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LE TERME DI SCIACCALoading...
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Di Alessio Buondonno

La storia delle terme di Sciacca è strettamente legata alla storia della città. Secondo una leggenda, la scoperta del patrimonio termale è da attribuire al mitologico Dedalo che, in fuga da Creta dopo aver costruito il famoso labirinto, si fermò vicino alle grotte vaporose del monte Kronio e, riconoscendone l’uso curativo e terapeutico, sistemò l’ingresso con sedili scolpiti nella pietra.
Storicamente furono i Greci di Selinunte che vi fondarono un piccolo villaggio attratti dalla fertilità del suolo, dal mare pescosissimo e dai vapori terapeutici del monte e dalle diverse sorgenti che sgorgavano nel territorio.
Dopo la prima guerra punica la città passò sotto il dominio romano e, in epoca imperiale, venne chiamata Aquae Labodes. I romani, amanti delle terme, sfruttarono non soltanto i bagni di vapore creati dalle acque termali nelle grotte, ma anche le acque sulfuree che sgorgavano nella vallata. Gli effetti benefici delle acque erano così evidenti da essere considerati superiori a quelle presenti nella stessa Roma. Aquae Labodes divenne, oltre che un sito termale, sede postale.
Con le invasioni barbariche Roma perse il suo predominio nel Mediterraneo e vi fu un periodo in cui i bagni furono dimenticati. Solo nel 530 d.C., con l’arrivo a Sciacca di San Calogero, le terme vennero riutilizzate. San Calogero riuscì a scacciare i sacerdoti pagani dal monte Kronio, convertendo la popolazione al Cristianesimo, e a sfruttare le stufe “miracolose” a scopo terapeutico. Durante il Medioevo i monaci dell’eremo di San Calogero continuarono a curare gli infermi con l’utilizzo delle stufe termali, diventate così molto popolari.
Storicamente furono i Greci di Selinunte che vi fondarono un piccolo villaggio attratti dalla fertilità del suolo, dal mare pescosissimo e dai vapori terapeutici del monte e dalle diverse sorgenti che sgorgavano nel territorio.
Dopo la prima guerra punica la città passò sotto il dominio romano e, in epoca imperiale, venne chiamata Aquae Labodes. I romani, amanti delle terme, sfruttarono non soltanto i bagni di vapore creati dalle acque termali nelle grotte, ma anche le acque sulfuree che sgorgavano nella vallata. Gli effetti benefici delle acque erano così evidenti da essere considerati superiori a quelle presenti nella stessa Roma. Aquae Labodes divenne, oltre che un sito termale, sede postale.
Con le invasioni barbariche Roma perse il suo predominio nel Mediterraneo e vi fu un periodo in cui i bagni furono dimenticati. Solo nel 530 d.C., con l’arrivo a Sciacca di San Calogero, le terme vennero riutilizzate. San Calogero riuscì a scacciare i sacerdoti pagani dal monte Kronio, convertendo la popolazione al Cristianesimo, e a sfruttare le stufe “miracolose” a scopo terapeutico. Durante il Medioevo i monaci dell’eremo di San Calogero continuarono a curare gli infermi con l’utilizzo delle stufe termali, diventate così molto popolari.
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Con la dominazione araba, nell’840 d.C., la città divenne uno dei più importanti centri agricoli e commerciali della Sicilia. Il suo attuale nome “Sciacca” deriva probabilmente dalla parola araba “Syacc” che vuol dire bagno, in riferimento alle acque termali, oppure da “ash-Shaqqah” dall’arabo “fessura” e che si riferisce alle fessure del monte Kronio; ciò dimostra l’importanza data dagli Arabi al patrimonio termale del territorio.
Con l’arrivo dei Normanni, Sciacca godette di un ulteriore sviluppo dal punto di vista economico e artistico, e fino al XVI secolo, ebbe un’espansione tale da renderla una delle città più ricche della Sicilia.
L’importanza che le acque termali ebbero durante questo periodo viene attestata dal Libro Rosso (fonte fondamentale per la ricostruzione di molteplici aspetti della vita religiosa, amministrativa, economica e sociale della città di Sciacca) conservato nella biblioteca comunale, dove, tra le consuetudini medievali, è registrata la rubrica De Balneis che dà regole precise e dettagliate sull’uso delle acque termali.
