Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia -2021

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“A ricordare e riveder le stelle è lo slogan scelto per questo 21 marzo” precisa Libera. Uno slogan composito, che racchiude molti significati. “A ricordare’, ricordare dal latino un’etimologia che ci restituisce un duplice significato: re- indietro, ma anche ‘nuovamente’ e cor cuore. Richiamare nel cuore coloro che hanno perso la vita per mano mafiosa – il 21 marzo è per loro – ‘tornare’ e essere ‘nuovamente’ ricordati per rivivere nella nostra capacità di fare memoria. Il passaggio dal ricordo alla memoria ci dà la possibilità di interrogare insieme il passato, per esprimere la cura e la responsabilità di cui è intriso il nostro impegno nell’oggi e nel domani”.

‘Riveder le stelle’ citando l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, a settecento anni dalla sua morte. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, così il sommo poeta saluta i suoi lettori alla fine del viaggio nell’inferno. Il desiderio di ‘riveder le stelle’ e di uscire dall’inferno della pandemia, dopo un anno di isolamento e distanziamento, è un desiderio forte tra tutti i cittadini. La parola stessa desiderio ci rimanda al cielo: desiderare è avvertire la mancanza di stelle, sidus in latino, quindi sentire forte la necessità di buoni auspici, di luce che illumina e dà energia. Le stelle sono anche le persone che ogni giorno si battono per la giustizia sociale e la legalità democratica.

Carlo Alberto dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 – Palermo, 3 settembre 1982) è stato un generale e prefetto italiano. Entrò nell'Arma durante la seconda guerra mondiale e partecipò alla Resistenza. Nel 1982 venne nominato prefetto di Palermo con l'incarico di contrastare Cosa nostra così come aveva fatto nella lotta al terrorismo. Fu ucciso nella città siciliana pochi mesi dopo il suo insediamento nella strage di via Carini dove perirono anche la consorte Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.

C’era un volta un bambino che amava i cavalli. Si chiamava Giuseppe Di Matteo, venne ucciso brutalmente dalla mafia. La sua «colpa»? Quella di essere il figlio di un pentito, Santino di Matteo che decise di collaborare con la giustizia iniziando a raccontare particolari sulla strage di Capaci. Era l'11 dicembre 1996.

"Giovanni amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore. Francesca."

Antonino Cassarà, noto come&nbsp;Ninni&nbsp;, nato nel 1948 , era Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato in forza presso la questura di Palermo e il vice dirigente della squadra mobile. Cassarà fu uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del "pool antimafia" della procura di Palermo. Il&nbsp;6 agosto 1985,&nbsp;mentre rientrava nella sua casa a Palermo, un gruppo di circa 10 uomini armati sparava sull'Alfetta che trasportava il funzionario ed i tre agenti che lo scortavano. Ninni Cassarà e l'agente Roberto Antiochia restano uccisi. Cassarà muore tra le braccia della moglie, accorsa sulle scale di casa: era sposato e padre di tre figli.

PADRE PINO PUGLISI, IL PRETE CHE COMBATTEVA LA MAFIA COL SORRISO

Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano, vittima di Cosa nostra nella strage di via D'Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio ), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Assieme a Giovanni Falcone, collega e amico d'infanzia fino alla morte, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.

