2^C: Quarantena in scrittura creativa. Mi metto nei panni di..."

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Una principessa di Beatrice Lissia

Sto tutto il tempo nel mio bellissimo castello per proteggermi dal brutto mostro-covid-19: ha una forma strana, sembra una palla con tanti ciuffi, pare buffo ma è tanto pericoloso, ed è per questo che l’ho chiamato Puffy. L’unico modo per difenderci è lavarci le mani e usare la mascherina e stare lontano l’uno dall’altra… Che tortura! Io adoro baciare e abbracciare amiche, amici e tutti i miei familiari. Ma sono brava e ci sto riuscendo! Durante questo periodo di chiusura mi piace stare tra le piante e i fiori dei mei giardini del Castello, cucinare tanti buonissimi piatti per me e la mia famiglia, così la mia tavola è sempre imbandita di tante prelibatezze. Un’altra mia grande passione sono i vestiti molto sfarzosi, pieni di tulle e di perline. Adoro specchiarmi, pettinarmi, truccarmi e farmi mettere lo smalto dalla mia amata sorella.

Un cane di Giovanna Vedele

Io sono Barbabietola e sono il cane più coccolato del mondo. Vivo con la mia padroncina Camilla, suo fratello Nico e i suoi genitori in un palazzo che a me pare altissimo, forse perché sono alta 50 cm. Le giornate fino a poco tempo fa parevano quasi tutte uguali, mi svegliavo con la mia padroncina, facevamo colazione e poi tutti uscivano e io rimanevo da sola; ho detto da poco le cose sono cambiate, la mia padroncina la sua famiglia non escono più la mattina, anzi non escono praticamente mai, a volte mamma serena esce a fare la spesa a Michele per andare a fare una commissione la mia padroncina non esce più con me per la passeggiata, ormai vado sempre con il papà, non mi dispiace perché sto sempre con lei in camera sua, a dormire o per giocare con le palline. Ogni tanto Camilla e Nico parlano al proprio computer e lui risponde con tante voci diverse, io e Camilla facciamo i compiti insieme, ma io non so leggere qui non sono tanto di aiuto però le faccio compagnia e ciò sembra renderla felice. Mamma cucina così tanto che ormai rotolo e non si vedono più le mie zampe; a volte lei prende un tappetino, mette la musica rilassante, si siede a gambe incrociate e io mi sistemo vicino a lei.

Una volta ha chiuso gli occhi, ha fatto dei versi strani sempre in quella posizione e io ho iniziato a ululare per farle compagnia; in quel momento è arrivato il papà che vedendoci così ha iniziato a ridere... ero felice e ho iniziato a scodinzolare e correre per la stanza sbattendo di qua e di là, ma ho rovinato tutto facendo cadere un vaso da una mensola e la mamma mi ha messo in punizione, ma ne era valsa la pena: avevo fatto ridere il papà.

In questo periodo gli adulti sono un po’ preoccupati, guardano spesso il “telegiornale” dove si parla spesso del “Coronavirus” ( non so bene cosa sia ma mi fa venire voglia di nascondermi sotto il letto della mia padroncina per la paura) e indossano strane cose sopra la faccia quando devono uscire. Invece Camilla e Nico non sono così preoccupati anzi Camilla e io facciamo tante foto con la con la mascherina (quella cosa che alla fine ho imparato come si chiama) e poi le manda ai suoi amici. Nico gioca sempre alla “play” o così la chiama lui e ogni tanto lancia le sue cuffie per terra e inizia urlare, allora io vado a consolarlo. Camilla ha convinto la mamma a portarmi fuori a fare un giro e la mamma ha accettato ma a condizione che lei rimanesse vicino al palazzo e che indossasse la mascherina. Cami come un fulmine ha preso il guinzaglio e mi ha legato urlando “grazie! grazie! grazie!”. Una volta fuori dall’edificio Camilla ed io ci siamo resi conto che non c’erano più persone, più cani con cui giocare... ora non c’era anima viva! Abbiamo passeggiato per un po’ , ma non è stato affatto divertente Un giorno ho sentito suonare al campanello, poteva essere una persona sola: il mio amato corriere! Certo non era un postino, ma non mi importava, preferivo decisamente i corrieri. Quel giorno dentro il pacco c’erano tante cose per Nico e Camilla, quaderni, penne, matite e gomme me ne stavo per andare, non interessata da quelle cose quando senti: “Quek Quek”, non ci credevo, era una paperella di gomma, il papà me la lanciò e disse: “Tieni&nbsp;bella, è tutta tua!”. Ero felicissima, così tanto che iniziai a scodinzolare al punto da vedere la mia codina con la coda dell’occhio. Corsi velocemente alla mia cuccia e ci giocai per ore prima di stancarmi. Questo pomeriggio io, Nico e Camilla andremo nel cortile del palazzo per giocare insieme come vecchi tempi. Spero che presto la vita torni come prima più felice e senza avere la paura di uscire o respirare, così io la mia famiglia potremo tornare a giocare in tranquillità.

Gli esseri umani facevano cose buffe, ma adesso quando le nuvole fanno cadere la pioggia nessuno si diverte, perché non ci sono esseri umani in strada.&nbsp; Quindi ora per la maggior parte del tempo la pioggia fa fare tutto al vento e al Sole, mentre passa le giornate guardando film su Netflix e a rimpinzarsi di Nutella. Vista da lassù, quando ancora la pioggia è in alto, la città è triste e la pioggia non ha voglia di andare sulla Terra a innaffiare le piante e a evitare di far essiccare il mondo. Quindi la pioggia è triste e fa fare tutto al vento e al Sole, mentre si deprime.&nbsp;&nbsp; “Magari domani tornerà tutto come prima”, dice la pioggia per rassicurarsi e poi riflette: “E’ strano...quando hai qualcosa, qualcosa di bello ma “quotidiano”, non fai caso a quanto tu sia fortunato, a quanto quelle cose non siano per niente scontate, ma la cosa brutta è che te ne accorgi solo quando le perdi” Io, personalmente, sono d’accordo con la pioggia.

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I Commessi e le Commesse dei Supermercati di Sergio Nurchi

Io mi immedesimo nelle persone che lavorano al supermercato perchè io resto a casa e sono al sicuro, mentre loro anche con il rischio di ammalarsi vanno ogni giorno a lavorare . Io al loro posto me ne sarei restato a casa così non avrei avuto il rischio di ammalarmi, ma loro sono molto coraggiosi e vanno a lavorare. Penso ai loro figli che restano a casa oppure che restano con il genitore che non va a lavorare e penso a come si sentono: con la paura che la/il loro familiare venga infettato da questo virus che ormai è in tutto il mondo. Spero che questo momento passi in fretta anche per loro e che non vengano infettati anche per rimanere con la loro famiglia .&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Il mio stato d’animo è molto fragile e sono triste e scoraggiato per tutte le volte che mi sento accusata di malfunzionamento; io non voglio più sentirmi in questa situazione di schifo, tanto più che io amo aiutare le persone! Ok! Come tutti anche io ho dei difetti: se mi toccate senza apposite apparecchiature vi faccio molto male e nei posti isolati spesso non arrivo, ma so come farvi ridere, divertire, piangere, perché sono io che vi faccio guardare le commedie, i cartoni, i film ecc. e in più vi permetto di ricaricare i dispositivi e leggere anche fuori di casa. Comunque una cosa è certa, di me ci sarà ancora molto bisogno, anche dopo il Covid e per molto altro tempo ancora…

È passato tanto tempo dal mio primo incontro con gli studenti del Convitto Nazionale di Cagliari. Ero stato invitato dalle prof.sse Ventura, Lai e Ledda a raccontare la mia esperienza di autore e di ragazzo diciannovenne. Sembra una vita fa se consideriamo che, poco dopo quell’incontro, c’è stata una pandemia che ha stravolto le nostre giornate, la nostra quotidianità. Pensavo spesso, nei primi mesi di zona rossa, a tutte le classi con cui avevo lavorato negli anni.

