DANZA LA PAROLA ANCORA
poesie, lettere e diari per riflettere su guerre, abbandoni, ricordi e speranze

Poesie sulla guerra 3°F/3°G

Paper texture

Ora toccava a noi prendere il prossimo treno che sarebbe passato. Era buio, la luce se n'era andata, ma io non mollavo, ci credevo ancora. Iniziava a fare freddo, così tirai fuori dallo zaino la mia coperta e mi sedetti vicino a mia madre. Ricordo che ascoltai per un'ultima volta il suo profumo, era buonissimo, caldo e accogliente, ma mentre lo ascoltavo, la paura di dimenticarlo mi fece salire un brivido dietro la schiena. I denti battevano per il freddo e la bocca era viola e screpolata. Vicino a me e alla mia famiglia c'erano una mamma e un bambino. Il bambino le chiedeva come mai fossero capitati in quella brutta situazione e come mai il suo papà non era con loro, la mamma gli rispondeva che era tutto un gioco, proprio come nei videogame di guerra. Nel vedere quella scena mi commossi: la purezza del bambino mischiata a tutto quest'odio mi fece scendere una lacrima. Ad un tratto udii un rumore stridente, erano le rotaie del treno che stava per arrivare. Il treno si fermò e noi potemmo finalmente salire a bordo. Feci un passo e poi un altro, fino ad entrare nel treno che era molto affollato. Fortunatamente trovai un posto e mi sedetti. Non mi sentivo più le gambe, non avevo fame, avevo lo stomaco chiuso, non avevo sonno, avevo solo il desiderio di tornare alla mia vita normale.&nbsp;

ANCOR SI CREA LA GUERRA Di guerre ce ne sono state: di sconfitte, di vinte . Ma una cosa è sicura : la gente che soffre la fame sia tra i vincenti che tra i perdenti . Tutti pensavam che nessuno avrebbe attaccato . Invece in una notte si sono accese molte luci , non luci allegre ma luci tristi e amare. Luci che hanno seminato l’inizio della guerra , luci che rimarrano impresse nella storia. Luci che speriam non ci sian più.

DISPERAZIONE IN GUERRA Famiglie scappano, piangono i bambini per il rumore&nbsp;spaventoso delle armi. Per difendere la patria combattono i soldati. Hanno paura di tutto intorno.&nbsp; Piangono&nbsp;ancora i bambini. Ho paura e terrore per il loro dolore.

POVERA UCRAINA Bombe che cadono&nbsp; urla&nbsp; pianti&nbsp;&nbsp; Persone perdute&nbsp; si trasferiscono&nbsp;. Fuggono lontano&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; disperatamente&nbsp; Soldati in campo stanno morendo&nbsp;. Ragazzi innocenti&nbsp; stanno piangendo&nbsp;.

Sono le 10:00 del mattino, sono triste, non so più dove sono i miei amici. Stiamo preparando delle piccole valigie con dentro i beni principali, io e la mia famiglia siamo costretti a fuggire dall' Ucraina per non essere bombardati. Con la speranza che un giorno questo incubo possa terminare e che si possa tornare alla normalità nella&nbsp;mia città, adesso, seppur con tanta malinconia, ci spostiamo verso l’Europa ,&nbsp;ricominciando da zero una nuova vita, pur avendo l’anima distrutta.

SIAMO ESSERI UMANI In una notte&nbsp; buia&nbsp; in un silenzio&nbsp; assordante&nbsp; il rumore&nbsp; di una lacrima&nbsp; salata&nbsp; c’è fuoco sulla&nbsp;terra&nbsp; paura tra la gente.

KIEV E LA GUERRA 24 febbraio… la paura sta entrando dentro gli occhi di chi guarda e di chi soffre. Noi pensavamo di stare tranquilli ma al telegiornale iniziammo a sentire atroci strilli. L'attacco è alle porte dei nostri ripari. Mamme, bambini, papà nella strada , noi Italiani stupiti sconvolti atterriti, bombe in città , ragazzi per strada La guerra è una strega brutta : deve essere distrutta ! Lungo è il cammino... Solo una cosa resta da fare : solo pregare.

Con zelo tutto quel fuoco la convince che lei, sua sorella e tutte le innocenti vittime di quella ingiustizia devono farcela a tutti i costi, dimostrando quanto valgono e quanto possono essere forti, nonostante tutto. Si dice che lei deve vivere, per sua madre, per i suoi amici, per le giornate pigre e i pomeriggi di svago e tutto ciò che sta lasciando. E con questi pensieri che le cullano la mente, senza percezione, cade in un sonno leggero, pieno di speranze e sogni di felicità, così distanti ma allo stesso tempo reali. La mattina, quando apre le palpebre, sono in Polonia, il volto di sua sorella è stirato in un enorme sorriso. Lei afferra velocemente il telefono dalle tasche e precipitosamente digita il numero della madre. La sua voce, dall’altro capo del telefono, le risponde tutta tremante e colma di gioia, quasi incredula. Sono salve, tutte e tre. Una boccata di aria fredda la investe, scivola tra le sue labbra e le riempie i polmoni, le sembra di aver appena ricominciato a respirare.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Cara mamma, il mondo sta crollando e con esso ogni parte di me. Sento la mia vita appesa ad un filo. Ormai a salvarmi resta soltanto il ricordo del tuo abbraccio, delle tue mani calde che sfiorano la mia pelle con dolcezza e del tuo viso innocuo che striscia sul mio collo. Ho ancora addosso il tuo profumo alla vaniglia che mi lasciasti l'ultima volta . Il tuo odore mi rendeva tranquillo, adesso, invece, mi reca una scossa al cuore e il vuoto nella mente. La guerra riesce a trasformare la pillola di salvezza del mio passato felice in buio totale e agghiacciante. Purtroppo sto prendendo coscienza del fatto che la vita sceglie di strappare dal mondo le persone migliori e di tenerle per sé in un cielo che posso visitare solo con l'immaginazione.

