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Scrivere per dire NO
al bullismo
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UDA "Bullismo? No, grazie!"classi 2A e 2L
a.s. 2022-2023
Questo lavoro trae origine dalla convinzione che “mettersi nei panni dell’altro” sia fondamentale per accrescere la capacità di percepire emozioni e pensieri. Non si tratta di un esercizio facile, ma i risultati sono sorprendenti: chi ci prova mette da parte l'atteggiamento giudicante per avvicinarsi all'altro.
È per comprendere le emozioni e i pensieri della vittima di bullismo e cyberbullismo, immedesimandosi in lui o in lei, che ho invitato i ragazzi a scrivere un testo, in versi o in prosa, per raccontare un episodio di prepotenza visto, subito o immaginato.
Nelle prossime pagine sono raccolti i risultati di scrittura!
È per comprendere le emozioni e i pensieri della vittima di bullismo e cyberbullismo, immedesimandosi in lui o in lei, che ho invitato i ragazzi a scrivere un testo, in versi o in prosa, per raccontare un episodio di prepotenza visto, subito o immaginato.
Nelle prossime pagine sono raccolti i risultati di scrittura!
Alessandra de Robertis
BALENA
Le dita mi trafiggono
la mano.
Lo stomaco mi accartoccia.
Gli occhi seppelliscono le mie lacrime.
Dal mio acquario li sento:
la vedi la balena nel tuo specchio?
È ora della merenda:
cosa propone il tuo zaino?
Dal mio acquario li vedo:
come una cesta di giochi
lo ribaltano
lo spogliano!
Ogni volta vorrei fare strike,
ogni volta scivolo nel canale.
Intanto…il buio
occupa il giorno.
Le dita mi trafiggono
la mano.
Lo stomaco mi accartoccia.
Gli occhi seppelliscono le mie lacrime.
Dal mio acquario li sento:
la vedi la balena nel tuo specchio?
È ora della merenda:
cosa propone il tuo zaino?
Dal mio acquario li vedo:
come una cesta di giochi
lo ribaltano
lo spogliano!
Ogni volta vorrei fare strike,
ogni volta scivolo nel canale.
Intanto…il buio
occupa il giorno.
A cura delle alunne di 2A
Gusmai Sofia
Lampidecchia Serena
Leporale Alice
Perfetto Elena
Procacci Sara
Sterlicchio Valeria
Gusmai Sofia
Lampidecchia Serena
Leporale Alice
Perfetto Elena
Procacci Sara
Sterlicchio Valeria
L’importanza di chiedere aiuto
Sono qui, nel bagno della scuola, ferma, con le braccia insanguinate e piene di tagli, con le lacrime agli occhi, mi domando cosa ho fatto di male per meritarmi questo, mi domando perché quelle tre ragazze mi odiano così tanto. Non sento più dolore quando lo faccio ormai, solo un senso di liberazione, è il mio unico modo di sfogarmi, calmarmi, rilassarmi. Ed è tutto per colpa loro, che mi perseguitano. “Sei brutta”, “Sei troppo noiosa, per questo nessuno ti ama”, “É colpa tua se sei sei sola”, “Smetti di studiare così tanto, fatti una vita” mi ripetono come una cantilena. A voce alta, bassa, dritti in faccia e dietro le spalle, sui muri di questi bagni, in grande e in
nero. Nessuno sa quanto fa male, nessuno sa che non riesco più a sopportarlo, nessuno sa che mi hanno fatto odiare anche da me stessa.
DRIN!!!
La campanella di fine intervallo mi riporta alla realtà. Devo fermare il sangue senza destare sospetti. Disinfetto, metto la garza e abbasso la manica. Posso tornare in classe. Da qualche tempo a ricreazione ho un appuntamento fisso con il bagno! Cammino per i corridoi persa tra i miei pensieri.
“Carla? Carla, mi senti?” la professoressa mi richiama. “Sì, sì, ci sono”. “C’è stato un cambio di posti, il tuo è accanto a Marika”.
Mi ci vado a sedere vicino. Mi rivolge la parola, non l’avevo messo in conto. Usa un tono molto dolce, mi fa sentire subito a mio agio, profuma di buono. La sua voce trasmette fiducia!
