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per giocoIndice
Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il principe Tommaso . . . . . . . . . . . . . . . .
Lo scontro tra Edgar e Mortus . . . . . . .
L'impresa del principe . . . . . . . . . . . . . .
Matteo e l'elfo cattivo . . . . . . . . . . . . . .
Martina e l'avventura contro Falcon . .
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Premessa
Secondo Jerome Bruner, padre della psicologia cognitiva, "Il pensiero narrativo è uno dei due modi principali di pensiero con cui gli esseri umani organizzano e gestiscono la loro conoscenza del mondo”.
Le fiabe sono uno degli esempi più significativi di questo tentativo di iniziare alla vita i ragazzi, strutturando e trasferendo su un piano narrativo quelle che erano prove liminari alle quali venivano sottoposti nelle società primitive per provare la loro definitiva entrata nell'età adulta. Dobbiamo all'antropologo e linguista russo Vladimir J. Propp la geniale intuizione dell'esistenza di funzioni comuni, cioè di azioni di personaggi, all'interno delle diverse fiabe e del fatto che queste ricalcassero delle reali prove alle quali i ragazzi venivano sottoposti prima di essere ritenuti pronti. Ecco allora che lupi, orchi, streghe, vanno ad impersonare quegli sciamani che, magari vestiti con pelli di animali, teschi e ossa, per apparire più spaventosi, mettevano alla prova quei giovani che, appunto come gli eroi delle fiabe, superando prove e dimostrando tutto il loro coraggio, si dimostravano degni di liberare la principessa, sposarla e quindi, dare inizio ad una nuova famiglia.
Propp individuò otto personaggi tipo (l'eroe, l'antagonista, il mandante, la principessa...), uno schema (equilibrio introduttivo; rottura dell'equilibrio iniziale; azioni dell'eroe; ristabilimento dell'equilibrio) e trentuno funzioni (allontanamento, divieto, infrazione, danneggiamento...) che possono essere ritrovati nelle diverse fiabe.
Gli studenti, divisi, in gruppi secondo ruoli precisi, hanno pescato quattro carte raffiguranti le diverse funzioni da un mazzo precedentemente creato da loro e, in base a queste, hanno inventato una fiaba. Questo che andrete a leggere è il frutto del loro impegno e del loro lavoro.
Le fiabe sono uno degli esempi più significativi di questo tentativo di iniziare alla vita i ragazzi, strutturando e trasferendo su un piano narrativo quelle che erano prove liminari alle quali venivano sottoposti nelle società primitive per provare la loro definitiva entrata nell'età adulta. Dobbiamo all'antropologo e linguista russo Vladimir J. Propp la geniale intuizione dell'esistenza di funzioni comuni, cioè di azioni di personaggi, all'interno delle diverse fiabe e del fatto che queste ricalcassero delle reali prove alle quali i ragazzi venivano sottoposti prima di essere ritenuti pronti. Ecco allora che lupi, orchi, streghe, vanno ad impersonare quegli sciamani che, magari vestiti con pelli di animali, teschi e ossa, per apparire più spaventosi, mettevano alla prova quei giovani che, appunto come gli eroi delle fiabe, superando prove e dimostrando tutto il loro coraggio, si dimostravano degni di liberare la principessa, sposarla e quindi, dare inizio ad una nuova famiglia.
Propp individuò otto personaggi tipo (l'eroe, l'antagonista, il mandante, la principessa...), uno schema (equilibrio introduttivo; rottura dell'equilibrio iniziale; azioni dell'eroe; ristabilimento dell'equilibrio) e trentuno funzioni (allontanamento, divieto, infrazione, danneggiamento...) che possono essere ritrovati nelle diverse fiabe.
Gli studenti, divisi, in gruppi secondo ruoli precisi, hanno pescato quattro carte raffiguranti le diverse funzioni da un mazzo precedentemente creato da loro e, in base a queste, hanno inventato una fiaba. Questo che andrete a leggere è il frutto del loro impegno e del loro lavoro.
