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OPERAZIONE PASQUALINODi Alberto Moravia
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OPERAZIONE PASQUALINO. Di A.Moravia
Quell'estate, la nostra banda si riuniva dalle parti dell'Appia Antica, lungo quella strada piena di rovine di cipressi, che invece dell'asfalto ci ha certi sassi tondi e grossi simili a pagnotte. Al km ventesimo, un po' arretrata rispetto alla strada, c'è una grande stanza di mattoni rossi, con il soffitto a volta e l'ingresso sbarrato dai rovi. Dicono che è una rovina romana; e questo mi sembra un gran piccolo segno di giudizio di chiamare romana una rovina che, appunto, si trova a Roma.
Si capisce che è romana; non c'è bisogno di dirlo; se fosse a Frascati, poniamo sarebbe, invece, frascatana.
Insomma, in questa rovina o stanza che fosse noialtri della banda ci riunivamo per giocare alle carte o discutere sui casi nostri. Spostavamo un cespuglio, entravamo, rimettevamo a posto il cespuglio: nessuno avrebbe potuto pensare che eravamo là dentro.
Era insomma un luogo ideale per nascondersi e noi ci nascondevamo tutti i giorni, benché non avessimo alcun motivo di farlo.
Quell'estate, la nostra banda si riuniva dalle parti dell'Appia Antica, lungo quella strada piena di rovine di cipressi, che invece dell'asfalto ci ha certi sassi tondi e grossi simili a pagnotte. Al km ventesimo, un po' arretrata rispetto alla strada, c'è una grande stanza di mattoni rossi, con il soffitto a volta e l'ingresso sbarrato dai rovi. Dicono che è una rovina romana; e questo mi sembra un gran piccolo segno di giudizio di chiamare romana una rovina che, appunto, si trova a Roma.
Si capisce che è romana; non c'è bisogno di dirlo; se fosse a Frascati, poniamo sarebbe, invece, frascatana.
Insomma, in questa rovina o stanza che fosse noialtri della banda ci riunivamo per giocare alle carte o discutere sui casi nostri. Spostavamo un cespuglio, entravamo, rimettevamo a posto il cespuglio: nessuno avrebbe potuto pensare che eravamo là dentro.
Era insomma un luogo ideale per nascondersi e noi ci nascondevamo tutti i giorni, benché non avessimo alcun motivo di farlo.




OPERAZIONE PASQUALINO. Di A.Moravia
Quell'estate, la nostra banda si riuniva dalle parti dell'Appia Antica, lungo quella strada piena di rovine di cipressi, che invece dell'asfalto ci ha certi sassi tondi e grossi simili a pagnotte. Al km ventesimo, un po' arretrata rispetto alla strada, c'è una grande stanza di mattoni rossi, con il soffitto a volta e l'ingresso sbarrato dai rovi. Dicono che è una rovina romana; e questo mi sembra un gran piccolo segno di giudizio di chiamare romana una rovina che, appunto, si trova a Roma.
Si capisce che è romana; non c'è bisogno di dirlo; se fosse a Frascati, poniamo sarebbe, invece, frascatana.
Insomma, in questa rovina o stanza che fosse noialtri della banda ci riunivamo per giocare alle carte o discutere sui casi nostri. Spostavamo un cespuglio, entravamo, rimettevamo a posto il cespuglio: nessuno avrebbe potuto pensare che eravamo là dentro.
Era insomma un luogo ideale per nascondersi e noi ci nascondevamo tutti i giorni, benché non avessimo alcun motivo di farlo.
Quell'estate, la nostra banda si riuniva dalle parti dell'Appia Antica, lungo quella strada piena di rovine di cipressi, che invece dell'asfalto ci ha certi sassi tondi e grossi simili a pagnotte. Al km ventesimo, un po' arretrata rispetto alla strada, c'è una grande stanza di mattoni rossi, con il soffitto a volta e l'ingresso sbarrato dai rovi. Dicono che è una rovina romana; e questo mi sembra un gran piccolo segno di giudizio di chiamare romana una rovina che, appunto, si trova a Roma.
Si capisce che è romana; non c'è bisogno di dirlo; se fosse a Frascati, poniamo sarebbe, invece, frascatana.
Insomma, in questa rovina o stanza che fosse noialtri della banda ci riunivamo per giocare alle carte o discutere sui casi nostri. Spostavamo un cespuglio, entravamo, rimettevamo a posto il cespuglio: nessuno avrebbe potuto pensare che eravamo là dentro.
Era insomma un luogo ideale per nascondersi e noi ci nascondevamo tutti i giorni, benché non avessimo alcun motivo di farlo.




