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La Testata del Polo2 di Casarano

by Polo 2 news La testata

Cover

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Il Giornalino scolastico “La TesTata” è stato realizzato dagli alunni dell’Istituto Comprensivo Polo 2 di Casarano. La sua lavorazione ha richiesto impegno e collaborazione ed è stata possibile grazie al lavoro dell’equipe del laboratorio “Atelier Creativi”. Il giornale, nato in forma cartacea, viene pubblicato nella versione digitale e diffuso attraverso i canali multimediali della nostra scuola. Gli articoli presenti in questo numero sono lo specchio delle attività didattiche svolte durante questo particolare anno scolastico e nascono dal bisogno di documentare le iniziative e di riflettere su argomenti di attualità.
Ringraziamo tutti i docenti e gli alunni che hanno collaborato a questo numero e la nostra Dirigente scolastica Luisa Cascione che ha creduto fortemente in questo progetto.

La Redazione “La TesTata”
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Speech Bubble
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Udite udite! 
La Testata del Polo 2 ritorna con una veste del tutto nuova.
Nel numero 1 di questa nuova edizione troverete articoli, foto, disegni e lavori prodotti dai nostri alunni di tutti i gradi.
La Dirigente e la Redazione vi augurano buona lettura!
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Disegni e caricature a cura dei ragazzi delle terze!
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FAKE NEWS
  FAKE CHECKERS GRAZIE ALLA SCUOLA
Cosa sono le fake news?
Le fake news sono delle notizie false che si sono sviluppate soprattutto con l’aumento dell’uso di internet e degli altri social network. A volte si scambiano le notizie false con le vere e viceversa, altre volte si crede che non ci sia modo di salvarsi dalle bufale…e poi ci sono coloro che tentano di “catturarle”.
La nostra professoressa De Paolis ci ha assegnato un compito di educazione civica sulle fake news. Esso consisteva prima nell’apprendere cosa fossero le fake news, poi nel fare un test per riconoscerle e successivamente scrivere un libro digitale ,con l’app book creator, su una notizia pubblicata sul web e le sue osservazioni per capire se fosse una bufala o meno.
L’app book creator è un’applicazione gratuita supportata da computer e tablet per creare libri digitali in tempi reali; in essi è possibile inserire diversi caratteri, immagini, sfondi e adesivi.
La nostra vita è ormai scandita dai social, e il loro utilizzo si è diffuso moltissimo. I social sono come un oceano nel quale navigano molte persone e fake news difficili da intercettare;
Attraverso l’educazione civica, una materia introdotta quest’anno, ci siamo cimentati nel riconoscimento delle notizie che circolano sui social al giorno d’oggi.
Nel percorso ci siamo aperti ancora di più alle nuove tecnologie con l’utilizzo di book –creator, una piattaforma che permette di creare libri digitali a scopo didattico, ma non solo.
La tecnologia è stata di grande aiuto in questo periodo nel quale gli incontri e gli abbracci ci sono proibiti.
Le piattaforme e le videochiamate ci hanno permesso di “incontrarci “ e di unirci per lavorare insieme.
In conclusione è importante tener conto di 6 pungi fondamentali per capire se una notizia è reale o fasulla:
considerare il sito, l’autore, la data, la coerenza e le nostre considerazioni, ma è anche importante approfondire e consultare degli esperti.
Beatrice Marzano
Maria De Masi
Giulia Barone
Marta Coluccia
Rim Azifi
Classe III D Scuola Secondaria I grado
FAKE O REAL?
Questo è il dilemma?
Fake o real? Questa è la domanda che ognuno di noi si pone quando leggiamo una notizia. Ce la siamo posta anche noi! Noi ragazzi della 3D abbiamo cercato di rispondere a questa domanda. Sotto la guida della professoressa ci siamo addentrati dentro a questo oceano ma……
PRIMA UN PASSO INDIETRO:
Nell’ambito della lezione di scienze, assieme alla professoressa De Paolis abbiamo affrontato l’argomento “fake news”.