LETTERA DI UN RAGAZZO COSTRETTO A LASCIARE LA SUA CASA 2 marzo 2022 &nbsp; &nbsp; &nbsp;

Sono stato costretto a lasciare la mia abitazione. Odio chiamarla casa perchè per me casa vuol dire calore e spensieratezza, sensazioni che solo tu potevi regalarmi. Ora, se non ci sei tu, non esiste più casa. C'era un tempo felice in cui passavo le ore a raccontarti le mie giornate di scuola, stando seduto sul divano della nostra casa, che ora è distrutta, frantumata, come succede ad un foglio di carta. Ora quel che mi resta da fare è parlare con la tua bara che non può rispondermi. Cara mamma, tu meritavi di guardare la luce del sole un'altra volta mentre io meritavo il tuo ennesimo bacio della buona notte. Mamma, anche se non puoi rispondermi, sono sicuro che mi ascolti e sono certo che, scrivendo, i miei pensieri potranno arrivare al mondo per far sì che nessuno dimentichi il dolore che molti, come me, stanno provando. Quando preparai la valigia, inizialmente ero coperto di angoscia, ma, nonostante ciò, ero tranquillo perchè mi avevi insegnato a limitare i miei attacchi di panico, fino a farli scomparire completamente.

VIDEOGIOCO TRISTE&nbsp; La guerra è brutta però c’è ancora qualcuno che la fa. Tutti che scappano per non morire. Tutti si aggrappano a qualcosa. Ci sono padri che invece di scappare la combattono con coraggio. Ma a volte alcuni non ce la fanno a vivere.

ARRIVERA' LA GUERRA La guerra che sta per arrivare&nbsp; porterà solo del male:&nbsp; palazzi distrutti e popolo disperato&nbsp; per colpa di un presidente inadeguato. Mi sento vicino al popolo ucraino&nbsp; e penso ogni notte all’urlo di un bambino, a tutta quella gente&nbsp; che deve scappare disperatamente.

La loro madre non era lì con loro, l’avevano persa nella frenesia generale del momento, le aveva lasciato solo un telefono con cui chiamarla, non appena varcato il confine. Il ricordo della sua voce impacciata e del suo volto spaurito le stringe il petto. Non ci vuole pensare, desidera solo zittire tutte le preoccupazioni e paranoie che le turbinano nella testa, si vuole convincere che la madre sia in qualche pullman in viaggio, salva e al sicuro. In preda ai morsi della fame si costringe ad allungarsi per frugare nello zaino colmo di cibo, per poi afferrare un pacchetto di cracker integrali. Vorrebbe avere dei guanti e non averli persi prima perchè ora, fuori dalle tasche calde, sente le mani gelarsi e le punte delle dita perdere velocemente sensibilità. Un moto di rabbia le sale quando la plastica dell’incarto fa troppa resistenza, sino a scivolare dalle mani e pensa, in un attimo di mancata lucidità, che, se tutto quello non fosse successo, ora non si troverebbe ad un passo dall’ipotermia, terrorizzata all’idea di tutto ciò che sta lasciando e con una bambina di appena sei anni al seguito.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;,

Vorrebbe urlare, perché tutto ciò che le sta succedendo e che sta succedendo a tutti, non è giusto. Sente un sentimento strano e intenso nascere dai denti e dagli occhi, un odio così profondo da lacerare le membra e consumarle l’animo. Ma non prova odio per tutti i Russi, sa che il sangue versato, in entrambi i fronti, è pur sempre sangue versato e ora di nuovo vorrebbe gridare a tutti gli altri che sono degli ipocriti a cui non importa nulla della vita delle persone, bestie racchiuse in corpi di umani. Lei è ancora troppo giovane per tutto questo, da poco superata la soglia degli undici anni e già caricata del peso della sua vita e di quello della sorella. Riconosce qualcosa ardere in lei, come un violento incendio boschivo, che brucia tutto ciò che c’è in lei e che nulla potrà mai spegnere . Quelle fiamme, effetto della combustione della paure e del terrore, bruciano ora di nuovi sentimenti: rabbia, delusione e in fondo alla sua persona, effimera e sfuggente, anche un'insaziabile fame di vita.

RIFLESSIONI SULLA GUERRA

La guerra non mi piace. Mi trovo in Ucraina e ho perso il senso della normalità. Fino ad un mese fa la mia vita era come la vita di tutti i ragazzi della mia età che abitano nei paesi vicini. Andavo a scuola, uscivo con gli amici, praticavo sport, andavo alle feste, uscivo con il mio cane a passeggiare, tornavo a casa e trovavo mamma e papà felici ad aspettarmi per mangiare tutti insieme.&nbsp; Oggi sembra che sto facendo ancora un brutto incubo&nbsp;ma la realtà&nbsp;è che sono sveglio. &nbsp;Ci hanno invaso, è guerra! Sento i boati provenienti dalle città vicine, sono i crolli dei palazzi, dei ponti che un uomo spietato ha ordinato di distruggere. Non abbiamo più corrente e a breve verranno anche ad invadere la nostra città.

