Il libro/audiolibro è una raccolta di favole. Ciascuna di esse presenta una morale, implicita o esplicita, che porta il lettore a riflettere sui valori più importanti della vita. 

Ti racconto una storia, favole per i nonni

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Però le venne una idea: fare una gara per stabilire la nuova regina. Così ordinò alle guardie di diffondere, per tutto il villaggio, la grande notizia: "A tutte le coccinelle del regno, in nome della regina, si organizzerà una gara nella quale si deciderà la nuova regina delle coccinelle; la coccinella vincitrice salirà al trono!!!". Lella si stupì: "Essere la regina delle coccinelle... che grande onore!". Però si rese conto che non aveva le potenzialità e il fisico per poter vincere la gara. Così si rivolse al più grande atleta del regno: Moschino.

Light wood

Arrivò il momento della partita. Tutti si posizionarono in campo e, alla fine, la squadra di Miky vinse. Miky, allora, disse a Spike: “Grazie, Spike: è grazie alle tue boccette magiche se abbiamo vinto”. Spike rispose: “Caro Miky, quelle non erano boccette magiche: era solo acqua! Se la vostra squadra ha vinto è solo merito di ognuno di voi!”.

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In questa giungla, di cui non si riusciva a vedere la fine, vi erano vallate di alberi a forma di cono gelato tutti colorati;&nbsp;al posto della frutta, crescevano gocce di cioccolato e in ogni angolo sorgevano soffici cespugli morbidi come&nbsp;il Pan di Spagna. Gli animali erano molto strani e nei ruscelli scorreva la crema pasticcera. Clotilde era l’unica giraffa che si distingueva da tutte le&nbsp;altre perché aveva il manto blu intenso con delle&nbsp;macchie gialle, due grandi occhioni celesti e una codina tutta arrotolata. Clotilde, essendo una giraffa, era molto alta. In qualsiasi posto della giungla andasse, sbatteva sempre contro gli alberi. Quando attraversava&nbsp;i ruscelli ci cadeva sempre dentro, perché da là in alto&nbsp;non vedeva cosa c’era in basso. L’unica cosa che vedeva era il cielo.

Marble

Sandy era una formica molto vivace; a lei non piaceva proprio lavorare. Anzi, lasciava fare tutto agli altri. Le altre formiche lavoravano sodo e si procuravano il cibo. Lei, invece, aveva un'amica di nome Ludovica che glielo procurava. Un giorno, però, Ludovica si stancò di dover lavorare per Sandy; quindi andò da lei e le disse: “Cara Sandy, se vuoi il cibo devi arrangiarti da sola! Cerca di procurartene perché io non spreco più tempo a prendere da mangiare per te!”. Sandy, triste e sconsolata, andò dai genitori e disse che aveva fame e che la sua amica Ludovica non le avrebbe dato più nulla. I genitori le dissero: "Sandy, ma come mai non vuoi lavorare?". E lei rispose: "Perché non ho voglia di perdere tempo per nulla". E i genitori le dissero: "Tesoro, guarda che se non cerchi cibo per te morirai di fame, perché nessuno ti darà nulla". Sandy ascoltò quello che le dissero i genitori e andò a procurarsi una bella scorpacciata di cibo. Quando ebbe finito, mostrò tutto a Ludovica e la ringraziò per averle fatto imparare la lezione. Ludovica le rispose: "Bravissima, Sandy, hai imparato! Da ora andremo sempre a procurarci le cose assieme. E Sandy: "Grazie, Ludovica, ti voglio bene!". Se vuoi una cosa devi impegnarti e lavorare sodo per ottenerla .

La zebra Zigulì viveva nella savana con la sua famiglia. Era magra e bassa rispetto alle altre zebre della sua età. Non aveva amici perché era molto timida, ma aveva un grande sogno: voleva diventare una grande calciatrice! Passava le giornate a guardare il cielo azzurro e le notti a scrutare il cielo stellato sperando che il suo sogno diventasse realtà. Un giorno, mentre se ne stava tranquillamente per conto suo, sentì un grande trambusto; corse verso quel forte rumore e scoprì che tutti gli animali della savana si erano divisi in squadre e avevano organizzato un torneo di calcio.&nbsp; Vide in lontananza una grande coppa luccicante, il trofeo per la squadra vincente. Prese coraggio e si iscrisse al torneo. Ma non era abbastanza allenata e la sua squadra perse.

Un gufo che prevedeva il futuro (prima versione)

Tanto tempo fa, in una grotta di un ghiacciaio, viveva un pinguino di nome Oreo, che aveva un grande sogno: voleva volare! Oreo aveva due amici: Marcello e Pablo. Un giorno i due amici diedero una mano a Oreo per realizzare il suo sogno. Marcello gli disse: "Puoi usare le ali che ha costruito mio padre; sono fatte d'oro e d'argento". Pablo, invece, gli disse: "Ho costruito con le mie mani un aereo fatto tutto di diamanti e smeraldi". Il nostro Oreo scelse la soluzione che gli sembrava migliore: l'aereo di Pablo. Partì. Dopo un po' di tempo, però, si accorse che l'aereo non era fatto di smeraldi e diamanti, ma di fango e legno. Quindi, precipitò. Ma riuscì lo stesso ad atterrare e a salvarsi. Questa favola ci insegna che non sempre ciò che appare come il meglio è realmente tale.

