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NOI E I RAGAZZI DELLA SHOAH

by Maria Caruso

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NOI E I RAGAZZI DELLA SHOAH
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I.C. "Lombardo Radice"
Scuola secondaria di 1° grado "Rosso di San Secondo" Cl
classe 3^ C
a.s.2020-2021
  PREFAZIONE
Il 27 Gennaio arriva ogni anno puntuale, con tutto il suo carico di memoria, di sofferenza, di angoscia e di paura. Le istituzioni governative e scolastiche, i media ricordano a noi, giovani generazioni, ciò che è stato. Si susseguono le testimonianze di chi visse sulla propria pelle l’orribile esperienza della deportazione, della disumanità di quanti, scientemente , con lucida consapevolezza, misero in atto lo sterminio di persone la cui unica colpa era quella di essere nate ebree .Poche ormai, le testimonianze dirette, perché si contano sulle dita di una mano coloro che ancora, per quanto anziani, non hanno mai smesso di raccontare, spesso con pacatezza, precisione ,lucidità gli orrori visti e subiti, inauditi, chissà quante volte rivissuti nella mente. Erano bambini o giovani allora , quando, come in un incubo, videro sparire le loro famiglie e nel loro cuore forse non si sono mai perdonati di essere sopravvissuti. A quei bambini ,a quei giovani, a quelli che ce l’hanno fatta e a quelli che non sono mai tornati abbiamo pensato nel dar vita a questo lavoro. 
la 3^ C
LIDIA BECCARIA ROLFI
Era una maestra elementare della Val Varaita nel 1943. Fu una staffetta della Resistenza. Catturata dai repubblichini nella primavera 1944, fu consegnata poi alla Gestapo e da Torino portata Ravensbrück. Sopravvissuta ai lager tornò in Italia e affianco all'attività di insegnamento quella di testimone dell'Olocausto e degli orrori del nazismo. Autrice di numerosi libri sulla Resistenza e sull'esperienza nei lager si è spesa sempre per contrastare revisionismi e il negazionismo dilagante, fino alla morte nel 1996.

Caltanissetta, 22/01/2021

Cara Lidia,
Sono Alessandro ,uno studente di terza media e visto che tra qualche giorno ricorre il giorno della memoria della SHOAH, un periodo storico da non dimenticare, ho deciso di scriverti perché sono venuto a conoscenza delle vicende della tua vita, di quello che tu definisci “l’Inferno in terra” ed hai ragione nel definirlo così.
 Ho riflettuto molto sul fatto che tu, una ragazza privilegiata,bella, con un lavoro prestigioso, non perseguitata perché non ebrea, hai volontariamente scelto di combattere l’ingiustizia, la violenza; hai messo a rischio la tua vita tante volte per un ideale, per un mondo migliore. Nonostante tutto sei sopravvissuta e neanche allora hai creduto che il tuo compito fosse finito, anzi hai speso il resto della tua vita a raccontare perché noi non dimenticassimo. Grazie
Infine vorrei ringraziarti per i tuoi insegnamenti che non sono stati vani, perché spero che grazie a queste testimonianze tutto questo non si ripeta più.
Alessandro
MARTA WINTER
Marta Winter, classe 1935, ai tempi di Hitler, viveva  a Czortkow, in Polonia. Suo padre fu portato via dai tedeschi quando aveva solo sei anni. Nel 1943 la madre la affidò a un amico di  famiglia fuori dal ghetto in cui erano state chiuse.  Fu poi deportata anche lei in un campo di  concentramento, ma si salvò. Oggi vive in Israele, con suo marito Amos.







        Caltanissetta 24/01/2021 
Gentilissima Signora Winter, 
Mi chiamo Asia Cicero , ho 13 anni e le scrivo dall’Italia. 
In occasione della commemorazione del giorno della memoria, che, come ogni anno ci apprestiamo a ricordare il 27 Gennaio, ho deciso di leggere il libro “La figlia che avremmo sempre voluto” di Naomi Morgenstern che racconta la sua storia, la storia di una bambina che deve sua vita alla mamma che a otto anni, nel tentativo di salvarla, l’ha allontanata da Czortkow, sua citta natale allora in Polonia, mandandola a Varsavia, con una falsa identità. 
Sono venuta così a conoscenza della sua sfortunata infanzia e mi ha anche fatto capire tutto quello che Lei e la sua famiglia, come milioni di altre persone, avete passato durante quel periodo. Non oso immaginare come vi siete sentiti ,cosa hanno visto i vostri occhi e la sofferenza che avete provato. Non so descrivere i sentimenti che provo quando anche solo guardo i vari film sulla Shoah : è un misto di tristezza e profonda rabbia verso chi osa ritenere di essere migliore, superiore a un altro . 
Mi commuovo sempre e il mio pensiero è principalmente rivolto a quelli che non sono riusciti a sfuggire al loro destino , la cui vita è stata bruciata in fretta come un cerino. 
Grazie sempre per il coraggio con cui ha vissuto la sua vita . La saluto con profonda ammirazione e stima.
                                                                                                                  Asia
DONATELLA LEVI
Donatella Levi nata a Verona nel 1939 è stata una bambina ebrea italiana vissuta durante il periodo delle persecuzioni razziali in Italia.
Donatella proveniva da una benestante famiglia di professionisti. Nel 1942 quando Verona era sottoposta a continui bombardamenti, la bambina fu costretta a separarsi dal padre ,cambiare nome e a spostarsi continuamente con la sua famiglia da un nascondiglio all’altro per non essere scoperta.
Questa vita la salvò, fu un espediente che le permise alla fine delle ostilità di tornare a Verona con la sua famiglia.







