RISORGIMENTO

Intervista immaginaria di Vitania e Marco a Giuseppe Garibaldi.

GIUSEPPE GARIBALDI

L’Inno d’Italia tra curiosità e particolarità

Il Governo italiano lo ha reso inno ufficiale della Repubblica italiana solo il 15 novembre 2017 con una legge ad hoc, anche se il Consiglio dei Ministri lo aveva scelto  come inno provvisorio  nel lontano 1946

Chi era Goffredo Mameli? Mameli era un importante poeta e patriota del Risorgimento italiano che scrisse l’inno il 10 settembre 1847. Inviò il testo a Torino e Michele Novaro ne scrisse la musica.

Questo ebook è stato realizzato dagli studenti della classe 4 F nell'a.s. 2020/2021 durante la DAD

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Contesto...............................................pag. 4 Giuseppe Mazzini................................pag.14 Giuseppe Garibaldi.............................pag.22 Ferdinando di Borbone......................pag.28 Carlo Alberto.......................................pag.29 Goffredo Mameli................................pag.36 Vittorio Emanuele II...........................pag.42 Camillo Benso conte di Cavour........pag.50

Camillo Benso conte di Cavour si racconta

Io, Camillo Benso conte di Cavour, divenni ministro del regno di Sardegna all’età di quarant’anni, nel 1850. Guidai il governo sabaudo e fui il primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia. La mia famiglia apparteneva alla moderna borghesia capitalistica. Ho trovato interesse nel progresso dell’industria e nell’economia politica, ho studiato all’estero l’organizzazione di Paesi avanzati come la Francia, il Belgio e la Gran Bretagna. Ero anche un imprenditore, infatti, dal 1835 ho guidato la mia azienda agraria di Leri, nel Vercellese.&nbsp; Ho sempre sostenuto idee liberali, di progresso civile ed economico.&nbsp; La mia morte è arrivata nel 1861, tre mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia. Sulla mia tomba feci scrivere “sono figlio della libertà, ad essa debbo tutto quel che sono”.

Dopo i moti del 1820-21 e del 1830-31 nuovi moti rivoluzionari scoppiarono nel 1848 . Nello stato della Chiesa portano alla proclamazione della Repubblica Romana che durerà soltanto pochi mesi. Nel Lombardo Veneto portano allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza contro l’Austria guidata dai Savoia che terminerà con la sconfitta dei Piemontesi. In Francia portano alla proclamazione della Seconda Repubblica che venne guidata da Luigi Napoleone Bonaparte. Questi moti spinsero molti sovrani italiani a concedere Costituzioni. Avvenne in Toscana,Piemonte,Stato della Chiesa e Regno delle due Sicilie.

Intervista immaginaria di Angela,Serena e Luigi a Vittorio Emanuele II

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Intervista immaginaria di Luigi, Serena, Angela e Gabriele a Goffredo Mameli

Goffredo Mameli

Nascita dei&#160; moti&#160;rivoluzioni &#160;in Piemonte&#160; 1821

Nascita&#160; Giuseppe Mazzini 22 giugno&#160; 1805

A Marsiglia&#160; fondò la "Giovine Italia" 1831

Arrestato&#160; dalla polizia&#160; Piemontese&#160; 1830

Guida la&#160; repubblica romana&#160; 1849

Sono nato a Torino nel 1820,mio padre è Carlo Alberto e mia madre è Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Mio padre aveva la passione della caccia e della vita militare,preferiva la vita semplice e la compagnia del popolo alla vita mondana della corte e dei nobili. Dopo l’abdicazione di mio padre nel 1849 diventai Re di Sardegna. Potenziai l’esercito per aiutare Cavour nella partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea nel 1855. Nel 1860 sostenni segretamente la spedizione dei Mille di Garibaldi che portò alla conquista della Sicilia e dell’Italia Meridionale. Le truppe piemontesi scesero nello Stato pontificio, conquistando Marche e Umbria ed io ho incontrato a Teano, presso Caserta, Garibaldi che mi consegnò i territori conquistati. Il 17 marzo 1861 con grande onore venni proclamato re d’Italia all’epoca fui definito “padre della patria”. Non decisi di cambiare nome e decisi di tenere anche la mia vecchia numerazione per dare un senso di continuità tra il Regno d’Italia e quello di Sardegna.&nbsp; Dopo aver trasferito la capitale da Torino a Firenze, nel 1871 con la presa di Roma mi stabilì definitivamente&nbsp;nel palazzo del Quirinale ormai diventata la nuova capitale d’Italia. Mi spensi nel 1878.