Tutto a un tratto, la civetta cominciò a fare milioni e milioni di domande. “Ciao, come ti chiami?”. “Quanti anni hai?”. “Da dove vieni?”. “Come mai tutte le sere ti vedo qua solo e soletto?”. Il gufo cercò di rispondere a tutti i quesiti della giovane. Spiegò che lui prevedeva sempre ciò che sarebbe accaduto dopo ogni azione. A questo punto la civetta disse: “Bah, a che cosa serve fare supposizioni, tanto i fatti accadono lo stesso, lasciati andare! Guarda me, non penso quasi mai e mi sento libera!”. Il gufo era convinto proprio del contrario e si giustificò dicendo: “Ascoltami, cara civetta, io ho molta più esperienza di vita, in confronto a te. Ribadisco che tutti dovrebbero sempre riflettere sul lato positivo e negativo di un’azione, prima di metterla in atto”. I due volatili avrebbero continuato a discutere per l’intera notte, ma furono interrotti dal fruscio delle foglie e dai rami scossi dell’albero davanti a loro. Il colpevole era un gufetto che si esercitava in prove di volo, insieme ai suoi fratelli.

Un bruco che voleva diventare una farfalla

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Apollo, il pettirosso

Durante la fuga, incontrò un coniglio che la portò nella sua tana per nascondersi dal cacciatore. Dopo un po’ di tempo, Stella e il suo piccolo amico coniglio non sentirono più nulla. Nel bosco era tutto calmo. A quel punto, Stella ringraziò il suo caro aiutante, lo salutò e prese la strada del ritorno.&nbsp;

Questa favola ci insegna che i veri amici possono aiutarti nei momenti di difficoltà.

C’era una volta Pina, un’ape molto pigra che non aveva voglia di lavorare. Lei chiedeva sempre cibo ai suoi fratelli. Un giorno uno dei suoi fratelli venne licenziato. Da quel momento Pina non ebbe più abbastanza cibo per nutrirsi. Lei, disperata, cercò cibo dappertutto. A un certo punto, capì che doveva cercarsi un lavoro, così non le sarebbe mancato nulla. Per ottenere qualcosa ci vuole sempre impegno e fatica.

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Ti racconto una storia Favole per i nonni

Classe Prima A “A. G. Roncalli”, Ponso Anno Scolastico 2021/2022

Lella, la coccinella

C'era una volta un gruppo di cicale. Loro cantavano chiedendo agli altri insetti di costruire per loro una casa. Un giorno una cicala un po' birichina si staccò dal gruppo. Decise di smettere di cantare e di costruirsi una casa tutta per lei. Le altre cicale la guardavano sorprese perché nessuna cicala aveva mai osato smettere di cantare per iniziare a lavorare. La cicala intelligente, giorno per giorno, costruì la propria casetta: avrebbe passato lì il lungo inverno. Dopo due settimane, il suo lavoro fu terminato e tornò a cantare. Le altre cicale le fecero i complimenti per il grande lavoro che aveva fatto.

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In un giorno molto lontano, nacque un cavallino che voleva fare il veterinario nel grande zoo. La mamma gli disse:&nbsp;"Piccolo mio, tu sei nato in una fattoria; non puoi andare a lavorare in uno zoo, noi serviamo il padrone nei campi!". Il piccolo non si arrese e chiese la stessa cosa alla sua amica capretta che, con gentilezza, gli rispose che poteva fare qualunque cosa avrebbe voluto fare, ma nella fattoria e non al di fuori.

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Un piccione che faceva il postino

C’era una volta un piccione che si chiamava Mark: il suo lavoro era fare il postino. Mark era sempre puntuale e molto gentile. Ogni giorno, infatti, portava la posta ai cittadini di un paesino di montagna, che – per ringraziarlo – gli lasciavano un po’ di briciole sul balcone. Chi fa bene il proprio lavoro viene premiato!&nbsp;

Una giraffa che voleva essere bassa

C’era una volta, tanto tempo fa, in una giungla lontana, una simpatica e golosa giraffa di nome Clotilde.

Un pinguino che voleva volare

L’astuto gufo osservò l’albero con occhi strani e preoccupati; al contrario la civetta era tranquilla e affermò: “Che faccia fai? Non vedi che è il solito piccolo che tutti i giorni tenta di volare, ma non ci riesce!?”. Il vecchio saggio non la ascoltò. Sentiva il bisogno di intervenire per evitare che succedesse il peggio. Così, prima che il gufetto cadesse a terra, si lanciò per prenderlo e salvarlo. La civetta stupita lo definì un folle tanto che, quando lo vide tornare con la creatura stretta forte tra le due grandi ali, gli chiese: “Ma sei matto? Ti sei lanciato nel vuoto per salvare uno sciocco rapace?”. Il saggio rispose: “Sì, è proprio quello che ho fatto!”. Il piccolo ringraziò e l’anziano gli raccomandò di non provare mai più a volare senza l’aiuto di sua madre. La civetta, al contrario, gli disse: “Sentiti libero di fare ciò che vuoi e vola, supera i tuoi limiti!”. Morale: AFFRONTA LA VITA CON PRUDENZA, PENSANDO ALLE CONSEGUENZE, MA SENTITI LIBERO DI SUPERARE I TUOI LIMITI E METTERCI UN PIZZICO DI FOLLIA, PER RENDERLA PIÙ DIVERTENTE!

