Le "Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati"

Per quanto riguarda la differenza culturale le Linee di indirizzo suggeriscono il dialogo con la famiglia come via per un confronto prima di trattare l’argomento allo scopo di non creare disagio in studenti che potrebbero provare nostalgia, ambivalenza, estraneità verso il proprio paese di origine. Ferma restando la necessità di non assimilarli ai ragazzi giunti in Italia per immigrazione. I libri di testo non sempre si rivelano attenti alle peculiarità del bambino e del ragazzo adottato. Molteplici sono gli argomenti sensibili ricorrenti nel percorso di studi e le richieste inopportune rivolte agli studenti adottati. Portiamo qualche esempio di attività ricorrenti:&nbsp; - progetti sulla nascita nella Scuola dell’Infanzia: “Disegnati nella pancia della mamma” , “Disegnati nella culla”, “Facciamo il gioco di nascere”; - la storia personale nella Scuola Primaria: “Chi ti ha dato il nome?”, “Quando hai messo il primo dentino?”, “Quando hai iniziato a camminare?”, “Porta la foto della prima ecografia”; - Primo ciclo: anniversari e celebrazioni, feste della mamma o del papà; - Geografia: “Racconta il tuo Paese d’origine”&nbsp;; - Religione: “Assomigliare al padre….”, “La sacra famiglia” - Italiano e/o Lingua straniera: “Compila il tuo albero genealogico”, "La storia famigliare"; - Matematica: “I tuoi primi numeri (peso, lunghezza alla nascita)”; - Scienze: il Dna, “Da chi abbiamo ripreso?”, "Uso e abuso di sostanze e alcool".

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Queste ultime indicazioni, riferite alla Scuola Secondaria, possono sembrare inserite per completezza. In realtà i bambini e i ragazzi adottati arrivano in Italia in età sempre più avanzata, quindi a volte di poco precedente all'ingresso nella scuola secondaria. Inoltre ogni fase evolutiva comporta le proprie scoperte e le proprie esigenze, pertanto in ogni grado di scuola è necessario tener presente la specificità degli studenti adottati. Ciò è particolarmente importante nelle fasi della preadolescenza e dell'adolescenza in cui ogni ragazzo si misura con la ricerca della propria identità e con l'intensità delle relazioni nel gruppo dei pari.

Un secondo punto che vorrei mettere a fuoco è che l’alunno adottato non è un minore fuori famiglia. Inoltre, come evidenziano&nbsp;le Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine, del 11.12.2017, dal punto di vista giuridico, può derivare da situazioni molto diverse tra loro, quali affido familiare, minori non accompagnati, minori collocati nelle strutture dei sistemi di protezione, minori in comunità sottoposti a provvedimento dell’autorità giudiziaria e in misura cautelare - se minori di 14 anni.

Innanzitutto per sua natura, la condizione di minore fuori famiglia, è temporanea (nasce come tale anche quando poi si prolunga) mentre l’adozione è per tutta la vita. Anche per quanto riguarda la cittadinanza, un minore fuori famiglia non ha necessariamente quella italiana, un bambino adottato, al termine delle procedure, sì. Pertanto la condizione di minore fuori famiglia non è sovrapponibile a quella adottiva, sebbene nell’adozione nazionale siano previste alcune fasi di affido temporaneo e preadottivo per i minori dei quali non sia stata conclusa la procedura di adozione.

Troviamo, innanzitutto, parole che rimandano alla cura quali accoglienza, particolare, attenzione,&nbsp;inserimento, rispetto. Poi rimane centrale la relazione scuola-famiglia, dei soggetti coinvolti in questo percorso di inserimento, quali i docenti, in particolare il referente, i minori, i bambini, i ragazzi, la classe,&nbsp;i genitori, i servizi. Non c’è solo l'insegnante a accogliere il bambino, ma è tutta la comunità che lo accoglie. Infine ci vengono suggeriti gli strumenti: percorsi, documentazione, modalità, strumenti, formazione, apprendimento. Affinché la specificità non diventi criticità, è necessario che si ponga attenzione a conoscere "il bambino adottato" e "il singolo bambino adottato" che entra nella scuola.

