CA PO VOL TI...ovvero un alfabeto alla rovescia

come opera: devi sapere che ci sono tante persone che in questo momento stanno vicino a chi è malato: lo curano, lo assistono, lo vegliano. Sono stanchi e provati e noi dobbiamo cercare di sostenerli. Cosa faresti se sapessi che c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto? Non vorresti aiutarlo a completare la sua opera? Piccoli gesti, piccole fatiche di tutti possono alleviare il peso di chi è in prima linea.

razie per il dono di questo libro speciale. Un libro scritto guardando negli occhi i bambini, col desiderio di accompagnarli a scoprire il tesoro che ogni circostanza, anche la più faticosa e misteriosa, porta in dono. Un libro che, lettera dopo lettera, accompagna l’adulto a riscoprire il cuore dell’avventura educativa, il segreto dell’essere maestri e dell’essere genitori: ospitare nel proprio cuore e nella propria mente l’altro che ci è affidato. Della vostra avventura ci sentiamo anche noi parte, per l’amicizia e i percorsi formativi condivisi all’interno di Diesse. Irene Achil e le amiche della Bottega Infanzia FVG (diesse)

   Questo libro è dedicato ai nostri piccoli alunni e ai nostri figli, quelli che ci sono e, quello che sta per arrivare ...

L’abbiamo già fatto e lo possiamo fare e rifare anche per azioni meno grandiose ma altrettanto importanti basta essere rete.

           erché nessuno mai è riuscito a costruire qualcosa da solo…

aniela ristina mbra sono tre mamme, tre amiche, tre insegnanti, tre persone ... che credono sia possibile imparare da tutto ciò che la vita ci riserva.

come home: casa. Ci sentiamo a casa quando ritorniamo dal lavoro, ritorniamo da un viaggio, rientriamo da scuola ed entriamo nella nostra dimensione privata. La nostra casa è diventata tutto: lavoro, studio, palestra, ristorante, cinema. Per ora ci deve bastare e ci insegna a guardare al semplice.

come distanza: quella di un metro gli uni dagli altri per la nostra sicurezza. Impariamo nella distanza quanto ci manchi stare vicini, abbracciarci. Scopriamo adesso una realtà virtuale in grado di superare la lontananza .

come Zero che è pur sempre un punto di partenza. Sarebbe bello vivere con zero preoccupazioni? Zero problemi? Una vita così, non ci permetterebbe di maturare e di crescere. La vita vera nasce quando si superano le difficoltà, come vince l’inverno il fiore di bucaneve sbocciando nel pieno del freddo e del gelo.

come Alleluja... il massimo ringraziamento che prima o poi saremo chiamati a gridare con amore per la nostra vita, con amore per le persone care. Nei codici medievali era il canto in appendice perché a differenza degli altri brani non aveva una posizione determinata. Era il cantore che sceglieva il quando. Anche noi sceglieremo quando cantare, quando abbracciare perchè, quando tutto sarà terminato, ci stringeremo gli uni agli altri come accade dopo una separazione durata anni. Spontaneamente riconquisteremo le braccia che si tenderanno a noi, senza paure, guardando insieme nella stessa direzione.

come silenzio. Il silenzio si è fatto strada tra le vie delle città. Sono silenziose le scuole e i cortili vuoti non risuonano più delle risate dei bambini. Molti luoghi sono silenziosi quando sono “senza”: senza le persone che li riempivano. In compenso, le case si animano, si riempiono di famiglie riunite e persone care. Alle finestre risuonano canti o si sentono voci che gridano all’unisono: “andrà tutto bene!”. I giardini pieni di silenzio risuonano di cinguettii, di vento e di nuovi fruscii. Mettiamoci in ascolto! La natura canta per noi!

Daniela Codutti, Cristina Marginean Cocis, Ambra Monticoli

come quarantena: un isolamento forzato, per limitare la diffusione di questa situazione pericolosa. Anticamente le navi che giungevano da terre lontane venivano fermate nei porti per 40 giorni, onde evitare che l’equipaggio potesse trasferire a terra temute malattie. Per il bene comune, i marinai rinunciavano alla loro libertà, con grande senso di responsabilità. Questa quarantena globale forzata ci proteggerà da ben altri mali e ci aiuterà a superare anche alcuni degli errori che stavamo commettendo. Riconosciamo valore al tempo che ci rivela una nuova cura dello spirito.