Fratelli D'Italia - Versione Completa - Inno Nazionale Italiano - con testo

Nasco a Palermo nel 1810, divento re a soli vent’anni e sin dall’inizio sono molto critico verso la politica di mio padre, e delle persone che lo circondano reputandole corrotte e inadeguate. Cerco di modernizzare il regno, nonostante la mia giovane età, facendomi promotore di riforme fiscali e di una battaglia contro la burocrazia. Nella vita privata sono un marito devoto.&nbsp; La mia prima moglie, Maria Cristina di Savoia, muore poco dopo la nascita di mio figlio Francesco. Dopo qualche anno, mi sposo una seconda volta, ovvero con Maria Teresa d’Asburgo. Nel 1830 riprendo la modernizzazione che permette di mantenere a corte civili e militari. Nello stesso tempo, risulto essere molto duro nei confronti di chiunque minacci&nbsp;il regime assolutista. Dopo qualche anno concedo la Costituzione, in modo tale da prevenire rivolte. Però nel giro di pochi mesi revoco la Costituzione e ogni apertura liberale viene annullata. Nello stesso periodo mi guadagno il nomignolo di Re Bomba, perché ho utilizzato i cannoni per piegare la resistenza di Messina e, dopo di che inizia la riconquista della Sicilia ribelle. Perno del ménage familiare e della vita di corte dei Borbone, che ruota attorno alla Reggia di Caserta, è Maria Teresa d'Austria, la mia seconda moglie.&nbsp; La mia prima moglie, Maria Cristina di Savoia, muore pochi giorni dopo il parto e lascia un solo erede (Franceschiello).&nbsp;

Dopo i moti del 1848 il Regno delle due Sicilie in seguito alla spedizione dei Mille di Garibaldi avvenuta nel 1860 viene annesso al Regno di Sardegna ; in seguito verranno annessi Umbria,Marche e Italia meridionale grazie ai plebisciti. Il re del Regno di Sardegna diventa il re del Regno d'Italia esattamente nel 1861.Per completare l'unificazione mancano il Veneto e il Lazio. Il Re di Sardegna combatte per la Seconda Guerra d'indipendenza contro l’Austria nel 1859. Al termine di questa guerra la Lombardia passa al Regno di Savoia,Nizza e Savoia vengono cedute alla Francia e la Toscana ed Emilia sono annesse al Regno di Sardegna grazie ai plebisciti.

Restaurazione significa riportare alle origini un qualcosa, in questo caso si voleva rimettere in gioco l’Ancien Régime La restaurazione ha inizio nel 1814-1815 con il Congresso di Vienna durante il quale si decide di far ritornare i sovrani legittimi sui troni d’Europa, andando a definire nuovi confini. Peró a tutto questo si oppongono liberali moderati e democratici. I liberali moderati volevano sia la libertá democratica sia la divisione dei poteri. I democratici volevano l’uguaglianza politica.

Una conseguenza fu l’esplosione di moti rivoluzionari. I moti del 1820-21 scoppiarono in Spagna,Regno di Sardegna,Regno delle due Sicilie e Grecia,però fallirono tutti tranne in Grecia. I moti del 1830-31 scoppiarono in Francia,Belgio,Polonia, Italia.Solo in Francia e in Belgio ebbero grande successo.

Nuovi moti&#160; a Milano&#160; 1853

Morte di Mazzini a Pisa&#160; 10 marzo 1872

Rifiuta la nomina per non dover giurare fedeltá al regno&#160; 1866

Vittorio Emanuele II: Nasce a Torino nel 1820

Promosse la partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea nel 1855

Nel 1860 sostenne la spedizione dei mille

In questo periodo grandi personaggi hanno segnato, ognuno con le proprie idee, il mondo del risorgimento.

