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Le avventure di Stefano

by Naplone-Scevola-Suarato-Gorla

Pages 2 and 3 of 49

LE AVVENTURE DI STEFANO
Nicole Scevola , Thomas Naplone , Sara Suarato E Alberto Gorla.
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C’era una volta Stefano, un giovane ragazzo di 22 anni, alto e muscoloso. Aveva un viso tondo, la pelle olivastra e gli occhi verdi, i capelli erano lunghi e biondi e un po’ mossi. Stefano era dotato di una super forza che gli permetteva di sollevare oggetti di grosso peso. Una volta aveva sollevato con un dito una roccia di 1500 tonnellate senza alcuna fatica. Un giorno Stefano si svegliò e vide che nella sua cassetta della posta c’era una lettera inviata dal re di Alcatra che aveva organizzato un banchetto e invitato tutti gli abitanti del villaggio.
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Quella sera Ortensia, una befana malefica e astuta, senza farsi vedere da nessuno, mise nel calice di Stefano una pozione. Se il ragazzo l’avesse bevuta avrebbe perso la sua super forza. Al momento del brindisi, Stefano, inconsapevole di quello che gli stava per succedere, bevve il calice e cadde a terra svenuto. Si svegliò dopo due ore, la memoria di quello che era successo al banchetto era scomparsa così come la sua super forza, ma lui ancora non lo sapeva.
Tranquillo, tornò a casa per fare il suo allenamento giornaliero. Arrivato in giardino, prese come di sua consuetudine una roccia e provò a sollevarla, ma non ottenne i risultati sperati. Stefano, furioso, si mise alla ricerca del responsabile: chi gli aveva fatto perdere la sua super forza?
Il ragazzo andò subito al castello, l’ultimo luogo in cui era stato.
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Quella sera Ortensia, una befana malefica e astuta, senza farsi vedere da nessuno, mise nel calice di Stefano una pozione. Se il ragazzo l’avesse bevuta avrebbe perso la sua super forza. Al momento del brindisi, Stefano, inconsapevole di quello che gli stava per succedere, bevve il calice e cadde a terra svenuto. Si svegliò dopo due ore, la memoria di quello che era successo al banchetto era scomparsa così come la sua super forza, ma lui ancora non lo sapeva.
Tranquillo, tornò a casa per fare il suo allenamento giornaliero. Arrivato in giardino, prese come di sua consuetudine una roccia e provò a sollevarla, ma non ottenne i risultati sperati. Stefano, furioso, si mise alla ricerca del responsabile: chi gli aveva fatto perdere la sua super forza?
Il ragazzo andò subito al castello, l’ultimo luogo in cui era stato.
Castello del re di Alcatra
Castello del re di Alcatra
Arrivato al castello, corse fino al giardino, però si accorse che il ponte levatoio era chiuso, così disse alla guardia che sostava al lato opposto: ”Mi potreste far entrare nel castello? Dovrei parlare con il re”. La guardia lo guardò infastidito e, dopo qualche minuto, gli rispose: ”Dimmi chi sei e ti farò entrare”. Il ragazzo, intimorito dalla forte voce della guardia, rispose:” Ehm… sono Stefano, un grande amico del re, mi servirebbe la lista degli invitati al banchetto di ieri sera, per favore”. La guardia gli fece segno di entrare, il giovane avanzò correndo e si diresse verso la sala dove si trovava lo studio del re. Intanto Stefano pensava fra sé e sé:" Chissà se il re mi darà la lista…”.E se il re non gliela avesse data? Il fanciullo, dopo una lunga corsa, arrivò nello studio; bussò delicatamente, sperando che il re lo sentisse. Il re, pur avendo uno scarso udito, percepì il bussare della porta e aprì.
Arrivato al castello, corse fino al giardino, però si accorse che il ponte levatoio era chiuso, così disse alla guardia che sostava al lato opposto: ”Mi potreste far entrare nel castello? Dovrei parlare con il re”. La guardia lo guardò infastidito e, dopo qualche minuto, gli rispose: ”Dimmi chi sei e ti farò entrare”. Il ragazzo, intimorito dalla forte voce della guardia, rispose:” Ehm… sono Stefano, un grande amico del re, mi servirebbe la lista degli invitati al banchetto di ieri sera, per favore”. La guardia gli fece segno di entrare, il giovane avanzò correndo e si diresse verso la sala dove si trovava lo studio del re. Intanto Stefano pensava fra sé e sé:" Chissà se il re mi darà la lista…”.E se il re non gliela avesse data? Il fanciullo, dopo una lunga corsa, arrivò nello studio; bussò delicatamente, sperando che il re lo sentisse. Il re, pur avendo uno scarso udito, percepì il bussare della porta e aprì.
