RABBIA AL MOMENTO OPPORTUNO ...
Qualche giorno fa alla High School di Cardiff, ho partecipato alla litigata pesante di due adolescenti:
Jennifer, una quattordicenne che vive insieme alle sue sorelle e il suo cane Flavius in una villa in centro città, ama la pallavolo e adora disegnare;
Marcus, un quindicenne orfano di padre che vive insieme alla madre e al gatto Felix in un appartamento in periferia, ama la boxe e leggere.
Il litigio è durato molto, ma quando le offese si sono fatte sempre più spietate sono dovuta intervenire. Non sono molto abile a fermare i litigi, ma ci provo comunque e spesso peggioro la situazione: molte persone finiscono per azzuffarsi o insultarsi esageratamente.
...ESSERE RABBIA HA I SUOI SVANTAGGI…
Jennifer, una quattordicenne che vive insieme alle sue sorelle e il suo cane Flavius in una villa in centro città, ama la pallavolo e adora disegnare;
Marcus, un quindicenne orfano di padre che vive insieme alla madre e al gatto Felix in un appartamento in periferia, ama la boxe e leggere.
Il litigio è durato molto, ma quando le offese si sono fatte sempre più spietate sono dovuta intervenire. Non sono molto abile a fermare i litigi, ma ci provo comunque e spesso peggioro la situazione: molte persone finiscono per azzuffarsi o insultarsi esageratamente.
...ESSERE RABBIA HA I SUOI SVANTAGGI…
La discussione è iniziata quando Marcus ha accusato Jennifer di non farsi mai gli affari propri: a scuola era stato crudele con Alexander, un ragazzino di qualche anno più piccolo. lo aveva umiliato in mensa dicendo a tutti che mangiava come un maiale.
Tutti lo avevano deriso e Alexander fu costretto a uscire dalla mensa per la troppa vergogna; in quel momento Jennifer non ci vide più, andò da Marcus e gli diede del gradasso davanti a tutti, facendo scoppiare una risata fragorosa. Da lì cominciò un diverbio che si prolungò nei due giorni successivi. Marcus cominciò a evitare lo sguardo di Jennifer, insultandola invece in chat privata. Jennifer provò a spiegargli che non era sua intenzione offenderlo davanti a tutti, ma che aveva reagito ad un’ingiustizia e prima di prendersela con lei avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza.
Tutti lo avevano deriso e Alexander fu costretto a uscire dalla mensa per la troppa vergogna; in quel momento Jennifer non ci vide più, andò da Marcus e gli diede del gradasso davanti a tutti, facendo scoppiare una risata fragorosa. Da lì cominciò un diverbio che si prolungò nei due giorni successivi. Marcus cominciò a evitare lo sguardo di Jennifer, insultandola invece in chat privata. Jennifer provò a spiegargli che non era sua intenzione offenderlo davanti a tutti, ma che aveva reagito ad un’ingiustizia e prima di prendersela con lei avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza.
La discussione è iniziata quando Marcus ha accusato Jennifer di non farsi mai gli affari propri: a scuola era stato crudele con Alexander, un ragazzino di qualche anno più piccolo. lo aveva umiliato in mensa dicendo a tutti che mangiava come un maiale.
Tutti lo avevano deriso e Alexander fu costretto a uscire dalla mensa per la troppa vergogna; in quel momento Jennifer non ci vide più, andò da Marcus e gli diede del gradasso davanti a tutti, facendo scoppiare una risata fragorosa. Da lì cominciò un diverbio che si prolungò nei due giorni successivi. Marcus cominciò a evitare lo sguardo di Jennifer, insultandola invece in chat privata. Jennifer provò a spiegargli che non era sua intenzione offenderlo davanti a tutti, ma che aveva reagito ad un’ingiustizia e prima di prendersela con lei avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza.
Tutti lo avevano deriso e Alexander fu costretto a uscire dalla mensa per la troppa vergogna; in quel momento Jennifer non ci vide più, andò da Marcus e gli diede del gradasso davanti a tutti, facendo scoppiare una risata fragorosa. Da lì cominciò un diverbio che si prolungò nei due giorni successivi. Marcus cominciò a evitare lo sguardo di Jennifer, insultandola invece in chat privata. Jennifer provò a spiegargli che non era sua intenzione offenderlo davanti a tutti, ma che aveva reagito ad un’ingiustizia e prima di prendersela con lei avrebbe dovuto farsi un esame di coscienza.
Marcus continuava a offenderla senza contegno. Io non sono mai intervenuta per Jennifer quando veniva insultata, perché ritenevo non ce ne fosse bisogno. Si sono decisi a incontrarsi per risolvere la faccenda, ma Marcus non ne voleva sapere. Non si è fermato ed ha continuato ad attribuirle nomignoli offensivi davanti ai suoi amici: voleva farla sentire in colpa e ci era riuscito. Jennifer era piena di rimorso e non riusciva a dormire quando ci pensava, subiva senza mai rispondere e mi ha sempre respinta, E IO RESTAVO LI’ IN SILENZIO, MA IN ALLERTA… Marcus, improvvisamente mise in mezzo la sua famiglia e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso: sono intervenuta a favore di Jennifer e lei questa volta non mi ha respinto.