Il Referente per l'adozione non è una figura obbligatoria per la scuola e spesso viene ricoperta dal Referente per l'inclusione. Non è necessario che sia genitore adottivo, un insegnante di sostegno o di uno studente adottato. La presenza di un referente non è una delega e non toglie, quindi, agli altri docenti la responsabilità di prendere parte al processo di accoglienza, ma rappresenta un ponte con la famiglia e tra questa e l'interno della scuola. Il suo ruolo è quello di interfacciarsi e collaborare con la famiglia e con le figure esterne alla scuola che accompagnano il percorso e con i colleghi all'interno attraverso la circolazione di informazioni, la promozione della formazione e il supporto alla progettazione didattica.

Le Linee di indirizzo sono state pubblicate nel dicembre 2014, pertanto possiamo ipotizzare che siano note nel mondo della scuola. Ciò che sembra utile in questo caso è porre l’accento su alcuni aspetti importanti per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati. In particolare va messo a fuoco chi è il bambino adottato che entra nella scuola, quali sono le specificità che lo caratterizzano e distinguono e come la scuola possa attivarsi per accoglierlo. Sono rivolte a tutti i gradi di scuola, in quanto l’adozione non riguarda un periodo della vita, ma è per sempre e, quindi, uno studente adottato incontra la scuola in varie fasi della propria vita, anche se l’inserimento avviene solitamente nella fase della scuola dell’Infanzia o nella Primaria. Sono il punto di arrivo di un confronto tra le istituzioni e le associazioni di famiglie adottive, in una progressiva presa di coscienza da parte del Ministero che il bambino adottivo porta nella scuola proprie specificità che richiedono attenzioni mirate, anche in assenza di difficoltà di apprendimento.

Ora propongo una riflessione sulle parole utilizzate nelle Linee di indirizzo. Nella prima nube, qui visibile, le parole sono rade e piccole. Sono quelle presenti una sola volta. Colpisce nell’analisi quantitativa del lessico utilizzato (senza dimenticare che è un testo normativo, non letterario!) il fatto che le parole riconducibili all’ambito semantico del disagio, che, nel sentire comune, rischiano di investire e colorare l’esperienza, il percorso, la realtà dei bambini adottati, siano presenti una sola volta, in un contesto descrittivo della specificità dei bambini e dei ragazzi adottati, a differenza di altre parole ricorrenti, che introducono nelle Linee di indirizzo una nota importante: quale sguardo e quale approccio nel garantire il loro diritto allo studio.

Dall’indice si evince chiaramente tutto ciò: a una prima parte che ci presenta gli alunni adottati nella loro specificità, in quei tratti che li accomunano tra loro e li distinguono rispetto a altri alunni che entrano nella scuola, segue la presentazione di buone prassi sia nell’ambito amministrativo-burocratico, sia in quello comunicativo-relazionale. Seguono, negli Allegati, le schede per raccogliere informazioni a integrazione dei moduli di iscrizione e per il Primo colloquio insegnanti-famiglia, nonché i suggerimenti per per un buon inserimento di un minore adottato internazionalmente.

Per approfondimenti si rimanda all'area dedicata nel sito dell'Ufficio Scolastico Regionale per l'Umbria

