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Ermessaggero Speciale Pasqua

by Elena Ricciardi

Pages 4 and 5 of 121

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INTERVISTA ALLA PRESIDE
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a cura di Marco Lautizi e Camilla Chittaro
Per l’edizione speciale di Pasqua, noi ragazzi della redazione ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di intervistare la nostra Preside. 
Sciolto il ghiaccio iniziale, ci siamo molto divertiti a scoprire chi è lei, chi è la donna che dirige la nostra scuola, in un periodo, poi, così delicato come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia. 
Cari lettori, ecco a voi Marilena Abbatepaolo, Dirigente Scolastico dell'ICS La Giustiniana. 
Cara Preside, come ha reagito a marzo 2020 quando hanno chiuso le scuole?
Appena ho avuto la notizia, per me è stata una sorpresa: non mi aspettavo che ci fosse una chiusura della scuola. Eravamo un po' tutti spaventati per la gestione della didattica a distanza e per la consegna dei computer. Questa situazione è andata a intersecarsi con la mia particolare situazione di difficoltà legata al problema delle mie orecchie. Non è stato semplice affrontare quello a cui andavamo incontro, però siamo riusciti tutti insieme ad arrivare fino a qui.
Che differenza c’è con la chiusura del marzo 2021? 
La chiusura del marzo 2021 è una chiusura diversa perché adesso sappiamo cosa ci attende: non è una chiusura che ci sorprende, è una chiusura che in qualche modo ci aspettavamo vista la particolare situazione dell’emergenza. 
Quali sono le difficoltà per comunicare, come le ha risolte e come riesce a comunicare? Cosa pensa della lingua dei segni? Lei conosce la LIS? 
Le difficoltà sono nel seguire i discorsi, però grazie a strumenti informatici, che ho scoperto grazie proprio a questa situazione, ho ricominciato a fare tante cose che avevo “perso" nel corso degli anni, come ad esempio usare il telefono per parlare con le persone. Io non conosco la lingua dei segni e non ho cercato di impararla, perché, dopo che ho perso l’udito, mi sono sforzata per imparare, per la seconda volta, a parlare. Credo che non si debba usare solo la Lis. Credo che la LIS sia un codice che debba essere integrato con la parola.
Lei si è fatta promotrice della campagna per le mascherine trasparenti o ‘del sorriso’ per comunicare con i non udenti, e, come Dirigente, ha sostenuto l'iniziativa ‘a scuola con il sorriso’: vuole parlarcene? 
Ero andata al supermercato e non sono riuscita a capire cosa dicesse la cassiera, così ho scritto su un foglio “sono sorda”. Mi sono chiesta cosa si poteva fare? E da qui l’idea delle mascherine trasparenti. Bisognava avere la certificazione dal ministero per produrle e mi sono chiesta: “Perché una persona che non sente  e che non conosce persone sorde dovrebbe comprare una maschera trasparente?”. La risposta è stata: per vedere il sorriso dell’altro. 
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Lei è una preside, e una donna, molto appassionata. Ci crede proprio nella scuola. Da dove nasce questa passione?
A me è sempre piaciuto leggere e studiare era diventata una passione e volevo coltivare questo sogno di insegnare. Ho lavorato come professoressa di italiano alle medie.
Cos’è che l’ha portata a non farsi fermare e limitare dalla sua malattia/ dal suo problema e soprattutto come è riuscita ad andare avanti e ottenere il titolo di preside? Potrebbe raccontarci il suo percorso? 
Quando ho iniziato a lavorare come insegnante, chiedevo sempre al preside se potevamo fare delle gite didattiche o far venire dei signori per parlare e diciamo che il più delle volte mi dicevano di no, così ho deciso che magari la preside la potevo fare io. Così nel 2011 ho fatto il concorso per diventare preside. “ Se vuoi puoi, se puoi devi” 

Com’è essere la prima preside non udente?  
Francamente non lo so. In realtà, non ho mai pensato alla sordità come a un distintivo però, quando ho superato il concorso ero la preside più giovane. Questo mi ha reso orgogliosa del mio percorso. 
Quando era studente cosa pensava della scuola? 
Io amavo molto la scuola tant’è che per me il periodo delle vacanze estive era il più noioso dell’anno 
Lei viene da Bari e da un’altra regione, la Puglia: Ha nostalgia della sua terra? Che odori e che colori si porta dentro? 
Ho sicuramente nostalgia dell’odore del mare, però penso che a volte l’odore del mare si senta anche un po' qui a Roma. Il mare ha avuto un ruolo importante nella mia vita: ogni volta che cercavo risposte, andavo al mare e  ci parlavo. Il mare non rispondeva mai con la voce, ma in qualche modo, non so come, mi indicava sempre la strada da seguire.