Così, un giorno, Zatura decise di tendergli una trappola piazzando una rete per catturarlo presso la sua quercia. Ignaro dei poteri del gufo, Zatura non sapeva che Noctus si era già disfatto della sua rete con l’aiuto degli altri animali. Noctus, avendo previsto cosa sarebbe accaduto di lì a poco, prese la rete e si nascose in attesa del ritorno dell'aquila. Una volta tornato sul posto, Zatura non solo non trovò nessuno catturato, ma non trovò neppure la rete. Quando capì di essere stato scoperto, cercò di fuggire, ma venne colto di sorpresa da tutti gli animali che gli gettarono addosso la sua stessa trappola, imprigionandolo. Gli animali della foresta avevano deciso di punire severamente Zatura in modo da non causare più guai, ma Noctus li convinse a perdonarlo: il gufo, infatti, capì, grazie alla sua grande esperienza, che Zatura, nei suoi occhi, nascondeva un passato di solitudine. L’uccello non si era mai dimostrato malvagio, ma solo ostile nei confronti degli altri, dato che la sua infanzia era stata particolarmente difficile. I suoi tentativi di conquistare la foresta, in realtà, celavano il desiderio di essere amato e accettato da tutti. Perciò l’enorme aquila reale venne liberata e da lì in poi si trasferì a vivere assieme agli altri animali diventando un membro della famiglia della foresta.

Una coccinella che voleva scoprire il mondo

Un bellissimo giorno, Clotilde incontrò una meravigliosa fata che si chiamava Azzurra. Azzurra vide che Clotilde era in difficoltà; allora le chiese se poteva fare qualcosa per aiutarla. Clotilde rispose: “Sì, mia fata adorata! Vorrei diventare una giraffa più bassa di quello che sono!”. E allora la fata disse: “Ope di qua e ope di là, la giraffa più bassa presto sarà!”. Clotilde fu davvero felice di essere meno alta, perché almeno – in questo modo – poteva evitare di andare a sbattere ovunque mentre camminava!&nbsp;

Con il passare del tempo crearono un gruppo grandissimo, che divenne il branco con il potere assoluto su tutto il mondo, spaventando anche i loro vecchi branchi di tigri a cui appartenevano prima. Le tigri si fecero molti amici, anche diversi da loro, come scimmie, ippopotami, serpenti, uccelli e pesci. Quello divenne un posto tranquillo, sicuro, dove tutti avevano rispetto l’uno dell’altro. La tigre fu felice di tutto questo e visse felice e contenta per tutta la vita. Bisogna accettare le persone per quello che sono, con i propri pregi e difetti.

Testi scritti dalle alunne e dagli alunni della Classe Prima A "A. G. Roncalli", Ponso Anno Scolastico 2021/2022 Voce narrante della prof.ssa Mariasole Nigro Maggio 2022

Tanto tempo fa, negli abissi del mare, viveva un delfino molto amato dalle persone! Il delfino si chiamava Max: era un animale giocherellone e vivace! Max aveva molti amici delfini, però aveva un migliore amico, Mike. Il sogno più grande del delfino giocherellone era quello di vivere sulla terraferma e di poter vedere gli altri delfini fare acrobazie per lui. Il delfino "malefico" del mare fece uno scherzo bruttissimo al suo migliore amico: gli fece bere una pozione magica affinché Mike non fosse più amico di Max. Per fortuna, la pozione durò molto poco! Quando l'effetto svanì, i due delfini cercarono un modo per andare sulla terraferma. Durante una notte, il delfino “malefico” creò una pozione che aveva l'obiettivo di far addormentare per sempre Max. Max si svegliò assetato e vide davanti a sé una boccetta. Pensando contenesse dell'acqua, ne bevve il contenuto. Era la pozione malefica!!! Stranamente non accadde nulla: il delfino "malefico" aveva sbagliato a mescolare gli ingredienti. Con quella pozione, pur non volendo, il delfino "malefico" aveva esaudito il più grande desiderio di Max: poter respirare sulla terraferma!

Un bel giorno arrivarono due elefanti grandi e forti e iniziarono a prendere in giro gli altri animali della classe. Il leone professore non sapeva cosa fare e gli animali avevano paura degli elefanti: non avevano il coraggio di ribellarsi. Ma il topolino era coraggioso e disse: “Ci penso io, amici, a dare una lezione agli elefanti!”. Il topolino salì su per le gambe di uno dei due elefanti e gli disse nell’orecchio: “Guarda che il tuo amico elefante dice che sei forte, ma che non sei intelligente!”. Poi andò anche dall’altro elefante e fece la stessa cosa. I due elefanti si arrabbiarono tantissimo e si sfidarono a duello! Alla fine il topolino spiegò a tutti che era stato lui a escogitare quel piano. I due elefanti, allora, capirono che era brutto trattare male gli altri e da quel giorno si comportarono bene con tutti. Questa favola ci insegna che non bisogna fare agli altri quello che non vuoi che facciano a te; insegna anche che l’intelligenza può avere la meglio sulla forza fisica.