Ma si sa, quando si è ragazzi, nascondersi è il più gran gusto che ci sia. Uno di questi giorni che facevamo al solito a chi le sparava più grosse, ecco che il cespuglio all'ingresso si apre e si affaccia un viso di vecchietto, ma con i capelli arruffati ancora biondi, legnoso, ma con gli occhi azzurri, vispi e sgranati. Ci guarda e dice:<< Bravi e che fate qui?>>. Per tutti rispose Pasqualino che era il nostro capo:<< E a te che te ne frega?>>. Rispose il vecchietto: <<Questa è roba mia, state sul mio orto>>.
<< Se vuoi, ti pagheremo l'affitto>>. Lo vedemmo scuoter la testa: <<No, restate pure.. non importa.. e ce l'avete una sigaretta?>>. Dico la verità, scoppiamo tutti a ridere per questa richiesta così sfacciata. Pasqualino si alzò e andò a mettergli la sigaretta in bocca, dicendo:<< Eccola la sigaretta.. ci hai i fiammiferi? E il fiato ce l'hai?.. Oppure vuoi che la fumiamo noi per te? Subito, avuta la sigaretta, il vecchio scomparve e poi udimmo la sua voce borbottare allontanandosi:
<< Grazie, grazie, non importa>>. Ci guardammo in faccia e Pasqualino concluse: << Deve essere mezzo scemo >>. Per quel giorno non ci pensammo più.
Ma Felicetto, che così si chiamava il vecchio, mezzo scema o non era, anzi, era un furbo intero. Non saprei dire come, ma in capo a pochi giorni lui aveva acquistato su tutti noi un'autorità da non si dire.
Basta da una cosa all'altra, Felicetto, un giorno che gli parlavamo, al solito, della nostra mancanza di quattrini, disse, così, casualmente:
<< Eh, ce l'avrei la maniera di farveli guadagnare i quattrini di cui avete bisogno.. ce l'avrei la maniera>>. Buttò lì quella frase e se ne andò. Il giorno dopo, naturalmente, due o tre di noi andarono alla casa di Felicetto, in fondo all'orto, per chiedergli spiegazioni. Questa volta si tirò indietro: << Niente.. ho fatto male a dirlo.. non sono cose da ragazzi.. sono cose da uomini con tanto di baffi>>.
Figurarsi noialtri: << E noi non siamo uomini?>>. Insomma, dàgli dàgli e dàgli, tanto facemmo che la maniera di Felicetto per guadagnare quattrini venne fuori a un punto deserto dell'Appia, c'era una casaccia isolata, vecchia assai, in cui c'era uno spaccio di tabacchi.
Le finestre a pianterreno non avevano inferriate ma soltanto persiane. Noialtri avremmo dovuto entrare di notte nello spaccio, e portar via quante sigarette ci stavano.
<< Se vuoi, ti pagheremo l'affitto>>. Lo vedemmo scuoter la testa: <<No, restate pure.. non importa.. e ce l'avete una sigaretta?>>. Dico la verità, scoppiamo tutti a ridere per questa richiesta così sfacciata. Pasqualino si alzò e andò a mettergli la sigaretta in bocca, dicendo:<< Eccola la sigaretta.. ci hai i fiammiferi? E il fiato ce l'hai?.. Oppure vuoi che la fumiamo noi per te? Subito, avuta la sigaretta, il vecchio scomparve e poi udimmo la sua voce borbottare allontanandosi:
<< Grazie, grazie, non importa>>. Ci guardammo in faccia e Pasqualino concluse: << Deve essere mezzo scemo >>. Per quel giorno non ci pensammo più.
Ma Felicetto, che così si chiamava il vecchio, mezzo scema o non era, anzi, era un furbo intero. Non saprei dire come, ma in capo a pochi giorni lui aveva acquistato su tutti noi un'autorità da non si dire.
Basta da una cosa all'altra, Felicetto, un giorno che gli parlavamo, al solito, della nostra mancanza di quattrini, disse, così, casualmente:
<< Eh, ce l'avrei la maniera di farveli guadagnare i quattrini di cui avete bisogno.. ce l'avrei la maniera>>. Buttò lì quella frase e se ne andò. Il giorno dopo, naturalmente, due o tre di noi andarono alla casa di Felicetto, in fondo all'orto, per chiedergli spiegazioni. Questa volta si tirò indietro: << Niente.. ho fatto male a dirlo.. non sono cose da ragazzi.. sono cose da uomini con tanto di baffi>>.
Figurarsi noialtri: << E noi non siamo uomini?>>. Insomma, dàgli dàgli e dàgli, tanto facemmo che la maniera di Felicetto per guadagnare quattrini venne fuori a un punto deserto dell'Appia, c'era una casaccia isolata, vecchia assai, in cui c'era uno spaccio di tabacchi.
Le finestre a pianterreno non avevano inferriate ma soltanto persiane. Noialtri avremmo dovuto entrare di notte nello spaccio, e portar via quante sigarette ci stavano.
