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Il mestiere del giraduur a Vescovato

by Giuditta Savi

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I.C. "Ugo Foscolo" di Vescovato- A.S. 2 021-22
Insegnante Maria Giuditta Savi
Classi quinta A - quinta B. Scuola primaria "Stefano Magri"
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IL MESTIERE DEL GIRADUUR
A VESCOVATO
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Nel periodo prima della seconda guerra mondiale, oltre alle filande, alle fornaci, all’agricoltura, alla lavorazione del latte nei caseifici e a quella del crine di cavallo, che occupavano parecchi uomini e donne, a Vescovato c’erano molte persone che facevano il mestiere del "giraduur".
Erano ambulanti che praticavano una forma di piccolo commercio a carattere familiare.
I giraduur giravano con una bicicletta, munita di due portapacchi per collocarvi i sacchi con le merci che raccoglievano lungo i loro lunghi spostamenti. Raggiungendo cascine anche lontane e attraversavano diversi paesi e regioni.
Cascina cremonese
D’inverno infilavano due pelli di coniglio rovesciate sulle manopole dei freni per scaldarsi le mani mentre pedalavano.
Raggiungevano le cascine, vicine e lontane e dai contadini prendevano: pelli di coniglio, pelo bovino ed equino, setole di maiale, capelli, piumino d’oca, lana, rame., ferro, rottami, vetro, carta, ossa e scarti di macelleria….
Pesavano le merci con la loro bilancia la stadera) e le pagavano ai contadini della cascina, aggiungendo prodotti spesso realizzati in famiglia, come le pere cotte, la pattona, cioè un dolce a base di farina di castagne e il sapone di lisciva, preparato con la cenere. Si dice che qualche giraduur talvolta "truccasse" la bilancia, in modo da far risultare minore il peso delle merci e quindi pagarle di meno.
Come preparare il sapone di lisciva
Ricetta per cucinare la pattona
Pere cotte
Raccolte le merci, venivano spedite da molti giraduur
alla stazione di Gazzo, per destinarle alle piccole fabbriche o ai laboratori artigianali a cui intendevano rivenderle .
Stazione di Gazzo Pieve San Giacomo
A volte i giraduur, per poter mantenere la famiglia, erano costretti a rivendere subito le loro merci in cambio di un piccolo guadagno.
In questo modo potevano acquistare nuovi articoli e riprendere così i loro giri.
Talvolta vendevano a commercianti più benestanti, che comperavano grandi quantità di merce da rivendere poi ad un prezzo più alto.

A volte vendevano anche a privati, specialmente piumino d’oca per fare le trapunte e la lana per fare i materassi.
Vi era chi possedeva una vasca in cemento per il bucato a mano (“benasool”) e allora la utilizzava per lavare la lana, separandola per selezionare quella più bella; poi la faceva asciugare su assi traforate e la rivendeva ad un prezzo migliore.
Vasca in cemento per il bucato a mano

I giraduur vendevano anche a piccoli laboratori artigianali o a fabbriche per la produzione di spazzole, pennelli, sapone, pelli conciate (queste ultime alle concerie della Toscana),
Antica conceria toscana
Il lavoro della concia
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