dei quali raffiguranti il castello.
Nei locali del primo piano stava eccheggiando l'Arabesque di Debussy, la canzone preferita di Thea che le ricordava la sua infanzia, quando in primavera raccoglieva in campagna i fiori appena sbocciati per portarli in chiesa dove era solita pregare. 
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