Pensavo a come stessero vivendo e metabolizzando una paura nuova, strana, e se lo stessero facendo come lo faceva la mia, di classe. Ai ragazzi del Convitto sono sempre stato molto legato per l’energia che mi avevano trasmesso e per l’entusiasmo che avevano dimostrato, cosa non comune né scontata in una seconda media. Ho riflettuto a lungo su come poterli aiutare a vedere, con altri occhi e con altre prospettive, il lockdown e il virus in sé.

Un peluche di Giulia Manca

Fino a poco tempo fa la mia vita era sempre stata normale, come quella di un qualsiasi altro orsetto: mi facevo il bagnetto, giocavo alla guerra, prendevo il té. Le mia unica preoccupazione era fare compagnia al mio padroncino. C’erano stati Michael e dopo di lui suo nipote, Lucas. Ogni mattina, quando i grandi andavano a lavoro, io e Lucas passavamo il tempo&nbsp;insieme e ci divertivamo, fino a quando&nbsp;lui non si stancava e mi lasciava a riposare in una bella poltrona di velluto.

Ho tanti bei ricordi di quel periodo: a volte persino la mamma&nbsp;e il papà venivano con noi sulla luna, ci portavano a mangiare il gelato e qualche volta andavamo al mare; e anche se a me veniva proibito di fare il bagno, d’altro canto ero felice, perché almeno potevo starmene all’ombra, senza dover mettere quell’unguento bianchiccio che spiaccicavano sempre su Lucas.

La mamma e il papà erano dei supereroi, così come ci piaceva chiamarli: lavoravano tanto per salvare più vite possibili e tornati a casa parevano sempre pieni di energie. Niente poteva abbatterli, proprio come ai supereroi . Un giorno però accadde una cosa strana: a cena si era discusso di un certo COVID-19 per un po’. Fin qui tutto normale, ma a partire dai giorni successivi sono rimasti tutti a casa e hanno cominciato a indossare delle maschere: all’inizio ho pensato si trattasse di uno strano gioco, tipo la Gara di stelle filanti di Carnevale, ma poi, quando ho visto che ne veniva data una anche a me, non riuscii più a capire.

Passavano i giorni e il tempo che passavamo tutti insieme si riduceva sempre di più. Anche Lucas mi trascurava ed erano più i momenti che stavo sulla poltrona che con lui. Tutto ciò mi rattristava, ma allo stesso tempo mi faceva rabbia: chi era questo COVID? Che diritto aveva di rovinare la mia vita ? E soprattutto, cosa voleva dalla mia famiglia? Ormai mi sono abituato alla situazione, ma il ricordo delle carezze che mi venivano date un pò di tempo fa, sta quasi scomparendo...

La pioggia di Alice Pitzalis&nbsp;

In questa situazione tutti pensano sempre: chissà i medici con tutto quel peso addosso, chissà i bambini e poverini...chissà i malati! Certo, non nego che siano cose difficili da sopportare, che questa situazione sia ancora più difficile per loro, ma nessuno pensa mai...e la pioggia?&nbsp; La pioggia come se la passa?&nbsp; La pioggia scende, ma non vede nessun bambino aprire la bocca cercando di bere più acqua possibile, nessuna mamma che si sgola cercando di fargli mettere il giubbotto e quasi nessuna macchina passare davanti alle case…&nbsp; Perchè? Non perchè ai bambini non piaccia più la pioggia, non perchè le macchine non vadano più di moda, non perchè alle madri non importi più nulla della salute dei figli. Semplicemente perchè non esce più nessuno!&nbsp; Ma la pioggia non lo capisce, pensa che di giorno tutti usino le mascherine perché anche solo l’odore della pioggia li disgusta e di sera quasi nessuno esca proprio per evitare la pioggia, ma come ben sappiamo,non è così.&nbsp; La pioggia passava le giornate facendo un gioco. Faceva accumulare più gocce possibili dentro una nuvola fino a che non esplodeva e la pioggia cadeva giù.

Una mascherina di Edoardo Cortes

Ciao, io sono una mascherina, sono piccola ma molto utile, soprattutto in questo brutto periodo. Quando non esisteva ancora il coronavirus, venivo utilizzata solo dai chirurghi, dagli infermieri e dai dentisti, ma ora vengo utilizzata più che mai, sono diventata preziosissima. Inizialmente costavo pochissimo e venivo fatta solo di un unico materiale e importata dall’estero. Ora vista la necessità e la difficoltà a trovarmi nei negozi, vengo realizzata anche in Italia, con qualsiasi tipo di tessuto traspirante. Mi creano nelle fabbriche che producevano pannolini per bambini, nelle fabbriche di materassi, nelle fabbriche di vestiti e molte altre ancora. Vengo utilizzata e buttata nel secco, dovrei essere utilizza un'unica volta, invece vengo disinfettata e usata per vari giorni, vengo alitata da un sacco di persone. Posso essere usa e getta, posso essere confezionata. Il mio compito non è solo quello di proteggere chi mi indossa, ma anche le altre persone che non stanno a distanza, così facendo posso contrastare il virus, ma ovviamente non riesco a fare tutto da sola, infatti ho bisogno di tanti alleati: come le amuchine, l’alcol, i guanti e le salviette umidificate. Sono molto ricercata, ogni giorno buttata, ma, ogni secondo creata e riconvertita, non sono mai stata così importante per il mondo.

Un carabiniere elicotterista di Letizia Balbi

Ciao sono Andrea, un carabiniere elicotterista, da quando è arrivata l’emergenza Coronavirus le mie abitudini quotidiane sono cambiate molto. Prima dell’emergenza mi svegliavo alle 7 di mattina per lavorare 8 ore al giorno per tutti i giorni della settimana tranne la domenica, invece ora lavoro un giorno sì e l’altro no, mi devo svegliare sempre alle 7 ma lavoro più di 12 ore al giorno.

Le mie&nbsp;vecchie giornate lavorative erano intense e tranquille mentre quelle di oggi sono molto lunghe e stancanti. Quando rientro dal lavoro, il telegiornale mi riporta al problema per cui combatto in prima linea: oggi trovate 600 persone positive al virus i&nbsp;tutta Italia, restate a casa per i vostro bene e quello altrui. Penso che questa situazione sia pesante per tutta l’Italia.&nbsp;

Per fortuna grazie alla tecnologia, i ragazzi possono studiare e imparare anche a distanza. Ieri ho fatto un sogno: ho sognato che l’epidemia di Coronavirus fosse finita e che tutta l’Italia stesse festeggiando la fine di questo buio e lungo periodo. Ogni giorno mi chiedo: quando finirà questa epidemia? quale sarà il futuro dell’Italia e della mia famiglia? Non so molto di questo virus, ma certamente per combatterlo bisogna rimanere a casa! Io devo andare per forza in caserma ma per fortuna le mie figlie e la mia famiglia&nbsp;sono in grado di lavorare, studiare, imparare anche da casa. Non poter uscire di casa e uscire sono per fare la spesa o per altre necessità, non poter vedere i propri amici e vederli sono online, sono le cause per cui le persone sono stufe di questo periodo. Spero che tutto si risolva al più presto per il bene di tutti.

