Miniature

Melissa Bello, Chiara D’Isanto, Margherita Cafarelli, Elisabetta Adami

Melissa Bello Chiara D’Isanto Margherita Cafarelli Elisabetta Adami

Per evitare che la pergamena dei fascicoli si rovinasse, spesso la copertina veniva dotata di fibbie per mantenere salda la chiusura. Si potevano trovare anche quattro borchie poste sui quattro angoli, utili a mantenere una certa distanza fra le copertine dei manoscritti, che venivano riposti sugli scaffali delle biblioteche appoggiandoli orizzontalmente.

Spesso le copertine dei manoscritti erano impreziosite da tessuti rari se non addirittura da metalli scolpiti e decorati con pietre preziose.

https://piantiamoicolori.unife.it/laboratorio/robbia/

Alla fine delle operazioni di scrittura il manoscritto risultava costituito di fascicoli sciolti, se non addirittura di fascicoli separati. Era quindi necessario rilegarli assieme. I fascicoli si mettevano assieme fra loro con cuciture operate lungo la piega centrale. I vari fascicoli venivano poi uniti assieme all’interno di una copertina utilizzando delle fascette, cinghie e lacci che venivano cuciti orizzontalmente al dorso del codice attraverso una nervatura.

I piatti che custodivano i fascicoli erano generalmente di legno. Quercia, pino e faggio erano i più utilizzati. L’uso del cartone in Europa meridionale iniziò a diffondersi solo a partire dal XIV secolo. Spesso i piatti venivano ricoperti da cuoio colorato e decorati con uno strumento metallico reso incandescente.

. I colori delle miniature Pag.8 . Lo specchio di scrittura Pag.10 . La rilegatura Pag.12 . Schede botaniche e mineralogiche Pag.16

La vita è un’ enorme pergamena rovescia su di essa tutti i colori che puoi. Siamo tante storie a colori c’è chi nota l’intensità e chi giudica le sfumature. La vita e i sogni sono fogli dello stesso libro, leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare. Insegui la tua ispirazione navigando per il nostro libro digitale.

Il decoratore di manoscritti aveva a sua disposizione una scelta estremamente vasta di sfumature di colori, con cui abbellire le pagine ordinate. I colori più utilizzati erano il rosso, il vermiglio, il rosso rubino, il blu, e l’oro.

Prima di cominciare a scrivere era necessario impostare sul foglio lo “specchio di scrittura “, ovvero tracciare i margini e le righe che avrebbero dovuto accompagnare l’amanuense delimitando lo spazio in cui scrivere, chiamato spazio scrittorio. Si trattava di un lavoro lungo e noioso. Generalmente si prendevano le misure sulla prima e sull’ultima pagina di un fascicolo, e

mantenendolo aperto, sull’estremità di ogni riga veniva marcato un punto che attraversava l’intero pacco di fogli sovrapposti. I punti guida erano così visibili su ogni foglio:unendoli si otteneva quanto desiderato. Agli inizi del secolo XII si fanno risalire le prime righe tracciate con una punta di graffite o più comunemente di piombo.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Zolfo_nativo

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