Storia di Silvano

Clouds pattern

Rita era una ragazza di quattordici anni, andava a scuola perché lei non portava una stella cucita sul petto e il pomeriggio portava il suo piccolo amico a fare una passeggiata al centro della città.

Silvano aveva sei anni ed era un bambino felice perché era come tutti gli altri: gli piaceva giocare, correre, stare in compagnia e soprattutto era contento quando trascorreva del tempo con la sua migliore amica,&nbsp;Rita.

Ma il bambino continuava a non capire!

Dopo 77 anni, nel 2020, la famiglia di Rita ha ricevuto dallo Yad Vashem il riconoscimento di “Giusta fra le nazioni”. Il primo febbraio del 2022 il figlio di Rita, Mauro Corbucci, ha ritirato questa grande onorificenza all’Università di Viterbo.

Rita Orlandi 77 anni fa, mentre era con Silvano, scelse di fare il bene, non fece finta di nulla e non consegnò il bambino ai nazifascisti, ma lo portò con sé salvandogli la vita.

Lo vedi che anche io e la mamma non lavoriamo più? Il nostro negozio è chiuso da mesi e chissà quante persone avrebbero bisogno della nostra merce: fili, lana, aghi, stoffe, forbici, fiocchi ecc...

Il papà glielo aveva spiegato:- Non puoi andarci!!! Ci sono le leggi razziali!

C’era una volta una famiglia composta dalla mamma, dal papà e da un bambino di nome Silvano. Con loro vivevano anche la nonna e le zie.

Un giorno la sua amica lo portò a fare la loro solita passeggiata: Silvano salutò in fretta i suoi genitori perché aveva tanta voglia di stare in compagnia di Rita ed ascoltare i suoi racconti sulla scuola.

Le ore passarono in fretta ed era quasi ora di tornare a casa quando un signore venne loro incontro e raccomandò a Rita di non portare il bambino a casa perché i nazifascisti avevano arrestato i suoi genitori e i suoi parenti e avrebbero catturato anche Silvano se lo avesse portato a casa.

Silvano non conosceva la scuola perché lui invece aveva la sua stella cucita sul petto. Rita però gli raccontava come era fatta, che cosa si faceva e come era bello stare in compagnia degli amici.

Quando Rita pensò che il pericolo fosse scampato, portò il piccolo a casa sua. Insieme a suoi genitori, lo nascosero e se ne presero cura fino alla fine della guerra.&nbsp;&nbsp;

Lavoro svolto dagli alunni della classe 4° di San Martino con la guida delle insegnanti Stefania De Nicola, Marina Sostegni, Nadia Delle Monache, Simona Scafidi.

Abitavano a Viterbo, dentro Porta della Verità, dove adesso i bambini nei giorni di primavera vanno a mangiare il gelato.

Il papà e la mamma avevano una merceria e con il carretto andavano a vendere la loro merce per le vie di Viterbo.

Successivamente erano stati deportati in un campo di concentramento dove erano morti.

La loro casa era piccola e la sera, quando era ora di andare a letto, aprivano un cassetto del comò e lì preparavano il letto per Silvano.

Rita, senza pensarci due volte, prese il bambino e lo portò in campagna fuori le mura; lì rimasero fino a notte inoltrata anche se era buio e freddo.

Silvano ogni tanto si rattristava: non capiva perché gli fosse vietato andare a scuola.&nbsp;

Silvano venne quindi&nbsp;cresciuto con tanto amore dalla zia e dalla nonna che abitavano a Roma.

Quando la guerra finì e tornò la pace, Silvano seppe che i suoi genitori erano  stati tenuti prigionieri per qualche tempo nel&nbsp;carcere di Viterbo.

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