Io sono una donna in forma e molto attiva, infatti appena ho visto quel sovrappeso mi sono subito venuti i sensi di colpa e sono andata istantaneamente giù in giardino a correre. Ogni giorno almeno 7 chilometri di corsetta veloce. Di lì ad un mese sono dimagrita di 9 chili e anche mia figlia, pur essendo già molto magra, correndo con me è dimagrita di 5 chili, ora pesa 24. Un giorno fa Alessia si è sentita molto male, vomitava, aveva dolori allo stomaco e il suo corpo rifiutava cibo e acqua. Ebbe la febbre per una settimana ma poi andò tutto bene. Che cosa mi ricorderò di questo periodo storico? Chissà tutto quello che vedrà e che ricorderà mio marito...

La pena era dai 300 ai 2000 euro se si usciva a piedi, invece in macchina poteva essere aumentata&nbsp;anche ad un triplo. Era troppo. Ero stufo delle persone che mettevano a rischio il paese e che non rispettavano le regole, regole che erano anche una “legge” a tutti gli effetti. Durante questa quarantena tutti pensavamo che entro aprile, si sarebbe risistemato tutto. Ci sbagliavamo. Fui costretto a prolungare la quarantena, dal 3 aprile al 18. Con misure ancora più severe e più restrittive. Attualmente, in questi ultimi giorni, si sta pensando anche al decreto scuola, che prevede diverse ipotesi tra le quali il passaggio di tutti gli alunni all’anno successivo, recuperando le insufficienze i primi giorni di settembre. Per&nbsp;i maturandi invece, ci sono due opzioni: se si rientra entro il 18, dovranno svolgere l’esame regolarmente, se si tornerà dopo il 18, si svolgeranno solo gli esami orali. Per le terze medie, si presenterà solo la tesina. Il resto degli alunni verranno promossi all’anno successivo con regole decise con i presidi delle varie scuole.&nbsp; Non so quando finirà tutto questo, certo che se avessimo preso misure severe prima , chiudendo la zona rossa in modo più selettivo e prima di gennaio, svegliandoci&nbsp;prima, non avremmo tutti questi problemi: non parlo solo dell’Italia, ma anche di tutto il mondo.&nbsp; In Cina, per esempio, solo ora stanno rallentando, con i contagi, nel resto d’Europa, i contagi crescono, e in&nbsp;Italia pian piano rallentano. Negli Stati Uniti, purtroppo, non hanno preso precauzioni, sottovalutando MOLTO l’epidemia. Ora sono a 130 mila contagi, non so quando finirà tutto questo, ma speriamo tutti al più presto. Roma 6 aprile 2020 Il Presidente del Consiglio &nbsp;&nbsp;&nbsp;Giuseppe Conte

I Signori Guanti di Edoardo Cacciopoli

Era così bello quando andavamo in giro a fare scampagnate, a cercare funghi e asparagi. Ma era anche bello stare a casa al buio e uscire solo per fare le pulizie, essere immersi nell’acqua calda profumata! Nessuno mai ci aveva dato tanta importanza, nessuno si ricordava di comprarci e soprattutto di usarci. Ma…un mese fa la nostra vita è cambiata e non sapremo dire se in meglio o in peggio. Tutti ci cercano, tutti ci vogliono, non riusciamo più a stare al buio, al calduccio dentro la scatola. Siamo sempre a spasso, sulle mani degli umani a fare la spesa, in farmacia, a portare a spasso il cane, peggio di noi stanno forse solo le mascherine! L’ultima volta che siamo usciti abbiamo visto addirittura degli umani che litigavano per avere una coppia di&nbsp;nostri fratelli. Il brutto di questo periodo per noi è che siamo ricercatissimi, tanto che ci chiamano i “i signori guanti”, ma appena torniamo a casa ci buttano in una busta separata da tutto il resto, come se fossimo infetti! Uffa…..vogliamo che torni la tranquillità di prima, nessuno che si preoccupava che noi ci fossimo o&nbsp;non ci fossimo.&nbsp; Anche noi vogliamo tornare alla vita di prima!

Quando hanno distribuito le zone a me hanno dato quella peggiore di tutta la città, il quartiere storico, abitato esclusivamente da vecchietti, il quale unico scopo è rendere la vita impossibile ai poveri corrieri indifesi. È matta, direte voi ma non è vero. I vecchietti sono incredibilmente fastidiosi. Nel mio percorso ce ne sono quattro: un vero e proprio supplizio. Vai a portargli un giornale soltanto e quelli iniziano a raccontarti vita morte e miracoli dei loro figli, cugini e nipoti, ti regalarono quarantatré crocifissi, settantadue preghiere e otto foto di Padre Pio, ed è solo quando te ne vai che ti accorgi che ormai la giornata è quasi finita, devi ancora consegnare tutte le rispettive riviste al resto del quartiere e puzzi di brodo di pollo. Insomma, lasciatemelo dire: uno strazio! Eppure non mollo perché se non lavoro, non avrò i soldi necessari per campare decentemente. Tra l’altro mi sto deprimendo. 

Tra i vecchietti e stare a casa da sola per tutto il pomeriggio non so cosa sia peggio, anzi, mi sorprendo di non avere ancora le allucinazioni. Ad ogni flash-mob poi devo sorbirmi il mio vicino. Sapete, è il classico tipo che se è felice beve, se è triste beve, se è depresso beve, se è innamorato beve… un alcolizzato coi fiocchi. E per i flash-mob secondo me lo sentono urlare fino in Albania. Ma non mi lamento. E sapete perché? Non volete saperlo? Vabbè, ve lo 

Insomma sono una principessa stilosa ma anche gentile, forte e molto impegnata. Però ci sono dei giorni in cui sono un pò triste e malinconica perché mi manca tanto andare in giro per i negozi, nuotare nella mia amata piscina, andare a scuola e stare con i miei compagni perché quel brutto mostro è sempre in agguato ed è meglio non uscire. Le mie amiche del cuore mi fanno tanta compagnia, facciamo tante video-chiamate durante la giornata, con loro mi diverto moltissimo: sono stata tanto fortunata ad averle incontrate! Spero che questo mostro venga sconfitto presto, per poter tornare alla normalità, per poterci abbracciare e baciare. Alcuni super-eroi del 2020, si stanno impegnando per creare una pozione magica che aiuterà tutti: basterà semplicemente berla a colazione, così saremo salvi e potremmo uscire, stare insieme e abbattere il mostro Puffy. Sono sicura che questo giorno arriverà presto: le principesse non si sbagliano mai!

Mister Covid-19 di Nicola Pia

Salve sono Mister-Covid19. Molti di voi mi conoscono come Coronavirus&nbsp;&nbsp; scusate il poco preavviso, ma non mi è dato fare sapere quando e come mi presenterò a voi. Sono qua perchè ero stanco di vedervi regredire invece che evolvervi&nbsp; Ero stanco di come trattare la terra. Ero stanco del poco tempo che dedicate a voi stessi e alla famiglia&nbsp; Ero stanco stanco della invidia sociale&nbsp; Ero stanco dei vostri pregiudizi.&nbsp; Sono arrivato per farvi passare NON un momento brutto e pericoloso, ma un momento in cui la famiglia conti veramente per tutti voi. E abbiate paura di ammalarvi o che si ammali un Vostro caro e vi lasci. Io sono qui per farvi passare tempo con chi amate veramente: Famiglia e Amici. Tranquilli presto toglierò il disturbo!

