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donne nella Shoah

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Pages 2 and 3 of 93

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Donne della Shoah
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DI Perna Salvatore Giuseppe
Esposito Emilia
Maione Giacomo
Maione Rita
Sabbatino Giusy
Sarini Pietro
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PREFAZIONE
Cos'è la Shoah?
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Il 27 gennaio del 1945 i soldati sovietici entrarono ad Auschwitz e scoprirono l'enorme campo di concentramento dei nazisti.Il termine Olocausto indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio di tutte le categorie di persone dai nazisti ritenute "indesiderabili" o "inferiori" per motivi politici o razziali. La Shoah col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a olocausto in quanto non richiama, come quest'ultimo, l'idea di un sacrificio inevitabile. In secondo luogo, una differenza da tenere a mente è che con la parola Shoah si fa riferimento esclusivamente allo sterminio del popolo ebraico, mentre con il termine Olocausto si indicano anche le altre vittime della violenza del
regime nazista. La Giornata della Memoria in cui si ricordano le vittime dell'Olocausto, del nazismo e del fascismo.Parlare di Olocausto vuol dire anche e soprattutto parlare di morte. Ma non solo: anche di speranza, di solidarietà e di supporto reciproco. Di piccole comunità che si formavano nelle stanze dei campi di concentramento voluti da Hitler per epurare il mondo dalla razza corrotta e far emergere solo quella ariana.
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regime nazista. La Giornata della Memoria in cui si ricordano le vittime dell'Olocausto, del nazismo e del fascismo.Parlare di Olocausto vuol dire anche e soprattutto parlare di morte. Ma non solo: anche di speranza, di solidarietà e di supporto reciproco. Di piccole comunità che si formavano nelle stanze dei campi di concentramento voluti da Hitler per epurare il mondo dalla razza corrotta e far emergere solo quella ariana.
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CAPITOLO 1
La testimonianza di Eva Braun Levine

Eva era la seconda di cinque figli di genitori ebrei. Suo padre lavorava nel campo immobiliare e la famiglia era proprietaria del palazzo nel quale abitava. L'edificio era persino provvisto di un ascensore, un vero lusso a quei tempi. Ci sposammo nel 1939. Poi i Tedeschi ci invasero. Un giorno, arrivò la Gestapo che, dopo aver schiaffeggiato mio suocero, pretese che consegnassimo i nostri tappeti preziosi. «La cameriera li ha già presi» protestai. 1940-44: Herman ed io fummo costretti ad andare a vivere nel ghetto di Piotrkow Trybunalski, dopo che, nel maggio del 1941, ci eravamo trasferiti in quella città alla ricerca di cibo. Anche la mia famiglia venne poi deportata là. Per tre anni lavorai con mia madre e le mie sorelle nel ghetto; nel novembre 1944 tutte le donne vennero deportate nel campo di concentramento di Ravensbrueck, in Germania.
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