I miti

Cinquemila anni fa&nbsp;c’era un castello: castello nessuno. All’interno vivevano tanti uomini e tante donne. A Castel nessuno c’era sempre da mangiare, si facevano tante feste e tutti vivevano in pace. Se eri povero e non avevi da mangiare potevi andare a Castel nessuno e venivi accolto a braccia aperte. Il re di questo bellissimo Castello si chiamava Schugand III, ed era molto buono. Un giorno, però, arrivò al castello un uomo molto ricco di nome Oditto San Franco che si recò dal Re e gli disse: “ da questo castello dovete andare via! Il castello è mio. Lo ha costruito mio padre prima di morire”. Ma Schugand III non aveva nessuna intenzione di andarsene e di abbandonare il castello e quindi rispose&nbsp;Oditto: “mio padre lo ha comprato!” Oditto gli spiegò che non l’aveva pagata, ma Schugand per paura di perdere il castello lo fece arrestare. Oditto rimase rinchiuso per tantissimi anni e fino alla morte. Pochi mesi dopo morì anche Re Schugand III. Il castello conteso adesso apparteneva al figlio di Schugand: Re Giacomo, che quando prese il comando si trovò tra le mani un documento importante che affermava che il castello era di Oditto. Re Giacomo allora lo lasciò al figlio di Oditto e ancora oggi il castello è abitato dai discendenti di Oditto.

Giunone molto aggressivamente le intimò di darle il suo potere o sarebbe stata punita. Artemide intimidita glielo diede perché intimidita. infine Giunone navigò fino a Creta da dove, però, Adone era già partito per i cieli. Quindi chiamò Apollo provocando un'eclissi, poi lo obbligò con l'inganno e fuse i cinque poteri acquisiti. Creò la donna giunonica che chiamò "Zaffiro". Essa si accodò agli umani. Ecco perché oggi ci sono molte donne giunoniche.

All'inizio dei tempi, nel profondo del mar morto, un tempo chiamato ERAM, viveva una popolazione formata da sirene e tritoni. Una di queste sirene si chiamava Amira.

Nella terra di nessuno viveva uno scienziato pazzo di nome Mister X che creò dei mostri. Egli voleva conquistare la terra di nessuno. I mostri misero dentro una busta dei volantini e li attaccarono a dei pali. sui volantini c'era scritto: "visitate il sito mmnn e sarete ricchi. " Le persone leggevano il biglietto e visitavano il sito. Lo scienziato li contattava e diceva loro di andare in via della Felicità per diventare ricchi. Arrivati sul posto le persone venivano rapite dai mostri che arrivavano dal cielo, messe in un sacco e portate nel laboratorio dello scienziato pazzo dove sarebbero diventate altri mostri. Però un ero di nome Charly stava dando la caccia ai mostri e allo scienziato pazzo. Charly aveva le orecchie a sventola e indossava un cappello. trovò il laboratorio e catturò lo scienziato, i suoi mostri e li mise in prigione, mentre le persone furono salvate.

Questo ci insegna che non dobbiamo credere a tutto quello che leggiamo.

Ella era innamorata del principe Felix, ma lui era già stato promesso ad Elisea, la principessa del Mar Rosso, un tempo chiamato OTROM. Felix andò da Amira e le disse che loro non potevano sposarsi e che lui si stava innamorando di Elisea. Amira, presa dall'ira e dal dolore decise di andare a chiedere aiuto al Dio del mare Poseidone. Gli chiese se poteva avere i poteri di una Dea per protegger il mare che lei riteneva suo. Poseidone accettò, ma in cambio lei avrebbe vissuto una vita di solitudine, il suo cuore on sarebbe più stato in grado di amare. Avrebbe vissuto in una conchiglia nel profondo del mare, senza la sua coda, diventando Dea protettrice del mar ERAM. Amira fu invasa da un potere grandissimo e decise di far diventare il Mare molto salato così che nessuno potesse abitarci a parte lei. Il mare prese il nome da questo e da quel giorno tutti lo chiamiamo mar morto.

La morale di questo mito è che non sempre riusciamo ad ottenere quello che vogliamo e spesso, se lo otteniamo, dobbiamo sacrificare qualcosa a noi caro. Ad esempio Amira ha rinunciato ad una vita in compagnia degli altri e ha vissuto una vita infelice.