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A questo punto è bene porci una domanda: cosa porta a scuola un bambino adottato? Potremmo cadere nell'errore di pensare che alcuni elementi siano sempre presenti. Le caratteristiche somatiche peculiari, il colore della pelle, lingua e cultura peculiari possono caratterizzare un bambino, specialmente nelle adozioni internazionali, ma non sono tipici, ad esempio, nelle adozioni nazionali. Quindi un bambino adottivo, potrebbe presentarsi come gli altri. Quello che porta con sé sempre è la propria storia, fatta di esperienze e incontri diversi. Ciò che accomuna tutti i bambini adottivi, allora, non sono l’aspetto, le radici culturali o linguistiche, ma "la dolorosa realtà della separazione dai genitori di nascita" che, «pur nell’estrema varietà di situazioni» definisce il «vissuto comune» e specifico. fatto di abbandono e sofferenza e la discontinuità tra il passato e il presente, più o meno recente. Tutto ciò ci porta a dire che quando entra nella scuola un bambino o un ragazzo adottato, è importante conoscere la specificità non solo dei bambini adottati nell’insieme, ma di quello in particolare, per comprenderne i bisogni e predisporre l’accoglienza e il percorso nel modo più funzionale possibile.

Quattro sono le parole che ci danno il colore di fondo delle Linee di indirizzo. Innanzitutto la gradualità: è importante dare la possibilità di inserirsi in famiglia e di non entrare a scuola con l’ansia di recuperare il passato, il ritmo, i contenuti. Le Linee di indirizzo parlano di tempo per consolidare i rapporti affettivi in ambito famigliare come necessari nella fase iniziale. Anche una volta entrati a scuola, i nuovi studenti hanno bisogno di gradualità. In tutto, nei tempi di impegno, nelle relazioni, nelle prestazioni richieste. Poi la personalizzazione: nell’accoglienza a scuola di uno studente adottato occorre attenzione sul piano amministrativo e documentale, ma anche nei ritmi e nella progettazione didattica. Terza parola chiave è sinergia: infatti solo con la collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali, del mondo della scuola e la famiglia è possibile realizzare un percorso funzionale. Infine formazione che significa, innanzitutto, consapevolezza di chi è un bambino adottato e di chi è quel bambino adottato presente nella scuola. E’ importante conoscerne la specificità per prevenire e affrontare eventuali criticità.

Indice <a href="bookcreator://page/5N0RQM0iQFWwddKoMkGpNA">Il percorso verso le Linee di indirizzo</a> <a href="bookcreator://page/f3fhH39_TTC7Q5GRDV4NVQ">Perché le Linee di indirizzo</a> <a href="bookcreator://page/bGEWJ90PSlerpcw9S9OkCA">Cosa ci racconta l'indice delle Linee di indirizzo</a> <a href="bookcreator://page/QxqPy9HXTJ-p_p7VQiqYxw">Gli studenti adottati non sono studenti stranieri</a> <a href="bookcreator://page/E5c9zINHTwit_GQkt_WpnQ">Gli studenti adottati non sono minori fuori&nbsp;famiglia</a> <a href="bookcreator://page/GBX2b25EQAmnOeQ1dEKdzg">Gli studenti adottati non sono necessariamente studenti con Bisogni educativi speciali</a> <a href="bookcreator://page/vBBKHKk5TVuRaDdWE_PU2Q">Cosa portano a scuola?</a> <a href="bookcreator://page/y7BIzZCZTr2PHJ6vVo8big">Le aree critiche</a>

L'iscrizione è possibile in ogni momento dell'anno, facendo attenzione a non avere fretta di iniziare appena giunti in famiglia. Scorretto e disfunzionale sarebbe, infatti, un approccio che richiedesse al bambino di “correre” per “recuperare” senza chiedersi “dove sia”, ponendolo fin dall’inizio in una posizione di svantaggio e di ritardo rispetto alla classe e al percorso. La gradualità è posta come via necessaria per ogni grado di scuola. Queste indicazioni sono affiancate da misure burocratico-amministrative volte a gestire criticità connesse con la mancanza (a volte non è pervenuta), l’incompletezza, la transitorietà o la riservatezza (dovuta a una fase/condizione delicata del percorso giuridico) della documentazione disponibile: qualunque sia la situazione documentale, l'iscrizione è sempre possibile. Una Nota della Direzione Generale dell'USR per il Piemonte (Nota prot. n. 4403 del 15.02.2011) è stata ripresa nelle Linee di indirizzo e consente al Dirigente di attestare l'identità del minore in fase di valutazione anche a fronte di documentazione riservata.