come girotondo. E’ un gioco antico in cui il mondo casca. Direi attuale! Le regole fondamentali del girotondo sono chiare: darsi la mano, girare cantando e, se c’è in mezzo qualcuno che cade, capire cosa è richiesto da questa regola successiva. Nel cerchio iniziale, si prende la mano del vicino: ci può essere una sorta di timore dell’estraneo. Iniziando a girare e a cantare all’unisono il legame diventa piacevole e ci sentiamo amici. Mi chiedo...che sia realmente solo un gioco?

come nascere… in questo periodo nascono tante idee nuove. Nascono anche altri bambini, gli scienziati di domani, i maestri o le dottoresse che sapranno affrontare al meglio le situazioni difficili. N come nidi, adesso le case diventano nidi dove tornare per restare, per evitare il contagio. N come natura, la natura umana che ha bisogno di sperare nonostante la paura. Si canta, si legge e si scrive, si mantiene il contatto attraverso nuove modalità. N come nazionalità, la nostra appartenenza al popolo italiano è un elemento di gioia e forza. Sappiamo resistere cantando davanti al dolore.

come respiro... trattenuto, flebile… ultimo. Il respirare è l’azione che ci porta all’incontro con la vita, è normale, nessuno lo ha mai insegnato, non è pensato. In questi giorni l’aria che respiriamo è più pulita ma paradossalmente sembra mancare in certi luoghi, ci fa addirittura paura. La vita ci suggerisce di pensare al nostro respiro e forse per molti è nuova questa esperienza di consapevolezza.

come ecografia: è un’esame che permette ai genitori di vedere come sta il bimbo nella pancia della sua mamma. La prima istantanea di chi verrà al mondo! Se facessimo un’ecografia a questa Terra scopriremo quante responsabilità da ora in poi possiamo condividere per rimediare. Eco come onde sonore che rimbalzano. Eco di parole che sentiamo risuonare tra i muri dei paesi vuoti. Eco di sussurri di speranze. Eco di luci e di preghiere mormorate al crepuscolo di questi giorni.

come le lettere che abbiamo scritto subito, dopo i primi giorni di smarrimento, per cercare di spiegare ancora una volta una cosa nuova, ma questa volta proprio nuova, anche per noi. Con le parole di sempre, abbiamo cercato contatti e, con i vostri sguardi nel cuore, abbiamo cercato il modo di raccontarci questo virus. Questa situazione ha fatto paura anche ai grandi. Portate pazienza. Quando ci potremo rivedere, ci racconteremo di questi giorni in cui abbiamo imparato tutti ad aspettare, per poter apprezzare ancora di più le cose preziose che abbiamo.

come bambini. Voi siete la speranza e la nostra forza. Quando i grandi affrontano i bambini, e stupidamente pensano che loro non capiscano e usano parole sciocche, di solito i bambini li guardano con molta severità. Pensano che queste persone sono invecchiate invano; così riprendono molto seriamente i loro giochi. Facciamo attenzione perché i bambini ci guardano e imparano!

come finirà. Ce lo dicono continuamente: “Andrà tutto bene”, tutte le cose hanno una fine e questo è innegabile, ma farà la differenza per il nostro futuro, trovare un modo per affrontare questa difficoltà perchè questo ci renderà diversi. Oggi la parola fine suona leggera, così forse è meglio chiamarla nuovo inizio.

come unione. In questo periodo, in cui ci troviamo ad essere distanti fisicamente, ci sentiamo uniti più che mai, ci diamo forza in un modo nuovo. Da un balcone all’altro le persone si salutano e si parlano. Anche quelle che non si conoscevano trovano il coraggio di salutarsi e unirsi con le parole perchè adesso sono rimaste solo quelle, non parole ostili ma parole che legano.

come credere, credere che si tratta solo di un nome, Coronavirus, e che un nome non fa del male. Fanno del male certe azioni, fanno un gran bene altre. Credere che, siamo stati privati di qualcosa ci rende tristi e impauriti. Credere che, nonostante le difficoltà dentro di noi possediamo l’incredibile capacità di andare avanti è scoprire la forza interiore. Occorre nutrirci della fiducia nelle nostre capacità e risorse: ci stiamo piegando ma non ci stiamo rompendo.

come innovazione. Un grande ripensare collettivo. Da sempre le difficoltà sono state un terreno fertile per nuove scoperte, per la circolazione di nuove idee. Non I come isolati, perché abbiamo paura di essere infetti, ma I come insieme perchè stiamo rispondendo prendendoci ognuno la propria responsabilità. Siamo tutti Enea che si carica sulle spalle il padre malato per portarlo in salvo dall’incendio che divampa.