Come primo punto è stato trattato il fatto che la rete è un grande oceano in continua espansione in cui ci si può facilmente perdere ed è semplice imbattersi in alcune notizie false o anche dette “bufale”.
Dopo una corposa attività iniziale la professoressa ci ha diviso in 4 gruppi assegnando a ciascuno una notizia diversa che poteva essere vera oppure no.
Capirlo spettava a noi per dimostrare le nostre capacità di fact-checkers. Un esempio:
Per arrivare alla risposta abbiamo analizzato tutti i vari elementi che ci potevano aiutare:
- il posto preciso nel quale è avvenuto il fatto;
- il numero delle categorie del giornale che erano piuttosto poche rispetto ai giornali più importanti.

Alla fine della nostra ispezione grazie “agli indizi” siamo giunti alla conclusione che questa notizia esaminata, risalente a qualche anno fa è risultata una bufala in gran parte falsa ma con un minuscolo fondo di verità.
Questo lavoro è stato fatto da tutti e i 4 gruppi che si sono misurati con l’esame attento di varie notizie e alla fine della nostra indagine abbiamo capito che alcune delle altre notizie erano vere.
Da questo lavoro abbiamo appreso che le notizie che riceviamo devono essere analizzate con un atteggiamento CRITICO per non abboccare all’amo come dei pesci rossi.
 Gabriele Sabato
Giuseppe Fersini
Matteo Martina
Classe III D Scuola Secondaria I grado
Intervista ai nonni
Storie e racconti del passato 
Un po’ di tempo fa, ho iniziato a raccogliere testimonianze sulla Seconda Guerra Mondiale, per realizzare un compito per la mia professoressa di italiano. Inizialmente mi limitavo a fare domande a mia nonna materna, poi pian piano mi sono appassionata e ho iniziato a chiedere testimonianze anche ad alcuni zii. I miei nonni sono entrambi morti e nessuno dei due ha partecipato alla guerra, ma mia nonna materna ha avuto i suoi genitori vissuti in quel periodo. Mi ha raccontato che suo padre, cioè il mio bisnonno, dovette fuggire per non andare in guerra, rifugiarsi in Vaticano, a Roma, e da lì, ogni tanto, mandava sue notizie alla famiglia, con delle lettere. La guerra terminò due anni prima che lei nascesse. 
Francobollo campagna Antitubercolare (1939)
Francobollo dedicato alle donne della Resistenza
Mi ha anche spiegato che, in quel periodo, il suono delle sirene o delle campane, indicava l'arrivo di aerei nemici e, durante i bombardamenti, le persone si rifugiavano in campagna, nei bunker o in cantine sotterranee. Per fortuna, da noi la situazione non era grave, ma la mia bisnonna ricordava che anche qui ci fu un bombardamento, morì un giovane e ci furono dei feriti, ma non gravi .Era una sera d’estate, con la luna piena, si udirono degli aerei, ma quel rumore non faceva più paura perché la gente si era abituata, invece, poco dopo, ci fu un forte scoppio, una luce abbagliò il cielo, arrivarono anche delle schegge e tutti furono presi dal terrore e per le strade si sentiva gridare “La bomba, la bomba”. Inoltre, in quel periodo c’era poco cibo e parecchia gente non aveva da sfamarsi, alcuni possedevano una tessera, dove c’erano dei bollini e per ciascuno di essi ti davano un pezzo di pane molto piccolo. Anche lo zucchero mancava spesso e la situazione era talmente grave che, alcuni (quelli che avevano più soldi) si procuravano le cose essenziali da mangiare al