Ma si sa, quando si è ragazzi, nascondersi è il più gran gusto che ci sia. Uno di questi giorni che facevamo al solito a chi le sparava più grosse, ecco che il cespuglio all'ingresso si apre e si affaccia un viso di vecchietto, ma con i capelli arruffati ancora biondi, legnoso, ma con gli occhi azzurri, vispi e sgranati. Ci guarda e dice:<< Bravi e che fate qui?>>. Per tutti rispose Pasqualino che era il nostro capo:<< E a te che te ne frega?>>. Rispose il vecchietto: <<Questa è roba mia, state sul mio orto>>.
<< Se vuoi, ti pagheremo l'affitto>>. Lo vedemmo scuoter la testa: <<No, restate pure.. non importa.. e ce l'avete una sigaretta?>>. Dico la verità, scoppiamo tutti a ridere per questa richiesta così sfacciata. Pasqualino si alzò e andò a mettergli la sigaretta in bocca, dicendo:<< Eccola la sigaretta.. ci hai i fiammiferi? E il fiato ce l'hai?.. Oppure vuoi che la fumiamo noi per te? Subito, avuta la sigaretta, il vecchio scomparve e poi udimmo la sua voce borbottare allontanandosi:
<< Grazie, grazie, non importa>>. Ci guardammo in faccia e Pasqualino concluse: << Deve essere mezzo scemo >>. Per quel giorno non ci pensammo più.
Ma Felicetto, che così si chiamava il vecchio, mezzo scema o non era, anzi, era un furbo intero. Non saprei dire come, ma in capo a pochi giorni lui aveva acquistato su tutti noi un'autorità da non si dire.
Basta da una cosa all'altra, Felicetto, un giorno che gli parlavamo, al solito, della nostra mancanza di quattrini, disse, così, casualmente:
<< Eh, ce l'avrei la maniera di farveli guadagnare i quattrini di cui avete bisogno.. ce l'avrei la maniera>>. Buttò lì quella frase e se ne andò. Il giorno dopo, naturalmente, due o tre di noi andarono alla casa di Felicetto, in fondo all'orto, per chiedergli spiegazioni. Questa volta si tirò indietro: << Niente.. ho fatto male a dirlo.. non sono cose da ragazzi.. sono cose da uomini con tanto di baffi>>.
Figurarsi noialtri: << E noi non siamo uomini?>>. Insomma, dàgli dàgli e dàgli, tanto facemmo che la maniera di Felicetto per guadagnare quattrini venne fuori a un punto deserto dell'Appia, c'era una casaccia isolata, vecchia assai, in cui c'era uno spaccio di tabacchi.
Le finestre a pianterreno non avevano inferriate ma soltanto persiane. Noialtri avremmo dovuto entrare di notte nello spaccio, e portar via quante sigarette ci stavano.
<< Se vuoi, ti pagheremo l'affitto>>. Lo vedemmo scuoter la testa: <<No, restate pure.. non importa.. e ce l'avete una sigaretta?>>. Dico la verità, scoppiamo tutti a ridere per questa richiesta così sfacciata. Pasqualino si alzò e andò a mettergli la sigaretta in bocca, dicendo:<< Eccola la sigaretta.. ci hai i fiammiferi? E il fiato ce l'hai?.. Oppure vuoi che la fumiamo noi per te? Subito, avuta la sigaretta, il vecchio scomparve e poi udimmo la sua voce borbottare allontanandosi:
<< Grazie, grazie, non importa>>. Ci guardammo in faccia e Pasqualino concluse: << Deve essere mezzo scemo >>. Per quel giorno non ci pensammo più.
Ma Felicetto, che così si chiamava il vecchio, mezzo scema o non era, anzi, era un furbo intero. Non saprei dire come, ma in capo a pochi giorni lui aveva acquistato su tutti noi un'autorità da non si dire.
Basta da una cosa all'altra, Felicetto, un giorno che gli parlavamo, al solito, della nostra mancanza di quattrini, disse, così, casualmente:
<< Eh, ce l'avrei la maniera di farveli guadagnare i quattrini di cui avete bisogno.. ce l'avrei la maniera>>. Buttò lì quella frase e se ne andò. Il giorno dopo, naturalmente, due o tre di noi andarono alla casa di Felicetto, in fondo all'orto, per chiedergli spiegazioni. Questa volta si tirò indietro: << Niente.. ho fatto male a dirlo.. non sono cose da ragazzi.. sono cose da uomini con tanto di baffi>>.
Figurarsi noialtri: << E noi non siamo uomini?>>. Insomma, dàgli dàgli e dàgli, tanto facemmo che la maniera di Felicetto per guadagnare quattrini venne fuori a un punto deserto dell'Appia, c'era una casaccia isolata, vecchia assai, in cui c'era uno spaccio di tabacchi.