Una formica che non voleva lavorare

C’era una volta un salmone di nome Gastone. Viveva in un Paese freddo che si chiamava Norvegia! Gastone era un giovane salmone assai vivace, ma solo una cosa non riusciva a fare: non sapeva nuotare! E voi vi starete chiedendo: come faceva ad attraversare i grandi fiumi? La risposta ve la do all'istante: Gastone era un salmone saltellante! Un giorno un pescatore andò alla ricerca di un buon salmone; prese le sue canne e cominciò a pescare. Vide un salmone che non sapeva nuotare! Tutto felice esclamò: “Questo salmone lo prendo senza fatica!”. Allora il pescatore si infilò i suoi grandi stivali ed entrò in acqua. Si avvicinò a Gastone e disse: “Vieni qua, bel salmone!”.&nbsp; Gastone, terrorizzato, cominciò a pensare: “Adesso sono spacciato! Cosa posso fare?”. Le grandi mani del pescatore si avvicinarono per afferrarlo, ma Gastone con un salto di dieci metri riuscì a scappare! Il pescatore non credeva ai suoi occhi e dallo spavento cadde nell’acqua ghiacciata.&nbsp;

Miky, il gatto campione

C’era una volta un piccolo bruco che aveva un desiderio, quello di diventare una magnifica farfalla. Voleva essere più bello, più colorato, e si immaginava un mondo molto fatato. Il povero bruco stava cercando un ramo, dove fare il suo bel bozzolo; però arrivava puntualmente sempre qualcuno a rubargli il posto. Il bruco si sentiva molto triste. Un bel giorno, passando da un ramo all’altro, vide che c’era una bella farfalla e fece subito amicizia. Il bruco le disse: “Che bella che sei! Lo sai che anch’io sogno di diventare una splendida farfalla?". La farfalla rispose: “Seguimi, ti porto in un bel posto dove potrai fare il tuo bozzolo: in questo modo potrai diventare una bellissima farfalla tutta colorata come me!”. Il bruco molto felice della sua nuova amica, la seguì incuriosito e arrivò in questo posto incantato. Qui il bruco si sentì subito a casa e, dopo pochi giorni, divenne una bellissima farfalla, con dei colori che non si erano mai visti. Da questa storia capisco che chi trova un amico trova un tesoro: l’amicizia è una cosa molto importante.

C'era una volta una piccola coccinella di nome Delly Cucting che voleva esplorare il mondo, magari dall'alto. Era stufa di vedere solo fili d'erba: voleva avere nuovi amici, scoprire nuove culture. Pensa e ripensa, le venne un'idea. Il giorno dopo, convocò in piazza tutte le coccinelle del paese ed annunciò: "Io, Delly Cucting, ho intenzione di girare il mondo, chi di voi è con me?". Tutti si misero a ridere e a umiliare la piccola, dicendo: "Come se fossi tanto grande e sapessi percorrere tanti chilometri!". Perfino il sindaco, suo fidato amico, si mise a prenderla in giro. Quando Delly stava per andarsene, una vecchietta e sua nipote Lulù si fecero largo tra la folla, salirono sul palco con Delly e l'anziana signora disse: "La ragazza ha ragione! Siete voi dei pigroni, che pensate solo a quello che avete già invece di provare tutto ciò che potete. Voi, che ne avete l’opportunità! Allora io vi chiedo: cosa c'è fuori da qui? Cosa c'è fuori da questo prato? Ebbene, scommetto che nessuno di voi lo sa, scommetto che non ci avete mai pensato". E tutti gli abitanti cominciarono a riflettere. E allora la nipotina chiese: "Allora, chi è con noi?".

Zigulì venne insultata e derisa dagli altri giocatori e, triste e sconsolata, fece ritorno a casa. Dopo una lunga riflessione decise che si sarebbe presa la sua rivincita. Si allenò tutti i giorni per un anno intero, senza mollare mai. Diventò forte e muscolosa e i suoi tiri potenti. Venne nuovamente organizzato il torneo di calcio e questa volta Zigulì si dimostrò all'altezza degli altri giocatori. La sua squadra vinse il torneo e Zigulì divenne famosa in tutto il mondo. Divenne talmente famosa che, quando giunse alla vecchiaia, diventò il simbolo di una squadra molto conosciuta, la Juventus. La favola ci insegna che bisogna credere sempre in se stessi perché, con impegno e costanza, tutti i sogni possono diventare realtà.&nbsp;

Il topolino e gli elefanti

Tutto felice di essere scappato, Gastone pensava che il pericolo fosse scampato. Ma all’improvviso il suo cuore tremò dalla paura: stava iniziando un’altra paurosa avventura! A un tratto un grosso orso vide arrivare e anche questa volta se la doveva cavare. “Aiuto, aiuto”, esclamò, ma questa volta l’orso lo catturò. Gastone disperato si muoveva per non essere mangiato. Finalmente riuscì a scappare e disperato cominciò a urlare:&nbsp; “Adesso devo proprio imparare a nuotare!”. Questa storia vi vuole insegnare che nella vita bisogna imparare a nuotare!