Durante il Rinascimento molti autori, soprattutto medici, dedicarono numerosi scritti alle terme di Sciacca; ciò è dovuto in parte alla fama della località, in parte al fatto che in questo periodo vi fu un aumento dell'interesse in ambito naturalistico. Le descrizioni che ne fanno gli autori non siciliani dimostrano che le terme erano note e apprezzate anche fuori dall'isola.
Sciacca e le sue terme vissero un periodo di decadenza fino al 1800. Molti furono i medici idrologi a impegnarsi per la loro rinascita, e in particolare Giuseppe Licata che, oltre che da medico, nel'ultimo decennio dell'800 operò anche da politico per la rinascita delle terme. Licata, che esercitò la sua attività di medico presso lo stabilimento della Valle dei Bagni, sosteneva la necessità di costruire un ospedale sul monte Kronio e un nuovo stabilimento che restitutisse dignità alle acque perché "se Sciacca ha una storia la si deve quasi esclusivamente alla vicinanza delle sue terme Selinuntine". Si deve comunque aspettare l’Unità d’Italia affinché si cominci a parlare di acque termali a livello nazionale, con il deputato saccense Saverio Friscia che ne illustrò le caratteristiche e le possibilità di utilizzo al Parlamento Nazionale.
Lo sfruttamento delle acque termali e la scoperta di banchi di corallo diedero un impulso alla ripresa economica e assunsero un ruolo strategico per l’economia locale. Durante questo periodo si costruirono i primi stabilimenti termali nella valle dei bagni e tra il 1928 e il 1938 venne costruito, in stile Liberty, il nuovo complesso delle terme all’interno di un giardino, nella zona di Cammordino.
L’importanza che le acque termali ebbero durante questo periodo viene attestata dal Libro Rosso (fonte fondamentale per la ricostruzione di molteplici aspetti della vita religiosa, amministrativa, economica e sociale della città di Sciacca) conservato nella biblioteca comunale, dove, tra le consuetudini medievali, è registrata la rubrica De Balneis che dà regole precise e dettagliate sull’uso delle acque termali.
Durante il Rinascimento molti autori, soprattutto medici, dedicarono numerosi scritti alle terme di Sciacca; ciò è dovuto in parte alla fama della località, in parte al fatto che in questo periodo vi fu un aumento dell'interesse in ambito naturalistico. Le descrizioni che ne fanno gli autori non siciliani dimostrano che le terme erano note e apprezzate anche fuori dall'isola.
Sciacca e le sue terme vissero un periodo di decadenza fino al 1800. Molti furono i medici idrologi a impegnarsi per la loro rinascita, e in particolare Giuseppe Licata che, oltre che da medico, nel'ultimo decennio dell'800 operò anche da politico per la rinascita delle terme. Licata, che esercitò la sua attività di medico presso lo stabilimento della Valle dei Bagni, sosteneva la necessità di costruire un ospedale sul monte Kronio e un nuovo stabilimento che restitutisse dignità alle acque perché "se Sciacca ha una storia la si deve quasi esclusivamente alla vicinanza delle sue terme Selinuntine". Si deve comunque aspettare l’Unità d’Italia affinché si cominci a parlare di acque termali a livello nazionale, con il deputato saccense Saverio Friscia che ne illustrò le caratteristiche e le possibilità di utilizzo al Parlamento Nazionale.
Lo sfruttamento delle acque termali e la scoperta di banchi di corallo diedero un impulso alla ripresa economica e assunsero un ruolo strategico per l’economia locale. Durante questo periodo si costruirono i primi stabilimenti termali nella valle dei bagni e tra il 1928 e il 1938 venne costruito, in stile Liberty, il nuovo complesso delle terme all’interno di un giardino, nella zona di Cammordino.

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Con l’arrivo dei Normanni, Sciacca godette di un ulteriore sviluppo dal punto di vista economico e artistico, e fino al XVI secolo, ebbe un’espansione tale da renderla una delle città più ricche della Sicilia.