Gli Allegati forniscono utili strumenti a disposizione della scuola per raccogliere informazioni a integrazione dei moduli d'iscrizione, per un primo colloquio insegnanti - famiglia, nonché suggerimenti per un buon inserimento di un minore adottato internazionalmente. Allegato 1 - Scheda di raccolta informazioni a integrazione dei moduli d'iscrizione Allegato 2 - Primo colloquio insegnanti - famiglia&nbsp; Allegato 3 - Suggerimenti per un buon inserimento di un minore adottato internazionalmente

Gli studenti di origine straniera,&nbsp;anche quando cresciuti nel nostro sistema scolastico e culturale, spesso utilizzano in casa la propria lingua, respirano e coltivano la propria cultura tra i parenti e nelle comunità culturali in cui si ritrovano, divenendo bilingui. Possiamo individuare una costante nella origine straniera, nel “rapporto vitale con la cultura e la lingua d'origine” a volte accompagnata dalla mancanza della cittadinanza italiana. Altre volte ciò non avviene. Una varietà di situazioni, dunque. I Bambini adottati internazionalmente, invece, hanno avuto tutti origine in un paese straniero e sono portatori di una propria cultura, spesso di fattezze somatiche peculiari, di una lingua diversa, ma, nel presente, quando entrano nelle nostre scuole, la situazione è profondamente cambiata. Tutti sono stati accolti da famiglie italiane e italofone, hanno cittadinanza italiana, ben presto abbandonano la propria lingua madre, assaporano una nuova realtà, abbracciano nuove relazioni. Vivono una discontinuità con il passato. Tutti. Ma la nuova situazione è definitiva.&nbsp;Per tutti. Va sottolineato che i bambini adottati entrano in Italia in età molto diverse tra loro, alcuni in età scolare, pertanto portano nella scuola la propria esperienza scolastica pregressa.

Essendo Linee di indirizzo, non prescrivono un obbligo, ma indicano una direzione, orientano la scuola che nella propria autonomia avrà lo spazio e la responsabilità di individuare le strategie più funzionali in relazione al contesto in cui opera, alle risorse disponibili e, soprattutto, alla unicità di ogni studente. La Legge 107 del 2015 all’art. 1, comma 7, inserisce tra gli obiettivi prioritari possibili per una scuola, l'applicazione&nbsp;delle linee di&nbsp;indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni&nbsp;adottati, in funzione del potenziamento dell'inclusione scolastica. Le Linee di indirizzo sono già uno strumento di conoscenza e formazione, in quanto presentano i principali elementi che caratterizzano uno studente adottato e, d’altra parte, cosa lo distingue da altri alunni, inoltre suggeriscono buone pratiche e, infine, forniscono strumenti.&nbsp;E’ stata necessaria la loro elaborazione allo scopo di evitare di lavorare nella logica dell’emergenza. Infatti conoscere e comprendere una realtà è necessario per attuare strategie funzionali e prevenire criticità ricorrenti.

<a href="bookcreator://page/LytbbZmXR6upn9LhaKNc1Q">Le parole nelle Linee di indirizzo</a> <a href="bookcreator://page/Kcg6zpN0RVmimY6jC921TQ">L'iscrizione</a> <a href="bookcreator://page/n0kIKELgT_ilgYCab-n4SA">La documentazione</a> <a href="bookcreator://page/fmv65GCLQ7y3C35LENTy2w">Entrare nella Scuola - Infanzia</a> <a href="bookcreator://page/jW-YMrqcTMKs9gCDQUqcbg">Entrare nella Scuola - Primaria</a> <a href="bookcreator://page/OHXu66lUTyynxrPJQj7Uxg">Entrare nella Scuola - Secondaria</a> <a href="bookcreator://page/jKacGa_8R_q69kjAJri8cw">La continuità</a> <a href="bookcreator://page/6eLSjI3EQYWIEygOhmG1Zw">La formazione</a> <a href="bookcreator://page/WvTdRoSnTo2fQgl4k6dJhg">I temi sensibili</a> <a href="bookcreator://page/s-KgEkxrQKydswoHVpyBtQ">I ruoli (Usr, Dirigente, Referente d'istituto, Docenti, Famiglia )</a> <a href="bookcreator://page/NZkEdE0GQWywWzycCLTtlQ">Allegati </a>

