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NOI E I RAGAZZI DELLA SHOAH

by Maria Caruso

Pages 4 and 5 of 16

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MARTA WINTER
Marta Winter, classe 1935, ai tempi di Hitler, viveva  a Czortkow, in Polonia. Suo padre fu portato via dai tedeschi quando aveva solo sei anni. Nel 1943 la madre la affidò a un amico di  famiglia fuori dal ghetto in cui erano state chiuse.  Fu poi deportata anche lei in un campo di  concentramento, ma si salvò. Oggi vive in Israele, con suo marito Amos.







        Caltanissetta 24/01/2021 
Gentilissima Signora Winter, 
Mi chiamo Asia Cicero , ho 13 anni e le scrivo dall’Italia. 
In occasione della commemorazione del giorno della memoria, che, come ogni anno ci apprestiamo a ricordare il 27 Gennaio, ho deciso di leggere il libro “La figlia che avremmo sempre voluto” di Naomi Morgenstern che racconta la sua storia, la storia di una bambina che deve sua vita alla mamma che a otto anni, nel tentativo di salvarla, l’ha allontanata da Czortkow, sua citta natale allora in Polonia, mandandola a Varsavia, con una falsa identità. 
Sono venuta così a conoscenza della sua sfortunata infanzia e mi ha anche fatto capire tutto quello che Lei e la sua famiglia, come milioni di altre persone, avete passato durante quel periodo. Non oso immaginare come vi siete sentiti ,cosa hanno visto i vostri occhi e la sofferenza che avete provato. Non so descrivere i sentimenti che provo quando anche solo guardo i vari film sulla Shoah : è un misto di tristezza e profonda rabbia verso chi osa ritenere di essere migliore, superiore a un altro . 
Mi commuovo sempre e il mio pensiero è principalmente rivolto a quelli che non sono riusciti a sfuggire al loro destino , la cui vita è stata bruciata in fretta come un cerino. 
Grazie sempre per il coraggio con cui ha vissuto la sua vita . La saluto con profonda ammirazione e stima.
                                                                                                                  Asia
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DONATELLA LEVI
Donatella Levi nata a Verona nel 1939 è stata una bambina ebrea italiana vissuta durante il periodo delle persecuzioni razziali in Italia.
Donatella proveniva da una benestante famiglia di professionisti. Nel 1942 quando Verona era sottoposta a continui bombardamenti, la bambina fu costretta a separarsi dal padre ,cambiare nome e a spostarsi continuamente con la sua famiglia da un nascondiglio all’altro per non essere scoperta.
Questa vita la salvò, fu un espediente che le permise alla fine delle ostilità di tornare a Verona con la sua famiglia.







                                                Caltanissetta ,30/01/2021

Cara Donatella,
penso che tu oggi sia orgogliosa di essere chiamata con il tuo nome .Deve essere difficile per una bambina di due anni veder cambiare improvvisamente e in peggio la propria vita,fuggire continuamente, perdere i propri punti di riferimento, la casa, il proprio cane. Fuggire senza valige per non dareall’occhio,senza sapere dove andare.
Ho letto la tua storia e mi ha colpito il trauma che racconti in merito alla separazione da tuo padre, non mi sarei mai aspettata una storia del genere!
Una storia così triste, pensavo accadesse solo nei film!
Sarà stato un periodo veramente brutto e triste che sicuramente ha segnato tutta la tua vita. Per fortuna sei tra i fortunati che, nonostante tutto, ha potuto riprendersi la sua vita, facendoci comprendere come la religione può diventare la scusa per un’ingiusta persecuzione.
Mi sono intristita pensando ai molti tuoi familiari catturati nel tentativo di raggiungere la Svizzera e morti ad Auschwitz .Sono contenta che tu sia ritornata nella tua casa natale a Verona; immagino lo sconforto nel trovarla saccheggiata, ma anche la grande gioia nel ritornare tra mura conosciute.
Ti ringrazio per avermi raccontato la tua storia dura, ma utile affinché tutti noi non dimentichiamo gli effetti terribili della “paura per i diversi”, per non cadere negli stessi errori del passato. Noi giovani studiamo la storia fatta di sopraffazioni, guerre, violenza, con distacco ,come cosa del passato , che non ci tocca , di cui non percepiamo la piena realtà dei fatti che invece tu mi hai fatto vivere. Un caro saluto                                           
                                                                                                               Francesca
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