L’importanza che le acque termali ebbero durante questo periodo viene attestata dal Libro Rosso (fonte fondamentale per la ricostruzione di molteplici aspetti della vita religiosa, amministrativa, economica e sociale della città di Sciacca) conservato nella biblioteca comunale, dove, tra le consuetudini medievali, è registrata la rubrica De Balneis che dà regole precise e dettagliate sull’uso delle acque termali.
Durante il Rinascimento molti autori, soprattutto medici, dedicarono numerosi scritti alle terme di Sciacca; ciò è dovuto in parte alla fama della località, in parte al fatto che in questo periodo vi fu un aumento dell'interesse in ambito naturalistico. Le descrizioni che ne fanno gli autori non siciliani dimostrano che le terme erano note e apprezzate anche fuori dall'isola.
Sciacca e le sue terme vissero un periodo di decadenza fino al 1800. Molti furono i medici idrologi a impegnarsi per la loro rinascita, e in particolare Giuseppe Licata che, oltre che da medico, nel'ultimo decennio dell'800 operò anche da politico per la rinascita delle terme. Licata, che esercitò la sua attività di medico presso lo stabilimento della Valle dei Bagni, sosteneva la necessità di costruire un ospedale sul monte Kronio e un nuovo stabilimento che restitutisse dignità alle acque perché "se Sciacca ha una storia la si deve quasi esclusivamente alla vicinanza delle sue terme Selinuntine". Si deve comunque aspettare l’Unità d’Italia affinché si cominci a parlare di acque termali a livello nazionale, con il deputato saccense Saverio Friscia che ne illustrò le caratteristiche e le possibilità di utilizzo al Parlamento Nazionale.
Lo sfruttamento delle acque termali e la scoperta di banchi di corallo diedero un impulso alla ripresa economica e assunsero un ruolo strategico per l’economia locale. Durante questo periodo si costruirono i primi stabilimenti termali nella valle dei bagni e tra il 1928 e il 1938 venne costruito, in stile Liberty, il nuovo complesso delle terme all’interno di un giardino, nella zona di Cammordino.
L’importanza che le acque termali ebbero durante questo periodo viene attestata dal Libro Rosso (fonte fondamentale per la ricostruzione di molteplici aspetti della vita religiosa, amministrativa, economica e sociale della città di Sciacca) conservato nella biblioteca comunale, dove, tra le consuetudini medievali, è registrata la rubrica De Balneis che dà regole precise e dettagliate sull’uso delle acque termali.
Durante il Rinascimento molti autori, soprattutto medici, dedicarono numerosi scritti alle terme di Sciacca; ciò è dovuto in parte alla fama della località, in parte al fatto che in questo periodo vi fu un aumento dell'interesse in ambito naturalistico. Le descrizioni che ne fanno gli autori non siciliani dimostrano che le terme erano note e apprezzate anche fuori dall'isola.
Sciacca e le sue terme vissero un periodo di decadenza fino al 1800. Molti furono i medici idrologi a impegnarsi per la loro rinascita, e in particolare Giuseppe Licata che, oltre che da medico, nel'ultimo decennio dell'800 operò anche da politico per la rinascita delle terme. Licata, che esercitò la sua attività di medico presso lo stabilimento della Valle dei Bagni, sosteneva la necessità di costruire un ospedale sul monte Kronio e un nuovo stabilimento che restitutisse dignità alle acque perché "se Sciacca ha una storia la si deve quasi esclusivamente alla vicinanza delle sue terme Selinuntine". Si deve comunque aspettare l’Unità d’Italia affinché si cominci a parlare di acque termali a livello nazionale, con il deputato saccense Saverio Friscia che ne illustrò le caratteristiche e le possibilità di utilizzo al Parlamento Nazionale.
Lo sfruttamento delle acque termali e la scoperta di banchi di corallo diedero un impulso alla ripresa economica e assunsero un ruolo strategico per l’economia locale. Durante questo periodo si costruirono i primi stabilimenti termali nella valle dei bagni e tra il 1928 e il 1938 venne costruito, in stile Liberty, il nuovo complesso delle terme all’interno di un giardino, nella zona di Cammordino.

Numerosi sono i riferimenti letterari che attestano la notorietà delle terme e il loro utilizzo.
Diodoro Siculo nel I secolo a.C. descrive la grotta vaporosa sul monte Kronio attribuendone la creazione a Dedalo e elogiandone l’effetto del calore grazie al quale i corpi venivano curati.