La possibilità di inserimento in una classe differente da quella anagrafica, successivamente a un percorso di indagine conoscitiva e a una riflessione condivisa tra scuola, famiglia e soggetti coinvolti nel supporto del minore e attraverso “un’attenta e personalizzata progettazione educativa”, consente l’acquisizione dei pre-requisiti necessari per affrontare adeguatamente il percorso scolastico. In accordo con quanto previsto per tutti i gradi di scuola, nell'ingresso nella Scuola Primaria, le Linee di indirizzo suggeriscono ritmi, modalità e accorgimenti possibili tra cui l'utilizzo di compagni tutor, di facilitatori linguistici per una iniziale alfabetizzazione comunicativa e per un successivo approccio alla lingua specifica.

Le Linee di indirizzo sono già uno strumento di conoscenza e formazione, in quanto presentano i principali elementi che caratterizzano uno studente adottato e, d’altra parte, cosa lo distingue da altri alunni, inoltre suggeriscono buone pratiche e, infine, forniscono strumenti. &nbsp;E’ stata necessaria la loro elaborazione allo scopo di evitare di lavorare nella logica dell’emergenza. Infatti conoscere e comprendere una realtà è necessario per attuare strategie funzionali e prevenire criticità ricorrenti.

La formazione, considerata imprescindibile per tutto il personale scolastico, viene suggerita non solo come via privilegiata per la comprensione dell’adozione, delle sue procedure, degli aspetti psico-sociali e didattico-educativi, ma come spazio di riflessione e supporto per gli insegnanti che accolgono alunni adottati nelle loro classi. Le tematiche proposte sono coerenti con le finalità delle Linee di indirizzo e spaziano da temi specifici dell’adozione e del suo iter, a tematiche didattiche funzionali al percorso scolastico. Le Linee di indirizzo suggeriscono nell’affrontare il tema della famiglia o quello della storia personale, vada pensato un percorso uguale per tutta la classe, ma che tenga conto delle molteplici situazioni in essa rappresentate proponendo una visione della famiglia che, superando il legame di sangue, sia fondata su una dimensione affettiva e progettuale. In particolare, suggeriscono, prima di affrontare il racconto della storia personale, un confronto con la famiglia, in modo da non porre in difficoltà bambini che non abbiano memoria, attraverso gli oggetti, le foto o i racconti familiari, delle prime fasi della vita o abbiano, viceversa, memoria di vicende dolorose.

Per quanto riguarda la continuità, è bene tenere conto della grande discontinuità vissuta dai bambini adottati, spesso in tempi recenti rispetto all’ingresso a scuola, e delle vulnerabilità che ciò può comportare, del fatto che il passaggio a un nuovo ambiente implica il cambiamento delle figure di riferimento, dei compagni, degli stili educativi, delle prestazioni richieste. Nelle Linee di indirizzo vengono, pertanto, auspicate misure preventive quali un orientamento che “aiuti a comprendere quale percorso scolastico consentirà a ciascuno di sfruttare le proprie doti e potenzialità” senza pregiudizi e timori o aspettative non realistiche, e un adeguato contatto tra le scuole di provenienza e di ingresso. Vengono anche suggerite misure di accompagnamento quali il costante dialogo scuola-famiglia, la cura delle relazioni interne alla scuola e con l'esterno e la sinergia tra quanti a vario titolo supportano il percorso personale e scolastico del bambino/ragazzo.