C’era una volta tanto tempo fa, Camazot, Dio dei mutaforma, chiamatosi così perché era colui che aveva protetto il popolo degli Spertilli, una tribù nomade che giorno aveva l’aspetto di semplici umani, ma quando calava la notte si trasformava in pipistrelli, creature notturne che si nutrivano di bacche rosse e, a volte, di sangue. Camazot, però, era stato cacciato dall’Olimpo e destinato a trascorrere l’eternità in una caverna, perché aveva tentato di distruggere la razza umana per far sì che gli Spertilli diventassero i dominatori del mondo. Gli Spertilli erano una tribù abbastanza insolita: oltre al fatto che si trasformavano in pipistrelli si spostavano in continuazione senza carri ne provviste, non entravano mai nelle città e si limitavano a viaggiare nei boschi. Questi avevano una sola legge importantissima, quella di non farsi scoprire mai dagli esseri mani per nessuna ragione al mondo. Un giorno nelle tribù si sparse la voce della nascita di una bambina dai capelli dorati, un fatto mai accaduto prima, perché sin dall’antichità i mutaforma avevano sempre avuto capelli neri.&nbsp;

In principio c'era un eroe che si chiamava CAPELLUTO. Il suo difetto principale era quello di vantarsi, ma era anche molto coraggioso a combattere per difendere i suoi capelli. Capelluto aveva un potere enorme, quello del balsamo. Quando lo usava, i suoi capelli diventavano luccicanti e pieni di brillantini. Dai suoi capelli nacquero gli uomini che però erano privi di capelli. Dopo qualche, però, gli cominciarono a crescere. Loro ebbero molta paura perché erano calvi fin dalla nascita. Capelluto disse loro: "non dovete spaventarvi perché cresceranno a tutte le persone. Gli uomini si tranquillizzarono e da quel giorni chi si agitava aveva i capelli ricci, mentre chi era calmo aveva i capelli lisci. Alcune persone, però, rimasero calve perché avevano la forma della nuca molto bella e non dovevano nasconderla con i capelli. Gli uomini con i capelli vivevano in un mondo adatto a loro: 

Tanto tempo fa, c'era un gigante di nome Tristone: era sempre imbronciato e infelice, piangeva spesso ed era quasi sempre arrabbiato. Nei momenti cupi distruggeva tutto quello che trovava intorno a se. Era sempre solo e non aveva amici con cui parlare e divertirsi, fino a quando incontrò una bambina che voleva diventare sua amica. Il gigante, però, la trattava male e non voleva giocare con lei e alla fine la allontanò. Il tempo passava e lui era sempre più scontroso; intorno a lui divenne tutto scuro, perfino il cielo. Quando diventò vecchio e solo si accorse dell'importanza dell'amicizia e cominciò a piangere fino alla sua morte. Le sue lacrime si trasformarono in stelle che, dal quel giorno, illuminarono le notti scure. Quindi quando una persona guada il cielo le stelle le ricorderanno che una vera amicizia illumina la vita.

Questo suo difetto le causò molti problemi: tutti gli altri bambini la emarginavano e ne avevano paura. Nemmeno i suoi genitori la consideravano come una figlia, ma ne erano disgustati. Il problema maggiore è che non poteva andare a caccia per procurarsi il cibo, ma dovevano portarglielo i suoi genitori perché quando si trasformava la sua pelle emetteva un raggio abbagliante di luce. Una notte, dopo che aveva litigato con i suoi genitori per l’enorme peso che lei era per la sua famiglia, volò via piangendo e un passante la vide trasformarsi in pipistrello. La notizia si diffuse rapidamente e arrivò anche alle orecchie di Camazot che si infuriò e si sentì tradito dalla sua popolazione. Scagliò una maledizione immensa sulla terra: tutti gli Spertilli si sarebbero trasformati definitivamente in pipistrelli, rinchiusi in una grotta e ciechi per non vedere più la luce del sole e brancolare per sempre nel buio insieme a lui. &nbsp;

Questo racconto ci insegna ad aver cura dei propri capelli e che non dobbiamo giudicare le persone calve perché hanno una bella nuca

i fiumi fatti di acqua e shampoo, i sassi che quando si rompevano avevano all'interno balsamo ammorbidente ecc. Da quel giorno in poi gli uomini ebbero cura dei propri capelli e se succedeva qualcosa Capelluto li aiutava.