TOC TOC! Qualcuno bussa. “Avanti” “Chi è Carla Benevento tra voi?”. Alzo la mano per farmi vedere; con la coda dell’occhio noto che Marika fa uno sguardo strano proprio verso di me. “Ecco l’autorizzazione per il P.O.N. di
Sono qui, nel bagno della scuola, ferma, con le braccia insanguinate e piene di tagli, con le lacrime agli occhi, mi domando cosa ho fatto di male per meritarmi questo, mi domando perché quelle tre ragazze mi odiano così tanto. Non sento più dolore quando lo faccio ormai, solo un senso di liberazione, è il mio unico modo di sfogarmi, calmarmi, rilassarmi. Ed è tutto per colpa loro, che mi perseguitano. “Sei brutta”, “Sei troppo noiosa, per questo nessuno ti ama”, “É colpa tua se sei sei sola”, “Smetti di studiare così tanto, fatti una vita” mi ripetono come una cantilena. A voce alta, bassa, dritti in faccia e dietro le spalle, sui muri di questi bagni, in grande e in
nero. Nessuno sa quanto fa male, nessuno sa che non riesco più a sopportarlo, nessuno sa che mi hanno fatto odiare anche da me stessa.
DRIN!!!
La campanella di fine intervallo mi riporta alla realtà. Devo fermare il sangue senza destare sospetti. Disinfetto, metto la garza e abbasso la manica. Posso tornare in classe. Da qualche tempo a ricreazione ho un appuntamento fisso con il bagno! Cammino per i corridoi persa tra i miei pensieri.
“Carla? Carla, mi senti?” la professoressa mi richiama. “Sì, sì, ci sono”. “C’è stato un cambio di posti, il tuo è accanto a Marika”.
Mi ci vado a sedere vicino. Mi rivolge la parola, non l’avevo messo in conto. Usa un tono molto dolce, mi fa sentire subito a mio agio, profuma di buono. La sua voce trasmette fiducia!
TOC TOC! Qualcuno bussa. “Avanti” “Chi è Carla Benevento tra voi?”. Alzo la mano per farmi vedere; con la coda dell’occhio noto che Marika fa uno sguardo strano proprio verso di me. “Ecco l’autorizzazione per il P.O.N. di
musica, la devi portare firmata lunedì” conclude il professore referente. All’uscita, a me e a Marika viene spontaneo metterci in fila insieme. Sento che mi fissa poi… “Carla, oggi vuoi venire a casa mia per
studiare insieme?” “Sì, volentieri” “Ti aspetto alle 17.00, tra un po’ ti mando la posizione”. Annuisco.
Alle 16.55 sono fuori casa di Marika, citofono e salgo da
lei. “Benarrivata Carla” “Ciao Marika, da che materia iniziamo?” “Accomodati sul mio letto, vorrei prima farti una domanda, se posso”. Le rispondo di sì e lei prosegue: “Quando, in classe, hai alzato la mano, ho notato che hai una garza sul polso”. Rimango pietrificata per qualche secondo, mi ha scoperto, provo ad inventare una scusa, ma lei non ci crede. “Carla, dimmi la verità, io so che quelle tre ragazze ti insultano continuamente. Devi per forza chiedere aiuto ad un adulto”. Rispondo che i miei genitori sono sempre fuori casa e non so con chi parlarne. Marika mi dice una cosa che mi fa tranquillizzare: “Se vuoi posso parlarne con mia madre, potrebbe aiutarti”. Faccio su e giù col
capo, silenziosamente, ad occhi chiusi. Il giorno dopo Giulia, Vanessa e Maria sono state convocate dal preside e sospese, “Vedi Ca’, chiedere aiuto è la cosa migliore, tenersi tutto dentro fa solo male” commenta Marika abbracciandomi.
studiare insieme?” “Sì, volentieri” “Ti aspetto alle 17.00, tra un po’ ti mando la posizione”. Annuisco.