LA DOPPIA FACCIA DELLA GUERRA La guerra ci serviva come la zizzania. Non bastano la fame e un freddo che dilania. Dannata la guerra, nemici maledetti! Cascassero per terra, saltassero in aria! Così diceva Viktor col fucile in braccio, soldato biondo, magro con gli occhi di ghiaccio. Desolato dalla guerra non emetteva un lamento mentre aspettava chino un altro bombardamento.

Ed ecco un altro militare dallo sguardo perso. Viktor punta l’arma e quello non si muove. “Non provare pena, almeno non adesso!” Lui sa che nelle guerre chi non spara muore. Piange nel momento in cui preme il grilletto, il colpo prende Ivan mentre lascia l’arma. Un’altra madre piange il suo figlio diletto e Viktor è un assassino che non voleva un’ arma.

Che periodo buio, che angoscia la guerra! Se esiste la giustizia non è certo quella. Viktor nacque uomo e uccise da soldato. Se esiste un paradiso lui se l’è giocato. Giornalisti cupi, persone in fuga; la gente lascia tutto e fugge via con furia. I treni sono lenti ma la gente accetta e anche nella calca l’Ucraina aspetta.

GIALLO-AZZURRO I soldati sotto il fuoco nemico&nbsp;, i bambini ora senza un amico&nbsp;, gli animali senza un uomo vicino&nbsp;. Tutti piangono sperando in un rigoglioso destino. I sospiri sono aria e nell’ aria rimarranno. Le lacrime sono acqua&nbsp; e nell’ acqua se ne andranno. Il cielo riflette un rigoglioso fiore&nbsp;: Giallo-azzurro il suo colore. Nel nero delle bombe c’è&nbsp; il grigio delle tombe.

KIEV, 24 FEBBRAIO 2022 Caro diario, scriverti è l'unica cosa "normale" in questo angosciante frangente. La guerra ha fatto irruzione nella mia vita. Non dimenticherò mai la mattina del 24 febbraio, ore 3:51, mattina in cui iniziarono i bombardamenti a Kiev. Non sapevamo che da quel momento sarebbe scoppiato un susseguirsi di morti, feriti, paure e incertezze. Le bombe e i missili cadevano come granelli di sabbia all'interno di una clessidra. In un primo momento rimasi come pietrificata, sentivo solo un forte brusio attraversarmi le orecchie, quasi fino a spappolarmi il cervello; e per un attimo, senza volerlo, mi sentivo come isolata da tutte quelle urla e dal rumore delle sirene. Ad un tratto la voce di un signore che correva sotto casa mia mi riportò alla realtà. Mi alzai dal letto, e ,appena misi piede per terra, sentii un forte dolore alla pancia, come se due mani mi stessero stringendo lo stomaco. Non nego che avevo paura a guardare fuori dalla finestra. Volgendo appena lo sguardo al di fuori di essa, vidi dinanzi a me fiumi di lacrime e sangue, non riuscivo a trovare nulla di buono in quella visione.

 Improvvisamente l'ansia mi divorò dalla testa ai piedi, la stessa ansia che, fino al giorno prima, avevo solo per una semplice interrogazione di matematica. Dopo qualche minuto un filo di vento mi sfiorò il viso, segnato dalle lacrime, che, scendendo, formavano delle lunghe righe. In un millesimo di secondo mi passarono davanti tutti i miei ricordi, anche quelli più offuscati e nascosti, quelli dell'infanzia: io, papà e mio fratello che andavamo i pomeriggi a giocare in riva al fiume Dnieper, le giornate passate nella mia classe con i miei amici, i pianti e le risate e tutte le avventure che abbiamo vissuto. Per un momento mi passò per la mente il pensiero che tutto questo sarebbe potuto finire solo a causa di una persona che voleva la guerra. Provavo a essere arrabbiata ma non ci riuscivo, dentro di me si sollevò un miscuglio di nostalgia, terrore e panico. Le strade erano affollate di persone che fuggivano e di macerie, ma allo stesso tempo prive di vita e l'unica immagine che mi saltava all'occhio era quella dei volti delle mamme e dei bambini, volti spenti e cupi, privi di espressività.

PARTENZA Tutt'ora non mi frega niente di sorridere. Oggi devo urlare con la faccia sguaiata, nuda, infuriata. Paura, questa dolce amica, l'abbiamo presa per mano e l’abbiamo accudita come un trofeo sul comodino. Lucidata ogni giorno per poterla indossare appena svegli, prima che i piedi toccassero il pavimento gelido. Sono pochi i giorni passati da quello in cui in cui quei forti rumori si sono fatti vivi in tutte le città, arrivando fino al caos assordante dell’infinito silenzio. L’odore di fumo mi inondava le narici, le gocce di acqua salata percorrevano tutti gli infernali giorni, nell'atmosfera angosciante si imponeva alla vista la pelle levigata di tutti gli individui attorno a me. Le strade erano inumidite, il cielo sempre scuro, le chiome degli alberi nudi, che si muovevano, erano prive di vitalità, di speranza. Sono passati pochi giorni anche da quando ho osservato tutte quelle povere creature, innocenti e infreddolite, con i volti disperati ed il loro zaino alle spalle, piccolo e mal messo.

