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IL PERCORSO E LA META

by Maria Novella Anselmi

Pages 4 and 5 of 56

"IL PERCORSO"

E "LA META"
Indice




UN PARCO TRA REALTA' E FANTASIA

"SACRO BOSCO - IL GIARDINO ERMETICO DI BOMARZO"

LA FONTE LETTERARIA

IL PERCORSO

SECONDO LIVELLO

TERZO LIVELLO

VERTICE

FONTE DI ISPIRAZIONE
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Un parco tra realtà e fantasia
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Il Parco dei Mostri
è una delle meraviglie che si possono visitare a Bomarzo

(qui trovate l’articolo sul borgo e i suoi sorprendenti dintorni).


È il più antico dei parchi di sculture dell’epoca moderna.


Esempio primigenio a cui si rifanno praticamente tutti i giardini d’artista del Novecento,

come il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phälle 
di cui si parla in questo articolo.


È un posto immaginifico, fantastico popolato da enormi sculture scolpite nel basalto – la pietra locale – immerse in 3 ettari di bosco.
Il Parco dei Mostri va oltre il concetto di giardino all’italiana
per dare vita ad un paesaggio surreale
popolato da figure e personaggi fantastici
a volte minacciosi,
a volte onirici
e altre volte suadenti.

Al suo interno, infatti,
le sculture di varia grandezza
ignorano volutamente le regole prospettiche ed estetiche,
allo scopo di spaventare, confondere e meravigliare il visitatore


Il bosco costituisce un unicum all’interno della cultura architettonico-naturalistica del secondo Cinquecento italiano:
non è soltanto un parco
ma è un labirinto dove silenzi, allusioni, illusioni, sogni, realtà, teatro e immaginazione si mescolano in continuazione
senza tralasciare riferimenti alla filosofia, alle conoscenze scientifiche e alla letteratura del tempo
Spesso, è inserito nella categoria di giardini manieristi che dovevano stupire e meravigliare gli invitati del signore.

Infatti comunemente veniva (e viene) chiamato "Parco dei Mostri".



Ma di recente si sta recuperando il suo più profondo significato:
quello di "Sacro Bosco".
... Il Sacro Bosco di Bomarzo,

un viaggio iniziatico

tra le meraviglie del parco dei “mostri”
“Tu ch’entri qua pon mente parte a parte e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”, sentenzia una sfinge, e l’altra: “Chi con ciglia inarcate et labra strette non va per questo loco manco ammira le famose del mondo moli sette”, ovvero le sette meraviglie del mondo. 
Entrambe accolgono con queste parole chiunque entri e inizi a percorrere uno dei parchi più suggestivi d’Italia,
In effetti, come suggerisce una delle sfingi all’ingresso del parco, è impossibile incamminarsi per i suoi sentieri e inoltrarsi nella lussureggiante vegetazione senza fermarsi, con gli occhi spalancati di meraviglia e con la bocca che emette un’espressione di sorpresa, ogni volta che s’incontra una delle sculture disseminate lungo l’intero percorso. Ovvero ogni poco, perché le monumentali statue sono davvero tante, e ognuna risponde con grande varietà e fantasia all’inevitabile necessità di sorprendere.

Probabilmente intento del committente Pier Francesco Orsini, detto Vicino (Roma, 1523 – Bomarzo, 1585), era proprio questo:
creare un luogo di meraviglia, nel quale, una volta entrati, ci si lasci abbandonare senza più pensare a niente, lasciando la mente libera d’incantarsi trasportata in un mondo unicamente costituito da creature fantastiche e da edifici strani. Il tutto immerso in una fitta vegetazione che contribuisce alla percezione di trovarsi racchiuso in un luogo magico, estraneo alla realtà. 
Era quella l’epoca in cui sotto lo stimolo delle accademie e dei cenacoli rinascimentali
ci si apprestava a trasformare le scienze
e a destinare studi più raffinati all’approfondimento delle conoscenze di più alto livello...
...secondo l’intento di mettersi in viaggio verso e oltre le “colonne d’Ercole” della conoscenza
ma anche e soprattutto della conoscenza
di se stessi. 
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