Book Creator

La Testata del Polo2 di Casarano

by Polo 2 news La testata

Pages 4 and 5 of 23

Loading...
Intervista ai nonni
Loading...
Storie e racconti del passato 
Loading...
Un po’ di tempo fa, ho iniziato a raccogliere testimonianze sulla Seconda Guerra Mondiale, per realizzare un compito per la mia professoressa di italiano. Inizialmente mi limitavo a fare domande a mia nonna materna, poi pian piano mi sono appassionata e ho iniziato a chiedere testimonianze anche ad alcuni zii. I miei nonni sono entrambi morti e nessuno dei due ha partecipato alla guerra, ma mia nonna materna ha avuto i suoi genitori vissuti in quel periodo. Mi ha raccontato che suo padre, cioè il mio bisnonno, dovette fuggire per non andare in guerra, rifugiarsi in Vaticano, a Roma, e da lì, ogni tanto, mandava sue notizie alla famiglia, con delle lettere. La guerra terminò due anni prima che lei nascesse. 
Loading...
Loading...
Francobollo campagna Antitubercolare (1939)
Loading...
Loading...
Francobollo dedicato alle donne della Resistenza
Loading...
Mi ha anche spiegato che, in quel periodo, il suono delle sirene o delle campane, indicava l'arrivo di aerei nemici e, durante i bombardamenti, le persone si rifugiavano in campagna, nei bunker o in cantine sotterranee. Per fortuna, da noi la situazione non era grave, ma la mia bisnonna ricordava che anche qui ci fu un bombardamento, morì un giovane e ci furono dei feriti, ma non gravi .Era una sera d’estate, con la luna piena, si udirono degli aerei, ma quel rumore non faceva più paura perché la gente si era abituata, invece, poco dopo, ci fu un forte scoppio, una luce abbagliò il cielo, arrivarono anche delle schegge e tutti furono presi dal terrore e per le strade si sentiva gridare “La bomba, la bomba”. Inoltre, in quel periodo c’era poco cibo e parecchia gente non aveva da sfamarsi, alcuni possedevano una tessera, dove c’erano dei bollini e per ciascuno di essi ti davano un pezzo di pane molto piccolo. Anche lo zucchero mancava spesso e la situazione era talmente grave che, alcuni (quelli che avevano più soldi) si procuravano le cose essenziali da mangiare al
Loading...
mercato nero, un posto dove potevi acquistare cibo a prezzi più alti del normale. La mia bisnonna le raccontava che dal mercato nero, a volte, compravano anche del pesce, proveniva dalla vicina marina di Torre San Giovanni e, ovviamente, lo portavano di nascosto, viaggiando col treno. Per lo zucchero, invece, raccontava che facevano bollire a lungo dei fichi secchi e usavano quell’acqua, diventata dolcissima, come dolcificante. Il nostro era soprattutto un ambiente agricolo, tutti coltivavano un pezzo di terra ed era facile nascondere un po’ di prodotto, tutto il resto però, doveva essere dato alle autorità. La mia bisnonna raccontava che in zona c’era una persona, che aveva addirittura inventato una specie di piccolo mulino per macinare il grano e portava questo attrezzo da casa a casa mettendolo a disposizione delle varie famiglie. Anche a scuola, la situazione era strana, tutti erano obbligati a far parte di associazioni fasciste e ad indossare una divisa e chi non era d’accordo veniva punito gravemente. Ma la storia che mi ha davvero molto colpita ha come protagonista un mio prozio
Loading...
che ha partecipato a questa terribile guerra. Era stato mandato con una divisione di soldati in Albania, fra le montagne del Montenegro e, purtroppo, ha dovuto assistere all'uccisione di un suo compagno d’armi, durante i combattimenti a seguito di uno scontro a fuoco con un soldato delle forze alleate. Il soldato in questione, subito dopo, si rifugiò in una stretta rientranza tra le rocce, il mio prozio ha aspettato con pazienza per tanto tempo e, finalmente, una volta uscito allo scoperto, lo ha ucciso con un colpo di fucile, per vendicare la morte del suo amico. Questo racconto mi ha colpito molto perché mi ha fatto comprendere quanto male facciano le guerre, procurano tanti morti e tristezza. Mi auguro che la gente capisca che si può vivere in pace, rispettando anche chi la pensa in modo diverso dal nostro e che c’è sempre una soluzione diversa dalla guerra. 