Una commessa di Aurora Nonnis

Sono Elisa, mamma di due splendidi bambini e moglie di Giuseppe. Faccio la commessa in un supermercato in una cittadina a 10 km dal piccolo paese dove vivo con la mia famiglia. Niente di straordinario, dunque. Ma ora è arrivato tra noi il Coronavirus e tutto è cambiato. Fino a qualche settimana fa la mia vita era felicemente normale. Adesso il nemico invisibile ha stravolto la mia vita e quella di tutti. Il mio lavoro non è più quello di sempre. Tutto ad un tratto è diventato indispensabile e necessario per assicurare che la gente possa procurarsi cibo e beni di prima necessità. 

Alla TV dicono che anche noi, semplici commessi, siamo i nuovi eroi. Io non mi sento un’eroina, solo una persona che fa il suo lavoro pur se con tanta&nbsp;paura di portare con sé il nemico invisibile e farlo entrare nella sua casa. Ma nonostante la paura, non mi arrenderò e continuerò ad andare avanti per contribuire, come posso ad&nbsp;aiutare le persone. Tutti insieme sconfiggeremo il virus e ritorneremo alla semplice normalità.

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Il Cinese che vive in Italia di Alice Vacca

La Pandemia è iniziata nel mio paese natale,cioè la Cina, causando milioni di vittime. Poi il Coronavirus è arrivato nel nord Italia e pian piano si è diffuso anche nel Sud. Al momento sono coinvolti tutti gli Stati Europei ed è arrivato perfino in America.&nbsp; Quando le vittime sono aumentate ogni regione ha attuato misure di controllo, ad esempio il nord Italia è stata dichiarata zona rossa e molte persone prese dal panico hanno cominciato a scappare verso il sud dove ancora non si erano presentati casi. Ma a breve anche lì il virus ha iniziato a diffondersi provocando altrettante vittime. “State a casa” è diventato lo slogan di questo momento e tutti i giorni spero che la mia famiglia che abita in Cina rispetti queste regole.&nbsp; Mi chiedo se e quando&nbsp;tutto tornerà come prima, in modo che io&nbsp;possa tornare dai miei familiari e accertarmi che tutti stiano bene.&nbsp; Sono felice del fatto che il mio paese natale ha sostenuto la città che mi ha ospitato finora fornendogli materiali quali mascherine, guanti… addirittura è arrivata un’equipe di medici esperti per dare una mano negli ospedali italiani. Inizialmente gli italiani hanno avuto con me comportamenti discriminatori, come se io fossi il responsabile di questa situazione, poi ho capito che&nbsp;per loro era una questione di paura e di difesa. Spero però che un giorno io possa riprendere le relazioni con le persone a me care, amici italiani e cinesi con i quali sono cresciuto.&nbsp; Il mio pensiero ogni giorno va alle persone che a causa del virus sono più a rischio, anziani o altri che soffrono per altre malattie, penso ai medici che fanno di tutto per salvare vite.&nbsp; Il mio desiderio è che venga trovato un vaccino che metta fine al virus in modo che tutti possano riprendere le proprie attività, tornando alla normalità&nbsp;

Una bambina di Chiara Corda

Ogni notte quando vado a letto, mi addormento pensando di fare un bel sogno, ma quella notte del marzo 2020 fu un po' diverso. Avevo sei anni, ero in prima elementare. Una mattina&nbsp;al risveglio la mamma mi disse che non si poteva più andare a scuola, non si poteva uscire, andare a trovare i nonni, andare a giocare, incontrare le amiche, fare lo sport, fare le gite. Tanti “non si può” tutti insieme non li avevo mai sentiti, sembrava che “NO”&nbsp;fosse diventata la parola più alla moda del momento. Tutti dicevano NON SI PUÒ: i giornali, la tv, al telefono, la scuola, gli amici, persino i giocattoli. Era terribile, un incubo. La causa era la presenza di un extraterrestre chiamato Coronavirus che entrava nei nostri corpi per nutrirsi delle nostre cellule, l’unico modo per fermarlo era isolarsi, usare guanti, maschere, una sorta di armatura contro il nemico virus... insomma non avere contatti umani!

L'Italia mi stava sconfiggendo. No, non può essere! Io, il virus con la corona, destinato ad essere il padrone del mondo, sconfitto da un piccolo Paese con una ridicola forma di stivale! Per fortuna, in altre parti del mondo potevo ancora girare indisturbato: un signore dai capelli color paglia, presidente di uno degli Stati più potenti del mondo, dicono, dichiarava di non avere paura di me e un altro, in Inghilterra, pensava&nbsp;che l’ideale sarebbe stato farmi girare indisturbato in modo che la popolazione si immunizzasse. Che ingenui! Solo ora iniziano a capire chi io veramente sia, a temermi e rispettarmi come si conviene per un nemico di così alto rango. Ora, tutti seguono il modello dell’Italia, stanno a casa. Mi riposerò un pò e penserò ad una nuova strategia: potrei far credere di essere stato sconfitto e poi ripresentarmi con&nbsp;qualche travestimento, in modo che non mi riconoscano.&nbsp;&nbsp; Che grande sorpresa farei! Io sono il Virus delle sorprese; pensavano di essere i padroni del mondo, sono addirittura andati sulla Luna, e io gli ho rinfrescato la memoria sulla loro vera natura. Sono&nbsp;così arroganti! Parlano di buoni sentimenti a tutte le ore, in questo periodo, si affacciano alle finestre e cantano. Cosa abbiano da stare allegri, non si sa! Che ipocriti! Proprio loro che uccidono continuamente altri animali e che , a volte, si uccidono anche tra loro, ora rischiano addirittura la vita per salvarsi a vicenda. Credo che non li capirò mai! E il loro amato Pianeta? Ora che non sono in giro, sta decisamente meglio! Pensavano di essere i più forti queste scimmie parlanti! Forse serviva che gli ricordassi chi sono: animali come me impegnati nella lotta per la sopravvivenza.&nbsp;

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Purtroppo, in questa settimana, altri compagni di stanza di mio nonno non hanno avuto la sua stessa fortuna. Se ne sono andati senza aver potuto dare l’ultimo saluto ai propri cari. Anche se, come ho detto prima, la situazione in Italia sta leggermente migliorando, i posti letto non sono infiniti, così come le mascherine, le tute e persino i medici. Se continueremo così,&nbsp;potremo sconfiggere il virus, ma solo se tutti faranno la loro parte. Io spero di avere la forza di continuare questo meraviglioso lavoro che mi permette di salvare tante vite, di superare la paura e il senso di impotenza che spesso mi prendono&nbsp;e mi auguro che l’uomo possa vincere&nbsp;l'importante guerra&nbsp;contro il&nbsp;mostro invisibile. Spesso, la notte, quando chiudo gli occhi, prima di crollare, immagino il momento in cui potremo uscire per le strade, in cui potremo sorridere e abbracciarci ancora, penso alla prima&nbsp;cosa che&nbsp;farò… credo che andrò a vedere il mare, mi toglierò le scarpe e rimarrò con i piedi nella sabbia e gli occhi pieni di blu... starò così a lungo, senza fare nulla e sarà meraviglioso...