1836&#160; sbarcó a Rio de Janerio

1881 Giuseppe Garibaldi muore a Caprera

1807&#160; Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza

1866 Seconda Guerra d’indipendenza

Mi chiamo Goffredo Mameli sono nato a Genova il 5 Settembre 1827, mio padre era un Ammiraglio della Marina e mia madre è l’illustre Marchesa Adelaide Lomellini. &nbsp;Ho scoperto la passione verso la letteratura durante la mia giovinezza. All’inizio ho scritto poesie che parlavano d’amore in stile romantico, poi la mia visuale si è ampliata arricchendo così le poesie con temi e spunti politici. Nel 1847 ho composto “Il Canto degli italiani”, che per mia fortuna ha avuto un sacco di successo, tanto da diventare l’inno nazionale, ormai noto come “Fratelli d’Italia”. La mia collaborazione con alcuni avvenimenti e la mia presenza nel risorgimento è partita dopo aver conosciuto Mazzini.&nbsp; Nel 1848 sono partito per Milano insieme a dei patrioti Lombardi per combattere contro il dominio austriaco, una battaglia finita davvero male, spenta nel sangue. Dopo questo siparietto non molto piacevole sono tornato a Genova, e qui ho incontrato Garibaldi ormai mio valido collaboratore.&nbsp;Insieme e con l’aiuto di Bixio nel 1849 abbiamo lottato per difendere Roma dall’assedio francese. Il 3 giugno sempre a Roma venni accidentalmente colpito alla gamba sinistra da un mio compagno. Mi spensi il 6 luglio dopo aver subito l’amputazione, a soli 22 anni.

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Il significato dei colori della nostra bandiera per la poesia

Significato religioso della bandiera italiana

Nasce dal discorso che fece Carducci in occasione del centenario della nascita della bandiera italiana. Il poeta paragonò, infatti, il tricolore a “le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani”. “E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’ anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de’ poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, e subito il popolo cantò alla sua bandiera ch’ ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà” (Giosuè Carducci, 7 gennaio 1897 – Reggio Emilia 1° centenario della nascita del Tricolore)

I colori della bandiera italiana hanno anche un significato religioso legato alle tre virtù teologali fede, speranza e carità. L’accostamento tra virtù e colori è di facile intuizione: il bianco è la fede, il verde la speranza e il rosso la carità. &nbsp;

Mi chiamo Giuseppe Garibaldi,sono nato il 4 luglio del 1807 a Nizza.&nbsp; I miei genitori Domenico e Rosa, entrambi di origine ligure, sono rispettivamente un commerciante marittimo e una casalinga.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Presto mio padre mi ha avviato alla professione di marinaio,ho viaggiato&nbsp; per tutto il Mediterraneo e, grazie a questa possibilità ho preso la patente da corsaro e,sono diventato&nbsp; tale cominciando a navigare per la repubblica del rio grande.&nbsp; Sono un’uomo che combatte&nbsp; per la libertà del popolo senza scopo di lucro. Sono diventato un vero e proprio eroe del Risorgimento italiano, riconosciuto internazionalmente,oltre ad essere un militare, sono anche un uomo politico, non ho mai avuto una particolare fede nei sistemi parlamentari ma la concentrazione del potere in un solo uomo. &nbsp;Nonostante non fossi&nbsp; un intellettuale, sono riuscito a politicizzare una parte delle masse italiane, insegnando loro il significato del patriottismo.&nbsp; Sono un patriota ed un nazionalista, che ha visto il patriottismo come mezzo per liberare le masse, ma non per dominare altri popoli.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; La mia impresa più importante,è quella compiuta al comando delle camicie rosse, è senza dubbio la conquista del Meridione;questo è&nbsp; stato un tassello fondamentale verso l’unificazione d’Italia sotto la casa reale dei Savoia.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Il tricolore: storia della bandiera d’Italia

Nel settembre&nbsp;1796 il Tricolore&nbsp;a strisce orizzontali è scelto come bandiera nazionale della&nbsp;Legione Lombarda&nbsp;al seguito di Napoleone.

Durante le&nbsp;Cinque giornate di Milano, 18-22 marzo 1848, gli insorti issano il Tricolore e cantano l’inno di Mameli.

Nel 1848 Carlo Alberto&nbsp;contro gli austriaci, adotta il&nbsp;Tricolore con lo scudo sabaudo&nbsp;al centro. Da quel momento resterà la bandiera d’Italia.

Nei moti del&nbsp;1831&nbsp;è scelto come bandiera della&nbsp;Giovine Italia, sempre nella versione a strisce orizzontali. &nbsp;

1° gennaio 1948,&nbsp;con la nascita della Repubblica, lo stemma sabaudo viene tolto.&nbsp;La Costituzione recita&nbsp;all’art. 12&nbsp;“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco, rosso, a tre bande verticali di uguale dimensione.