Strabone fu il primo a chiamare le Terme Selinuntine con il loro nome nella sua opera Geographia:
“l’isola ha dunque in molti luoghi sorgenti di acque calde, tra queste sono salmastre le Selinuntine e quelle vicino Imera”
Dominique Vivant Denon fece una serie di osservazioni sulle stufe naturali e sulle acque termali di Sciacca nel 1778:
“Andammo fuori città per visitare i bagni che non presentano di antico che la sorgente. Questa sorgente è calda da scottare, sulfurea, d’un limo giallastro, con una leggera tinta di acido solforico. Esce da una roccia che ha il biancore e la leggerezza del gesso e che è una pietra denaturata dall’acido solforico […]. Proprio lì vicino c’è un’altra sorgente di acqua fredda che si usa per curare la scabbia […]. Salimmo sulla montagna dove ci sono le stufe vaporose immaginate, si dice da Dedalo, […] queste stufe sono situate sulla cima di una montagna che domina Sciacca. Si tratta di una grotta di circa otto piedi quadrati di apertura da cui esce un vento caldo che copre di umidità e fa sudare” (Denon D. v., 1979, pp. 271-272).
Lo storico della Sicilia e narrativo di Sciacca Tommaso Fazello descrive nel suo libro Le due deche dell’Historia di Sicilia le acque saccensi:
“cominciando a salire il monte dal mare, si trovano lunghe quanto è un tiro di fromba, quattro sortivi d’acqua poco lontani l’uno da l’altro, ma ciascuno ha la sua natura diversa l’un da l’altro e vengon fuori per certi canali sotterranei fatti dalla natura… le cui acque sono tepide, e quasi salse, le quali sono un rimedio presentaneo a disseccar piaghe.”
E sempre il Fazello:
"Presso Sacca, in Sicilia, sono in un medesimo luogo, quattro bagni diversi. L'uno dolce, da bere, e sana l'oppilazione. L'altro solfureo e caldo, e fa le terme. Il terzo come il primo purga il ventre. L'ultimo come il secondo stringe, e sana le piaghe"
Diodoro Siculo nel I secolo a.C. descrive la grotta vaporosa sul monte Kronio attribuendone la creazione a Dedalo e elogiandone l’effetto del calore grazie al quale i corpi venivano curati.
Strabone fu il primo a chiamare le Terme Selinuntine con il loro nome nella sua opera Geographia:
“l’isola ha dunque in molti luoghi sorgenti di acque calde, tra queste sono salmastre le Selinuntine e quelle vicino Imera”
Dominique Vivant Denon fece una serie di osservazioni sulle stufe naturali e sulle acque termali di Sciacca nel 1778:
“Andammo fuori città per visitare i bagni che non presentano di antico che la sorgente. Questa sorgente è calda da scottare, sulfurea, d’un limo giallastro, con una leggera tinta di acido solforico. Esce da una roccia che ha il biancore e la leggerezza del gesso e che è una pietra denaturata dall’acido solforico […]. Proprio lì vicino c’è un’altra sorgente di acqua fredda che si usa per curare la scabbia […]. Salimmo sulla montagna dove ci sono le stufe vaporose immaginate, si dice da Dedalo, […] queste stufe sono situate sulla cima di una montagna che domina Sciacca. Si tratta di una grotta di circa otto piedi quadrati di apertura da cui esce un vento caldo che copre di umidità e fa sudare” (Denon D. v., 1979, pp. 271-272).
Lo storico della Sicilia e narrativo di Sciacca Tommaso Fazello descrive nel suo libro Le due deche dell’Historia di Sicilia le acque saccensi:
“cominciando a salire il monte dal mare, si trovano lunghe quanto è un tiro di fromba, quattro sortivi d’acqua poco lontani l’uno da l’altro, ma ciascuno ha la sua natura diversa l’un da l’altro e vengon fuori per certi canali sotterranei fatti dalla natura… le cui acque sono tepide, e quasi salse, le quali sono un rimedio presentaneo a disseccar piaghe.”