L’ingresso nella scuola rappresenta un passaggio molto significativo: spesso è il primo ambiente sociale che un bimbo frequenta in autonomia. Inoltre ogni aspetto, anche burocratico, può rivelarsi prezioso per il successo formativo: entrare a scuola significa misurarsi con sfide importanti, sia cognitive che relazionali. L’attenzione va innanzitutto all’iscrizione, sia per quanto riguarda le pratiche amministrative da svolgere (per le prime classi sono online, ma possono anche essere cartacee nel corso dell'anno), sia per la delicata scelta dei tempi e della classe di inserimento (può anche essere inferiore di un anno a quella corrispondente all'età anagrafica), decisioni spettanti al Dirigente scolastico in accordo con la famiglia e gli eventuali esperti che seguono il minore. Questi aspetti tecnici ci raccontano l'attenzione che dobbiamo a ogni studente che entra. Tutto ciò richiede una conoscenza dell’eventuale percorso scolastico pregresso, delle competenze maturate, delle risorse personali attuali, ma anche dei legami instaurati e dell’esperienza vissuta in famiglia, che precede e sostiene quella a scuola. Dopo attenta valutazione da parte del Dirigente scolastico e del Team docenti, acquisiti i pareri della famiglia e dei servizi pubblici e/o privati che supportano la famiglia, per tutti i bambini è possibile la scelta di una classe diversa da quella anagrafica (un anno ) per i bambini tra i 5 e i 6 anni, provenienti da A. Nazionale e A. Internazionale, è possibile la deroga all’iscrizione alla prima classe della primaria e la permanenza del bambino per un anno nella scuola di provenienza (Nota Miur prot. 4855 del 24.7.2015).

Per gli studenti giunti in Adozione Internazionale le Linee di indirizzo suggeriscono per ogni grado di scuola dei tempi e delle strategie funzionali a un ingresso sereno. Dal punto di vista “comunicativo-relazionale” per ogni grado di scuola si pone l’attenzione all’accoglienza in termini - di conoscenza del bambino attraverso incontri con la famiglia; - di presenza di un docente referente come contatto e tramite con la scuola e con i docenti. Rimane costante l'attenzione alla gradualità dell'inserimento, al coinvolgimento progressivo nelle attività e a un lento crescendo delle prestazioni attese, nonché la cura delle relazioni. Nella Scuola dell'Infanzia tutto ciò si traduce in una serie di suggerimenti relativi ai ritmi, alle attività, alle modalità didattiche possibili.

Il primo aspetto che vogliamo sottolineare è che gli studenti adottati non sono studenti stranieri. Questi ultimi, a differenza di quelli adottati, provengono da situazioni giuridiche e di contesto diverse tra loro: dal minore non accompagnato, al bambino nato in Italia, quindi di seconda generazione, al figlio di coppie miste. Fino alle Linee di indirizzo solo le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, Nota 4233 del 19.2.2014 nominavano gli alunni adottati affermando che&nbsp;"accade spesso che questi alunni risultino 'invisibili' all'interno delle classi, perché sono cittadini italiani a tutti gli effetti, spesso sono giunti in Italia nella prima infanzia e sono cresciuti in un ambiente familiare totalmente italofono. Quindi invisibili in quanto non portatori di una fisionomia peculiare oppure perché sovrapposti ai bambini immigrati. In esse leggiamo anche che "per l'inserimento scolastico di questi alunni sono da prevedere interventi specifici, che prevedano percorsi personalizzati, sia in considerazione di eventuali pregresse esperienze di deprivazione e abbandono, sia per consolidare l'autostima e la fiducia nelle proprie capacità di apprendimento. Anche nelle Linee di indirizzo troviamo scritto che "è necessario evitare l'errore di equiparare l'alunno adottato all'alunno straniero immigrato" e che la scuola "è chiamata a svolgere un ruolo importante nel far crescere la consapevolezza che ci sono molti italiani con caratteristiche somatiche tipiche di altre aree geografiche."