Per fortuna, mia nonna è nata due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, erano anni poveri anche quelli ma, dopo un po’ , ci fu la ripresa economica e, anche qui a Casarano, arrivò il
Loading...
benessere. Mia nonna mi racconta spesso della sua infanzia e mi piace ascoltare le sue storie perché la vita sembrava molto diversa di quella di oggi. Aveva una sola maestra per tutte le materie e non esistevano le penne attuali, ma il calamaio, un piccolo contenitore pieno di inchiostro dove dovevano immergere un pennino; avevano pochissimi libri e quaderni (i quaderni erano piccoli e spesso di colore nero) e in prima elementare gli alunni avevano il sillabario. Non avevano zaini ma cartelle di cartone o di stoffa. Gli studenti indossavano il grembiule e un fiocco: blu per i maschi e rosa per le femmine. Mia nonna ricorda con simpatia il momento della ricreazione in classe, ad ognuno veniva dato un panino imbottito, lei era molto magra e mangiava pochissimo, ma aveva escogitato un piano per terminare la sua merenda: aveva un compagno molto goloso e da sotto il banco, senza farsi vedere dal maestro, gli passava piccoli pezzi del suo panino, mentre lei fingeva di masticare.
Loading...
Loading...
Non esisteva nulla di tecnologico, ma mia nonna dice che si divertiva lo stesso tantissimo insieme ai suoi cugini. Una storiella curiosa riguarda la costruzione della “caremma”, che avveniva ogni anno la prima domenica di Quaresima (era un pupazzo che assomigliava ad una vecchia signora). Si procuravano un lungo vestito nero, una maschera bruttissima, uno scialle, una sedia e tanto cotone per riempire questo pupazzo. La posizionavano seduta proprio davanti la porta di ingresso della casa, vicino la scala, con tante caramelle intorno e mettevano un filo trasparente alla mano della vecchietta. Quando qualcuno provava ad avvicinarsi per raccogliere i dolciumi, lei e i suoi cuginetti, toccavano il filo facendo muovere la mano della “caremma”.
Loading...
Questo faceva spaventare tutti coloro che andavano a fare visita a casa dei suoi genitori, mentre lei, invece, si divertiva tantissimo. 
Un’altra cosa che mi ha colpita dei racconti di mia nonna, era la festa dell’Ascensione, quando dovevano lavarsi il viso con acqua e petali di rosa: la sera della vigilia sceglievano le rose più belle e profumate, si sfogliavano i petali e si lasciavano tutta la notte in una bacinella con acqua. A fine Maggio c’era anche la festa del nostro patrono, come adesso, sempre la terza domenica, in ricordo del miracolo che fece San Giovanni Elemosiniere, che pose fine alla siccità. In quella occasione tutti contribuivano per organizzare le festa, c’era la banda e tante bancarelle, mia nonna ricorda soprattutto il buon odore proveniente dalle noccioline abbrustolite e dai “mustazzoli”. Lei e le sue amiche, per la festa, indossavano quasi sempre un vestito nuovo e la gente ascoltava entusiasta la banda che suonava brani d’opera classica, soprattutto di Verdi.
Loading...
Ogni volta che mia nonna mi racconta tutte queste storie, resto incantata perché, nonostante a quei tempi non esistessero videogiochi e cellulari, i bambini riuscivano ad essere felici e a divertirsi, anche più di noi, perché avevano più tempo per ritrovarsi e stare insieme usando la fantasia.
Loading...
Loading...
Alessia De Nuzzo I^C
Scuola Secondaria di I grado