INTERVISTA A CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR

INTERVISTA IMMAGINARIA DI ANTONIO POLIGNANO, ANDREI PERCESCU E DESIREE PASCALE

1847 Composizione &#160;“Il Canto degli Italiani”

1849 combatte al fianco di Bixio e Garibaldi

Morte 6 luglio 1849 dopo aver subito l’amputazione

1848 Battaglia contro il dominio austriaco&#160;

Il 3 giugno 1849 viene ferito alla gamba destra&#160;

Intervista immaginaria di Doriana , Gianni e Simone a Giuseppe Mazzini

La sua prima esecuzione avvenne il 10 dicembre 1847 a Genova, alla presenza di circa 30 000 patrioti giunti da tutta Italia.

Dall’Unità d’Italia alla Seconda Guerra Mondiale l’Inno ufficiale italiano fu la Marcia Reale dei Savoia, sostituito, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, da “La canzone del Piave” e, nel Sud Italia liberato, prepotentemente dall’“Inno di Mameli”. I partigiani iniziarono a diffonderlo e, dopo la fine della guerra, il 12 ottobre 1946 venne scelto come “inno provvisorio”.

Giuseppe Mazzini accusò l’inno di essere “poco marziale” e con un testo troppo semplicistico

Sono stato Re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849. Durante il periodo napoleonico ho vissuto in Francia dove ho acquisito un'educazione liberale. In qualità di principe di Carignano nel 1821 diedi e poi ritirai l'appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione al re di Sardegna Vittorio Emanuele I. Diventai conservatore e partecipai alla spedizione legittimista contro i liberali spagnoli del 1823. Non destinato al trono, diventai re dello Stato sabaudo nel 1831 alla morte dello zio Carlo Felice che non aveva eredi. Da sovrano, dopo un primo periodo conservatore durante il quale appoggiai vari movimenti legittimisti d'Europa, nel 1848 fui favorevole all’idea di un'Italia federata guidata dal papa e libera dagli Asburgo e nello stesso anno ho concesso lo Statuto, la carta costituzionale che sarebbe rimasta in vigore (prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d'Italia) fino al 1947. Guidai le forze che portarono alla prima guerra di indipendenza contro l'Austria ma, abbandonato da papa Pio IX e dal re Ferdinando II delle Due Sicilie, nel 1849 fui sconfitto e abdicai in favore del figlio Vittorio Emanuele e decisi di andare in esilio volontario in Portogallo.

Mi chiamo Giuseppe Mazzini,sono nato a Genova il 22 giugno del 1805. Mio padre Giacomo Mazzini è stato un medico e politico italiano e mia madre Maria Drago donna di grande cultura,è cresciuta tra le buone letture e lo studio di testi religiosi.Ho studiato all’università di Genova,prima medicina e poi giurisprudenza ma il mio spirito idealista mi fa abbandonare queste discipline. Tutti mi considerano un politico e filosofo di fama perché con le mie idee ho contribuito alla nascita di uno stato unitario. Dopo i moti rivoluzionari del 1821 è nata in me l’idea che era necessario lottare per la libertà della patria. Proprio per questo motivo ho idealizzato due frasi celebri che per me sono molto importanti: -“La libertà non è un fine, è un mezzo per sviluppare le nostre forze.” -“Il mondo non è uno spettacolo ma un campo di battaglia.” Con queste due frasi voglio far capire al mondo quanto sia importante la vita e che non bisogna sottovalutare nulla. Partecipo anche ad una società segreta rivoluzionaria chiamata Carboneria che nasce nel Regno di Napoli durante la Restaurazione e il Risorgimento. Però cresce in me la voglia di fondare un’associazione patriottica dove la fratellanza,l’uguaglianza,il popolo italiano doveva essere al centro di tutto. Fondo quindi la “Giovine Italia”. Per raggiungere gli scopi precedentemente citati utilizzo due mezzi: l'educazione e l’insurrezione. Questi due mezzi devono giocare sempre in concomitanza. L’educazione deve affiancare l’insurrezione per far sì che risulti un principio di educazione nazionale. L’insurrezione deve rappresentare la nazionalità italiana futura e deve agire in nome del popolo.

INTERVISTA A FERDINANDO DI BORBONE E CARLO ALBERTO

Intervista immaginaria di Giuseppe, Desireè e Leonardo a Ferdinando di Borbone e Carlo Alberto