Libro Erice

Le lettere fenicie incise sulle mura ciclopiche di Erice stanno facendo impazzire gli studiosi.

Qualcuno ha tradotto queste lettere fenicie con le parole OCCHIO, BOCCA, CASA. Il significato dell'iscrizione sarebbe allora il seguente:

Le mura hanno gli occhi per vedere il nemico, la bocca per mangiarselo e sono la casa sicura per gli abitanti del paese.

Mio nonno, che faceva il muratore, dice invece che le lettere sono la firma dei muratori fenici che hanno lavorato a quella gigantesca costruzione.

Una città è come un libro. Al posto delle parole ci sono "i segni" lasciati dalle precedenti generazioni. Se la città è millenaria come Erice, i segni prodotti - le forme, i colori, i suoni, gli spazi, ecc. - assumono una connotazione storica e culturale tutta particolare. Come studenti e come docenti, allora, abbiamo il dovere di studiare e di decifrare i messaggi di civiltà che questi segni ancora ci mandano.

Il libro di Erice

Gli abitanti di Erice chiamano il loro paese “u Munti” e “Muntisi” gli Ericini. Nelle espressioni degli Ericini ci sono continui riferimenti e paragoni con il Monte.

Un telaio, ritagli di stoffa di mille colori, mani che tessono, serrano e intrecciano. Nasce così, come per incanto, da umili cose, il tappeto ericino. Con buon gusto e senso del colore, mani abili ed esperte creano intrecci sinuosi di figure geometriche .

I mustazzoli di Erice sono biscotti scanalati all’aroma di cannella e chiodi di garofano. Molto secchi e duri, erano prodotti dalle suore del Monastero di San Carlo di Erice e si usava consumarli inzuppandoli in vino dolce liquoroso.

Dolci tipici del borgo ericino, sono dolci di pasta frolla con all'interno una delicata crema pasticcera e, per finire una spolverata di zucchero a velo. L'ipotesi piú accreditata sulla sua derivazione riguarderebbe la forma del cappello dei marinai genovesi. Si ricorda infatti che i commerci tra Trapani e Genova erano molto intensi. Le genovesi ericine sono state inventate dalle suore di un convento di clausura di Erice, dove Maria Grammatico ha trascorso la sua infanzia. Negli anni 50 dopo la morte del padre, Maria e sua sorella vennero mandate ad imparare arte pasticcera. Qui Maria ruba i segreti gustosi delle monache, all'età di 22 anni Maria decide di lasciare il convento per aprirsi un piccolo laboratorio e inizia a produrre eccellenti genovesi.

È strano camminare sulle sue stradine strette, scivolose, acciottolate, che si intrufolano fra case dai tetti spioventi e antiche botteghe, fra tante chiese e piccole piazze. Che sensazione fantastica ascoltare il rumore dei propri passi che calpestano i disegni bianchi e grigi del selciato. &nbsp;

Anticamente ad Erice le tre porte di accesso al paese, Porta Spada, Porta Trapani e Porta Carmine, avevano portali in ferro. All'imbrunire, ai primi rintocchi dell'Ave Maria, le tre porte venivano chiuse. Il lampionaio, camminando per le viuzze, accendeva le luci giallastre dei lampioni e ripeteva monotono: "Sona l'Ave Maria e c'unne 'ncasa è pi la via... Le tre porte venivano riaperte l'indomani all'alba.

L’ azzurro del cielo, il giallo del sole, il verde della pineta e il marrone della terra: la ceramica ericina armonizza, con fantasia ed eleganza, i colori della nostra terra. Piatti, vasi e terrine sono ispirati dalle forme del più genuino passato.

Le antiche mura in pietra, chiamate ciclopiche perchè dalle dimensioni gigantesche, furono originariamente costruite nell’VIII sec. a.C. dagli Elimi, popolazione di origine incerta; successivamente, nel VI sec. a.C.,&nbsp;furono rinforzate dai Punici e, dopo rifacimenti di epoca romana, furono completate dai Normanni. I resti si sviluppano lungo un percorso di circa 700 metri. Lungo tutto il perimetro murario sono ancora presenti le tre porte che facevano da ingresso alla città: Porta Spada, Porta Trapani e Porta Carmine.

Il Castello di Venere sorge su una rupe isolata sulle rovine di un tempio elimo-fenicio-romano. Si caratterizza per le maestose mura ornate di merli ghibellini. Un tempo, vi si accedeva attraverso un ponte levatoio. Dal suo interno si ammira una vista panoramica meravigliosa. Vi si trovano reperti archeologici databili fino all'età normanna, come le terme romane, il pozzo di Venere, un tunnel medievale e le carceri borboniche.

La storia del Castello ha origini lontane, quando i Sicani giunsero sulla vetta del monte Erice e crearono un'ara all'aperto dedicata a Venere: la Dea dell'amore e della fecondità, nonchè protettrice dei naviganti. Successivamente, anche altri popoli come gli Elimi, i Punici e i Cartaginesi mantennero il culto della Dea. I Normanni cancellarono ogni rito pagano, distrussero il tempio e costruirono il loro maestoso maniero denominato "Castello di Venere".