Se andiamo a osservare la frequenza delle altre parole, presenti nella seconda nuvola qui visibile, ci riconsegnano, a mio avviso, lo sguardo suggerito dalle Linee di indirizzo su questi studenti.

Un’ulteriore puntualizzazione che le Linee di indirizzo ci permettono, è che i bambini adottati non sono necessariamente studenti con BES. E’ chiaro che non possiamo negare alcuni aspetti che le Linee di indirizzo evidenziano: innanzitutto gli studenti adottati provengono da situazioni di criticità, (quali i danni da esposizione prenatale a droghe o alcol, l'istituzionalizzazione precoce, l'assunzione di psicofarmaci durante la permanenza in istituto, l'incuria e la deprivazione, l'abuso, il vissuto traumatico dell'abbandono) e, quindi, pur in assenza di Disturbo Specifico dell'Apprendimento, molti bambini adottati possono presentare problematiche nella sfera psico-emotiva e cognitiva tali da interferire sensibilmente con le capacità di apprendimento, e, poi, ciò ha un’incidenza nella frequenza con cui possono presentare disturbi evolutivi specifici, disabilità, forme di svantaggio transitorie o permanenti, deficit nella concentrazione,&nbsp;nell’attenzione, nella memorizzazione, nella produzione verbale e scritta, in alcune funzioni logiche. Tutto ciò è importante sia per i docenti, che potrebbero rischiare di dare per scontato che un bambino adottato presenti delle criticità e, quindi, sia con Bisogni Educativi Speciali, ma anche per le famiglie che, a volte, nel desiderio di tutelare e sostenere il figlio, hanno l’aspettativa che ci sia comunque un piano didattico personalizzato (PDP), oppure, viceversa, vivono il timore che venga etichettato e faticano a riconoscerne le difficoltà.

Le Linee di indirizzo individuano alcune «aree critiche» che costituiscono punti di attenzione per coloro che affiancano il percorso di inserimento scolastico e di apprendimento. Abbiamo già anticipato alcuni aspetti quali: - difficoltà di apprendimento, quindi di concentrazione, memoria, attenzione, nella produzione, in alcune funzioni logiche, - difficoltà psico-emotive, quindi di controllo e espressione delle proprie emozioni, comportamenti aggressivi, non contenuti e insicurezza, - mancata o parziale scolarizzazione nel paese di origine è ricorrente non solo per incuria, ma può essere dovuta a un diverso sistema scolastico nel paese di provenienza, per cui si entra a scuola a sette anni, un anno dopo rispetto all’Italia. A ciò si aggiungono i seguenti aspetti: - molti bambini, presentano special needs, quindi bisogni sanitari o psicologici speciali, - a alcuni è stata attribuita un’età anagrafica presunta, non essendo possibile verificare l’età reale, - l’età della preadolescenza e dell’adolescenza, momenti di passaggio per qualunque ragazzo, ancor più per un adottato che deve trovare la propria identità, - l’italiano come seconda lingua madre in quanto l’apprendimento iniziale e rapido della lingua quotidiana deve essere poi seguito dall’apprendimento della lingua più complessa propria dello studio e dalla conoscenza della struttura della lingua.

Come ogni documento che si rispetti, le Linee di indirizzo chiariscono anche una governance, suggerendo come soggetti coinvolti nel processo di inserimento e accompagnamento del bambino e del ragazzo adottato nel percorso scolastico, gli Uffici Scolastici Regionali, i Dirigenti Scolastici, i docenti Referenti d’istituto, i docenti tutti, le famiglie e il Miur. E' il <a href="http://www.regione.umbria.it/documents/18/10113678/Protocollo+Inserimento+scolastico+del+bambino+adottivo/d14f7eb5-2e09-4402-8581-684f7b875c09">Protocollo regionale</a> che, successivamente, chiarisce e specifica i compiti, i tempi, gli impegni per ciascuno.

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