In uno di questi, dalla cerniera, fuoriusciva un orecchio di un peluche e, appena spostavi gli occhi, i bambini ti guardavano sospettosi, con uno sguardo di pietà, come se volessero chiedere cosa stesse succedendo.&nbsp;Camminavano tutti lentamente e disordinatamente, senza una precisa meta, guardando il paese che li circondava, senza sapere se l’avrebbero mai rivisto, senza conoscere il loro destino. Famiglie non complete scendevano scalinate e arrivavano in dei bunker, presenti erano bambini, anziani, mamme e sorelle. Ed allora mi chiedevo dove si trovassero i papà, i fratelli… probabilmente l’unica essenza che individuava il loro coraggio si trovava sulle mani, sulle vesti dei loro cari; quegli abiti e quei ricordi significavano l’ultimo reale contatto che c’era stato. C’era un solo membro positivo tra quei gruppi ammassati come sardine stese a terra, la nostalgia; l’unico membro che in quel preciso momento riusciva a far ripensare ai momenti trascorsi felicemente, con spensieratezza, senza nessuna preoccupazione, insieme agli affetti, intorno ad un tavolo imbandito, intravedendo sorrisi, risate.

ALL'UCRAINA Pieni di dolore per la guerra, in cerca di salvezza L'unica cosa felice: la compagnia gli uni con gli altri Ma è pianto intorno, tristezza, paura di perdere i propri cari Nelle strade distrutte buio, rumore di pianto per i cari perduti

Un brivido le corre lungo la schiena, salta da una vertebra all’altra e le morde la base del collo, come a ricordarle che è ancora viva. Una voce nella mente le sussurra che lo sarà ancora per poco se non si stringe ancora un po’ alla coperta, ma le sembrano mancare le forze anche solo per muovere un braccio. Si costringe a raggomitolarsi, come un gatto randagio, vicino alla sorella e affonda il viso nel tessuto colorato della coperta. Le sue narici si riempiono dell’odore familiare di lana sintetica che prima tanto la infastidiva, che ora, invece, riesce ad ammorbidire quella morsa dolorosa che violenta il suo animo. Per un momento è sulla poltrona di casa, sta leggendo “Le notti bianche” e la voce petulante di sua madre le ricorda che dovrebbe andare a fare i compiti piuttosto che continuare a poltrire. Quel giorno si era sentita infastidita dall'affermazione, da lei ritenuta saccente, della madre. Eppure ora darebbe tutti i possibili domani per riavere indietro anche solo uno di quegli squarci di vita.

LETTERA DI UN SOLDATO IN PARTENZA, ALLA SORELLA Ciao scimmietta, sto scrivendo questa lettera perché ne sento il bisogno, perchè per me è importante farti sapere quanto sei preziosa nella mia vita. Qui dove sono io è tutto triste e spento, quasi come interrotto, un po’ come me senza di te. Tra poco sarà il tuo compleanno, il tuo diciottesimo compleanno, il traguardo più grande della tua vita. Purtroppo io non ci potrò essere ma immaginami, chiudi gli occhi e pensami e come se fossi lì con te. Insieme siamo cresciuti e oggi mi sento orgoglioso di poterti augurare il meglio per questi diciotto anni. Spero che tu sia circondata solo da veri amici, perché quelli siche ti cambiano la vita; spero che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni e che riesca sempre a rialzarti col sorriso, anche quando ti sembrerà impossibile. Ora che avrai diciotto anni ti diranno che sei una donna, una piccola donna, ma non sanno che tu sei nata già grande e sin da piccola sei sempre stata diversa dagli altri. Sei la mia scimmietta che diventa una donna senza la sua spalla, senza il suo Need Leeds, senza la persona sulla sedia di Peter Parker.

Ma no, non sarà così, sarò con te con l’immaginazione, come ho detto prima. Chiudi gli occhi e pensami, ricordami. Ora però parliamo di cose più divertenti. Ti ricordi perchè continuo a chiamarti scimmietta? Beh, io si, e come se fosse stato ieri. Era il 24 agosto del 2016, eravamo allo zoo di San Diego, si, quello che viene considerato il più grande al mondo. Tu piangevi nel vedere tutti quegli animali intrappolati. Così, quando arrivammo alla gabbia delle scimmie, quelle scostumate con il naso rosso, la mamma mise una mano tra le sbarre e la scimmia la morse pensando fosse una banana. Tu cogliesti in flagrante il momento e, scesa dal passeggino, andasti a liberare le scimmiette, una ti si aggrappò fino all’uscita. Bei ricordi, eh si, già, ricordi. Un giorno promettimi che non ti dimenticherai di me, del tuo fratellone spilungone, o come mi chiamavi tu, Groot. Penso che non esistano parole per descrivere l’amore che provo per te. Non mi dilungherò molto, sarò breve. Pensa alla tua più grande passione, la pittura.