Un elefante che voleva dimagrire

Allora si iscrisse a un corso per veterinari. I primi giorni trascorsero veloci che sembravano minuti e i mesi secondi. Nel frattempo il cavallino era diventato un cavallo: studiava a scuola e, tornato a casa, studiava anche lì. Andò avanti così per un po' e si diplomò. Quindi caricò il suo curriculum online. La prima email di risposta che gli arrivò fu quella di un certo Muni Meno, che lo voleva assumere come aiutante di un veterinario. Il cavallo, pensando che potesse fare esperienza per poi avere un curriculum migliore, accettò. Non passò molto che un cliente del signor Muni Meno, vedendo il nostro cavallo gentile e bravo, lo volle assumere come veterinario nella sua clinica. Il cavallo gli rispose con un grande ed aperto "sì!". Il nostro cavallo divenne un veterinario molto acclamato. Il cavallo, sentendosi un buon veterinario, decise di costruire una clinica tutta sua. Fece molto successo e la madre, ormai lontana da tempo dal figlio, lesse su un giornale del famosissimo figlio. Capì di aver avuto torto. Questa favola ci insegna che i sogni, con impegno e determinazione, possono essere realizzati.

"Mmm... non è proprio quello che ho chiesto, ma... grazie!". E se ne andò. "Che tipo strano!", mormorò Dora. Dopo due giorni di viaggio, il pettirosso giunse alla grande quercia e vide Harry: "Ho tanta fame, dammi tre invertebrati!". "Buongiorno! Qual buon vento ti ha portato qui? Di sicuro non sei venuto per il cibo!". "Sono alla ricerca dei miei schiavi!". "Schiavi? Pensavo fossero i tuoi amici", disse Harry. "I tuoi amici non vogliono essere trovati, li tratti molto male!". Apollo chiese: "Che futuro mi aspetterà senza di loro? Mi sento solo…". "Morirai in un mare di lacrime, a meno che tu…". "Dimmi, dimmi!". "A meno che tu... non decidi di cambiare il tuo atteggiamento. Per questo devi incontrare Mary, la pavonessa, che ti insegnerà le buone maniere. Solo così ritroverai i tuoi amici". Dopo aver incontrato Mary, Apollo diventò un semplice e umile pettirosso pieno di felicità tra i suoi simili.

Delly disse: "Ciao, Baloo; come stai? Noi vogliamo girare il mondo!". "Io non so proprio come aiutarvi! Siete sicure di sentirvi bene? Il mondo è tanto grande e voi siete tanto piccole!", disse incuriosito. "Appunto, credi di poter fare degli orecchini e una collanina con un piccolo incavo, in modo da poterci accomodare all'interno?". "Certo; e dopo cosa devo fare?". E la piccola rispose: "Semplice! Metterci in vetrina e aspettare il cliente giusto!". Il giorno dopo, nonostante le occhiaie per il lavoro notturno, Baloo andò comunque al suo negozio ed espose la sua opera insieme ad un cartello che diceva "Solo per animali giramondo. Prezzo fisso 250€". Dopo pranzo, si presentò Dorys, un orso alquanto pigro che decise proprio che avrebbe comprato la collanina e gli orecchini. Allora Baloo disse: "Mi dispiace! Questo è solo per i giramondo!". E Dorys: "La prego! Sono per mia sorella, lei sì che è una vera viaggiatrice!". "Affare fatto!", disse l’orefice. E, salutando le piccole amiche, fece loro un cenno di buon augurio. E fu così che per le coccinelle cominciò una nuova, strabiliante&nbsp;avventura...

Così il cavallino andò a chiedere a tutti i passanti chi fosse e dove fosse questo Vario Pinto; uno dei pochi che gli rispose fu un vecchio cane da guardia che gli disse: "Caro piccolo, io so chi è colui che stai cercando freneticamente: è il cavallo più anziano della fattoria! Lo conosco a stento, ma devi fare attenzione e non perdere la concentrazione sul perché tu sia andato da lui. Buona fortuna!". E così dicendo il vecchio cane tornò al suo riposino. Il cavallino andò dall’anziano cavallo e quando lo trovò gli pose la sua domanda e Vario Pinto gli rispose come tutti gli altri animali della fattoria. Il piccolo si stava rassegnando quando si ricordò delle parole del vecchio cane.

C’era una volta una bellissima tigre che voleva diventare vegetariana, ma era in un branco di tigri carnivore che la prendevano in giro e pensavano che lei fosse fuori dal comune. Un giorno, durante una caccia con il branco, si sentì dire da alcune tigri: “Guarda che bel cerbiatto giovane! Se vuoi rimanere con noi, devi ucciderlo e portarcelo!”. La tigre, però, non voleva fare del male a quel piccolo animale. Così ebbe l’idea di sussurrare al cerbiatto: ”Corri, corri!! Appena saremo lontani, dove nessuno potrà vederci, ti lascerò scappare!”.