IL PRINCIPE TOMMASO
MAIA annotatrice
AGNESE scrittrice
SIMONE disegnatore
AURORA controllore tempi e moderatrice
AGNESE scrittrice
SIMONE disegnatore
AURORA controllore tempi e moderatrice
C’era una volta una principessa di rara bellezza che era amata dal padre e da tutto il suo regno per la sua bontà. Si chiamava Ginevra
Però queste qualità attirarono l’attenzione di una strega malvagia che escogitò un piano per catturarla.
Un giorno la ragazza passeggiava nel bosco e la strega le lanciò un incantesimo che la fece addormentare e la rapì.
Nel frattempo il re vide che l’amata figlia non tornava a casa; mandò allora a chiamare il principe Tommaso a cui disse: - Se riuscirai a riportarmi mia figlia, l’avrai in sposa . Il principe acconsentì e solennemente disse: - Partirò subito mio signore. Montò a cavallo e partì veloce come il vento.
Dopo alcuni giorni di viaggio, si imbatté in una foresta paludosa dove viveva un mostruoso drago. Il principe, non sapendo cosa fare, entrò in una casetta lì vicino e tirò un sospiro di sollievo.
Poi si guardò intorno e avanzò con passo incerto e poca sicurezza perché la luce fioca dava un aspetto sinistro all’ambiente.
Ad un certo punto sentì una vocina stridula che gli disse: - Che cosa ci fai qui? Vattene subito! - . Tommaso si girò e sussurrò: - Chi sei tu? Ho solo bisogno di aiuto -. Una piccola figura uscì dall’ombra: era uno gnomo e gli disse: - E quindi hai bisogno di aiuto… Forse ho quello che fa per te -. Quindi tirò fuori un mantello: - Però per averlo dovrai superare delle prove -. Tommaso rispose: - Ma che cosa me ne faccio di un mantello? Io ho già il mio -. Lo gnomo allora disse: - Questo mantello ti renderà invisibile -. Il principe allora annuì. Lo gnomo schioccò le dita e improvvisamente Tommaso si ritrovò nella foresta con l’acqua paludosa che gli lambiva la vita. Subito dopo sentì un potente ruggito, si voltò e si ritrovò faccia a faccia con il drago della palude. Il giovane principe, in preda al terrore, indietreggiò e per un soffio non fu investito dalla calda fiammata che improvvisamente uscì dalle fauci di quella bestia immonda. Il ragazzo si nascose appena in tempo perché il drago non lo vedesse.
Il ragazzo capì che lo gnomo voleva che lui lo uccidesse. Decise quindi di arrampicarsi su un albero e quando il drago fu sotto di lui, afferrò la spada e atterrò sulla schiena dell’animale. Poi scivolò giù, strisciò sotto il ventre della bestia e la colpì al centro del cuore.
A quel punto comparve lo gnomo che con espressione soddisfatta apostrofò il principe con queste parole: - Molto bene, ragazzo: sei riuscito nella prima delle imprese a te destinate. Ora vedremo come te la caverai con… Lei… -. E non appena la creatura tacque, davanti a Tommaso si aprì una vasta distesa di rocce acuminate, solcate da crepacci e spaccature che giungevano fino al centro della terra. Il ragazzo era senza parole: la sua prova ora era di attraversare quella landa desolata e giungere al di là di quel deserto di pietra.
Però queste qualità attirarono l’attenzione di una strega malvagia che escogitò un piano per catturarla.
Un giorno la ragazza passeggiava nel bosco e la strega le lanciò un incantesimo che la fece addormentare e la rapì.
Nel frattempo il re vide che l’amata figlia non tornava a casa; mandò allora a chiamare il principe Tommaso a cui disse: - Se riuscirai a riportarmi mia figlia, l’avrai in sposa . Il principe acconsentì e solennemente disse: - Partirò subito mio signore. Montò a cavallo e partì veloce come il vento.
Dopo alcuni giorni di viaggio, si imbatté in una foresta paludosa dove viveva un mostruoso drago. Il principe, non sapendo cosa fare, entrò in una casetta lì vicino e tirò un sospiro di sollievo.