Inizialmente non capii cosa volesse dire e pensai che fosse un virus strano che invece di colpire gli apparecchi elettronici colpiva gli umani e sorpreso più volte mi chiesi:&lt;&lt;Ma perché questi qua non si installano un antivirus e stanno felici e contenti?&gt;&gt;. Sinceramente non ebbi una risposta concreta, ma capii che gli umani non venivano contagiati se si lavavano bene le mani, se non uscivano di casa e&nbsp;se non si toccavano .

Comunque dal giorno che lessi che non si poteva più uscire, sia Josh che i genitori iniziarono a lavorare da casa. Josh da quel momento mi usò tantissimo, avevamo ripreso a fare tutto insieme e iniziammo a fare anche cose in più: la spesa online, le video chiamate e le videolezioni. Eravamo molto felici, sino a quando in un brutto giorno Josh mi disse di andare a fare un tampone. Quando rientrò a casa era triste e non si sentiva molto bene. Dopo un paio di giorni arrivò l’esito dei tamponi e Josh era risultato positivo. Non sapevo bene cosa volesse dire, ma sia lui che la sua famiglia erano molto tristi e andarono “in quarantena”. In realtà non cambiò praticamente nulla tranne il fatto che Josh rimase molto più isolato dai genitori per quindici giorni, ma poi ritornarono insieme e dopo un po’ di tempo riiniziarono ad uscire di casa e tutto ritornò alla bella normalità!

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Mi svegliavo con la speranza che tutto fosse finito, e così fu. Ma questo non accadde per molto tempo. Appena si conclusero tutte queste tragedie pensavo che non si sarebbero mai più ripetute. Ma mi sbagliavo di grosso.&nbsp; Dopo tanti anni che non vedevo più tristi e sofferenti&nbsp;ma più coraggiose e gioiose le persone, dopo aver superato le catastrofi più gravi che colpirono purtroppo&nbsp;gran parte di ciò che era la mia felicità, tutto ricominciò. Sembrava che fossi ritornato indietro nel tempo e avessi rivissuto esattamente la stessa cosa. Verso la fine di dicembre dell’anno 2019 un nuovo nemico chiamato coronavirus iniziò a diffondersi sempre più ed ancora ora non ci da tregua! Dopo essersi propagato nella città di Wuhan, in Cina, in pochi giorni e settimane iniziò a colpire numerosi abitanti e così si diffuse dappertutto. Attualmente le persone escono sempre meno e nei loro volti sono scomparsi sorrisi e sono stati sostituiti dalle mascherine che servono per la sicurezza ma non nascondono espressioni di disperazione e preoccupazione. Le strade delle città più conosciute e frequentate sono vuote. Ogni mattina vedo&nbsp;i medici e gli infermieri correre in un ospedale a salvare le vite e quando escono sono affranti spesso con le lacrime agli occhi. Ogni giorno la popolazione diminuisce, ogni prateria, ogni spiaggia, ogni montagna&nbsp;che prima illuminavo con gioia, ora è deserta e in ogni parte del mondo le persone stanno esclusivamente in casa ed escono solo in caso di necessità. Per dare forza ai cittadini continuo a risplendere ed illuminare le loro grandi e piccole case e i loro giardini. E so per certo che questa orribile e preoccupante situazione terminerà, come è successo in passato, che tutti ritorneranno a sorridere e che io potrò continuare ad&nbsp;illuminare i volti di tutti i cittadini&nbsp;facendoli risplendere ancora...

Per questo, dopo aver sentito le insegnanti, ci è venuto in mente un progetto che vedesse la scrittura creativa come una terapia, che desse ai ragazzi non solo la possibilità di mettersi nei panni di altre persone, di cambiare la percezione di un nuovo reale, ma che fosse anche e soprattutto una valvola di sfogo, un modo per evadere e convertire le tante emozioni che hanno segnato profondamente ognuno di loro. Con questo libro, il percorso si conclude. A voi genitori, insegnanti e lettori, i ragazzi hanno regalato un pezzo delle loro paure e dei loro sogni, storie che sono uno spaccato di come e dove si sono rifugiati, in quali figure e in quali ambiti. Leggendole, per quanto siano semplici e lineari, avrete la possibilità di vedere dai loro occhi e dalla loro fantasia questo tempo strano che stiamo attraversando. Spero che, per almeno ad alcuni dei ragazzi, la scrittura possa diventare concretamente un’amica e una compagna di vita, sia nel raccontare le storie degli altri sia nel vivere quelle di ogni giorno. A voi lettori, buona lettura. A voi, ragazzi, buona vita.

Matteo Porru nasce a Roma nel 2001 da padre sardo e madre veneziana. Manifesta una precocissima propensione alla scrittura, che si concretizza in diversi racconti pubblicati online e culmina nell'esordio cartaceo&nbsp;The mission, a sedici anni. Seguiranno, poi,&nbsp;Quando sarai grande&nbsp;e&nbsp;Madre ombra. Ha studiato al&nbsp;Liceo Classico G.M. Dettori di Cagliari. Nel 2019 D di&nbsp;Repubblica&nbsp;l'ha inserito fra i 25 under 25 più promettenti al mondo. Già&nbsp;Premio Campiello Giovani nel settembre del 2019 con Talismani, un suo racconto breve, ha vinto il “Premio&nbsp;Speciale Giovani” del&nbsp;Premio&nbsp;Letterario Città di Cattolica 2021 con il suo terzo romanzo Madre ombra, finalista Cambosu e menzione speciale al Cava de Tirreni.

dico ugualmente. Perché chi si lamenta non piace a nessuno e serve solo a dare fastidio a chi purtroppo è costretto ad ascoltarlo. Ve lo dico per esperienza, considerato che mia sorella mi chiama ogni singolo giorno della sua esistenza per farmi sapere tutte le disgrazie che capitano a lei (al novanta percento inventate), al vicino e al nipote del cugino della nuora del vicino. E io la ascolto? Sì… okay, metto il muto, ma cosa vi aspettate?&nbsp;È facile giudicare, invece vorrei vedere voi al posto mio! Mia sorella è esasperante, ma anche estremamente permalosa, e se mai mi azzardassi a dirle un semplice “sta’ un po’ zitta” si metterebbe a urlare che tutto il mondo è contro di lei, che non l’ho mai sostenuta e con ogni probabilità si butterebbe di sotto, cosa che non posso permettere. Ne andrebbe della mia sanità mentale. 

Sono già molto, ma molto stressata per via di questi contagi in continuo aumento e le morti costanti. Non ho bisogno di un peso sulla coscienza. Inoltre sto tentando di risparmiare il più possibile nel caso un giorno fossi obbligata a rimanere a casa senza poter distribuire più i giornali. Perché essendo realisti, succederà molto presto, è evidente. Comunque, per il momento l’importante è andare avanti, non obbli-gatoriamente col sorriso, ma senza deprimersi o preoccuparsi eccessiva-mente.