Cercò per molto, molto tempo finché non ebbe un'idea geniale: prendere un piccolo pezzo di sole, ma non riusciva a dargli una forma. Tornò a casa tutto infelice dicendo di non aver trovato idee utili, ma all'improvviso vide un disegno buttato lì per caso e notò questa strana forma:

La poteva usare come forma, ma doveva pensare ad un nome. Decise di dargli il nome della figlia: STELLA.

Apollo si prese un giorno di riposo e il giorno seguente cominciò a costruire le stelle. Ci sarebbe voluto più di un anno, ma per Apollo nulla era impossibile e così si mise al lavoro. Dopo circa un anno si accorse che era il giorno del compleanno di sua figlia, aveva quasi finito e cercò di sbrigarsi. La sera la festa iniziò senza luci, ma ad un tratto arrivò Apollo con e stelle e tutto diventò luminosissimo. Così nacquero le stelle.

Tanto tempo fa Apollo trovò una moglie con cui fare dei figli. Nacque Stella proprio il giorno del compleanno di Zeus. Stella aveva paura e piangeva e la festa era tutta spenta perché non c'era niente che la illuminava a parte il sole che però era molto più lontano. Allora Apollo decise di creare qualcosa di molto luminoso.

Tutto iniziò in un tempo indefinito, quando il creatore ebbe già fatto il suo dovere.... Tutto si svolse in punto caldo della terra chiamato HOT HOME, ovvero la casa del caldo. In quel posto viveva un serpente che si chiamava De Ambrosis De Cosis, eso era lungo due metri, avido e prepotente. Ma lui non era l'unico a vivere in quel luogo. Infatti, oltre a lui, in quel posto viveva anche Sissi che era un animale giallo, piccolo, senza collo e a macchie. Ogni giorno, proprio perchè era senza collo, il serpente De Ambrosis De Cosis andava da Sissi e le diceva che era brutta, che era una perdente e che non valeva niente. Fece così per ben quarant'anni...Ma Sissi dopo tanti anni di sopportazione, un bel giorno, presa dalla rabbia, spalancò la bocca e inghiottì il serpente. Però siccome Sissi era molto piccola, il serpente molto lungo dallo stomaco di

Sissi si espanse dando vita ad un bellissimo collo alto ben due metri. Allora Sissi si recò da madre Natura che le assegnò il nome di giraffa dal collo lungo.

Mai prendere in giro gli altri perché potrebbe finire male...

Perché quando guardi la foto del ritratto di una persona sembra che ti segua con lo sguardo?

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Hanno collaborato: Pro.ssa Vergari Leda Prof.ssa Fabbri Marzia Prof.ssa Greco Ornella

...Tanto tempo fa esisteva un fotografo di nome

Giuseppe. Era un uomo molto particolare, andava sempre in giro per il mondo in cerca di persone da fotografare. 

Pensava che le persone ritratte nelle sue foto, gli rimanessero impresse nella sua mente per sempre. Un giorno, per caso, incontrò un signore che gli regalò una macchina fotografica molto speciale: aveva il potere di fare fotografie animate. Tornato a casa, attratto dalla curiosità,. Decise così, di fotografare sua sorella Tina, ma quando sviluppò la foto si accorse era capovolta. Cercò in tutti i modi di raddrizzarla, ma niente da fare fino a quando lesse lesse sulla scatola che occorreva pronunciare la parola magica "vivente". La foto si raddrizzò, ma gli occhi di Tina continuavano a muoversi. Giuseppe, stanco di sistemare la foto decise di lasciarla così. Da allora tutti i ritratti ci seguono con lo sguardo e sembra che siano stati fatti con la macchina fotografica di Giuseppe.

Nel 1846, a Rio De Janeiro, in Brasile, c’erano due gruppi: uno formato da otto ragazzi, quello di Rodrigo; l’altro di quattro, il gruppo di Edgard. Il gruppo di Edgard, a differenza di quello di Rodrigo, odiava il basket perché lo reputava uno sport troppo facile. Decisero, allora, di rubare un pallone al gruppo di Rodrigo, soprannominato” i Diavoli Rossi”, e lo dipinsero di bianco per poi disegnarci sopra otto pallini neri, poi disegnarono un campo da basket sul prato di un parco, ma molto più grande. La mattina seguente il gruppo di Edgard andò al parco e non vide le linee del campo. Capirono che era stato il gruppo di Rodrigo, allora decisero di dipingere di vari colori il campo da Basket dei diavoli Rossi. Per questo vennero denunciati dagli stessi Diavoli e incarcerati per 5 anni. Nel 1851, dopo aver scontato la pena decisero di continuare il loro progetto: ridipinsero le linee del campo modificandole un po’, poi misero due tronchi d’albero alle due estremità più corte; decisero che si giocava con un pallone che veniva calciato con i piedi.