Alle 16.55 sono fuori casa di Marika, citofono e salgo da
lei. “Benarrivata Carla” “Ciao Marika, da che materia iniziamo?” “Accomodati sul mio letto, vorrei prima farti una domanda, se posso”. Le rispondo di sì e lei prosegue: “Quando, in classe, hai alzato la mano, ho notato che hai una garza sul polso”. Rimango pietrificata per qualche secondo, mi ha scoperto, provo ad inventare una scusa, ma lei non ci crede. “Carla, dimmi la verità, io so che quelle tre ragazze ti insultano continuamente. Devi per forza chiedere aiuto ad un adulto”. Rispondo che i miei genitori sono sempre fuori casa e non so con chi parlarne. Marika mi dice una cosa che mi fa tranquillizzare: “Se vuoi posso parlarne con mia madre, potrebbe aiutarti”. Faccio su e giù col
capo, silenziosamente, ad occhi chiusi. Il giorno dopo Giulia, Vanessa e Maria sono state convocate dal preside e sospese, “Vedi Ca’, chiedere aiuto è la cosa migliore, tenersi tutto dentro fa solo male” commenta Marika abbracciandomi.
A cura delle alunne di 2A
Boccia Sonia
Casafina Ilaria
Marrone Siria
Boccia Sonia
Casafina Ilaria
Marrone Siria
LA MACCHIA
Non doveva succedere, non era mai stato nei miei piani denunciare la mia migliore amica.
“Pronto, mamma, non torno a casa subito, passo prima al centro commerciale. Ho portato con me un po’ di risparmi. Comprerò quel nuovo fondotinta che stanno
pubblicizzando: dicono che copra tutti i difetti del viso...compreso il mio!”
È partito tutto da qui, da una semplice chiamata che Gaia, la nuova arrivata, quella con una macchia di vitiligine su tutta la guancia destra, aveva fatto alla madre.
Erano finite le lezioni, io e la mia migliore amica, ci trovammo ad origliare la conversazione.
Io e Veronica ci siamo conosciute quando eravamo piccolissime, grazie all’amicizia che legava le nostre mamme. Veronica era una ragazza timida e
introversa, fino alle elementari; poi, all’inizio della prima media, ha cominciato farsi notare, vantandosi della ricchezza della sua famiglia. È vero: Veronica ha
una famiglia benestante ed è per questo – lo devo ammettere – che è diventata la più popolare della scuola.
“Seguiamola” - mi fece cenno Veronica. “Anche io ho bisogno di un nuovo fondotinta. Non serve anche a te?” aggiunse strizzando l’occhio come segno di intesa. Ma io non avevo capito cosa Veronica volesse fare, ad ogni modo la seguii.
Poi mi ordinò: “Prendi il telefono e filma la scena. Ci sarà da divertirsi!”.
Non doveva succedere, non era mai stato nei miei piani denunciare la mia migliore amica.
“Pronto, mamma, non torno a casa subito, passo prima al centro commerciale. Ho portato con me un po’ di risparmi. Comprerò quel nuovo fondotinta che stanno
pubblicizzando: dicono che copra tutti i difetti del viso...compreso il mio!”
È partito tutto da qui, da una semplice chiamata che Gaia, la nuova arrivata, quella con una macchia di vitiligine su tutta la guancia destra, aveva fatto alla madre.
Erano finite le lezioni, io e la mia migliore amica, ci trovammo ad origliare la conversazione.
Io e Veronica ci siamo conosciute quando eravamo piccolissime, grazie all’amicizia che legava le nostre mamme. Veronica era una ragazza timida e
introversa, fino alle elementari; poi, all’inizio della prima media, ha cominciato farsi notare, vantandosi della ricchezza della sua famiglia. È vero: Veronica ha
una famiglia benestante ed è per questo – lo devo ammettere – che è diventata la più popolare della scuola.
“Seguiamola” - mi fece cenno Veronica. “Anche io ho bisogno di un nuovo fondotinta. Non serve anche a te?” aggiunse strizzando l’occhio come segno di intesa. Ma io non avevo capito cosa Veronica volesse fare, ad ogni modo la seguii.
Poi mi ordinò: “Prendi il telefono e filma la scena. Ci sarà da divertirsi!”.