Max si accorse che riusciva a respirare fuori dall’acqua. Max iniziò, dunque, a vivere sulla terraferma assieme a Mike, ma questi non riusciva a resistere: voleva tanto tornare nel mare, aveva trattenuto troppo il respiro per seguire il suo caro amico! Il delfino giocherellone si dimenticò che il suo migliore amico non poteva respirare fuori dall’acqua! Giocò per molti mesi e sembrava che nulla potesse distrarlo dalla sua nuova vita e dalle sue nuove amicizie. Un giorno, però, Max scoprì che non riusciva più a respirare: l'effetto della pozione, anche se sbagliata, era terminato! Fu costretto, quindi, a tornare subito in acqua. Disperato, cominciò a chiamare il suo migliore amico, ma lui non rispose. Nuotando di qua e di là, vide che Mike stava giocando con Tommy, un altro delfino. Max corse subito da Mike e disse: “Mike... Mike... sono io, il tuo migliore amico! Vieni a giocare con me!?”. Mike rispose: “No, sono arrabbiato! Per mesi e mesi sei sempre stato fuori a giocare con la sabbia e con i tuoi nuovi amici e non ti sei mai preoccupato di me. Ecco, ti presento Tommy, il mio migliore amico!“. Quando noi non pensiamo alle altre persone, loro si trovano nuovi amici. Gli amici non sono giocattoli e non vanno dimenticati, anche se si realizza il tuo più grande sogno.

Si allenò a lungo e, dopo mesi e mesi di allenamento, Lella era pronta. Moschino era fiero del lavoro che aveva fatto: aveva reso Lella una coccinella davvero forte. Era in grado di sollevare pesi, di correre veloce come il vento, facendo prendere un colpo a tutti quando passava. Aveva fatto una dieta a base di insetti con insalata e pomodori di ragno. Mancava una settimana alla gara e Lella non stava più nella pelle. Moschino le aveva detto che tutte le coccinelle del regno avevano fatto tanto allenamento, anche più di lei, e che tutte erano iscritte alla gara. Lella disse a Moschino: "Non riuscirò a batterle tutte. Sono tutte più abili di me e anche più veloci! Come farò?". Moschino rifletté per un attimo e rispose rapidamente: "Non ti serve essere la prima; potrai essere anche l’ultima, l’importante è divertirsi e accettare la sconfitta…". Moschino aveva ragione. Il grande giorno arrivò. Lella era stata fatta accomodare in uno spogliatoio enorme pieno di coccinelle che volavano da un posto all’altro. Alle ore 12:45 si fece sentire la voce di Birillo, il presentatore dello stadio e golosissimo di ciambellone al cioccolato. A un certo punto Birillo disse: "Coccinelle e coccinelli di tutte le età, diamo il via alla gara per la scelta della nuova regina delle coccinelle. La gara consiste in una maratona che percorre tutto il regno: attraversa la Valle perduta, il Monte roccioso e, infine, la Palude melmosa. Al traguardo vi aspetta Giuditta. Le poche regole sono: 1) seguire sempre le frecce rosse sui cartelli; 2) non usare le ali. Ora... allineatevi! Pronti… partenza… via…".

Un salmone che non sapeva nuotare

Le altre aquile la prendevano in giro, ma la sua diversità la rendeva unica. La si riconosceva anche in mezzo a una folla di aquile che, avendo tutte lo stesso nome, “Aquila” appunto, quando chiamavi una ti rispondevano tutte. Un giorno arrivò l'Aquila maestra di volo per comunicare la lista delle aquile vincitrici della gara di volo. Anche l’Aquila con gli occhiali aveva partecipato al concorso, ma non sperava di vincere: la sua vista non era di certo acuta come quella delle altre aquile.

Una tigre che voleva diventare vegetariana

Passarono i giorni e il pettirosso, infreddolito e affamato, andò alla ricerca dei suoi simili, gli altri pettirossi a cui aveva dato gli ordini. Mentre volteggiava presuntuoso nel cielo incontrò Dora, la coccinella, partita alla scoperta del mondo; le chiese ad alta voce: "Hai visto tre pettirossi simili a me, ma non così belli come me?". "Buongiorno anche a lei, vedo che è propria una bella giornata, eh?! Io di pettirossi non ne ho visto neppure uno, ma là, dietro quel monte, c'è una quercia centenaria; lì troverai Harry, il gufo che prevede il futuro, lui ti potrebbe aiutare!".

Una cicala che voleva lavorare

Il cavallino fece la stessa domanda a un grande toro che gli rispose con velocità e fermezza: "Tu sei troppo piccolo per andare in uno zoo! Pensa a me: sono uno dei migliori tori in circolazione e non sono riuscito ad andare in quel luogo prestigioso. Ora ti devo lasciare: ho un mandria di mucche a cui fare da guardia. Ah... se vuoi avere una risposta in più puoi chiedere a Vario Pinto. Ciao!".

