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Il presepe napoletano

by federica barone

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Il Presepe napoletano
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La storia

La parola presepe deriva dal latino "praesepium", “mangiatoia”. Il presepe che tutti conosciamo, però, si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi. L’idea di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Gesù Bambino, era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222, quando a Betlemme ebbe modo di assistere alle funzioni per la nascita di Gesù. Francesco rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo.
A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa, così il Papa gli permise di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, San Francesco allestì il primo presepe vivente della storia: i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno di una grotta fu allestita una mangiatoia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello, ma senza la Sacra Famiglia. 
Il primo presepe con tutti i personaggi risale, invece, al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la Natività e i Re Magi. Questo presepio è, oggi, conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Da quel momento la consuetudine di allestire presepi nelle chiese iniziò a diffondersi rapidamente in tutto il Regno di Napoli. 
Intorno al 1500 nacque la cultura del presepe popolare grazie a S. Gaetano di Thiene il quale diede un decisivo impulso all’ammissione sul presepe anche di personaggi secondari. La nascita del “Figurinaio”, cioè del creatore di statuette, avvenne poi sotto il regno di Carlo III.
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Nel 1600 gli artisti napoletani diedero alla rappresentazione della Natività una nuova connotazione, introducendo anche scene di vita quotidiana e nuovi personaggi. Ed ecco, quindi, apparire sul presepe le statuette delle popolane, dei venditori di frutta, dei mendicanti, ecc. A partire da questo momento gli artigiani locali incominciarono a sbizzarrirci, dando vita a figure di vario tipo fino a raggiungere l’apice nel 1700: il presepe napoletano che oggi realizziamo in prossimità delle feste natalizie è ambientato proprio in questo periodo.
A Napoli allestire il presepe è un vero e proprio rituale, un momento "magico" che si attende tutto l’anno, e che va condiviso con tutti i componenti della famiglia: ognuno deve dare il suo contributo per la realizzazione. In questa rappresentazione Paradiso e Inferno, Bene e Male, Pagano e Cristiano coesistono. Ogni singola statuina, ogni singolo decoro, ogni luogo nascondono una simbologia, un significato ben preciso che va oltre la semplice raffigurazione della Natività.
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I personaggi

I Re Magi: montano cavalli di colori differenti, uno bianco come il sole nascente, uno sauro rossiccio come il sole al tramonto e uno nero come la notte. Simboleggiano il viaggio dell’astro che, come i Magi, inizia il suo cammino a Oriente. Rappresentano le tre fasi del giorno: mattina, mezzogiorno e sera. Quando dopo la notte giungono al cospetto di Cristo, che rappresenta il sole che risorge, i tre Re rappresentano il mondo e il tempo che si ferma per la nascita del figlio di Dio.

Benino: posizionato generalmente in un angolino, è, probabilmente, la figura più importante di tutto il presepe. Le leggenda vuole che l’intera rappresentazione sia, in realtà, un sogno di questo pastorello dormiente: una realtà messa in scena anche nella “Cantata dei Pastori”, quando Benino si sveglia e racconta di aver sognato la nascita del Bambin Gesù. La sua posizione esatta sarebbe, quindi, in cima al presepe dal momento che da lui dovrebbe discendere ogni personaggio ed ogni luogo allegorico mostrato. Su un piano più simbolico, invece, rappresenta l’intera umanità, dormiente e pigra di fronte al divino. La nostra specie è in grado di avvicinarsi all’eternità solo nei sogni, quando è inconsapevole e libera dagli schemi logici che la vincolano ai piaceri materiali.



Pastori e Pecore: rappresentano il “gregge” dei fedeli che incontra Dio grazie alla guida avveduta dei pastori, i sacerdoti.

Bue e Asinello: secondo la tradizione il bue e l’asinello riscaldarono con il loro fiato la mangiatoia in cui venne riposto Gesù. Simbolicamente rappresentano invece il Bene (bue) e il Male (asino). Non sono due forze in contrasto, ma bilanciate fra di loro danno ordine al mondo intero: rappresentano l’equilibrio perfetto.


La cultura presepiale napoletana

Se per molti oggi il Natale è simboleggiato dalle luci e dai colori dell’albero natalizio ricco di palline, addobbi e coronato da un puntale scintillante, a Napoli permane la forte usanza di affiancarlo al tradizionale presepe: una creazione ricca di arte, storia e fantasia, con le sue regole e caratteristiche. Un esempio? I Re Magi vanno aggiunti al presepe solamente alla vigilia dell’Epifania! In alternativa, è preferibile scegliere per loro delle statuine di piccole dimensioni e posizionarle in prospettiva lontano dalla mangiatoia, allo scopo di simboleggiarne il lungo cammino. A Napoli il regno del presepe è situato nel centro storico della città, precisamente in una strada che porta il nome di San Gregorio Armeno. È qui che spirito partenopeo e arte manuale convivono per realizzare qualcosa di straordinario e originale, che attrae centinaia di turisti e dà appuntamento agli stessi cittadini napoletani ogni anno. Un luogo fatto di botteghe e di maestri, il cui lavoro si illumina durante il periodo Natalizio, ma che silenziosamente continua durante tutto l’anno.



San Gregorio Armeno è popolarmente chiamata san Liguoro e, da un punto di vista urbanistico, collega le due antiche strade di Via dei Tribunali e Spaccanapoli. Successivamente, prese il nome di Plateia Nostrana, quando cioè vi furono fatte costruire due terme per i poveri dal XV vescovo di Napoli: san Nostriano. Oggi, come sappiamo, la “strada delle botteghe presepiali” è conosciuta in tutto il mondo come San Gregorio Armeno, poiché prende il nome dalla omonima chiesa situata a circa metà strada, costruita sullefondamentadell’antico tempio dedicato alla dea Cerere. E proprio a Cerere dobbiamo le origini della tradizionale arte presepiale, perché anticamente i cittadini le offrivano in segno di voto delle piccole statuine di terracotta fabbricate nelle vicine botteghe. Naturalmente, la nostra tradizione si è legata al Cristianesimo, ma in molti concordano che l’usanza abbia attinto molto da questo rituale.
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