Ciao,sono Covid! di Andrea Pilia

Sono nato in Cina, a fine 2019, e sono stato scoperto nella città di Wuhan dall’oculista Li Wenliang poi, mi sono propagato in Cina, invadendo il corpo di decine di migliaia di persone&nbsp;facendo molte vittime. Mi sono, quindi, trasferito in&nbsp;Europa e nel resto del mondo.&nbsp;&nbsp; Sono arrivato in Italia il 21 febbraio 2020, contagiando un podista di 38 anni di Codogno, in Lombardi e dopo pochissimi&nbsp;giorni mi sono propagato nelle altre regioni italiane&nbsp;e ho contagiato migliaia di persone e causato centinaia di vittime. Mi sentivo libero e molto potente, camminavo per le strade ed espandevo il mio dominio. Stavo diventando il padrone dell'Italia, nessuno poteva fermarmi. Del resto, sono nato per questo: per vivere e moltiplicarmi! Il 4 marzo 2020, sono state chiuse le scuole di tutta Italia e, dopo pochi giorni, i cittadini sono stati obbligati a restare a casa. Tutto ciò mi ha demoralizzato e mi ha reso&nbsp;triste perchè ho pensato che in Italia sarei stato bloccato. Invece, le persone, soprattutto i più giovani, hanno continuato a uscire e a divertirsi fuori casa perché non avevano capito quanto fossi pericoloso per loro. Quindi, mi aggiravo nelle città della cara Italia, infettavo, e dopo ogni persona contagiata diventavo sempre più forte e inarrestabile. Nel frattempo, voi umani stavate finendo i posti letto negli ospedali ed eravate in difficoltà. Però, negli ultimi giorni di febbraio, voi italiani, con così tante migliaia di infetti e morti, avete capito quanto fossi pericoloso e avete iniziato a restare sempre a casa e a uscire solo per fare la spesa. Ogni giorno&nbsp;c'erano meno infetti e meno morti e ho iniziato a indebolirmi, a diventare sempre più piccolo, triste e demoralizzato. Giravo per le strade e non&nbsp;c’era quasi nessuno da infettare, da prendere per diventare più forte.

Un Cavallo di Gabriele Mulas

"Scuderie de Bois"- Marzo 2020&nbsp; Mi chiamo Charlie e sono un cavallo Tedesco, vivo in queste scuderie da tanto tempo. Solitamente lavoravo tutti i giorni almeno tre ore al giorno, un po’ la mattina e un po’ la sera con tante persone, c’è chi voleva fare una passeggiata o chi una lezione di salto ad ostacoli o chi semplicemente mi portava fuori a brucare. Mi facevano sentire importante, coccole dalla mattina alla sera. Le mie preferite erano le due sorelline che si occupavano di me tutti i giorni perché volevano imparare a saltare gli ostacoli ed io in questo sono molto bravo. Le aiutavo e loro mi ricompensavano con carote, zuccherini e tante coccole, ma da qualche tempo tutto questo non ce l’ho più; non solo le mie due amiche non vengono più, ma nemmeno le altre persone che frequentavano il circolo. Ho sentito dire che le scuderie sono state chiuse a causa di un virus che si espande molto velocemente causando numerose vittime. Qui si lavora all’aria aperta, restiamo abbastanza distanti l’uno dall’altro, ma questo non basta purtroppo per farci lavorare, dobbiamo tutti aver pazienza e restare a casa.&nbsp; Noi animali non siamo contagiosi, ma i soci del circolo non possono venire da noi. Nel frattempo mi godo il pascolo insieme ai miei simili, galoppando felice nell’attesa di poter rivedere le mie due amiche, alle quali ho ancora tante cose da insegnare.

La giornalaia di Arianna Galletta

Sono veramente stufa della quarantena! Non so più come fare! Prima lavoravo tutto il giorno tutti i giorni, ed era fantastico perché incontravo un sacco di persone e vendevo moltissimi articoli tra giochi, riviste e giornali. E mi guadagnavo da vivere così. Ora, col COVID-19 in giro, posso uscire a malapena per fare la spesa, figuriamoci per lavorare! Inoltre, anche se potessi farlo non verrebbe nessuno in edicola e questo è il problema più grande, perché se non vendo nulla non guadagno e senza soldi non posso comprare il cibo. Questo è veramente un guaio e ho paura di non farcela; nonostante ciò, non ho alcuna intenzione di chiedere aiuto. Devo essere in grado i arrangiarmi da sola, o non riuscirò mai a diventare indipendente. Grazie al cielo gli altri giornalai della regione e dell’Italia intera si sono dati da fare e hanno trovato una soluzione: vi avverto, non è per niente sicuro, ma a mali estremi estremi rimedi, e la pandemia è decisamente un male estremo. Ecco l’iniziativa: andremo noi a distribuire i giornali nelle case. So che è molto pericoloso ma non c’è altro modo, e se c’è non lo conosco. Quindi ogni mattina mi sveglio presto, faccio colazione, una doccia veloce, mi vesto e mi metto la borsa tracolla con i giornali, un paio di mascherine, guanti e disinfettante. Non si è mai troppo cauti in circostanze come queste; la gente ha veramente un gran bisogno di me, che porto loro giornali, enigmistica e giocattoli. Così possono tenersi aggiornati, che è vitale di questi tempi, e svagarsi un po’.&nbsp;All’inizio ero veramente entusiasta di quest’idea e non vedevo l’ora di iniziare. Poi la mia euforia si è nettamente smorzata quando ho visto la lista dei miei clienti. Che infami!

Di questa situazione mi preoccupa il futuro dei miei figli e dei miei familiari e ho paura anche per il futuro dell’Italia e del mondo. Per i miei figli innanzitutto temo per la loro salute e poi perchè avranno un’infanzia segnata da questa pandemia; ho paura per la salute dei miei familiari e per l’incolumità psicologica dei miei nipoti e dell’intero genere umano; ho paura per una possibile crisi economica mondiale e nazionale. Oltre ad una grande preoccupazione, nei miei pensieri, c’è anche una grande rabbia verso le persone che non rispettano le precauzioni anti Covid, come mettere la mascherina o disinfettarsi le mani ed evitare assembramenti.&nbsp; Di questa situazione vorrei che cambiasse l'organizzazione sanitaria, in modo che sia più efficiente e pronta a fronteggiare emergenze come quella che stiamo vivendo. E condivido le misure di restrizione per evitare la diffusione del virus prese dallo Stato.

Il&nbsp;Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di Alberto Garofalo

Era il 30 gennaio 2020, quando in Italia, si ventilava la possibile epidemia. Era un virus, chiamato COVID-19, veniva dalla China, lì i casi erano oltre&nbsp;settanta mila già all’epoca. Inizialmente, prendemmo la cosa sotto gamba, io e tutto il popolo naturalmente, non avevamo preso nessuna precauzione e nessuna legge restrittiva fu varata. Con il passare dei giorni, però, i contagi nella penisola aumentavano, aumentavano in una velocità drastica. Così firmai il primo D.P.C.M. Era il 5 marzo: firmai il decreto sulla sospensione delle lezioni dal 5 al 15 marzo. Questo decreto non prevedeva la quarantena, ovvero, si poteva uscire a prendere aria, ma in seguito ad una polemica da parte dei cittadini e dei miei colleghi, sono stato costretto a firmare un D.P.C.M che prevedeva la multa per coloro che uscivano. Perché anche a me sinceramente dava fastidio che nonostante&nbsp;le scuole fossero chiuse, i genitori portassero&nbsp;i bambini al parco a giocare. Questo decreto non fu rispettato da molti, infatti anche su Internet giravano molti video di persone che continuavano ad uscire anche con il decreto: ovvero una legge! C’erano addirittura video su persone che uscivano, mettendo in pericolo la loro vita e quella degli altri. Nel frattempo erano anche iniziate le prime lezioni online. Dopo alcuni servizi televisivi, vidi di persone che non rispettavano le regole e che infrangevano la legge, così decisi di prolungare la chiusura delle scuole e di tutti i negozi, come pure le restrizioni sulle uscite; vietai anche l’uscita per correre, o per prendere aria. Sinceramente, al giorno d’oggi, mi sembra un po’ esagerato, ma era giusto.