                                                Caltanissetta ,30/01/2021

Cara Donatella,
penso che tu oggi sia orgogliosa di essere chiamata con il tuo nome .Deve essere difficile per una bambina di due anni veder cambiare improvvisamente e in peggio la propria vita,fuggire continuamente, perdere i propri punti di riferimento, la casa, il proprio cane. Fuggire senza valige per non dareall’occhio,senza sapere dove andare.
Ho letto la tua storia e mi ha colpito il trauma che racconti in merito alla separazione da tuo padre, non mi sarei mai aspettata una storia del genere!
Una storia così triste, pensavo accadesse solo nei film!
Sarà stato un periodo veramente brutto e triste che sicuramente ha segnato tutta la tua vita. Per fortuna sei tra i fortunati che, nonostante tutto, ha potuto riprendersi la sua vita, facendoci comprendere come la religione può diventare la scusa per un’ingiusta persecuzione.
Mi sono intristita pensando ai molti tuoi familiari catturati nel tentativo di raggiungere la Svizzera e morti ad Auschwitz .Sono contenta che tu sia ritornata nella tua casa natale a Verona; immagino lo sconforto nel trovarla saccheggiata, ma anche la grande gioia nel ritornare tra mura conosciute.
Ti ringrazio per avermi raccontato la tua storia dura, ma utile affinché tutti noi non dimentichiamo gli effetti terribili della “paura per i diversi”, per non cadere negli stessi errori del passato. Noi giovani studiamo la storia fatta di sopraffazioni, guerre, violenza, con distacco ,come cosa del passato , che non ci tocca , di cui non percepiamo la piena realtà dei fatti che invece tu mi hai fatto vivere. Un caro saluto                                           
                                                                                                               Francesca
ANDRA E TATIANA BUCCI
Andra e Tatiana Bucci sono due sorelle italiane sopravvissute alla Shoah ed autrici di memorie sulla loro esperienza ad Auschwitz.
Il 28 marzo 1944, a seguito di una denuncia dell’ebreo Plech, Andra e Tatiana, rispettivamente all’età di 4 e 6 anni, vennero arrestate insieme alla mamma, alla zia, al cuginetto e ad altri familiari e internate ad Auschwitz. Le bambine probabilmente vennero scambiate per gemelle e, con il cuginetto, furono indirizzate nel Kinderblock, la baracca dei bambini destinati agli esperimenti del dottor Josef Mengele. Dopo la loro liberazione dal campo di concentramento, le due sorelline vennero accompagnate a Roma dalla signorina che le aveva accudite per mesi in Inghilterra , dove ritrovarono la mamma e poterono riprendere una vita relativamente normale.
                                                                                       Caltanissetta 27/01/2021
Care Andra e Tatiana,
Sono Francesco Di Giovanni, uno studente di terza media di 13 anni.
Avendo recentemente letto e visto le vostre testimonianze e i vostri racconti su ciò che avete sopportato nei campi di concentramento nazisti, sono rimasto molto colpito dalla vostra vicenda e dalle tribolazioni a lungo patite dal popolo ebraico, amareggiato per ciò che i nazisti facevano alle persone. Ogni anno , nel giorno in cui si ricorda la Shoah, non posso fare a meno di pensare di quanta crudeltà l’uomo sia capace nei confronti dei suoi simili, di pensare con orrore che rischiamo sempre di ricadere nella stesa barbarie ogni volta che qualcuno si convince di essere superiore ad altri e, specialmente nei momenti di crisi come questo che stiamo vivendo, possa trovare seguito presso gli scontenti, gli ignoranti , i violenti.
 Ritengo che nell’affrontare questa terribile esperienza, un orrendo periodo per l’umanità, ma ancor peggio per due bambine, siate state molto coraggiose e resilienti. Non so come avrei reagito io, al vostro posto.E soprattutto sono molto contento che siate in qualche modo riuscite a superare questo orrendo periodo e che abbiate voluto testimoniare e divulgare la vostra importante e triste esperienza. Spero con tutto il cuore che, anche grazie ai vostri insegnamenti, tutto ciò, frutto della cattiveria e della pazzia umana, non accada mai più .Spero che, ascoltando voi e quanti hanno dedicato la loro vita al racconto doloroso dei loro ricordi, gli esseri umani siano più onesti e buoni tra loro.
Francesco
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