mercato nero, un posto dove potevi acquistare cibo a prezzi più alti del normale. La mia bisnonna le raccontava che dal mercato nero, a volte, compravano anche del pesce, proveniva dalla vicina marina di Torre San Giovanni e, ovviamente, lo portavano di nascosto, viaggiando col treno. Per lo zucchero, invece, raccontava che facevano bollire a lungo dei fichi secchi e usavano quell’acqua, diventata dolcissima, come dolcificante. Il nostro era soprattutto un ambiente agricolo, tutti coltivavano un pezzo di terra ed era facile nascondere un po’ di prodotto, tutto il resto però, doveva essere dato alle autorità. La mia bisnonna raccontava che in zona c’era una persona, che aveva addirittura inventato una specie di piccolo mulino per macinare il grano e portava questo attrezzo da casa a casa mettendolo a disposizione delle varie famiglie. Anche a scuola, la situazione era strana, tutti erano obbligati a far parte di associazioni fasciste e ad indossare una divisa e chi non era d’accordo veniva punito gravemente. Ma la storia che mi ha davvero molto colpita ha come protagonista un mio prozio
che ha partecipato a questa terribile guerra. Era stato mandato con una divisione di soldati in Albania, fra le montagne del Montenegro e, purtroppo, ha dovuto assistere all'uccisione di un suo compagno d’armi, durante i combattimenti a seguito di uno scontro a fuoco con un soldato delle forze alleate. Il soldato in questione, subito dopo, si rifugiò in una stretta rientranza tra le rocce, il mio prozio ha aspettato con pazienza per tanto tempo e, finalmente, una volta uscito allo scoperto, lo ha ucciso con un colpo di fucile, per vendicare la morte del suo amico. Questo racconto mi ha colpito molto perché mi ha fatto comprendere quanto male facciano le guerre, procurano tanti morti e tristezza. Mi auguro che la gente capisca che si può vivere in pace, rispettando anche chi la pensa in modo diverso dal nostro e che c’è sempre una soluzione diversa dalla guerra. 
Per fortuna, mia nonna è nata due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, erano anni poveri anche quelli ma, dopo un po’ , ci fu la ripresa economica e, anche qui a Casarano, arrivò il
benessere. Mia nonna mi racconta spesso della sua infanzia e mi piace ascoltare le sue storie perché la vita sembrava molto diversa di quella di oggi. Aveva una sola maestra per tutte le materie e non esistevano le penne attuali, ma il calamaio, un piccolo contenitore pieno di inchiostro dove dovevano immergere un pennino; avevano pochissimi libri e quaderni (i quaderni erano piccoli e spesso di colore nero) e in prima elementare gli alunni avevano il sillabario. Non avevano zaini ma cartelle di cartone o di stoffa. Gli studenti indossavano il grembiule e un fiocco: blu per i maschi e rosa per le femmine. Mia nonna ricorda con simpatia il momento della ricreazione in classe, ad ognuno veniva dato un panino imbottito, lei era molto magra e mangiava pochissimo, ma aveva escogitato un piano per terminare la sua merenda: aveva un compagno molto goloso e da sotto il banco, senza farsi vedere dal maestro, gli passava piccoli pezzi del suo panino, mentre lei fingeva di masticare.
Non esisteva nulla di tecnologico, ma mia nonna dice che si divertiva lo stesso tantissimo insieme ai suoi cugini. Una storiella curiosa riguarda la costruzione della “caremma”, che avveniva ogni anno la prima domenica di Quaresima (era un pupazzo che assomigliava ad una vecchia signora). Si procuravano un lungo vestito nero, una maschera bruttissima, uno scialle, una sedia e tanto cotone per riempire questo pupazzo. La posizionavano seduta proprio davanti la porta di ingresso della casa, vicino la scala, con tante caramelle intorno e mettevano un filo trasparente alla mano della vecchietta. Quando qualcuno provava ad avvicinarsi per raccogliere i dolciumi, lei e i suoi cuginetti, toccavano il filo facendo muovere la mano della “caremma”.
Questo faceva spaventare tutti coloro che andavano a fare visita a casa dei suoi genitori, mentre lei, invece, si divertiva tantissimo. 
