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IL MONDO PARALLELO

by Gruppo Fantasy 2

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Il mondo parallelo
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Gruppo 2 editore
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Il mondo parallelo
New York viveva il signor William Henry James Campell, era una persona del tutto
normale con un lavoro gratificante a dire il vero era conosciuto a Wall Street per le sue abilità di azionista,
Era come si dice oggi, un uomo in carriera, sui 35 alto, moro di capelli e gli occhi verde scuro molto espressivi. Quando sorrideva (succedeva di rado) sull’affilato e rosso viso del signor Campell comparivano delle eleganti fossette che davano all’insieme un tocco molto affascinante e misterioso. Solitamente il signore vestiva con un bel completo blu la camicia azzurra a righe, una cravatta rossa e le scarpe di cuoio di capra.
Quel giorno Campell si avviava fiero con la sua bella macchina nel traffico di New York, felicissimo perché era finalmente riuscito a vendere la sua casa di campagna a Tobermory in Scozia e ora si era comprato un bel loft nel pieno centro della Grande Mela. Quella sera stessa avrebbe disfatto i bagagli e arredato la nuova casa, a questo pensiero il nostro giovanotto si disse: “Ah che bello, niente più albergo, finalmente una bella casa tutta mia ed è pure grande”. Sappiate però che il nostro personaggio non è mica tutto rose e fiori; Appena laureato Campell se ne andò subito di casa, fece carriera come azionista, ma in realtà era una persona spietata e pronta a tutto pur di raggiungere la vetta: il potere e i soldi.  
Arrivato in banca il Signor Campell smontò dalla sua Jaguar nera lucida ed entrò pensando: “Un altro giorno ad occuparsi dei quattrini dei più ricchi del paese!”. La giornata trascorse tranquilla, se non si contava il fatto che era il giorno dello sciopero dei segretari, questo irritò infinitamente Campell perché secondo lui i segretari erano pagati sufficientemente anche se lavoravano molto, lui pensava: “Ma sì tanto sono segretari, che vuoi che facciano, sono a malapena capaci di intendere e di volere”. Con questo pensiero in testa apriva la porta di casa dicendosi “loft oh dolce trendy loft”.
A quel punto finì di mangiare una pizza da asporto, incominciò a mettere a posto i bagagli e finire di arredare la casa,
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