Clouds pattern

Non so quale sia più sfigata tra le due: la parte di sopra e quella di sotto; quando il mio proprietario ha la videolezione si cambia solo la parte superiore mentre&nbsp;la povera parte inferiore viene indossata tutto il giorno... Ormai non riesco a respirare dall’ odore schifoso che emana il mio proprietario, so più segreti io che i suoi amici e ogni tanto penso che cerchi di parlarmi.&nbsp; Ogni tanto vorrei tornare indietro, non vorrei mai essere stato acquistato; avrei preferito stare nel mio negozio con i miei amici, ma purtroppo quando hanno annunciato i saldi ero il primo della fila e sono stato acquistato subito: non avevano visto il mio difetto di fabbrica sul polsino, nonostante fosse abbastanza evidente. Non capivo perchè questo periodo terminasse, non sapevo cosa stesse succedendo finchè un giorno sentii un discorso dove parlavano di un virus che costringeva tutti a rimanere a casa. Questo virus poteva stare anche nei tessuti e quindi avevo paura che io mi potessi ammalare. Tanto dei vestiti non gliene frega niente a nessuno, soprattutto se si tratta di un pigiama, sarei potuto finire affogato nell’alcol o direttamente buttato via. La mia vita in quarantena è noiosa e l’unico mio desiderio è quello di stare nell’armadio del mio proprietario. Non mi posso immaginare un gran futuro, il virus è ancora alle porte e nel frattempo il mio proprietario sta crescendo, quindi a breve non ci starò più nel suo corpo e fra un po’ chissà che fine farò... Sono stato tanto sfortunato e nonostante io sperassi di finire in lavatrice ero sempre là, ogni giorno a sopportare le solite azioni che faceva il mio proprietario e ciò&nbsp;mi rendeva sempre più pazzo.

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Quarantena in scrittura creativa Mi metto nei panni di... E' un progetto sviluppato nei mesi di marzo e aprile 2020 con le attuali classi 3^C, 3^D e 3^E , con la preziosa collaborazione dello scrittore Matteo Porru e la supervisione delle prof.sse M. Cristina Ledda, Marcella Lai e Valentina Ventura con l'intento di incentivare la scrittura creativa per "esorcizzare" il primo periodo di quarantena particolarmente difficile per tutti noi. I testi sono stati parzialmente rivisitati in base ai consigli di Matteo.

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La moglie del dottore di Vittorio Zaccheddu

Ciao. Questa è più o meno la mia giornata. Mi sveglio verso le 8 ,cerco mio marito per salutarlo, ma non c’è. Ogni giorno lavora dalle 6 del mattino fino alle 23:00 di sera, quando va bene. Qui, in Lombardia, ci sono migliaia di malati ogni giorno che vengono spostati in altre regioni dove ci sono meno casi, perché non ci sono più posti negli ospedali. Mio marito è uno dei medici più richiesti negli ospedali, guadagna così tanto con i suoi interventi che mi potrei licenziare e stare a casa e non avere problemi di soldi. Mia figlia frequenta la terza elementare, è l’alunna più brava della sua classe, ma anche lei non può più andare nel posto che amava di più: la scuola. Da allora restiamo a casa noi due sperando che mio marito non prenda il virus di cui tutti parlano. Molti suoi amici l’hanno già incontrato per la loro strada, ma per fortuna nessuno è morto, per ora, dico per ora perchè Ottavio, un uomo di 89 anni, carissimo amico di mio padre e di mio marito, è in condizioni critiche. Comunque, continuando la mia giornata, alle 10 faccio iniziare a mia figlia i compiti, poi lei va a giocare prima di pranzo mentre io vado a prepararlo e cerco sempre di farle cibo che le piace, tanto lei mangia di tutto, senza esagerare con le schifezze. Un giorno, mi sono guardata e ho visto un po’ di grasso in più rispetto ai giorni prima della quarantena sulle mie guance. Mi peso. Allora ho capito che con questi “arresti domiciliari” ero ingrassata di ben 5 chili in una settimana.

Mia madre di Andrea Asunis

Da quando è arrivato il Covid è la mia vita è cambiata molto: dall'orario di lavoro alle mie abitudini. Le mie giornate sono sempre state cariche di impegni, sia miei che dei miei figli e della mia famiglia, tanto che è sempre stato difficile conciliarli tutti. Sveglia presto, attività fisica, lavorare, accompagnare i miei figli alle loro attività dilettantistiche. Con una certa regolarità con la mia famiglia e per lavoro ho viaggiato. Insomma trascorrevo davvero poco tempo in casa e le occasioni per annoiarmi praticamente non esistevano! Ho cambiato anche il modo di rapportarmi alle persone, ho preso tutte le precauzioni per evitare di prendere il Covid 19, ho rinunciato a vedere i miei parenti e ad andare al ristorante. Ovviamente data la situazione tutti i miei precedenti impegni sono saltati. Quindi improvvisamente ho conosciuto un nuovo sentimento: la noia! La noia è un sentimento strano, ti fa venire fame e caldo e voglia di vedere un tuo amico.

Sono il Sole di L. Andretta

Da tantissimi secoli i miei compiti sono parecchi come quello di illuminare, far splendere e colorare mare, monte, pianura, ogni città, ogni quartiere, ogni singola piazza e paesino, Ogni giorno quando facevo svegliare una parte del mondo mi sentivo energico, pronto per un’altra giornata; ogni mattina vedevo tantissime persone andare in qualche mercatino a fare la spesa per trovare le pietanze, ma anche gli oggetti più belli, vedevo le persone che suonavano, cantavano, ballavano e si divertivano tra di loro, sentivo anche moltissimi&nbsp;bambini piangere perché avevano perso il loro palloncino o il loro amatissimo peluche per la strada, sentivo le risate, gli scherzi che ogni ragazzo adolescente faceva ad un suo coetaneo&nbsp;mentre si facevano un bagno al mare, mentre mangiavano un gelato, mentre rientravano esausti da scuola pronti a mangiare qualcosa di strepitoso per pranzo&nbsp;o mentre giocavano a calcio o a qualunque altro sport. Ogni giorno vedevo persone coperte per il freddo anche se io facevo di tutto per riscaldarle. Ogni mattina pensavo a quanto io fossi&nbsp;davvero fortunato ad avere il compito di riuscire a far star bene delle persone anche nei momenti più tristi, paurosi e preoccupanti senza parlare o scrivere ma semplicemente illuminando la strada, un giardino, il mare , riscaldando così i loro cuori. Purtroppo però&nbsp;il mio compito si stava concludendo infatti non sempre riuscivo a far star bene le persone, per via di tantissime&nbsp;tragedie che devastavano e cambiavano&nbsp;le città&nbsp;e i loro cittadini, e che alteravano anche me: non potevo più esser felice grazie anche alla sola presenza di un bambino, di un oggetto smarrito o di un piccione che girovagava senza meta.