Ci fu un anno in cui tutte le sue cento rose fiorirono insieme, quasi per magia. -Adesso non potranno più morire- pensava il giardiniere. Fu così che decise di andare nelle scuole e parlare con i ragazzi, con i giovani che potevano certamente aiutarlo nella grande impresa di sconfiggere le malerbe che soffocavano le rose. Si sentì meno solo il giardiniere, era convinto di aver trovato la soluzione al problema, o almeno così credeva. Poi venne il 29 luglio 1983, le 8,05 del mattino e il giardiniere venne ucciso da persone malvage, senza rispetto per le persone e per le regole del vivere comune, persone odiose che credevano, con questo terribile gesto, di far tacere per sempre la voce del giardiniere. Non è stato così. Infatti, centinaia, migliaia, milioni di persone non abbandonarono quel giardino con le rose che continuarono a fiorire sempre più belle, variopinte e forti. Fiorivano e sfiorivano le rose, ma tutti ricordano chi per primo coltivò quel giardino, un uomo giusto, leale, che amava ripetere “che i mestieri più belli sono tre e iniziano tutti con la M: il maestro, nel senso più pieno e importante del termine perché forma i ragazzi; il medico perché salva le vite umane; il magistrato perché interviene sulla società e lottando contro l’illegalità, sulle vite di tutti, consente a ciascuno di esercitare i propri diritti.” Quel giardiniere giusto era il magistrato Rocco Chinnici.&nbsp;

Mamma Lea canta la ninna,nanna a&nbsp;Denise…. Ninna ,nanna, ninna nanna, mia piccolina, Tu sei sempre stata mia stellina &nbsp;che nel cielo brilla, brilla, io tra le nuvole gioiosa or nel vento&nbsp;riposo, ma la mia voce cristallina con te,&nbsp;Denise,&nbsp;si risveglia ogni mattina! &nbsp;Ninna nanna dei bimbi amati e buoni, ninna nanna dei colori, ninna, nanna… Ninna, nanna ninna nanna, gialla, giallo è il girasole gialla è la farfalla quanti sogni mancati son caduti nella stalla, li hai persi sin da bambina, ninna nanna dei bimbi amati e buoni ninna nanna dei colori, ninna, nanna…

Tuo padre era un mafioso io, tua madre, giovane e bella&nbsp;,con te me&nbsp;ne andai&nbsp;e solo lo lasciai. Ninna, nanna dei bimbi amati e buoni! Ninna,nanna dei colori, ninna, nanna...

Rocco Chinnici (Misilmeri, 19 gennaio 1925 – Palermo, 29 luglio 1983) è stato un magistrato italiano. Il suo nome è legato all'idea dell'istituzione del "pool antimafia", che diede una svolta decisiva nella lotta alla mafia. Fu assassinato da Cosa nostra il 29 luglio 1983 quando un'auto carica di tritolo esplose davanti alla sua casa in via Pipitone, a Palermo. Nell'attentato oltre al magistrato Chinnici morirono il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi, l'appuntato Salvatore Bartolotta e il maresciallo Mario Trapassi.

In seguito alle sue denunce la donna viene trasferita sotto copertura in varie città. A Campobasso, a seguito di un problema alla lavatrice, invece che l'idraulico&nbsp;a presentarsi alla porta della Garofalo è un sicario. La figlia Denise si rende conto che sta succedendo qualcosa di strano, chiama immediatamente la polizia e ipotizza il coinvolgimento del padre. Nel novembre 2009 Cosco convince Lea ad andare a Milano per parlare del futuro della figlia. Parlano in presenza della figlia, fino a quando il Cosco dice di voler accompagnare la piccola Denise a trovare gli zii. Lea si rifiuta di andare e dà appuntamento alla figlia alla Stazione per tornare poi a casa, in Calabria. Era il 24 novembre 2009 e questa sarà l’ultima volta in cui Denise vedrà sua madre: Lea viene uccisa dal marito e dal suo clan. Oggi&nbsp;la figlia Denise studia, vive sotto copertura in una località segreta e difende la memoria della madre. Il giorno dei funerali Denise ha detto: ”Per me è un giorno triste ma la forza me l’hai data tu, mamma. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene”.

Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L'iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Dal 1996, ogni anno, una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese, un abbraccio sincero va ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere. Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata&nbsp;la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. (Libera)

Cesare Terranova nacque a Petralia Sottana vicino Palermo, il 15 agosto 1921. Entrò in magistratura nel 1946 e&nbsp;nel 1958 si trasferì a lavorare nel tribunale di Palermo. Qui avviò i primi grandi processi di mafia. Il 25&nbsp;settembre 1979&nbsp;a Palermo, viene ucciso&nbsp;assieme al maresciallo Lenin Mancuso, sua guardia del corpo e collaboratore. In quella mattina, verso le 8.30, il magistrato entra nella sua Fiat 131, prendono la solita strada, quella secondaria per raggiungere il tribunale, ma la trovano chiusa a causa di alcuni lavori in corso. Nello stesso momento l'auto viene affiancata dai killer che sparano. Cesare Terranova e il collaboratore&nbsp;muoiono&nbsp;sul colpo.&nbsp;

Peppino Impastato (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un giornalista e attivista italiano, conosciuto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra. Peppino Impastato viene assassinato il 9 maggio 1978. "La mafia uccide, il silenzio pure."

ROCCO CHINNICI: MAGISTRATO - GIARDINIERE C’era una volta un bravo giardiniere: era alto, massiccio, con spalle larghe e schiena dritta. Portava sempre con sé una borsa da lavoro che conteneva tanti attrezzi e dalla quale non si separava mai. Abitava in via Federico Pipitone a Palermo, in un appartamento spazioso e luminoso; era sposato con la professoressa di scienze Agata ed aveva tre figli: Caterina, Elvira e Giovanni. Era un uomo metodico, abituato a svegliarsi alle cinque del mattino, tutti i giorni. Si preparava un caffè e iniziava subito a studiare il modo migliore per coltivare i suoi fiori preferiti: le rose. Poi, quando il cielo di Palermo schiariva e s’illuminava, portava il caffè ai suoi tre figli che si svegliavano ogni giorno con questo dolce rito. Iniziavano così la loro giornata, ognuno con i propri impegni. Lui, tutti i giorni, salutava la moglie e i figli e a Caterina, la figlia maggiore, dava un lieve bacio sulla fronte. Era un uomo solo, pensava e&nbsp;lavorava&nbsp;in solitudine cercando di capire come estirpare la malaerba che infestava le sue amate rose. Cento ne aveva piantate, tutti i giorni le curava e le custodiva. Le persone&nbsp;che passavano ammiravano quelle meraviglie ma non capivano il duro lavoro che costavano al giardiniere. Vestiva sempre allo stesso modo: pantaloni scuri, camicia bianca,giacca,cravatta e così vestito curava le sue rose. Non gli piaceva nemmeno andare al mare e le rare volte che l’ha fatto, non si è nemmeno tolto le scarpe… Era buono ed umano il giardiniere, al centro della sua attenzione metteva le persone e le ascoltava. Era un uomo grande e grosso ma generoso d’animo,la sua stretta di&nbsp;mano era così forte e sicura che&nbsp;quando stringeva quella di altri quasi la stritolava..&nbsp;&nbsp;

Le vittime di mafia sono in totale&nbsp;1031 113 Minori 93 Donne 162 Le vittime prima del 1961

"Era un uomo che viene ricordato per la grande dedizione che metteva nel suo lavoro, per la sua consapevolezza di portare avanti un incarico che, costantemente,&nbsp;metteva a rischio la sua stessa vita. In quegli anni a Palermo si moriva, spesso, sotto il fuoco della mafia. Borsellino ricorderà, in un’intervista rilasciata pochi giorni prima di essere, a sua volta, ucciso, una frase pronunciata da Ninni Cassarà, subito dopo la morte di Beppe Montana: “Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano”.(P.Vindigni- Stampa Critica -2012)

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.&nbsp;

Don Pino sorrise al killer che gli sparò sotto casa. Nel quartiere Brancaccio di Palermo, dilaniato dalla guerra delle cosche mafiose, riuscì a coinvolgere nei gruppi parrocchiali molti ragazzi strappandoli alla strada e alla criminalità. «Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto», ha detto papa Francesco, «li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto»

Nutrendoti di speranza e bontà perché tu conoscessi dolcezza , bellezza e&nbsp;solidarietà, senza odio e distinzioni. Una vita bella e normale, lontana dal male.&nbsp;&nbsp; Ninna, nanna dei bimbi amati&nbsp;e buoni Ninna, nanna dei colori, ninna nanna, ninna

Ninna, nanna viola, ninna, nanna… Ricordi, piccola mia quando ti portavo a scuola? Contro di noi lui organizzava la mia morte, perché non ci amava e il nostro attaccamento disprezzava. Ninna, nanna dei bimbi amati e buoni!