Quattro anni dopo il nuovo sport fu approvato dall’O.N.U. e quindi il gruppo di Edgard decise di chiamarlo “CALCIO” visto che si usavano i piedi per calciare un pallone.

Tanto tempo fa c'era un bambino di nome Henry. Non aveva amici e tutti i suoi compagni lo prendevano in giro perché era il secchione della classe. Era molto povero e in casa sua c'era molto freddo. Stufo di vivere in queste condizioni, scappò di casa per non lasciare più tracce di se. Mentre camminava, infuriato, lungo stretti vicoli, prese un grosso bastone e lo tirò, con violenza, contro un muro. Il bastone si ruppe in due pezzi. Henry cominciò a sfregarli uno contro l’altro con furia senza fermarsi.

Questo è il motivo (mito) del mare salato

Tanto tempo fa, quando c’erano tanti castelli, la principessa di un regno sconosciuto si sposò con un principe. Dalla loro unione nacque un bimbo che chiamarono Titan. Titan non era un bambino normale, ma era un gigante. Man mano che cresceva tutto doveva aumentare: le porzioni di cibo, la grandezza dei vestiti, ecc. Per il suo ottavo compleanno, la mamma voleva preparargli una mega scarpetta con olio sale e aceto, mail sale non era sufficiente. La principessa non sapeva dove trovare tutto il sale necessario , allora chiese ad una vecchia megera se conosceva un posto dove trovarlo. “ Qui vicino, oltre il mare, si trova l’isola del sale”, rispose la vecchietta. La principessa chiamò il più valoroso dei suoi soldati e gli ordinò di recarsi sull’isola del sale per rubare 60 Kg di sale. Il soldato partì con una barca di legno e un sacco gigante. Quando arrivò all’isola notò che era sorvegliata da alcuni guerrieri, ma nonostante questo riuscì a riempire il sacco e partire per tornare verso casa, ma quando&nbsp;era a metà strada il sacco si rovesciò e si sciolse nell’acqua.

Tanto tempo fa esistevano un solo uomo e una sola donna. Ebbero dei figli, dei nipoti, dei pronipoti, ecc. In pratica, avevano una grande famiglia e dicevano sempre di aver creato tutto il mondo e che persino Nettuno era stato da loro. Un giorno, però,&nbsp;Nettuno si stancò di sentir dire questa baggianata e diede loro una punizione dandogli una coda di pesce in modo che non potessero più rimanere sulla terra. Li avrebbero presi in giro e non avrebbero potuto più camminare. Decisero di chiedere perdono a Nettuno, ma lui non potè più rimediare. Concesse loro di poter respirare sott’acqua e così si spostarono per andare nel mare e vivere lì. Da questa storia capiamo che l’uomo fin dall’antichitità, quando parla male delle altre persone, non sa mai se la persona di cui sta parlando è così forte da potergli fare male o poterlo umiliare.

Al tempo degli Dei e degli eroi la Dea Giunone desiderava con tutta se stessa di avere una figlia alla sua altezza, così le venne in mente di dover chiedere a un Dio potente di poterla aiutare. Gli Dei che potevano esserle utili erano: Atena, poiché dotata di intelligenza, Artemide, poiché voleva che fosse forte e agile e Adone perché fosse bella. Per prima cosa chiese ad Apollo di condurla da Atena. Apollo acconsentì, prese il suo carro e dopo due ore di galoppo la salutò. Giunone entrò nel tempio di Atena e disse: "figlia mia, dammi il tuo potere e verrai ricompensata". Atena rispose: " te lo darò gratis" e glielo diede. Giunone scese dai boschi e tuono: "Artemide raggiungimi!" Quest'ultima arrivò con balzo e chiese: "cosa volete zia? sono molto impegnata".

