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I bambini di Terezin

by Luisa Cipolla

Pages 2 and 3 of 25


In occasione della Giornata della Memoria del 27 Gennaio scorso
la classe 1°A dell'Istituto Comprensivo 5 "Sante Zennaro" di Imola ha voluto ricordare i bambini di Terezin (in tedesco Theresienstadt), morti nei campi di concentramento.
Anno scolastico 2020-2021
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Chi erano i bambini di Terezín?
I bambini di Terezín erano quasi 15.000 minori ebrei, che tra il 1941 e il 1945, vissero nel Campo di concentramento di Theresienstadt (Terezín). Nonostante la fame, le malattie e le molte privazioni, sotto la guida di alcuni pedagogisti prigionieri con loro nel campo, hanno lasciato tracce sorprendenti della loro creatività e voglia di vivere: disegni, racconti, poesie, musica, prima di essere quasi tutti deportati a gruppi nei ghetti della Polonia, direttamente nei campi di sterminio di Treblinka e Auschwitz. Il 90 % di quei bambini morirono nei campi di sterminio. 
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Immagini tratte da Internet
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"Per non dimenticare"
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Dopo aver raccontato la storia di questi bambini, dopo aver letto le loro poesie e guardato i loro disegni, abbiamo chiesto agli alunni di 1°A di provare ad immaginare come sarebbe stato il loro futuro se non fossero stati strappati alla vita così precocemente.
Hanno chiuso gli occhi e ne hanno immaginato il volto e la vita che avrebbero potuto vivere.
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Scuola Secondaria IC5 Sante Zennaro di Imola
Sono Ebreo

Sono ebreo ed ebreo resto
anche se dalla fame morirò
così al popolo non recherò sconfitta
sempre per il mio popolo sul mio onore combatterò
Orgoglioso del mio popolo sono
che onore ha questo popolo
sempre sarò appresso
sempre di nuovo vivrò

Franta Bass
Il giardino
Un piccolo giardino,
Fragrante e pieno di rose.
Il viale è stretto,
Lo percorre un piccolo bambino.
Un piccolo bambino, un dolce bambino,
Come quel fiore che sboccia.
Quando il fiore arriverà a fiorire
Il piccolo bambino non ci sarà più.
Franta Bass
Lacrime
E dopo di loro la rassegnazione giunge,
lacrime
senza le quali la vita non è,
lacrime
ispirazione alla tristezza
lacrime che scendono senza tregua
Alena Synkovà
Alena Synkovà
Paura
Oggi il ghetto prova una paura diversa,
Stretta nella sua morsa, la Morte brandisce una falce di ghiaccio.
Un male malvagio sparge il terrore nella sua scia,
Le vittime della sua ombra piangono e si contorcono.
Oggi il battito di un cuore di padre narra del suo terrore
E le madri nascondono la testa tra le mani.
Adesso qui i bimbi rantolano e muoiono di tifo
Il loro sudario sconta un’amara tassa.
Il mio cuore batte ancora nel mio petto
Mentre gli amici partono per altri mondi.
Forse è meglio – chi può saperlo? –
Assistere a ciò oppure morire oggi?
No, no, mio Dio, voglio vivere!
Senza vedere dissolversi i nostri numeri.
Vogliamo avere un mondo migliore,
Vogliamo lavorare – non dobbiamo morire!

Eva Pichová, dodici anni, Nymburk
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