E così fu. Ma, quando tornò senza preda, il capobranco la punì e la cacciò, dicendole che non meritava più di rimanere tra loro. La tigre vagò per giorni e giorni e si sentiva tanto sola, finché, un bel dì, trovò un’altra tigre molto simile a lei. “Ciao! Cosa fai tutta sola?”, chiese curiosa la tigre. “Sono stata cacciata dal branco perché non mi piace la carne: sono vegetariana!”, rispose l’altra tigre. I due animali chiacchierarono molto; scoprirono di avere molte cose in comune e decisero, così, di andare alla ricerca di altre tigri simili a loro.

C'era una volta un elefante che voleva dimagrire. Era stanco di vedersi così grosso. Lui voleva essere magro come la gazzella Genoeffa. Un bel giorno andò da lei e chiese: "Genoeffa, ciao, come fai a essere così magra?". Lei rispose: "Corro, corro tanto, per scappare dalle grinfie del leopardo Leonardo!".

Un’aquila con gli occhiali

C'era una volta un’aquila che indossava gli occhiali perché aveva problemi di vista.

Un delfino che voleva vivere sulla terraferma

Una gazzella molto lenta

C’era una volta una piccola gazzella di nome Stella. Stella non era una gazzella come tutte le altre, lei era una gazzella… lenta. 

Il sogno di un cavallino

A tutti i nonni del mondo, eterni bambini. Classe Prima A Prof.ssa Mariasole Nigro

Un vecchio e saggio gufo guardava ogni sera il cielo illuminato dalle stelle; comodo, comodo sul ramo del suo albero osservava e ragionava. Pensava a cosa ci sarebbe stato dopo di lui; era anziano e solo, non aveva molti amici, però era gentile, meditava sul prossimo e sul futuro degli altri. Questo uccello notturno era molto previdente: non faceva mai nulla senza studiare prima le conseguenze delle sue azioni. Una sera una civetta volò fino a precipitarsi sul ramo proprio dove si trovava il rapace. Lui non era abituato a ricevere visite. I due si guardarono per alcuni secondi.

L’Aquila maestra di volo elencò una serie di aquile che non avevano vinto. In realtà c’era una grande confusione, perché – non avendo nomi, ma chiamandosi unicamente “Aquila” tra loro – nessuna riusciva a capire a chi si riferisse l’Aquila maestra di volo. Questa, a un certo punto, disse: “Aquila con gli occhiali, congratulazioni: hai vinto la gara di volo!”. L’Aquila con gli occhiali iniziò a svolazzare qua a là piena di gioia e di felicità, mentre le altre diventavano sempre più confuse e tristi. Da quel giorno le aquile decisero che tutte avrebbero avuto un nome proprio in base alle caratteristiche di ciascuna: Aquila col cappello, Aquila col manto dorato, Aquila con le piume porpora, etc…; le aquile capirono, infatti, che ognuna di loro era diversa dall’altra, anche solo per un piccolo particolare. Questa storia ci fa capire che la diversità è una ricchezza.

C’era una volta un leone che faceva il professore. Nella sua classe c’erano tanti animali: un lupo, un orso, un camaleonte, una scimmia, una zebra, un gorilla, un ghepardo e un topolino piccolino. Tutti erano amici.

"Non ce la faccio, Leonardo! Sei troppo veloce!". Il leopardo rispose: "Elefante caro, forse dovresti puntare su un'altra tua caratteristica: la forza! Non c'è nessuno forte quanto te in questa savana! Tra l'altro la tua forza è dovuta anche alla tua stazza. Perché dimagrire? Cerca la bellezza in quello che hai!". E così l'elefante capì che non doveva per forza dimagrire, ma che andava bene esattamente così com'era! Questa favola ci insegna a cercare il bello in ogni cosa!

Lella era arrivata quasi al traguardo quando un terremoto aprì la terra creando un grande canyon. Lella, non vedendolo, ci cascò dentro e vi rimase fino a che una coccinella, Clarissa, si accorse che Lella era rimasta intrappolata lì. Clarissa chiamò tutte le coccinelle e fecero una scala lunga quattro metri e, senza usare le ali, fecero uscire Lella tagliando il traguardo tutte insieme. Birillo non sapeva chi avesse vinto. Lella disse: "Nessuno ha vinto e nessuno ha perso; secondo me, in un regno così meraviglioso e pacifico, non serve un re o un regina che scelga tutte le cose perfette per il regno. Per me, con un po’ di coordinazione tra gli abitanti e un pizzico di fantasia, si potrà vivere in serenità". Tutti concordarono con le parole di Lella. Questa storia ci insegna che, per vivere in pace, non serve sempre un capo che dia ordini, ma basta soltanto un po’ di collaborazione e si può vivere in pace.

Nel prato oltre la collina viveva Lella, una simpatica coccinella molto gentile e sempre disposta a dare una mano. La nostra piccola amica viveva in una grande colonia governata dalla più anziana delle coccinelle: Gaia. Era stata la prima coccinella a esistere sulla faccia della terra. Era molto severa e rigida sulle regole del suo regno. Gaia aveva una figlia molto giovane di nome Giuditta. Questa non aveva voglia di fare nulla dalla mattina alla sera. Un giorno Gaia disse a sua figlia: "Quando io verrò a mancare sarai tu a dover governare!". E Giuditta rispose: "No, non ne ho voglia; voglio vivere una vita senza pensieri". La regina sospirò e si ritirò in camera sua per diversi giorni. Passarono i mesi, gli anni e la regina continuava a credere e a sperare che Giuditta cambiasse idea, ma così non fu. Finché, un giorno, la regina, per colpa della vecchiaia, morì. Quando Giuditta lo venne a sapere andò su tutte le furie e dalla rabbia si mise a piangere per tre giorni. Non voleva governare, voleva soltanto vivere una vita da ragazza giovane senza doversi rinchiudere dentro un castello per sempre.