Le finestre a pianterreno non avevano inferriate ma soltanto persiane. Noialtri avremmo dovuto entrare di notte nello spaccio, e portar via quante sigarette ci stavano.
Poi Felicetto ce le avrebbe pagate un tanto e avrebbe pensato lui a sistemarle. Dico la verità, a tutta prima ci restammo male: dalle miniere di uranio, dall'assalto coi mitra al camion della banca, eravamo scesi al furtarello nella tabaccheria.
E poi, quello spaccio non lo conoscevamo tutti e il padrone che era anche oste e si chiamava Morganti era un omaccione buono che ci dava le sigarette a credito, e conoscevamo sua moglie, Rosa, anche lei tanto buona con noi e amica, inoltre di tutte le nostre mamme, ed eravamo chi più chi meno tutti amici della figlia, Giulia, una ragazzetta della nostra età. Discutemmo la cosa, nella rovina, ma senza Felicetto. E forse la maggioranza sarebbe stata per non farne nulla se a Pasqualino, il più forte di tutti ma anche il più ignorante, non fosse ad un tratto saltato in mente di dire che eravamo tutti vigliacchi, che dovevamo fare il colpo e che lui quest'impresa, l'avrebbe battezzata " Operazione Pasqualino". Dove l'avesse pescata questa frase, non lo so, forse nei giornali: ma fece il suo effetto: Operazione Pasqualino era già meglio che furto di tabacchi. Maurizio, è vero, provò a ribellarsi gridando: <<Macché Operazione Pasqualino.. questo è un furto bello e buono>>.
Si prese un paio di schiaffoni, mentre Felicetto che intanto si era affacciato tra i cespugli dell'ingresso, ripeteva a noi che lo tenevamo sotto:
<< Menatagli, a quello zozzo, menategli, menategli. Maurizio se ne andò via piangendo e ripetendo che lui non voleva rubare; noialtri, ormai infatuati per l'operazione Pasqualino, passammo a discutere i preparativi. Si decise l'ora, il giorno, il modo, gli appostamenti e tutto quanto. Felicetto, che adesso era tra, noi approvava, gli occhi socchiusi sul fumo della pipa; e quest'approvazione ci deve coraggio perchè lui, così vecchio e pieno di esperienza, era in fondo, il nostro vero capo. Alla fine, prima di separarci, ci fece le ultime raccomandazioni:<< Prendete anche i valori bollati.. ma il sale lasciatelo stare: pesa molto e vale poco.. ma prendete lo scatolame che lui tiene nel retrobottega: è roba buona e si vende bene.. e mi raccomando, oltre alle sigarette, prendete anche i sigari>>.
E poi, quello spaccio non lo conoscevamo tutti e il padrone che era anche oste e si chiamava Morganti era un omaccione buono che ci dava le sigarette a credito, e conoscevamo sua moglie, Rosa, anche lei tanto buona con noi e amica, inoltre di tutte le nostre mamme, ed eravamo chi più chi meno tutti amici della figlia, Giulia, una ragazzetta della nostra età. Discutemmo la cosa, nella rovina, ma senza Felicetto. E forse la maggioranza sarebbe stata per non farne nulla se a Pasqualino, il più forte di tutti ma anche il più ignorante, non fosse ad un tratto saltato in mente di dire che eravamo tutti vigliacchi, che dovevamo fare il colpo e che lui quest'impresa, l'avrebbe battezzata " Operazione Pasqualino". Dove l'avesse pescata questa frase, non lo so, forse nei giornali: ma fece il suo effetto: Operazione Pasqualino era già meglio che furto di tabacchi. Maurizio, è vero, provò a ribellarsi gridando: <<Macché Operazione Pasqualino.. questo è un furto bello e buono>>.
Si prese un paio di schiaffoni, mentre Felicetto che intanto si era affacciato tra i cespugli dell'ingresso, ripeteva a noi che lo tenevamo sotto:
<< Menatagli, a quello zozzo, menategli, menategli. Maurizio se ne andò via piangendo e ripetendo che lui non voleva rubare; noialtri, ormai infatuati per l'operazione Pasqualino, passammo a discutere i preparativi. Si decise l'ora, il giorno, il modo, gli appostamenti e tutto quanto. Felicetto, che adesso era tra, noi approvava, gli occhi socchiusi sul fumo della pipa; e quest'approvazione ci deve coraggio perchè lui, così vecchio e pieno di esperienza, era in fondo, il nostro vero capo. Alla fine, prima di separarci, ci fece le ultime raccomandazioni:<< Prendete anche i valori bollati.. ma il sale lasciatelo stare: pesa molto e vale poco.. ma prendete lo scatolame che lui tiene nel retrobottega: è roba buona e si vende bene.. e mi raccomando, oltre alle sigarette, prendete anche i sigari>>.