Anno scolastico 2020-2021 Ideato e realizzato dagli alunni della 5ª C e 5ª D. Docenti: Rossella Ruggirello, Marina Domingo, Giacoma Zichichi

Rainbow paper border

E dopo aver letto questo piccolo saggio, sarai certo pronto per un bel viaggio alla ricerca di quanto in breve ti ho narrato ma che di presenza sarà di certo più apprezzato. Strade lisce e lastricate, chiese antiche, castelli e monumenti, aria fresca e nebbiolina, dolci e artigianato ti aspettan presto per lasciarti senza fiato. La Sicilia è bella assai e venendo lo vedrai, qui di certo puoi trovare gente allegra ed accogliente che ti abbraccia e&nbsp;non ti mente, mare sole e spiagge belle, profumi, colori e cibi buoni. Siamo pronti ad ospitarti, tu corri e non fermarti, passa presto in agenzia e prenota, “Ascuta a mia!”&nbsp;

Conosciuti in tutto il mondo per il sapore genuino della tradizione, tramandata dalle monache del convento, i dolci ericini mantengono aromi e colori di un tempo. Paste colorate e decorate come veri merletti, le genovesi e i “Mustazzoli” rappresentano&nbsp;capolavori del paradiso del gusto ericino.

La cintura ricamata e variopinta di Venere, un giorno cadde sulla Terra, avvolse una vetta e l’abbellì con i suoi incanti: quel monte era proprio Erice. Ecco perché sulla cima fu eretto un tempio dedicato alla dea. Da lì partivano e arrivavano le colombe a lei sacre e un fuoco sempre eterno guidava, come un faro, marinai e pellegrini.

È ancora più silenziosa, Erice, quando la nebbia circonda ogni cosa. Sotto quella coperta grigia sembra dormire. Poi all’improvviso la nebbia, fumante, scompare ed Erice si sveglia. È tutto un gioco misterioso e un pò pauroso.

Per le stradine strette e tortuose si affacciano in bella&nbsp;mostra i cortili ericini. Tra le preziose e silenziose mura racchiudono la vita intima della famiglia. Dentro ogni cortile, tra il grigio del pozzo, della “pila” e della “bancata” diffondono i loro profumi le ortensie, i glicini e le campanule.

Erice, città del mito e della pace. Vi aspettiamo!

What are you waiting for? Come and visit Erice!!

Erice is a small medieval village on the top of “Mount Erice”. If you are in Trapani and you want to reach it, take the cableway: it’s fast and comfortable! Erice is a magic place with its paved streets, its castle, its towers and its old churches. there are also many restaurants and souvenir shops in Erice. From the “Balio gardens” you can admire a wonderful panoramic view of Trapani and the “Egadi islands”. Here you can take fantastic photos! Erice is called the “City of science” because of the famous centre of scientific culture “Ettore Maiorana”: here scientists from different countries meet in every month of the year.

Ogni Venerdì&nbsp;Santo, Erice, è commovente e drammatica. Con preghiere, suoni, fiori e ceri, la Passione di Gesù è raccontata e ricordata con la Processione di sei Misteri antichi. Nelle stradine si respira un’atmosfera di pietà e dolore. &nbsp;

Ogni ultimo mercoledì di agosto, Erice è, invece, allegra e gioiosa perché festeggia la sua patrona: la Madonna di Custonaci. È un bellissimo quadro che raffigura la Mamma con il suo Bambino. Il volto della Madonna così semplice e incantevole invita tutti alla preghiera.

Paper stack border

Le stradine delle vie ericine sono famose per l'originale pavimentazione: da quella più antica, formata da sole pietre o con semplici guide, a quella a riquadri formata da&nbsp;lastroni levigati, ad esagono allungato. Caratteristiche ad Erice sono le piccolissime vie, le cosiddette venule, in dialetto siciliano “vanedde” stretti vicoli. Con grande astuzia, gli Ericini le avevano costruito come stratagemma per difendersi dai nemici, qualora le ciclopiche mura non fossero bastate contro l’avanzata. Creando delle vie di accesso alla città così strette infatti,&nbsp;costringevano gli invasori a camminare in fila indiana, diventando così più facili da respingere da parte degli Ericini!

Ecco alcuni modi di dire: “Dritta comu a strata du Munti” (si dice in senso ironico parlando di una cosa storta). “Hai a testa di muntisi” (si dice a chi è testardo). “Aviri a negghia comu u Munti” (avere il broncio). &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

È una piccola città di storia, tradizione, fantasia. Conquistata da tanti popoli che nomi diversi le hanno dato. Dall’alto del monte, domina ancora Trapani e il mare come una regina. Le sue antiche mura, chiuse nel passato, oggi sono aperte al futuro del mondo.

Name

Safari may block some audio or video from playing automatically and ‘read to me’ will skip these. You can configure this in Safari’s preferences.