Molti non erano convinti, altri erano preoccupati per la pericolosità del progetto. Allora Delly disse, rivolta alla nipote: "Che ne dici se andiamo io, tu e tua nonna?". Ma la vecchietta disse: "Carissime, andate; le mie zampe stentano a sostenermi, per non parlare delle mie ali... non riuscirei a starvi dietro!".&nbsp; La notte Delly pensò e pensò a come portare con loro anche l’anziana ma saggia e volenterosa signora; però, presa dalla stanchezza, si addormentò. La mattina seguente, si precipitò a casa di Lulù e le parlò del piano, lei acconsentì. Il giorno stesso Delly, Lulù e l'anziana signora coccinella andarono da Baloo, l’orso orefice del paese. "Allora! Come mai da queste parti? Lo sapete che non faccio orecchini per le coccinelle, siete troppo piccole!", disse con tono scherzoso.

Una zebra che giocava a calcio

Un gufo che prevedeva il futuro (seconda versione)

C’era una volta un gatto di nome Miky. Il suo sogno era quello di giocare a calcio. Decise, quindi, di creare una squadra, ma non sapeva come chiamarla! Un giorno convocò tutti gli animali e disse loro: “Chi trova un nome adatto alla mia nuova squadra di calcio avrà una ricompensa!”. Dopo un po’ di tempo, arrivò un cane, un certo Spike. Aveva con sé delle boccette: sembravano pozioni magiche! Aveva trovato un nome perfetto per la squadra, “The Jonas”! Miky donò a Spike la ricompensa: due confezioni di croccantini; ma lui rifiutò. Spike era un cane diverso dagli altri, era un cane magico, e non aveva bisogno dei croccantini! E quelle boccette che aveva portato sembravano delle vere pozioni magiche. Spike, infatti, disse: “Se bevi insieme ai tuoi compagni di squadra questa pozione otterrai dei poteri straordinari!”. “Fantastico!”, esclamò Miky. E lui e tutti i compagni bevvero la pozione.

Un'ape poco laboriosa

Tanto tempo fa in un’immensa foresta, più precisamente, in un tronco di quercia, viveva un gufo con una particolare abilità: lui prevedeva il futuro. Il gufo, di nome Noctus, utilizzava questa sua caratteristica per il bene del prossimo, cercando di aiutare gli animali della foresta facendo evitare loro pericoli inutili: non a caso veniva chiamato da tutti il Guardiano del Regno. Ai confini della foresta si innalzava un’altissima montagna dominata da Zatura, un'enorme aquila reale, che terrorizzava chiunque osasse avvicinarsi. Zatura cercava continuamente di controllare la foresta e soprattutto di annientare Noctus, vista l’alta posizione sociale che quest’ultimo occupava. 

Un giorno, mentre passeggiava tranquilla in un fitto bosco, vide una bellissima farfalla. Decise di seguire il suo volo, ma non si accorse che si stava allontanando sempre di più dalla sua famiglia. A un certo punto, Stella sentì un rumore sordo e dei passi che, lentamente, si avvicinavano sempre di più a lei. Capì che erano i passi di un cacciatore. Stella iniziò a correre, ma continuava a sentire alle spalle il rumore: era troppo lenta, non riusciva a scappare! 

"Va bene, Genoeffa, cercherò Leonardo e mi farò inseguire da lui, così dimagrirò io pure!". L'elefante trovò il leopardo e gli disse: "Inseguimi!". Leonardo lo guardò esterrefatto e gli disse: "Io inseguo solo gazzelle!". "Ma io voglio dimagrire! Inseguimi!". "Va bene!". L'elefante cominciò a correre. E così anche il leopardo. Ma dopo appena trenta secondi, Leonardo era già arrivato dall'altra parte della savana e l'elefante era ancora indietro.

Era appena finita la pioggia in un lontano bosco orientale. L’arcobaleno spuntò dietro il più vecchio e maestoso albero. Nel silenzio lasciato dalla pioggerella, uscì strillando, dal suo imponente nido, Apollo, il meraviglioso pettirosso. Iniziò subito a impartire ordini ai suoi "sudditi" pettirossi, mentre ammirava la sua bellezza in uno specchio d’acqua poco distante. "Tu, mostriciattolo, devi portarmi immediatamente tre bruchi succulenti!". "Tu, pennuto, devi portarmi cinque foglie d’acero!". "E tu, fifone, cosa hai da guardare? Pensi che io non abbia più niente da chiedere? A te darò il compito più difficile: dovrai portarmi uno scorpione!". E a tutti diceva: "Se non ce la farete entro questa sera, vi punirò! Siete ancora qui?!". Da quel momento non vide più i suoi “sudditi".

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