Vorrei poter far capire a loro quale bel paesaggio hanno devastato e quante persone hanno ucciso, persone che non avevano fatto niente di male. In questo momento gli animali stanno scappando e alcuni vengono uccisi per soddisfare la sete di sangue dei “nemici”. Ora gli uccelli non cantano più, pensano solo a scappare, così come le cicale non augurano più la buonanotte,  nel momento in cui una buonanotte serve per tranquillizzare i civili indifesi. Al gallo che ti svegliava la mattina è stato staccato il collo ,per essere arrostito. In un paesaggio così nessuno avrebbe il coraggio e di certo la voglia di continuare a vivere. Così finisce la storia del paesaggio fiorito e tranquillo ed inizia un'era di distruzione e di fiamme e fuoco che distruggono la quiete del paesaggio.

Un giorno normale tutto d'un tratto si è trasformato in un giorno dolente. Un ragazzo normale da un giorno all'altro è diventato un soldato. Nessun telefono nelle mie mani né musica né&nbsp;amici né famiglia. Tra le mani&nbsp; un'arma&nbsp;per combattere, ieri fratelli, oggi nemici.

Ho lasciato la mia casa , tutti i miei affetti più cari per andare a difendere la mia patria, per andare a difendere la libertà . Come una mamma, per proteggere i&nbsp;suoi figli, darebbe tutta la sua vita, anche io , con&nbsp;smisurato coraggio do&nbsp;la mia vita per la mia terra . Si sentono in lontananza&nbsp; colpi di fucili, sirene e&nbsp;urla. L'aria gelida mi trapassa la pelle e brividi di freddo&nbsp; e di paura mi invadono l'anima.

Sento la mancanza della&nbsp;mia famiglia, immagino la mia bambina, stretta tra le braccia della mamma,&nbsp; fuggire dall'orrore. Spero tanto che possano trovare ad accoglierle&nbsp;un popolo amico. &nbsp;A questo pensiero mi riempio il cuore&nbsp; di gioia&nbsp;e speranza. Nasce inaspettato&nbsp; uno spiraglio di speranza che tutto questo orrore svanisca, che il fratello&nbsp; torni ad essere fratello e che la pace torni a regnare.

Nessuno qui dentro si è mai sentito così attaccato alla vita e ci riflettevo su anch’io, chiuso tra quelle quattro mura insieme a tutte le mie sensazioni. Il freddo, il vuoto allo stomaco, le fiabe che venivano raccontate ai bambini , inconsapevoli di tutto, erano il sottofondo delle mie proiezioni nell’immaginazione, nella memoria.&nbsp;Ogni tanto arrivavano pacchi, i giovani ometti si fiondavano su di loro credendo che fossero regali: peluche, giocattoli, caramelle. Da quegli enormi ed innumerevoli scatoloni estraevano cibo in scatola, acqua, pannolini, cuscini, coperte.&nbsp; Non trovavano mai ciò che si aspettavano ma “regali” rimaneva la parola perfetta per la definizione di quei pacchi. Nei giorni seguenti, dopo altri numerosi allarmi, uscimmo da quell’inferno di buco sottoterra e, vedendo strade vuote, iniziai a provare malinconia. Potetti finalmente rivedere mia mamma emozionata, felice, anche se solo per un minuto. Uomini vestiti di verde camminavano verso di noi, c’era il sole ed erano colpiti da un suo luminoso raggio; mamma corse verso di loro e io ancora non capivo ma intravidi papà che, felice, ci aveva guardati fin qui per un lungo e forse, ultimo abbraccio.

Avevo lo sguardo di qualcuno che di vivo aveva solo il corpo. “Sei salvo, non lamentarti!” Sono queste le parole che mi rivolgevano. ”Vale la pena essere salvi quando dentro ti senti morto?” mi chiesi. Forse molti credevano che io fossi egoista, ma le urla dei bambini, che, tra le bombe, si sentivano schiacciati dalle tenebre, urlavano nel mio sangue e mi gelavano le vene. Il pensiero che una sola persona possa aver deciso il tuo destino, mamma, mi fa riflettere su come in un mondo così grande siamo piccoli, invisibili e insignificanti. Vorrei avere la tua forza, quella forza con cui, per tanti anni, ti sei dedicata a salvare la vita di qualcun altro perché il sorriso delle famiglie nel rivedere i propri famigliari ti faceva sentire bene con te stessa. Nessuno però ha sacrificato il proprio tempo per salvare la tua di vita. Avrei solo voluto per un istante scambiare i nostri corpi per poterti far vivere un altro respiro, quello che io non merito, perché sulla Terra ci sono molte persone che si impegnano a cambiare il mondo e a renderlo migliore ed io ho trascorso la mia vita a lamentarmi per il troppo studio.

Sono stanco, stremato da tutto quel che attorno a me sta succedendo, ho bisogno di riposo, di staccare la spina, non ho più con me le medicine che mi facevi prendere per il mal d’auto e scrivere mi sta facendo perdere la testa. Tutta la mia vita ho creduto che la vera cosa che potesse rendere felice l’uomo fosse il denaro ma a che serve il denaro quando manca il coraggio? Sono stato spesso in silenzio, molte volte ho lasciato che gli altri svolgessero i lavori più faticosi, probabilmente per pigrizia, ma adesso non voglio pensarci. Ho problemi molto più grandi ai quali dedicare i miei sforzi, mamma. I tuoi compagni mi aspettano, finalmente dimostrerò che non hai mai sprecato il tuo tempo, che la vita degli altri è un trofeo e che la mia sarà da scudo ad un’ altra madre che dovrà accudire il figlio.