Poi si guardò intorno e avanzò con passo incerto e poca sicurezza perché la luce fioca dava un aspetto sinistro all’ambiente.
Ad un certo punto sentì una vocina stridula che gli disse: - Che cosa ci fai qui? Vattene subito! - . Tommaso si girò e sussurrò: - Chi sei tu? Ho solo bisogno di aiuto -. Una piccola figura uscì dall’ombra: era uno gnomo e gli disse: - E quindi hai bisogno di aiuto… Forse ho quello che fa per te -. Quindi tirò fuori un mantello: - Però per averlo dovrai superare delle prove -. Tommaso rispose: - Ma che cosa me ne faccio di un mantello? Io ho già il mio -. Lo gnomo allora disse: - Questo mantello ti renderà invisibile -. Il principe allora annuì. Lo gnomo schioccò le dita e improvvisamente Tommaso si ritrovò nella foresta con l’acqua paludosa che gli lambiva la vita. Subito dopo sentì un potente ruggito, si voltò e si ritrovò faccia a faccia con il drago della palude. Il giovane principe, in preda al terrore, indietreggiò e per un soffio non fu investito dalla calda fiammata che improvvisamente uscì dalle fauci di quella bestia immonda. Il ragazzo si nascose appena in tempo perché il drago non lo vedesse.
Il ragazzo capì che lo gnomo voleva che lui lo uccidesse. Decise quindi di arrampicarsi su un albero e quando il drago fu sotto di lui, afferrò la spada e atterrò sulla schiena dell’animale. Poi scivolò giù, strisciò sotto il ventre della bestia e la colpì al centro del cuore.
A quel punto comparve lo gnomo che con espressione soddisfatta apostrofò il principe con queste parole: - Molto bene, ragazzo: sei riuscito nella prima delle imprese a te destinate. Ora vedremo come te la caverai con… Lei… -. E non appena la creatura tacque, davanti a Tommaso si aprì una vasta distesa di rocce acuminate, solcate da crepacci e spaccature che giungevano fino al centro della terra. Il ragazzo era senza parole: la sua prova ora era di attraversare quella landa desolata e giungere al di là di quel deserto di pietra.
Lì in fondo avrebbe poi trovato la Sibilla, essere malvagio e furbissimo che gli avrebbe sottoposto un indovinello, l’ultimo passo prima del tanto agognato mantello dell’invisibilità. Sotto un sole cocente e stormi di avvoltoi che attirati dall’odore del suo sudore volavano in cerchi concentrici sempre più vicini al nostro eroe, Tommaso s’incamminò.
Per un tempo che gli parve eterno, un passo dopo l’altro, nella canicola del giorno e sotto la luce delle stelle di notte, riuscì a raggiungere la fine di quel deserto di spuntoni di roccia, quando ormai la speranza stava per soccombere. E quasi come un miraggio ecco apparire a piedi della montagna più alta della regione una donna dai lunghi capelli corvini, resa fioca dalle vampate di calore che si alzavano dalla terra infuocata. Era seduta su una roccia piatta, nera come il pozzo più profondo delle terre abitate dagli uomini. Non appena vide il principe, stremato, trascinarsi verso di lei, ella gli si rivolse con voce melodiosa, ma subdola come un amo: - Giovane principe, giungi a me dopo un cammino lungo e doloroso, irto di fatiche e di sofferenze. Siedi qui, di fronte a me, e ristorati del tuo lungo pellegrinare -. Il ragazzo, sfinito, colse quelle parole come la più dolce delle proposte, ma mentre stava per accasciarsi ai piedi della donna fu folgorato da un pensiero lucidissimo: se si fosse seduto ai piedi di quella donna dall’aria tanto serafica, sarebbe stato irretito dalle sue parole e dal suo sguardo, senza via di scampo. Si fece allora forza e così le parlò: - Sibilla, non siederò ai tuoi piedi, non riuscirai a trarmi in inganno! Piuttosto dimmi con parole umane l’enigma a me destinato dal fato -.