 Stefano entrò e il re lo fece accomodare su una delle sue poltrone reali. Dopo aver bevuto una tazza di tè, i due iniziarono a parlare. Dopo una lunga chiacchierata, Stefano chiese al re la lista degli invitati, solo che il re l’aveva data a un suo schiavo molto caro, Matteo, che al momento si trovava nella stalla dei cavalli. Stefano, allora, stanco e affaticato, salutò il re e si recò nella stalla.
Quando il giovane incontrò Matteo gli chiese subito quello che cercava, lo schiavo gli rispose che dovevano andare alla reception del castello, dove tenevano tutte le lettere. Intanto al castello si era fatta sera e Matteo e Stefano non erano ancora arrivati alla reception poiché, per raggiungerla, bisognava percorrere 200 scalini e attraversare un grande numero di stanze. Stefano era sul punto di rinunciare essendo non solo stanco e affamato, ma anche arrabbiato e deluso. Stava quasi per arrendersi, quando Matteo, uomo gentile e altruista, mettendosi nei panni del nuovo amico, decise offrirgli il suo aiuto e, al posto di passare dalle camere di tutti gli schiavi e figli del re, attraversarono in pochi secondi tutte queste stanze grazie a una pozione magica che, se bevuta, permette di acquisire la super velocità.
Quando il giovane incontrò Matteo gli chiese subito quello che cercava, lo schiavo gli rispose che dovevano andare alla reception del castello, dove tenevano tutte le lettere. Intanto al castello si era fatta sera e Matteo e Stefano non erano ancora arrivati alla reception poiché, per raggiungerla, bisognava percorrere 200 scalini e attraversare un grande numero di stanze. Stefano era sul punto di rinunciare essendo non solo stanco e affamato, ma anche arrabbiato e deluso. Stava quasi per arrendersi, quando Matteo, uomo gentile e altruista, mettendosi nei panni del nuovo amico, decise offrirgli il suo aiuto e, al posto di passare dalle camere di tutti gli schiavi e figli del re, attraversarono in pochi secondi tutte queste stanze grazie a una pozione magica che, se bevuta, permette di acquisire la super velocità.
Arrivati, Matteo iniziò subito a cercare la lista nei cassetti, sotto i mobili, sopra la scrivania e… ecco, era proprio lì, sopra alla scrivania!!! Stefano, vittorioso, iniziò a leggerla con molta attenzione e notò subito un nome familiare: ”Ortensia”. Stefano conosceva molto bene Ortensia, perché una volta, quando il ragazzo viveva ancora nella sua vecchia città, Ortensia era stata allontanata dalla sua casa, perché aveva mentito ad Onix, il re della città. Stefano ringraziò Matteo e andò subito alla ricerca di Ortensia, intanto il fanciullo nella sua mente pensava che sarebbe stato molto difficile trovarla, non avendola mai incontrata al villaggio. Solo che Stefano ormai era davvero troppo stanco, quindi decise che si sarebbe recato l’indomani mattina al municipio per capire dove abitasse Ortensia. Nella notte il giovane non riuscì a dormire essendo agitato per il giorno successivo: "E se non riuscissi a trovare il suo indirizzo?” Si chiedeva in continuazione Stefano.
 Allora decise di recarsi di casa in casa per vedere con i suoi occhi chi ci abitasse e ci mise una giornata intera, ma non la trovò, quindi iniziò a pensare a dove si potesse nascondere una befana misteriosa e malefica: ”Se io fossi stato nei panni di Ortensia dove mi sarei nascosto? In un posto buio forse, poco visibile e segreto, sconosciuto ai più… come una grotta, una caverna… ci sono!!! Se non mi sbaglio qui, nei pressi del villaggio, c’è una grotta!!!” Ma ormai era sera e quindi decise di rinviare la perlustrazione della grotta al giorno successivo. Il giorno dopo Stefano si incamminò, ma, sfortunatamente, ci fu una tempesta provocata da Ortensia, la quale, possedendo il dono della preveggenza, aveva previsto che il ragazzo si sarebbe messo sui suoi passi. Questa tempesta era molto forte e pericolosa: tuoni, fulmini, lampi… Stefano riuscì comunque a superare l’ostacolo con un'idea geniale: si legò con una corda ad un masso molto pesante, così, se la tempesta lo avesse trascinato via, sarebbe rimasto a terra perché il masso lo teneva ancorato al suolo.
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