Ho fatto un profondo respiro e invece di reagire di istinto ho controllato la reazione ed ecco che Jennifer gli ha risposto a tono e se ne è andata soddisfatta, capendo che non avrebbe dovuto avere sensi di colpa per la questione, ma che era superiore e doveva fregarsene.
Per la prima volta ero riuscita ad intervenire positivamente.
Per la prima volta ero riuscita ad intervenire positivamente.
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SUPERARE L'ANSIALoading...
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SUPERARE L'ANSIALoading...
Mi trovavo sul pulmino insieme ai miei compagni di squadra, stavamo andando al campo dove avremmo affrontato la finale di pallavolo. Ero tranquillo, ci eravamo allenati molto ed ero sicuro che saremmo andati bene, anzi, che avremmo vinto.
Arrivati, andammo direttamente negli spogliatoi: qualcuno era emozionato, qualcun altro tranquillo e altri pieni di grinta.
Era tutto ok fino a quando, appena scendemmo in campo, notai tutta la folla di persone che erano venute a vedere le finali.
LE PERSONE, I CORI, IL RUMORE, LA CONFUSIONE...TUTTO COMINCIO’ A GIRARE …
Arrivati, andammo direttamente negli spogliatoi: qualcuno era emozionato, qualcun altro tranquillo e altri pieni di grinta.
Era tutto ok fino a quando, appena scendemmo in campo, notai tutta la folla di persone che erano venute a vedere le finali.
LE PERSONE, I CORI, IL RUMORE, LA CONFUSIONE...TUTTO COMINCIO’ A GIRARE …
L’ansia iniziò a salire. Incominciai a pensare che se avessi sbagliato qualcosa, tutti mi avrebbero visto e iniziai a farmi paranoie di tutti i tipi.
Più il momento si avvicinava più l’ansia saliva; fino a quando però capii che se continuavo così era ovvio che non mi sarei concentrato allora feci dei respiri profondi, chiusi gli occhi, così da non vedere tutta folla di persone e rilassarmi.
Inutile dire che non funzionò.
Appena riaprìi gli occhi l’ansia e la confusione tornò.
I miei compagni si avvicinavano più volte per provare a rassicurarmi, ma la cosa non migliorò. Iniziò il riscaldamento: venni ripreso più volte dal coach perché non riuscivo a concentrarmi per bene.
Però il riscaldamento non durò troppo e infatti subito dopo l’ultima sgridata, sentimmo il fischio che ci avvisò di entrare nel campo e posizionarsi. Ora inizia il problema
Più il momento si avvicinava più l’ansia saliva; fino a quando però capii che se continuavo così era ovvio che non mi sarei concentrato allora feci dei respiri profondi, chiusi gli occhi, così da non vedere tutta folla di persone e rilassarmi.
Inutile dire che non funzionò.
Appena riaprìi gli occhi l’ansia e la confusione tornò.
I miei compagni si avvicinavano più volte per provare a rassicurarmi, ma la cosa non migliorò. Iniziò il riscaldamento: venni ripreso più volte dal coach perché non riuscivo a concentrarmi per bene.
Però il riscaldamento non durò troppo e infatti subito dopo l’ultima sgridata, sentimmo il fischio che ci avvisò di entrare nel campo e posizionarsi. Ora inizia il problema
Durante tutti primi set feci molti errori che ci tolsero diversi punti; mentre nell’ultimo qualcosa sembrò cambiare. I miei compagni provavano a farmi capire che era tutto ok e che mi sarei ripreso, ma io notai tutta la delusione nei loro occhi verso i miei confronti: Li capii che se avessi continuato così, avrei deluso tutti e anche me stesso. Dopo questo momento di riflessione, chiusi gli occhi e iniziai a fare dei piccoli salti, quasi invisibili, e scossi leggermente le braccia, così da provare a togliere tutta l’ansia; non volevo assolutamente deludere nessuno, soprattutto me stesso.
Riaprii gli occhi e ricevetti la palla che avevo previsto arrivasse; riuscii a riceverla così bene che segnai perfino il punto: avevo capito che se avessi continuato così avremmo potuto recuperare tutti i punti persi. Quei piccoli movimenti, i miei riti mi aiutarono a dimenticare tutte le persone sugli spalti, e lascia nel mio campo visivo solo la palla, i miei compagni e la squadra avversaria;
tutto d'un tratto l’ansia svanì completamente e iniziammo a fare punti a raffica, così da tornare pari, successivamente un mio compagno segno’ il punto che ci fece vincere e iniziammo tutti a esultare. La partita finì bene, e i miei compagni si congratularono con me. Ero fiero di me stesso, e non avevo deluso nessuno.