Un’altra cosa che mi ha colpita dei racconti di mia nonna, era la festa dell’Ascensione, quando dovevano lavarsi il viso con acqua e petali di rosa: la sera della vigilia sceglievano le rose più belle e profumate, si sfogliavano i petali e si lasciavano tutta la notte in una bacinella con acqua. A fine Maggio c’era anche la festa del nostro patrono, come adesso, sempre la terza domenica, in ricordo del miracolo che fece San Giovanni Elemosiniere, che pose fine alla siccità. In quella occasione tutti contribuivano per organizzare le festa, c’era la banda e tante bancarelle, mia nonna ricorda soprattutto il buon odore proveniente dalle noccioline abbrustolite e dai “mustazzoli”. Lei e le sue amiche, per la festa, indossavano quasi sempre un vestito nuovo e la gente ascoltava entusiasta la banda che suonava brani d’opera classica, soprattutto di Verdi.
Ogni volta che mia nonna mi racconta tutte queste storie, resto incantata perché, nonostante a quei tempi non esistessero videogiochi e cellulari, i bambini riuscivano ad essere felici e a divertirsi, anche più di noi, perché avevano più tempo per ritrovarsi e stare insieme usando la fantasia.
Alessia De Nuzzo I^C
Scuola Secondaria di I grado
QUERCUS, XYLELLA E IL FLAGELLO DEGLI ULIVI
In un tempo lontano, la Puglia era una Terra arida e brulla, circondata però da un mare meraviglioso che con la sua brezza profumata rinfrescava le coste.
Il dio Quercus, arrivato un giorno sulle coste pugliesi e affascinato dal bellissimo mare, decise di fermarsi lì a vivere. Faceva troppo caldo, però, e Quercus decise di ricoprire quel terreno arido con alberi ombrosi; poi  prese dei sassolini e li trasformò in ghiande che sparse sul terreno, quindi invocò la pioggia.
Arrivò improvviso un acquazzone che rese la terra fertile. Dopo alcuni giorni spuntarono dei germogli e Quercus ci soffiò sopra: i germogli diventarono dei grandi alberi, che il dio chiamo Querce. Tra queste scelse la più grande e bella e ne fece la sua dimora. Poi, Egli mise a guardia degli alberi le sue figlie, chiamate da lui Driadi. Fu così che la Puglia diventò un enorme bosco di querce e si popolò di tanti animali e uccelli di ogni specie.
Quercus, accecato dalla rabbia, chiamò tutte le ninfe per eradicare gli alberi, ma tutti i tentativi furono vani perché gli ulivi erano protetti dall’incantesimo, erano indistruttibili.
Quercus non si arrese perché era stato rovinato tutto il suo lavoro, quindi chiamò in suo aiuto la moglie, la dea Xylella, che era la protettrice dei giardini e aveva il potere di distruggere le erbacce con il suo sputo. Xylella, allora, cominciò a volare su tutti gli ulivi, sputando sui rami la sua saliva velenosa. 
Chiara Legittimo I D
Un giorno dei commercianti greci arrivarono sulle coste pugliesi e, affascinati dalla bellezza del paesaggio, decisero di stabilirsi. Erano commercianti di olio d’oliva molto avidi e pensarono di produrre olio anche in Puglia. Tornarono perciò in Grecia, caricarono una grande nave di alberelli di ulivo per trapiantarli in Puglia al posto delle querce.
Essi cominciarono ad abbattere le querce ma Quercus, chiamato dalle ninfe, scacciò via i commercianti: loro, però, non si arresero e, in piena notte, tornarono più numerosi di prima e tagliarono tutte le querce, tranne quella di Quercus e delle ninfe, per non svegliarli. Il giorno dopo Quercus vide che tutte le querce erano sparite e che al loro posto c’erano enormi alberi di ulivo. Gli uomini, infatti, invocando il loro dio, ottennero con un incantesimo la trasformazione degli alberelli in grandi ulivi resistenti.
Fu così che, in pochissimo tempo, gli alberi persero tutte le olive e le foglie, trasformandosi in tronchi secchi.
Xylella era riuscita in questo modo a scioglere l’incantesimo e Quercus si vendicò di quegli uomini che, per la loro avidità e sete di guadagno, avevano distrutto tutto quello che egli aveva creato.
Stefano Primiceri – 1° D
Scuola Secondaria I grado
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