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Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia -2021

by Raffaella Rozzi

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RITRATTI E
PAROLE
PER NON DIMENTICARE
21 MARZO 2021


SCUOLA PRIMARIA T.RIGHI
BRESCELLO RE
Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L'iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

Dal 1996, ogni anno, una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese, un abbraccio sincero va ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere.

Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. (Libera)
“A ricordare e riveder le stelle è lo slogan scelto per questo 21 marzo” precisa Libera. Uno slogan composito, che racchiude molti significati. “A ricordare’, ricordare dal latino un’etimologia che ci restituisce un duplice significato: re- indietro, ma anche ‘nuovamente’ e cor cuore. Richiamare nel cuore coloro che hanno perso la vita per mano mafiosa – il 21 marzo è per loro – ‘tornare’ e essere ‘nuovamente’ ricordati per rivivere nella nostra capacità di fare memoria. Il passaggio dal ricordo alla memoria ci dà la possibilità di interrogare insieme il passato, per esprimere la cura e la responsabilità di cui è intriso il nostro impegno nell’oggi e nel domani”.
‘Riveder le stelle’ citando l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, a settecento anni dalla sua morte.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, così il sommo poeta saluta i suoi lettori alla fine del viaggio nell’inferno. Il desiderio di ‘riveder le stelle’ e di uscire dall’inferno della pandemia, dopo un anno di isolamento e distanziamento, è un desiderio forte tra tutti i cittadini. La parola stessa desiderio ci rimanda al cielo: desiderare è avvertire la mancanza di stelle, sidus in latino, quindi sentire forte la necessità di buoni auspici, di luce che illumina e dà energia.
Le stelle sono anche le persone che ogni giorno si battono per la giustizia sociale e la legalità democratica.
Aveva solo 38 anni il giudice Rosario Livatino quando la mattina del 21 settembre 1990 venne inseguito e ucciso lungo la strada statale ss640 che da Agrigento porta a Caltanissetta. L'auto venne speronata, Livatino tentò la fuga correndo per i campi, ma venne raggiunto e poi ucciso con un colpo di pistola. Il giudice era solo, aveva rifiutato la scorta proprio perché voleva proteggere altre vite. Stava andando al lavoro, al tribunale di Agrigento, quando fu affiancato dai suoi assassini.
Il giudice Rosario Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Era stato uno studente brillante e si era laureato con lode all'età di 22 anni presso la facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Poi vinse il concorso e divenne giudice presso il tribunale di Agrigento. Papa Paolo Giovanni II lo definì «martire della giustizia e indirettamente della fede».
Rosario Livatino
il giudice bambino
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