La Sibilla sembrò incenerirlo con lo sguardo, tanto era l’odio che provava per quel giovane spavaldo e tanto coraggioso. Pescò poi nella sua prodigiosa memoria l’enigma più complesso che mente umana avesse mai ascoltato: - Dunque, straniero, che vieni a me senza portare rispetto, che ti rivolgi a me con parole di veleno, dimmi: qual è l'animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre? -
Tommaso fu inizialmente colto alla sprovvista; quando poi però si mise a riflettere, ricordò di come suo nonno, vecchio e saggio, gli raccomandasse sempre, fin da piccino, di andare sempre oltre le apparenze. La soluzione allora gli fu immediatamente chiara: si trattava dell’UOMO! Allora disse:-Sibilla che mi vuoi trarre in inganno, la risposta è l’uomo!
La creatura infuriata si lanciò sul principe che, colto alla sprovvista, si ritrovò a terra . Si rialzò, sguainò la spada e tranciò di netto la testa della Sibilla. Poi si sedette e gli apparve lo gnomo che gli offrì da mangiare e bere.
Poi prese il mantello, lo porse al principe e gli disse: - Quando avrai finito la tua missione me lo dovrai riportare intatto -. Il principe annuì e gli disse: - Cercherò di trattarlo meglio che potrò!-.
Per un tempo che gli parve eterno, un passo dopo l’altro, nella canicola del giorno e sotto la luce delle stelle di notte, riuscì a raggiungere la fine di quel deserto di spuntoni di roccia, quando ormai la speranza stava per soccombere. E quasi come un miraggio ecco apparire a piedi della montagna più alta della regione una donna dai lunghi capelli corvini, resa fioca dalle vampate di calore che si alzavano dalla terra infuocata. Era seduta su una roccia piatta, nera come il pozzo più profondo delle terre abitate dagli uomini. Non appena vide il principe, stremato, trascinarsi verso di lei, ella gli si rivolse con voce melodiosa, ma subdola come un amo: - Giovane principe, giungi a me dopo un cammino lungo e doloroso, irto di fatiche e di sofferenze. Siedi qui, di fronte a me, e ristorati del tuo lungo pellegrinare -. Il ragazzo, sfinito, colse quelle parole come la più dolce delle proposte, ma mentre stava per accasciarsi ai piedi della donna fu folgorato da un pensiero lucidissimo: se si fosse seduto ai piedi di quella donna dall’aria tanto serafica, sarebbe stato irretito dalle sue parole e dal suo sguardo, senza via di scampo. Si fece allora forza e così le parlò: - Sibilla, non siederò ai tuoi piedi, non riuscirai a trarmi in inganno! Piuttosto dimmi con parole umane l’enigma a me destinato dal fato -.
La Sibilla sembrò incenerirlo con lo sguardo, tanto era l’odio che provava per quel giovane spavaldo e tanto coraggioso. Pescò poi nella sua prodigiosa memoria l’enigma più complesso che mente umana avesse mai ascoltato: - Dunque, straniero, che vieni a me senza portare rispetto, che ti rivolgi a me con parole di veleno, dimmi: qual è l'animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre? -
Tommaso fu inizialmente colto alla sprovvista; quando poi però si mise a riflettere, ricordò di come suo nonno, vecchio e saggio, gli raccomandasse sempre, fin da piccino, di andare sempre oltre le apparenze. La soluzione allora gli fu immediatamente chiara: si trattava dell’UOMO! Allora disse:-Sibilla che mi vuoi trarre in inganno, la risposta è l’uomo!
La creatura infuriata si lanciò sul principe che, colto alla sprovvista, si ritrovò a terra . Si rialzò, sguainò la spada e tranciò di netto la testa della Sibilla. Poi si sedette e gli apparve lo gnomo che gli offrì da mangiare e bere.
Poi prese il mantello, lo porse al principe e gli disse: - Quando avrai finito la tua missione me lo dovrai riportare intatto -. Il principe annuì e gli disse: - Cercherò di trattarlo meglio che potrò!-.