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RITRATTI E PAROLE PER NON DIMENTICARE 21 MARZO 2021 SCUOLA PRIMARIA T.RIGHI BRESCELLO RE

Lei, Francesca Morvillo, ricordata come la moglie di Giovanni Falcone, è stata una donna fortissima, una combattente e un magistrato, esattamente come suo marito. Ed&nbsp;è con lui che ha condiviso gli ideali, la vita e lo stesso tragico destino&nbsp;quel 23 maggio del 1992, dove ha perso la vita insieme a Falcone e agli uomini della scorta :Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

"<a href="https://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=1ad3e">Oggi si parla di quarta mafia, la terza, la quinta, ma la realtà è che la mafia è sempre una, ha una sua continuità; si succedono naturalmente i capi, i personaggi, cambiano i sistemi operativi, cambiano gli obiettivi di lucro, ma la mafia è sempre quella.</a>"

Aveva solo 38 anni il giudice&nbsp;Rosario Livatino&nbsp;quando la mattina del 21 settembre 1990 venne inseguito e ucciso lungo la strada statale ss640 che da Agrigento porta a Caltanissetta. L'auto venne speronata, Livatino tentò la fuga correndo per i campi, ma venne raggiunto e poi ucciso con un colpo di pistola. Il giudice era solo, aveva rifiutato la scorta proprio perché voleva proteggere altre vite. Stava andando al lavoro, al tribunale di Agrigento, quando fu affiancato dai suoi assassini. Il giudice Rosario Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Era stato uno studente brillante e&nbsp;si era laureato con lode all'età di 22 anni presso la facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Poi vinse il concorso e&nbsp;divenne giudice&nbsp;presso il tribunale di Agrigento. Papa Paolo Giovanni II&nbsp;lo definì&nbsp;«martire della giustizia e indirettamente della fede».

Emanuela Setti Carraro (Borgosesia, 9 ottobre 1950 – Palermo, 3 settembre 1982) è stata un'infermiera italiana, moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa . Morì nella strage di via Carini in cui venne ucciso anche il marito, appena cinquantaquattro giorni dopo il loro matrimonio. È tumulata assieme al marito, nella tomba di famiglia, al cimitero della Villetta a Parma.

Ninna nanna, ninna nanna blu, crudele Uomo Barbablù cercate ci ha sin da laggiù le lettere che ci ha mandato noi due non abbiamo accettato, ninna nanna, ninna oh! Per te, mia piccola bambina, lui, padre senza cuore, voleva un futuro mafioso quante volte gli ho detto: “Odioso” Ho lottato per&nbsp;una vita onesta per me e per te, dove tu potessi crescere in serenità, amore, rispetto, lealtà, coraggio e bontà. Ninna, nanna dei bimbi amati e buoni! Ninna, nanna dei colori, ninna, nanna...

Lea Garofalo nasce il 24 aprile 1974 a Petilia Policastro, in una famiglia legata alla ‘Ndrangheta. A tredici anni si innamora di Carlo Cosco, membro anche lui di una delle famiglie della mafia calabrese e i due decidono di andare a vivere a Milano. Carlo Cosco viene arrestato per traffico di droga e per la donna questo rappresenta la fine della loro storia: parte con la figlia, tentando di allontanarsi dalla mafia. È nel 2002 che Lea decide di diventare testimone di giustizia e far luce sulle faide interne tra la famiglia Garofalo e la famiglia del suo ex compagno Cosco.

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