C’era&nbsp;una volta, a stagiolandia, un folletto soprannominato da tutto il villaggio “Rubi”. Rubi era molto conosciuto a stagiolandia, aveva il vizio di spogliare gli alberi dalle proprie foglie appena sopraggiungeva il freddo e il gelo. L’unico albero che non veniva mai toccato era il pino. Come in tutti i villaggi, si vociferava che rubi usasse le foglie degli alberi perchè avevano il potere di tasformarsi in denaro. Gli abitanti lo consideravano il più avaro del villaggio. Rubi aveva i suoi difetti, certo era un folletto furbo e di poche parole, ma scoprirono ben presto che era tutt’altro che avaro. Il giorno di Natale sotto fiocchi di neve, Rubi il folletto, fece trovare un albero gigantesco addobbato da mille ghirlande di foglie che non si trasformavano in denaro, ma avevano il potere di rendere magico il Natale, illuminandosi di mille colori e lasciando a bocca aperta tutti gli abitanti. L’intenzione di Rubi il folletto, era di far felici tutti. Quindi quando gli alberi sono spogli vuol dire che è passato il folletto Rubi.

Tanto tempo fa c’era una rondine che si chiamava Cippi. Un giorno doveva fare un lungo viaggio per andare dai suoi genitori. Prese tanto cibo e partì. Ad un certo punto le venne tanto sonno e iniziò a cadere giù. Un angelo la vide e decise di salvarla, la fece cadere su un cuscino bianco e soffice. Poi mise tanti cuscini morbidi nel cielo per tutti gli uccelli che avevano sonno. Così sono nate le nuvole&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Un giorno d'inverno alcuni ragazzi andavano a scuola. Faceva molto freddo e per questo indossavano giacche di lana, sciarpa e cuffie per le orecchie. Ad certo punto si chiesero: "Perché non esistono degli oggetti che tengono calde le mani?" Dopo la scuola tutti tornarono a casa e cercarono al computer degli oggetti da mettere alle mani e uno di loro disse: " ecco i guanti" e poi aggiunse : " perché non li chiamiamo così? " Lo dissero a tutti e sui social anche sui social e così grazie a loro ora esistono i guanti.

Tanto tempo fa viveva cane, stava sempre da soloe non avevanessun amico. Questo non gli piaceva e quindi decise di andare a cercare qualche vero amico. Lo voleva più forte e più potente dei suoi colleghi animali. Qualcuno gli consigliò di andare da Lupo, ma lupo aveva paura di Orso e Orso aveva paura di Leone, il quale aveva molta paura dell'uomo. Allora capì che il più forte e potente era l'uomo e se lo fece amico. Da quel momento il cane visse sempre vicino all'uomo.

Continua, continua….di scatto fece cadere i bastoni e gridò: “ahi!” Si era scottato e tra i due bastoni intravide una piccola fiammella. Continuò ad osservarla e notò che la fiamma cresceva, decise, allora, di tornare a casa con il bastone in fiamme. Giunto a casa appoggio sul primo bastone altri bastoni, la fiamma continuava a crescere. Quando tornarono a casa i suoi genitori, Henry raccontò loro l'accaduto, tutti furono felici per la nuova scoperta perché finalmente non avrebbero più patito il freddo. Naturalmente la notizia si diffuse rapidamente e, così, tutti da quel momento ebbero case calde e confortevoli.

Inizialmente le zebre erano candide come la neve, erano le più belle dell' Africa, tutti si fidavano di loro. Erano soprannominate le "caramelle", data la loro generosità e bontà verso tutti gli animali della Savana. Volevano tutti loro bene, perfino il possente leone, alla loro vista, diventava un micetto giocherellone.

Esse, però, nascondevano un gran segreto. Mangiavano ogni giorno del carbone magico mandato da Argo, 

Dio dell'avidità e del dolore, acerrimo nemico di Etnepaz, protettore della luce e del destino. In cambio del carbone Argo chiese alle zebre di professarlo in tutto e per tutto. Questo carbone aveva il potere di far imprigionare tutta l'avidità, la cattiveria e l'egoismo all'interno del proprio corpo. Le zebre avevano adottato questo metodo per secoli e secoli tanto da far diventare il loro interno totalmente nero. Nero era il cuore, neri i polmoni e anche le vene. Etnepaz non era a conoscenza di tutto ciò fino a quando il suo fidato messaggero non lo scoprì. Etnepaz si arrabbiò talmente tanto che ordinò a una tribù indigena di far guerra alle zebre. Scagliarono frecce e sassate ai poveri animali procurando loro ferite profonde dalle quali fuoriuscì sangue nero che colò sul corpo bianco in forma di strisce imprecise. Dopo la battaglia fu vietato alle zebre di mangiare carbone e le generazioni che seguirono nacquero con le strisce e si cibarono soltanto di erba fresca.

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