Un mostro mi stava togliendo tutto: il sorriso, il cielo, il sole, il gioco con i miei amici di 6 anni. Mi sentivo triste, arrabbiata, delusa, avrei voluto sfogarmi prendendo a pugni un sacco da box. Avrei voluto aprire la porta, correre, guardare il cielo e urlare: siamo di nuovo liberi. Avrei voluto solo giocare. DRIINNN… il suono della sveglia, interruppe quell’incubo, mi svegliai sudata, impaurita, sul comodino c’era una mascherina. Era solo un sogno: forse..!

La corrente elettrica di Edoardo Flore

Io ragazzi sono la corrente elettrica, quella che passa in ogni casa a fornire il Wi-Fi che vi permette di usare i videogiochi, i social, leggere i giornali online, guardare i film in streaming; ma vengo anche usata per tutte le banalità possibili e inimmaginabili, oppure sprecata come quando si apre ogni due secondi il frigo e lo si lascia aperto, oppure quando si tiene la luce accesa in bagno senza che ci sia nessuno, oppure si lascia la luce della lampada la notte e poi ci si ricorda al mattino di spegnerla quando ormai è troppo tardi... Da quando affrontiamo il Coronavirus sono ancor più utile e necessaria a consentire agli adulti di lavorare secondo la modalità dello smart working e agli studenti di seguire le videolezioni. Certo, questo aumento di richiesta a volte mi rende più debole e non raggiungibile a tutti tanto che spesso ci si lamenta di me e mi si critica. Io non riesco a sopportare tutta questa pressione e mi metto a piangere e mi viene voglia di sotterrarmi e certe volte avrei voglia di non fare più niente e fregarmene; mi sento male quando sento la&nbsp;gente litigare e i bambini sclerare per colpa della connessione. E insultarmi. A volte rimpiango il passato pre-Covid, quando non avevo così tanto lavoro e non sentivo così tanta gente insultarmi.

Un Computer di Gabriele Lao

Salve a tutti, mi presento: sono un vecchio computer portatile della Apple e oggi vi voglio raccontare la mia storia. Sono nato in una fabbrica, non so bene dove, e subito dopo mi portarono in uno strano posto: c’era chi lo chiamava negozio, chi lo chiamava supermercato, chi lo chiamava centro commerciale e, infine ,il mio preferito: Trony. Appena sono arrivato mi volevano tutti: ero l’ultimo modello! A me prese una felice famiglia. Ci volevamo tantissimo bene, ma soprattutto amavo stare con il piccolo Josh: giocavamo, leggevamo, lavoravamo sempre insieme ed eravamo inseparabili! O almeno credevo così! Un bel giorno, che tanto bello non era, il mio “amico” Josh mi mise in una scatola dicendo:&lt;&lt;Ora non mi servi più visto che ho il “MacBook Air”!&gt;&gt;. Io a quel punto non capii; pensavo:&lt;&lt;Come, Josh, dopo così tanto tempo passato insieme mi abbandoni così? Senza neanche pensarci due volte?&gt;&gt;. Pensavo di essere suo amico, ma forse lui non lo pensava. Io in quella brutta e puzzolente scatola trascorsi dodici lunghissimi anni. Quelli furono i più brutti anni della mia vita, trascorsi in soffitta: al buio, al freddo e tra insetti, polvere e ragnatele. Mi sentivo solo, isolato da tutto il mondo, senza nessuno che mi guardasse o che mi pulisse. Un bel giorno però, stranamente Josh salì in soffitta, aprì la scatola e mi prese. All’inizio pensai che mi volesse mandare a rottamare ma poi, quando mise al mio posto il MacBook, disse:&lt;&lt;Vediamo se funzioni ancora!&gt;&gt; e mi accese.&nbsp; Capii subito che quello sbruffone del MacBook si era rotto e gli feci una pernacchia così grande che gli bagnai tutti i circuiti. Passarono così due mesi meravigliosi, sino a quando lessi su Internet che per colpa del COVID-19 non si poteva più uscire.

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Un pigiama di Matteo Meloni

Non capisco il motivo, ma non mi toglie mai! Sta sempre a casa ultimamente e guarda sempre la finestra, speranzoso, ma di che cosa? Non ho mai capito gli umani e mi sono sempre sembrati strani ma stavolta hanno proprio esagerato! Guardo spesso negli altri appartamenti e vedo che anche i miei amici pigiami sono impegnati e si trovano nella mia stessa situazione: deve essere successo qualcosa... Conto i giorni che passano, ma non si decide a togliermi di dosso, è già una settimana che non mi riposo, prima mi usava solo la notte e dovevo stare fermo, ora invece devo sopportare tutto ciò che fa e non ne posso più. Io vorrei lavarmi, ma non ho le forze per togliermi dal suo corpo, vorrei fare un giro in quell' aggeggio che chiamano lavatrice, perchè oltre a pulirmi mi diverte e posso stare un po’ con i miei amici tessuti. Prima noi pigiami eravamo invidiati dagli altri tessuti, la nostra vita andava così bene, non dovevamo fare nulla, ora invece siamo i più impegnati e gli altri tessuti ridono di noi. Ora non siamo indumenti privilegiati, non abbiamo più il vantaggio di stare in panciolle, e così ora vorrei essere un jeans, per non essere utilizzato così tanto. Invece per il mio proprietario sono come il suo migliore amico, sta sempre con me, mentre io non lo voglio anzi, vorrei essere il suo peggior nemico, ma si sa che un pigiama non può scegliere cosa vuole. La cosa che odio di più è quando mangia: fa un rumore assurdo e fa un sacco di briciole che finiscono ovviamente nella mia parte superiore.

Quarantena in scrittura creativa Mi metto nei panni di...

Io sono un medico, lavoro al pronto soccorso e il mio compito è quello di salvare vite umane. In questo periodo il mio lavoro si è reso più arduo. Questo a causa del coronavirus, un virus molto contagioso che ha infettato centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Decine di migliaia solo in Italia. Nel nostro Paese, in quest’ultima settimana, la situazione pare stia un po’ migliorando perché la popolazione italiana sta finalmente rispettando le norme dettate dal Governo: ha capito che il coronavirus è molto pericoloso. A dire il vero, ho molta paura che il virus infetti anche me o possa portare via qualcuno della mia famiglia. Circa una settimana fa, quando erano già iniziate le restrizioni dell’isolamento sociale, mi ha chiamato mio nonno lamentandosi per una forte tosse e per la febbre. Lui è molto anziano, per questo mi sono spaventato tanto. Ho subito riconosciuto i sintomi da infezione da Coronavirus. Ho mandato l’ambulanza per farlo ricoverare. Giunto in ospedale, sono stato proprio io ad accoglierlo quando è stato portato giù dall’ambulanza. Ho subito capito la gravità della situazione. L’esito degli esami era per me scontato: polmonite bilaterale acuta da Coronavirus. E’ stato subito trasferito in terapia intensiva, intubato, in una stanza con molte persone ma, a differenza loro, mio nonno aveva accanto una persona che gli voleva bene: me.&nbsp; Ha lottato tra la vita e la morte per una settimana, ma oggi le sue condizioni sono in miglioramento. E’ uscito dalla terapia intensiva e respira autonomamente. Credo di poter dire che mio nonno, novantaduenne, ha sconfitto il coronavirus.

Un Medico di Francesco Pilia

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