Posso finalmente dire che felicità può essere tutto ciò che sa farci stare bene, anche se la durata è di un istante. Le braccia del mio eroe intorno al mio busto, il suo sospiro appena sopra il mio capo, il battito del suo cuore sul mio orecchio. Ho intrappolato la sua gioia nel mio cuore, così che me lo tenga riscaldato anche nei giorni di bufera. Vidi i presunti soldati allontanarsi camminando all’indietro, per rimanere a guardarci più tempo possibile.&nbsp;Anch’io, d’un tratto, sentii un formicolio sullo zigomo bianco cadaverico, era bagnaticcio e raggiunse il mio collo ed arrivò persino a bagnare il colletto di una delle  poche maglie che avevo nello zaino. Ci recammo all'aeroporto dove hostess, addetti alla sicurezza, piloti ci guardavano&nbsp;compassionevolmente, con un mezzo sorriso costante stampato sulla bocca, gli occhi lucidi. Adesso tutti ci troviamo in famiglie diverse, un po’ del mio Paese ora è sparso per l’Europa. Rivedrò mio padre, lo prometto… anche se non presto.&nbsp;Si può sperare in un futuro come quello che adesso è passato, e nella costante forza di questa gente, la cui tenacia è ammirevole.&nbsp;

SENZA SCAMPO L'atroce guerra uccide tutti. Colpisce senza fare distinzione: cattivi, colpevoli e buoni. Ingiustamente si muove e senza scampo si rimane.

LETTERA ALLA GUERRA Cara Guerra,&nbsp; all'improvviso sei arrivata: con una bomba spietata sei entrata. In un mare di persone senza alcun avvertimento hai fatto irruzione. Cara Guerra, sei come un'onda leggera, devastante e austera. Nelle dolci giornate tranquille senza permesso&nbsp; ti sei insinuata. Di te ormai parlano tutti, belli e brutti. Soldati, uomini&nbsp; donne e bambini: tra di loro prepotente&nbsp;tu cammini.

Un giorno spero di non ricordarti perchè il ricordo dell'orrore non deve osare appesantirmi il cuore.&nbsp;

Ora era arrivato il momento di preparare la valigia e dirigersi verso i corridoi umanitari. L'incertezza, la confusione e l'inconsapevolezza di ciò che stava accadendo mi riempivano la testa: "Cosa dovrei portare? Per quanto tempo staremo via? Torneremo mai a casa?". Non mi sentivo di fare quelle domande ai miei genitori, sapevo che avevano già troppi pensieri per la testa e gli avrei solamente spezzato il cuore. Misi delle cose completamente a caso in uno zaino, non ero lucida, tremavo dall'ansia e dalla paura. Presi qualche bottiglietta d'acqua, qualcosa da mangiare, dei vestiti, una coperta e portai con me una foto di classe e una con tutta la mia famiglia, nel caso ci fossimo divisi. Dopo esserci messi in fila, una lunga fila di persone che speravano di prendere un treno per l'Europa, mi soffermai a vedere in lontananza una luce. Era il Sole che stava tramontando e che regalava un barlume di speranza. Mi sentivo protetta, come se i raggi che mi scaldavano le guance mi abbracciassero uno ad uno . Sono rimasta tutto il tempo a fissare quella luce, credevo in lei e papà continuava a dire che sarebbe andato tutto bene, finché il Sole non tramontò.

Il conflitto che in questi giorni affligge il mondo ha scosso profondamente i nostri alunni. Di fronte a tanto dolore l'esigenza di affidarsi al potere della parola è emerso prepotentemente, come se la parola potesse per un attimo ricordarci quanto l'umanità abbia valore. Il valore dell'uomo risiede nella capacità di esprimere e trasmettere la propria empatia. Il modo in cui lo fanno i nostri ragazzi è per i docenti una carezza all'anima, un abbraccio emotivo che scalda il cuore e regala speranza. Io e la professoressa Michela Savini, coadiuvate dalle professoresse di sostegno, Veronica Petrini e Simona Marziani, abbiamo dato ai nostri alunni delle classi terze tempo e spazio per raccogliere pensieri e riflessioni in merito. Alcuni hanno scelto la prosa, altri la forma poetica. Le poesie sono state recitate dagli autori.

Tutto è confluito in quest'antologia, frutto della proficua collaborazione tra docenti e insegnanti uniti da un intento comune: rendere la scuola protagonista di un processo formativo di valore in cui ragazzi, tramite la valorizzazione della dimensione laboratoriale, conseguono un apprendimento significativo.

SORRISI OLTRE LA GUERRA Guerra il solo assaggio di questo pensiero crea una tristezza senza riparo e mentre si guardan bimbi e ragazzi la propria terra lasciar scende una lacrima rumorosa sul sorridente volto che osserva. Mi rincuora ancora pensare che quei ragazzi colmi di pianti che nessuno può consolare un sorriso più forte del sole sanno ancora strappare perché finalmente, oltre il dolore che nasce dal male, si sono riusciti a salvare.