come maestra. Le maestre adesso possono essere come le ancore calate nelle baie quando le navi avevano bisogno di mettere gli ormeggi per rifornirsi prima del successivo viaggio. Le maestre hanno trovato un modo per continuare ad esser maestre a distanza. Una missione lunare, molto terrestre, le ha portate ad esplorare nuovi mondi. Quando ritorneremo alle nostre aule e voi guarderete negli occhi le vostre maestre, capirete che sono ancora loro, hanno solo intrapreso il viaggio più importante: quello dentro se stesse. Questa è la scuola, non l’edificio di mattoni e cemento. Questa scuola ha retto, è rimasta in piedi. La scuola delle maestre è aperta.

come pandemonio. Tanta confusione non si era mai vista. Una nuova parola come pandemia, a leggerla suona bene, sembra una bella parola innocua, invece vuol dire epidemia: una malattia che si diffonde rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti. Siamo tutti nella stessa situazione: America ed Europa, Cina e Africa. Uniti nelle difficoltà. Abbiamo provato a sentirci forti da soli ma ci siamo subito inginocchiati. Chi ha alzato il capo ha trovato una mano pronta ad aiutare. Talvolta occorre vivere confusione per mettere ordine, talvolta occorre cadere per imparare a rialzarsi.

uesto è un tempo tutto sottosopra, un tempo contrario, un tempo nuovo. Sembra che dovremo imparare a pensare in un modo divergente. Noi tutti, ad esempio, conosciamo le lettere dell’alfabeto: abbiamo imparato a nominarle dal primo giorno di scuola e la loro ripetizione automatica, lineare ha un suono rassicurante. Ma se ci chiedessero di ripeterle al contrario? Avremmo tutti qualche difficoltà: si tratterebbe della nostra prima volta. Saremmo arrestati dal pensiero impegnato a ricostruire la sequenza. Proprio ora stiamo imparando a disimparare, per comprendere da un altro punto di vista. Adesso sta accadendo una cosa simile anche alle nostre vite: per questo motivo ci sentiamo CA PO VOL TI!!!

Ma nulla va sprecato, tanto meno il tempo diverso che stiamo vivendo. Noi, come molti di voi, non desideriamo che tutto torni esattamente com’era prima. Qualche traccia dobbiamo trattenerla, con tutte le impronte creative che questa sosta forzata ha generato! Ecco allora la sfida: ripartiamo, lentamente, faticosamente, insieme al movimento del mondo intero e, a partire dall’ultima letterina, risaliamo… perchè l’ultima sarà la prima. Daniela , Cristina, Ambra

anti sono gli alfabeti nella vita delle persone: l’alfabeto del vivere, l’alfabeto del pensare, l’alfabeto del comunicare, l’alfabeto del saper stare al mondo. La sfida che raccogliamo adesso non è quella di insegnare a scrivere la A, ma di insegnare a donare ciò che esprime. Vi sembra un apprendimento da poco? Il contenuto del nostro scrivere deriverà solo da “chi” saremo diventati come persone, al termine di questa grande lezione della storia.

in da piccole pensavamo che la nostra nascita fosse una sorta di dono al mondo… Certo, ogni bambino crede di essere speciale e realmente lo è. Probabilmente il nostro pensiero scaturisce dalla convinzione che una volta coscienti della nostra esistenza, ci tocca assicurarci che il mondo in cui siamo capitati diventi migliore grazie anche al nostro operato. Lo crediamo tutt’oggi. Ciò che può fare veramente la differenza invece è la nostra capacità di organizzarci e di collaborare. Questo perché, quando ci mettiamo in testa di creare qualcosa di grandioso, ci prendiamo per mano, dimentichiamo i nostri orgogli e i nostri infimi bisogni e cominciamo a ideare, a progettare, a costruire: piramidi, ponti, città ed edifici straordinari in grado di “toccare il cielo” ma anche codici di leggi, scuole, ospedali, diritti, intere reti di solidarietà.

come terapia. La terapia è cura. Ci sono azioni essenziali per la vita umana e l’attenzione alle persone è una di queste: attraverso i gesti e le azioni di cura incontriamo veramente l’altro. Il modo di curare oggi, frutto dell&apos;amore che anche noi abbiamo ricevuto, diventerà l&apos;esempio di come ci si prende a cuore la fragilità e la vulnerabilità dell&apos;essere umano e permetterà di lasciare un esempio, un&apos;eredità preziosa.

come VITA che non si arrende nonostante le difficoltà, nonostante un Virus contagioso arrivato da lontano. Ci piace pensare ad un altro contagio, questa volta positivo: quello delle connessioni, della ricerca gli uni degli altri, per avere meno paura, per sopportare le incertezze, per superare la prova. La Vita spinge alla ricerca di nuovo ossigeno e si rigenera ogni volta.

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