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Parole, immagini e musica

by IC Marino centro Plesso Carissimi

Pages 2 and 3 of 24

Parole, immagini e musica:
uno sguardo multimediale alla Divina Commedia
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Nell'ambito del progetto Dante: il percorso del desiderio che celebra il settimo centenario dalla scomparsa di Dante Alighieri, le classi 2E, 2F e 2G del plesso Carissimi dell'Istituto comprensivo Marino Centro hanno intrapreso, con i docenti di italiano, arte e strumento musicale, un percorso volto alla realizzazione di un libro digitale.
Le studentesse e gli studenti hanno messo in campo le loro conoscenze di letteratura, le loro capacità interpretative di un testo poetico, le loro abilità artistiche e musicali.
Per accompagnarli in questo viaggio tra le terzine dell'Inferno dantesco, attraverso la musicalità e la complessità del poema, i docenti hanno affiancato a metodologie più tradizionali strumenti e pratiche che rendessero l'opera più fruibile e coinvolgente per un pubblico di giovani lettori.
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Inferno, canto XXVI
«Un volo che ha qualcosa di folle, ma conoscere è un dovere di ogni uomo».
Il folle volo di Ulisse
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;

indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori e disse: "Quando

mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,

né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.

L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi,
e l'altre che quel mare intorno bagna.

Io e' compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov' Ercule segnò li suoi riguardi

acciò che l'uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l'altra già m'avea lasciata Setta.
«O frati», dissi, «che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza».
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;

e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.

Tutte le stelle già de l'altro polo
vedea la notte, e 'l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.

Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,

quando n'apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
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