24 FEBBRAIO Il 24 febbraio al fianco di un mortaio il pianto della moglie per il marito ormai andato Le urla della bambina abbracciata dalla mamma ucraina Nessuno voleva la guerra. Una bomba che atterra un aereo che decolla e una persona che barcolla.

LA FUGA DALL'UCRAINA Questo fantastico posto, che mi ha accompagnato per tutta la vita, avrà un posto speciale nel mio cuore perché mai potrò dimenticare le sue verdi pianure e il lungo fiume che le attraversa dolcemente e , passando per numerosi e grandi laghi , sfocia nel Mar Nero. Mai&nbsp;svanirà dalla mia memoria&nbsp;la bellezza delle sue&nbsp;foreste, i cui colori cambiano a seconda delle&nbsp;stagioni. In autunno&nbsp;le foreste&nbsp;si vestono delle sfumature del calar del sole, mentre d'inverno gli alberi si spogliano delle foglie&nbsp;,lasciando lo spettacolo del paesaggio innevato. Arriva poi il momento della primavera in cui i prati fioriscono e gli alberi offrono frutti deliziosi. Allora il paesaggio sembra felice&nbsp;, riempito&nbsp;dal canto degli uccelli colorati di blu e di rosso . Nasce così un'armonia allegra che sembra richiamare gli animali della foresta,

che all’occhio umano sembrano selvaggi e ostili ma in verità si rivelano docili e accoglienti, come se ti stessero invitando a distaccarti dalla vita per correre insieme a loro ,per farti visitare il paesaggio fantastico della foresta. Non dimenticherò mai il canto assordante delle cicale che ti augurano la buonanotte né quello del vecchio gallo scornacchiato che ti dà il buongiorno fungendo da sveglia. In questo posto io ho vissuto l’infanzia, correndo per i prati pieni di fiori colorati in cui io ho trovato pace e serenità e d’autunno, quando mio padre accumulava le foglie secche, io trovavo il divertimento buttandomici dentro con i miei amici d’infanzia. Che bei tempi erano quelli! Ora invece, nei posti in cui io trovavo pace e serenità, trovo solo devastazione e paura in seguito all’invasione e alla distruzione da parte di coloro che un tempo riconoscevamo come compagni, che invece ora ci hanno fatto capire cosa significasse la parola “Guerra”.

Guardavo l’orologio con ansia, il tempo scorreva velocemente e, come avevamo stabilito, io ero sotto casa alle 13 ad aspettarti. Iniziai ad essere sommerso dal panico, il pensiero di non riuscire a vedere la tua sagoma neanche da lontano mi faceva emettere brividi che quasi mi facevano urinare addosso. C’era un enorme silenzio attorno a me ma dentro, invece, regnava il caos. Durò pochi minuti perché quella quiete fu spezzata dal rumore degli allarmi. La bella vacanza che avrei dovuto fare si era trasformata in un incubo, sono stato costretto a lasciare l’unico posto in cui avevo i ricordi più belli della mia infanzia. Dovetti farlo da solo ,da solo mi trovai a percorrere la lunga strada verso la Polonia dove il freddo faceva digrignare i denti e mi rendeva le labbra blu. La valigia non pesava molto, l’unico peso che portavo sulle spalle era quello della morte della mia donna, di cui ormai ero certo. Le ultime notizie dicevano che una bomba aveva disintegrato la base. Il vento gelido riusciva quasi a trasformare le mie lacrime in ghiaccio, rendeva le mie gambe più pesanti e il mio cuore afflitto. Dopo i tanti sforzi riuscii ad arrivare in Polonia, dove mi aspettavano degli uomini con delle coperte e del cibo.

Il mondo scorre velocemente attraverso il finestrino, il buio ,con le sue scure fauci, divora le strade. Sua sorella, accanto a lei, tira a sé un lembo di coperta, l’unico riparo dal freddo tagliente. Ha ancora la gola colma del tempore acido del vomito che quella notte, dopo essersi svegliata a causa del frastuono delle bombe, l’aveva colta alla sprovvista. Gira il capo in un attimo di sconforto e fa viaggiare gli occhi su tutti i passeggeri. Con lo sguardo cattura decine di volti spauriti, circa tre corpi accasciati malamente sui sedili in cerca di un po’ di sonno e poi nota che sono tutte donne, oltre due bambini non più alti di code di gatto. Il pullman è silenzioso, solo qualche singhiozzo ,testimone di precedenti pianti&nbsp;,riempie l'aria. Solamente ora si rende conto di non aver mai conosciuto silenzio più doloroso di quello dell'ansia. Sente lo stomaco turbinare e rimescolarsi e persino respirare è una grande fatica.