E sempre il Fazello:
"Presso Sacca, in Sicilia, sono in un medesimo luogo, quattro bagni diversi. L'uno dolce, da bere, e sana l'oppilazione. L'altro solfureo e caldo, e fa le terme. Il terzo come il primo purga il ventre. L'ultimo come il secondo stringe, e sana le piaghe"
Dal Libro Rosso, Consuetudines et iura municipalia, De Balneis, cap. XV (trad. di Laura Sciascia):
"Per quanto riguarda i bagni siciliani di San Calogero che per volontà di Dio onnipotente, della vergine Maria e del beato Calogero ridanno la salute a tutti coloro che vi si recano afflitti da diverse infermità... l'università di Sciacca ha ordinato e deciso che ebrei saraceni e altri infedeli si possono bagnare e lavare dei detti bagni solo il venerdì, e sia proibito negli altri giorni... chi dovesse infrangere questa pena municipale paghi la pena di un'onza [...] chi non pagherà sarà pubblicamente fustigato"
"Per quanto riguarda i bagni siciliani di San Calogero che per volontà di Dio onnipotente, della vergine Maria e del beato Calogero ridanno la salute a tutti coloro che vi si recano afflitti da diverse infermità... l'università di Sciacca ha ordinato e deciso che ebrei saraceni e altri infedeli si possono bagnare e lavare dei detti bagni solo il venerdì, e sia proibito negli altri giorni... chi dovesse infrangere questa pena municipale paghi la pena di un'onza [...] chi non pagherà sarà pubblicamente fustigato"
Dal Libro Rosso, Consuetudines et iura municipalia, De Balneis, cap. XV (trad. di Laura Sciascia):
"Per quanto riguarda i bagni siciliani di San Calogero che per volontà di Dio onnipotente, della vergine Maria e del beato Calogero ridanno la salute a tutti coloro che vi si recano afflitti da diverse infermità... l'università di Sciacca ha ordinato e deciso che ebrei saraceni e altri infedeli si possono bagnare e lavare dei detti bagni solo il venerdì, e sia proibito negli altri giorni... chi dovesse infrangere questa pena municipale paghi la pena di un'onza [...] chi non pagherà sarà pubblicamente fustigato"
"Per quanto riguarda i bagni siciliani di San Calogero che per volontà di Dio onnipotente, della vergine Maria e del beato Calogero ridanno la salute a tutti coloro che vi si recano afflitti da diverse infermità... l'università di Sciacca ha ordinato e deciso che ebrei saraceni e altri infedeli si possono bagnare e lavare dei detti bagni solo il venerdì, e sia proibito negli altri giorni... chi dovesse infrangere questa pena municipale paghi la pena di un'onza [...] chi non pagherà sarà pubblicamente fustigato"
Tommaso Fazello


Le fonti del bacino termale saccense derivano da un’attività vulcanica sotterranea. La zona più ricca di fonti si trova nella zona est di Sciacca, in particolare nella "Valle dei Bagni", alle pendici del monte san Calogero. Anticamente si contavano dieci sorgenti termali: l'acqua Sulfurea, l’acqua Santa, l’acqua Ferrata, l’acqua delle Palme, l'acqua dei Molinelli, l'acqua Fontana calda, l'acqua degli Occhi, l'acqua Salmastra, l’acqua di Molinari, l’acqua del Carabollace. Nel 2018 sono attive solo cinque fonti: l’acqua dei Molinelli, l’acqua Santa, l'acqua Salmastra, l’acqua del Carabollace e Fontana calda. Le altre sono scomparse in seguito a movimenti tellurici e a interventi poco attenti dell'uomo.
Città marinara, turistica e termale, ricca di monumenti e chiese, è il comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo. È nota per il suo storico carnevale e per la ceramica.
La città si affaccia a sud sul mare. La linea di costa si estende per circa 33 km. Ad est si innalza il monte Kronio alto 386 metri s.l.m., dalle cui falde scaturiscono le acque termali.
Il centro storico ha un’area di 362 271 m² (36,2271 ha), mentre l'intero territorio comunale si estende complessivamente per 191 km².
La città si affaccia a sud sul mare. La linea di costa si estende per circa 33 km. Ad est si innalza il monte Kronio alto 386 metri s.l.m., dalle cui falde scaturiscono le acque termali.
Il centro storico ha un’area di 362 271 m² (36,2271 ha), mentre l'intero territorio comunale si estende complessivamente per 191 km².