Fa scorrere gli occhi ancora un po’ e in lontananza vede ciò che rimane della sua città, ridotta ad un grumo di macerie, illuminato da una pallida luce. Riesce ancora a scorgere il campanile della chiesa dietro la sua scuola e i ricordi cominciano a risalire come bolle sulla superficie scura di un pozzo. La sua mente è attraversata da immagini di momenti felici, giornate passate sul divano a non fare nulla, tutti i pomeriggi riempiti dalle risate di persone che coloravano la sua vita. Improvvisamente nella testa le si imprime il volto sorridente della sua amica, che, appena due sere prima, le diceva, entusiasta,  che avrebbe cominciato una cura per il diabete con medicinali tutti strani e di cui lei non aveva afferrato neanche il nome. Così gli occhi le si riempiono di lacrime, le guance pizzicano e la testa urla, ma non vuole piangere ancora, è stanca di sentire il sapore del pianto. Sposta di nuovo lo sguardo, come scottata da quella visione che le provoca tanto dolore e riprende a studiare con distratto interesse la strada che le sembra non finire più.&nbsp;&nbsp;

SENSAZIONI La notte è guerriera, taci ! Piccole gocce di sangue cadono come gocce di rugiada al mattino presto. Senti... la pioggia parla e intanto... c'è il gracidio delle rane che si risvegliano dopo una notte tormentata, colma di innumerevoli illusioni. La paura travolge l'argentea anima, e si disperde, arriva alla luna graziosa e mentre io rammento il mio dolore l'angoscia arriva fino al mio cuore

Pensa che la vita è un’enorme tela e rovescia su di essa tutti i colori che puoi. Non dimenticare il senso dell'esistenza, in futuro fa sì che tutto abbia un valore, perché l’errore più grande dell’umano è proprio capirlo troppo tardi. Vorrei vederti una seconda volta per l'ultima volta e poterti parlare, raccontare, ma soprattutto stringerti forte. Sappi che sto facendo tutto questo per te, per poterti rivedere un giorno. Quanto al fatto che io potrei non ritornare, non darti colpe. Stai vicino alla mamma, io domani rivedo papà. Senza di te sembra già passata una vita…. il tuo Groot, ti voglio bene &lt;3

Stava tornando dal lavoro quando venne colpito, non potemmo fare nemmeno un funerale perché avevamo troppa paura di essere attaccati. Ricordo il volto di mia madre quando ricevemmo la notizia. Lei piangeva e mio fratello la consolava, mentre io, rimasto immobile, nel corridoio, non riuscivo a muovermi. Come&nbsp;altro avrei potuto reagire a una cosa così improvvisa?&nbsp;Mentre riflettevo ero arrivato alla stazione e decisi di continuare a parlare con il mio amico. Scoprii che anche lui avrebbe fatto il mio stesso tragitto e sarebbe rimasto a Napoli, dato che è originario dell’ Italia perché lui, a differenza mia ,era qui solo per frequentare&nbsp;l’ università,&nbsp;mentre io&nbsp;mi sono trasferito all’ età di tre anni. Finalmente arrivò il treno e salimmo tutti a bordo e finalmente, dopo trenta minuti ,riuscii ad addormentarmi. Mi&nbsp;svegliai solo quando arrivai alla stazione di Milano, pronto per rivedere la mia ragazza e andare con lei nella casa che era di proprietà di sua nonna prima che morisse. Ero finalmente al sicuro.&nbsp;&nbsp;

16|02|2022 Caro diario, sono finalmente arrivato a Napoli dalla mia ragazza e dalla sua famiglia. Mentre scappavo dall’Ucraina non ho avuto il tempo di scriverti cosa stava succedendo. Per cominciare sono partito alle nove e trenta da casa con due bagagli e il mio gatto Gizmo. Mentre ero in fila, per fortuna, sono capitato dietro un mio compagno dell’ università, quindi per un po’ ho avuto qualcuno con cui parlare. La nostra conversazione è durata poco,&nbsp;perché presto&nbsp;i pensieri mi hanno&nbsp;trascinato via. Mi sono messo a riflettere sulla situazione e ho pensato&nbsp;a mio fratello di trent’anni ,che è stato mandato nelle caserme, dato che ha avuto un percorso di formazione militare. Ancora non ci credo che molte altre famiglie stiano provando il mio stesso dolore, che siano state costrette ad&nbsp;abbandonare la propria casa e gli amici oppure a vedere il proprio marito o fratello o persino il proprio figlio andare&nbsp;a morire nelle caserme.

Vorrei essere ottimista ma non ci riesco in questa situazione perché so che&nbsp;prima o poi qualcuno deciderà di attaccare le caserme. Ormai non sono più sicuro di rivedere mio fratello che mi aveva promesso che ci saremmo rivisti in una bella giornata di sole, come racconta una&nbsp;cantante in una delle mie canzoni preferite.&nbsp;Poi sono stato&nbsp;riportato alla negatività delle case distrutte&nbsp;e dei corpi di madri e di figli abbandonati&nbsp;per strada. Sembra solo un incubo, un terribile incubo in cui qualcuno ha fatto catapultare &nbsp;l’ Europa intera che pensava di essere finalmente in pace. Mentre riflettevo su questo ho pensato a come si stava bene qualche anno fa. Ricordo il viso di mia madre, sorridente, che mi diceva che il covid era una cosa passeggera ,perché la cosa peggiore che ti poteva capitare era prendere il Covid e nei casi peggiori..beh… sai cosa poteva succedere. Ora sei fortunato se non vieni colpito dalle bombe.&nbsp;E’ così che vidi mio padre morire.

poesie, lettere e diari per riflettere su guerra, abbandoni, ricordi e speranze

SPERANZA ANCORA La guerra è brutta: è una combutta. Molta gente muore nel grigiore di un cielo che piange . Per servir la propria patria ci si metterà la faccia, per resistere all’inferno c’è bisogno di alleanza! No, non muore la Speranza!

Name

Safari may block some audio or video from playing automatically and ‘read to me’ will skip these. You can configure this in Safari’s preferences.